The burden you carry
The burden you carry
Non sta bene.
Non gli piace mentire, non è cosa da lui, ma quando Jarek
gli chiede se davvero si sente pronto per rientrare a lavoro
ciò che esce dalla bocca di Caleb Evers è una
bugia.
"Te l'ho detto, va tutto bene."
"Stai andando dallo strizzacervelli?"
Caleb annuisce, abbozzando un sorriso. Non c'è bisogno che
il suo partner o chiunque altro si preoccupino per lui. Certo, si sente
ancora un po' nervoso, scombussolato, ma ci sta lavorando. E se il
dottore lo ha ritenuto idoneo a tornare sul campo un motivo ci
sarà.
"Senti, Evers" esclama Jarek, imbarazzato da una preoccupazione che non
gli piace mostrare. "Se hai bisogno di altro tempo..."
"Sono passate tre settimane" lo interrompe.
"Non c'è un tempo prestabilito per riprendersi quando ti
capita una cosa del genere."
Caleb solleva di scatto la testa, puntando lo sguardo in quello grave
del collega. Lo fa sentire colpevole, come se gli leggesse dentro e
riuscisse a trovare senza difficoltà quella
verità che lui sta così intensamente negando.
"Sto bene" ripete. "Te lo direi se non fosse così."
Non può fare a meno di chiedersi se in realtà non
sia esattamente quello che sta facendo.
Wysocki lo fissa ancora per qualche secondo, poi sbuffa, scuote la
testa e sceglie di credergli.
"Ok, ragazzo" esclama, tirando fuori dalla tasca le chiavi della
macchina per poi lanciargliele. "Andiamo a guadagnarci lo stipendio."
Non sta bene.
Il volto di Wysocki è paonazzo, ha gli occhi spalancati e la
sua camicia stretta nel pugno mentre lo tira giù e lo spinge
contro la fiancata della macchina.
"Stai cercando di farti ammazzare?" gli urla contro.
No, non sta cercando di farsi ammazzare, almeno non di proposito;
è che quando l'uomo che stavano inseguendo si è
girato e ha iniziato a sparargli contro non è riuscito a
fare niente. Non ha tirato fuori la pistola. Non ha nemmeno provato a
mettersi al riparo. E ora, mentre Jarek lo tiene ancora schiacciato tra
il suo corpo e l'auto, Caleb si accorge che le sue mani tremano come
foglie, bloccate appena sopra la chiusura della fondina, e l'aria gli
esce dalla bocca sotto forma di flebili rantoli.
Davvero, non capisce. Non ha avuto problemi a tenere l'arma in mano
quando hanno arrestato la figlia di Killian in quello studio
veterinario, o quando ha pensato che il suo partner avrebbe davvero
sparato al criminale irlandese. Non può bloccarsi
così, di fronte a qualcuno che cerca di ucciderli, mentre la
sua vita e quella del suo partner sono in pericolo. Non dovrebbe
tremare, non riuscire a respirare, perché quello ha tutta
l'aria di essere un attacco di panico e non è
così che si comporta un poliziotto.
I proiettili smettono di fischiare loro intorno e Wysocki si sporge
appena oltre il telaio della macchina per controllare.
"Ci è scappato" borbotta, per poi tornare a guardare lui.
Conosce abbastanza bene il suo partner da sapere che non è
tipo da lasciar perdere, non mollerà il colpo fino a quando
non otterrà una spiegazione sufficientemente convincente. Il
problema è che Caleb non ne ha una.
"Non so cosa mi sia preso" gli dice, non appena si rende conto di
riuscire di nuovo a parlare.
Lo sguardo di Jarek si fa ancora più serio, la mano allenta
la stretta sulla sua camicia fino a essere un palmo aperto che lo
spinge, lo allontana, quasi a voler rimettere la giusta distanza tra di
loro.
"Credo che tu abbia bisogno di tornare in terapia."
Evers trova di nuovo il respiro e la forza per annuire.
L'uomo dal quale sta imparando cosa vuol dire essere un poliziotto a
Chicago ora gli sta facendo capire che non c'è niente di
male nel chiedere aiuto. Il giovane detective sa che il suo partner ha
ragione, che forse ha accelerato i tempi, sottovalutato la situazione e
sopravvalutato sé stesso. Ma gli è stato facile
pensare di essere l'imperturbabile Boy Wonder - sì, sa che
è così che Jarek lo chiama quando è
sicuro che non lo possa sentire -, di aver indosso una corazza che si
costruisce solo con l'esperienza.
Non sta bene. Forse è giunto il momento di rendersene conto.
Non sta bene.
Se lo ripete sprofondando nella poltroncina troppo bassa, sentendosi un
idiota, giudicato dallo sguardo serio dello psicologo, lo stesso a cui
meno di un mese prima ha propinato frasi ad hoc suggerite da
Wysocki per velocizzare l'andamento della terapia.
"Ho bisogno di aiuto."
La voce fuoriesce flebile, sottile. Come il rumore di un segreto tenuto
dentro per troppo tempo che finalmente vede la luce.
"Ho ucciso un uomo."
Ricorda il movimento del corpo colpito dai proiettili, il rumore che ha
fatto cadendo sul telone. È quel viso che lo sveglia di
notte, togliendogli il fiato, e che gli impedisce di tornare a dormire.
"Non sto bene."
Ed è solo dicendolo a voce alta per la prima volta che si
rende conto di quanto sia vero.
NdA: "The
Chicago Code" è una serie poliziesca andata in onda nel 2011
e composta da (sfortunatamente) solo una stagione di tredici episodi.
Tratta di un gruppo di poliziotti, tra i quali il sovrintendente Teresa
Colvin (Jennifer Beals) e i detective Jarek Wysocki (Jason Clarke) e
Caleb Evers (Matt Lauria), il cui scopo è riuscire a
incastrare un assessore corrotto (Delroy Lindo).
Bon, sapevo che avrei scritto qualcosa su questa serie prima o poi. Ci
ho messo una vita, ma pazienza. Se siete arrivati fino a qui, i miei
complimenti e le mie scuse per ogni malessere causato.
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