Disillusione.

di andareverso
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Ciao, è passato più di un anno dall’ultima volta in cui ho sentito il bisogno di nasconderti tra le parole di una storia anonima pubblicata su questo sito. In questo anno e mezzo è successo di tutto, sono riuscita a laurearmi, ho trovato un lavoro e ho persino preso la prima sbandata dopo anni, dopo di te. Ho creduto che stessi finalmente meglio, ho creduto che la vita era tornata a scorrere nelle mie vene, ho creduto di aver ritrovato il controllo. Non ti ho pensato molto e quando l’ho fatto ho nascosto il pensiero perché mi sentivo sbagliata nel non pensarti più ossessivamente, mi sembrava che se tutto fosse finito senza una vera fine, che se tutto fosse semplicemente sfumato nello scorrere del tempo sarebbe stato troppo mediocre e comune per quella che è stata la nostra storia. Non ho mai voluto dimenticarti, volevo solo vivere nel frattempo che il destino metteva in ordine le carte. 

“Non sentirti in colpa se non mi amerai,
Non sentirti strana se non mi amerai.”

Poi mi sono laureata e tu non c’eri e io che in quel giorno non ti ho dimenticato un istante, ho creduto di sapere il perché di tutto. Finalmente. Mi sono illusa di poter credere che nel mio fato, il tuo compito fosse stato quello di traghettarmi fuori dalla tempesta e darmi un motivo per lottare. Mi sono illusa che anche se fosse divenuta la più bella cosa mai successa, lo avrei potuto accettare. Con gli echi della nostra canzone che suonavano nella mia mente, non sono mai stata così in pace con il nostro percorso come in quel giorno, nonostante l’assenza.

“Là dove nessuno sa
Che cosa siamo stati io e te

Io ti riconoscerò.”

Ed è arrivato il lavoro. Quel lavoro che avevo sempre desiderato, in quel campo che ho sempre ammirato, nel tuo campo e pensavo che questo mi avrebbe regalato linfa vitale. Ero così eccitata all’idea di realizzare questo sogno che come spesso accade l’impatto è stato devastante e per chi come me ha la forte tendenza a non provare nulla, è arrivata in fretta l’apatia. Il gelo emotivo nascosto da qualche sorriso di circostanza e quella noiosa sensazione di dover dimostrare costantemente di essere grata alla vita, per non sembrare agli occhi degli altri l’ennesima bambina privilegiata, ma dentro il vuoto. La fatica con cui svolgo ogni singola mansione, non c’è apporto creativo come dovrebbe esserci in questo tipo di mestiere, c’è solo fretta di finire per poter tornare a sprofondare nel mio divano, abbracciata ai miei gatti, nascosta dal buio e illuminata dallo scrolling nervoso delle storie Instagram, che rendono il nulla sopportabile in termini temporali.
Mi chiedo chi ha inventato l’ambizione e come sia possibile che sia la presenza che l’assenza di quest'ultima generi così tanti conflitti interni. Quando il lavoro ha smesso di essere un male necessario da ridurre ad un minimo comune?

“Perché sei inevitabile
Adesso che qui non ci sei più.”

In questo stato confusionale, sono tornata da te, come sempre negli ultimi cinque anni, ma ora che la fiducia in noi svanisce e adesso che l’unica speranza che mi dava forza, come fosse una religione, un Dio da pregare, vacilla, non so cosa potrà aiutarmi. Sta tornando ad essere come era prima di conoscerti, buio, arido. Tu mi hai reso viva, nonostante tutto.
Forse sono semplicemente rotta, come quelle bambole parlanti, esternamente perfette ma che hanno perso la loro voce. A te invece quella magia non manca mai, quindi ti prego, insegnami come si fa. Con te o senza di te, ma guidami verso la luce, da sola non riesco.
Per sempre tua,
R x.


“Mi troverai in ogni vita che vivrai
Io volevo solo te, lo sai,
Io ho voluto solo te così.”

-


angolo autrice: 
Spreco due parole sui testi in rosso che accompagnano la storia, si tratta di un brano di Manuel Agnelli pubblicato poco tempo fa: Tra mille anni mille anni fa. Un brano che in un altro momento della mia vita avrei consumato in modo viscerale, un brano che nel suo tempismo di pubblicazione ho quasi odiato, perché in maniera tremendamente cruda mi parlava di tutto quello che non volevo sentire. Se vi siete riconosciuti in qualcosa di questo testo, questo brano è una porta per gli inferi della vostra mente. Fatene buon uso. 
Buona vita, 
R.





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