Shadows Of Gaia

di ArrowVI
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Capitolo 15-8: Rilascio



 


Non appena tornarono nella stanza di allenamento, Vermilion rimase in disparte a guardare Neptune mentre provò a indirizzare Michael nella strada giusta per liberare i suoi poteri da demone. 
Nonostante i suoi consigli e le sue indicazioni, il ragazzo non sembrò riuscire a rilasciare la stessa energia che mostrò contro Nergal e Asteroth, il giorno dell'assalto dalla Star.
La giornata si concluse bruscamente con Neptune che, innervosito, considerò Michael essere "incapace di lasciarsi andare".


La mattina seguente gli allenamenti ripresero come al solito, e Michael mostrò un'affinità per Phoenix anche superiore a quella che mostrò nel giorno precedente. Nonostante tutto, però, Vermilion gli raccomandò di non rilassarsi troppo: pur avendo fatto dei grossi passi in avanti, le sue abilità magiche dovevano ancora essere lucidate per bene prima di poter essere considerate degne di nota.
Per tutto il giorno Vermilion continuò a comportarsi con Michael e Neptune in una maniera distaccata, quasi come se nemmeno li conoscesse. Entrambi notarono questo suo comportamento, ma fu solamente Michael quello a cui interessò... Ciononostante, evitò di farle qualsiasi domanda, sicuro del fatto che avesse detto, o fatto, qualcosa che l'avesse fatta innervosire.


Iniziò quindi la seconda parte dell'allenamento mattutino, questa volta sotto la guida di Neptune, ancora leggermente infastidito per il fallimento del giorno prima.


<< Ricominciamo da zero. >>
Sospirò Neptune, fissando il suo "studente" con braccia conserte.
Nel mentre Vermilion continuò a osservarli dalla distanza con uno sguardo fermo e sospettoso.


Ciononostante, anche questa volta non riuscirono a raggiungere il loro obbiettivo.
Innervosito, Neptune cominciò finalmente a esternare la sua rabbia.

<< Non posso aiutarti se non segui le mie indicazioni, cazzo! >>
Ringhiò il ragazzo, mentre Michael evitò lo sguardo del suo "insegnante".

<< Ci sto provando! Non... Non riesco- >>
Prima che potesse finire quella frase, Neptune ruggì dalla rabbia, facendo echeggiare il suo sospiro per tutta la stanza.

<< Non ci stai provando abbastanza! Non è così difficile, ti ho detto di concentrarti sulle emozioni negative che hai provato quel giorno, per la prima volta, ma stai continuando a pensare a tutt'altro! Non devi avere paura, o rattristarti, devi esternare la tua maledetta rabbia! >>
Spiegò ancora una volta il ragazzo.
Michael provò a giustificarsi, ma venne rapidamente interrotto ancora una volta da Neptune, che non mostrò alcuna intenzione di ascoltare le sue parole.

<< No, non lo stai facendo! >>
Ruggì.

<< Ti stai concentrando su qualcos'altro che non ti sta facendo arrabbiare, ma ti sta facendo rattristare! Se non mi dici esattamente su cosa si stai concentrando, io non posso assolutamente aiutarti! >>
In quell'istante Neptune prese un profondo respiro. Lentamente cominciò a calmarsi, realizzando che prendersela con lui non lo avrebbe portato da nessuna parte.

Quindi domandò al ragazzino di spiegargli su cosa si stesse concentrando.

Neptune realizzò perfettamente quale fosse il problema, sentendo le parole di Michael.
Il ragazzo non si stava concentrando su ciò che scatenò la prima trasformazione, ma principalmente sulle ferite subite dalla sua amica, Jessica. Si dava le colpe per non essere riuscito a proteggerla, per non essere riuscito ad aiutarli di più sia durante quello scontro che durante il secondo attacco a Camelot.


Quel modo di pensare... Non gli avrebbe mai permesso di liberare il suo sangue da demone.
Il dolore e la tristezza, seppur fossero sentimenti negativi, non gli avrebbero mai permesso di trasformarsi... Serviva qualcosa di più intenso da aggiungere al mix.


<< Rabbia. >>
Disse Neptune, attirando l'attenzione di Michael.

<< Odio. >>
Continuò il ragazzo, muovendosi lentamente verso il suo studente.

<< Disprezzo. Sete di sangue. >>
Si fermò quindi davanti a lui, mostrandogli uno sguardo pieno di un odio indescrivibile. Nonostante i suoi occhi fossero rivolti verso Michael, Neptune stava guardando qualcos'altro.
Quelle parole non erano rivolte a lui: con quelle parole Neptune stava parlando di suo padre.


<< Quando mi sono trasformato per la prima volta... Avevo paura. Ero terrorizzato per la sicurezza mia e di mia madre, ma non è stato quello a innescarla. Ciò che mi ha permesso di attingere ai miei poteri è stato il disprezzo che provavo verso quel bastardo di mio padre. >>
Continuò, stringendo con forza il pugno davanti al suo volto, così intensamente che arrivò perfino a ferirsi da solo.

<< Volevo strappargli gli occhi dal volto, volevo tagliargli la gola e guardarlo mentre soffocava nel suo stesso sangue. >>
Neptune continuò a esternare i suoi sentimenti e la sua rabbia, mentre lentamente i suoi occhi cominciarono a farsi di un rosso sangue, la sua voce lentamente si fece sempre più cupa e minacciosa.


Realizzando che stesse involontariamente rilasciando la sua metà da demone, Neptune prese un profondo sospiro, per poi schiarirsi la voce.

<< Quando lasciamo che il nostro sangue da demone prenda il sopravvento, diventiamo più aggressivi. Il nostro corpo viene pervaso dall'adrenalina e dal testosterone, i muscoli s'ingrossano e i nostri sensi diventano più attivi. Se continui a concentrarti sulle sensazioni sbagliate, queste cose non accadranno. Ti ho già detto di concentrarti su ciò che hai provato quando ti sei trasformato, non prima. >>
Dopo aver ascoltato ancora una volta le parole di Neptune, Michael prese un profondo respiro.


"Cosa ho provato quando mi sono trasformato..."
Pensò il ragazzo, ripensando ancora una volta a quei momenti.



"Quando Jessica cadde al suolo, pensai che fosse morta. Il suo corpo immobile fu l'unica cosa su cui riuscii a concentrarmi, nonostante davanti a noi ci fosse ancora una minaccia che non avrei dovuto ignorare... Non fui in grado di distogliere lo sguardo.
Pensai... Pensai che fosse un brutto sogno, che avrei aperto gli occhi da un momento all'altro e mi sarei risvegliato nella mia camera. Ma non accadde.
Mi domandai per quale motivo stesse accadendo una cosa del genere, se avessimo fatto qualcosa di sbagliato per meritarcelo... Ma non fui in grado di pensare a nulla. In quell'istante... Smisi di domandarmi "perché" e cominciai a chiedermi "chi". "Chi è stato a farle questo?" Fu la mia unica domanda.

Da quel momento in poi, i miei ricordi sono terribilmente offuscati... Ricordo però che nei miei pensieri ci fosse solamente Nergal... Quindi..."



Le parole di Neptune cominciarono a risonare con i ricordi offuscati di Michael.
Rabbia.
Odio.
Disprezzo.
Voglia di vendicarsi.

Erano queste le uniche cose che gli passarono per la testa, in quei momenti. Non era la paura, non era la sensazione di sentirsi inutile. 



In quell'istante, Neptune realizzò che qualcosa stesse finalmente cambiando, ma non bastò. Serviva un'altra piccola spinta.


<< Vuoi sentirti in quel modo di nuovo? >>
Quella domanda attirò l'attenzione sorpresa di Michael.
Neptune sapeva perfettamente che pulsanti premere per causare la reazione giusta nel ragazzino. 

<< Cosa hai intenzione di fare, quando i poteri di Phoenix non saranno più in grado di proteggere nessuno? Rimarrai fermo, in silenzio, a guardare mentre i tuoi "amici" vengono massacrati? Ti lancerai stupidamente in mezzo al pericolo per proteggerli, per poi realizzare che la tua morte è stata inutile? Resterai nelle retrovie per evitare di essere d'intralcio, come quando Xane ti ha detto che non potevi intervenire per la tua inabilità nell'usare la magia? E' così che vuoi restare? >>
Gli domandò.
Le sue domande, però, non cercavano alcun genere di risposta. E, infatti, non aspettò che arrivasse.

<< Non importa, lo so che non sei in grado di farlo. Non potrai mai afferrare questi tuoi poteri, perché sei troppo spaventato per prendere le decisioni da solo. Sei troppo spaventato dal lasciarti andare. E quando saranno gli altri a prendere le decisioni, e tu sarai obbligato a seguirli, non potrai fare nulla per cambiare la situazione quando si metterà male. Rimarrai un inetto, un debole, una persona inutile che non ha saputo mettere da parte le sue stesse preoccupazioni per prendere la situazione nelle sue mani. >>
Continuò il ragazzo, picchiettando Michael nella fronte con due dita, sfottendolo con uno sguardo divertito.

<< Avevi detto di aver accettato la tua metà da demone, ma stavi mentendo a te stesso e a me. Non ti è mai interessato di farlo, e pensavi che mentendo a tutti e due saresti riuscito ad arrivare alla destinazione... Spoiler, amico mio, non funziona così. >>
Ridacchiò.

<< Smettila... >>
Disse Michael, sottovoce.

<< Troppo spaventato per prendere le decisioni, troppo debole per aiutare gli altri e troppo indeciso per convincere anche se stesso. Dove vuoi arrivare? Sei uno scherzo di pessimo gusto, mi fai ribrezzo. >>
Continuò Neptune, realizzando che il suo "studente" fosse a un passo dal traguardo.

<< Non prendertela troppo, voglio solo farti capire che quando sul campo di battaglia si ritroveranno nelle grinfie di Amon senza scampo... Moriranno a causa tua. Avresti potuto aiutarli, ma sei stato troppo stupido e indeciso per farlo. La colpa sarà tua e soltanto tua. >>




Ripensando a quelle sensazioni e a quegli eventi, Michael cominciò silenziosamente a digrignare i denti, mentre le vene nel suo collo iniziarono a pulsare sempre più rapidamente.
La sua vista cominciò rapidamente ad appannarsi, mentre il suo sangue cominciò ben presto a ribollirgli nelle vene come se fosse dentro una pentola. Non riuscì a togliersi le parole di Neptune dalla sua testa, e continuò a pensare agli eventi che accaddero fino a quel momento.

Non fu in grado di aiutare Jessica, per questo lei rischiò la sua stessa vita per mano di Nergal.
La sua inettitudine fece esitare Xane, che all'iniziò gli impedì di aiutarli durante lo scontro. 


Voleva diventare un soldato per aiutare gli altri, non per restare in disparte a guardarli mentre venivano massacrati per mano di un demone. 

"Colpa tua"
Quelle parole riecheggiarono nella sua testa.
Un fischio improvviso e acuto cominciò a rimbombargli nelle orecchie, e non fu più in grado di contenersi. 


Quelle sensazioni, le odiava.

Le vibrazioni che attraversavano i suoi pugni e i suoi muscoli. 
L'odore e il sapore del sangue che pervase i suoi sensi.
Il rumore del suo cuore che rimbombava nelle sue orecchie come campane.

Le aveva sempre odiate.

Fin da quando era piccolo, continuò a nutrire una invidia profonda verso le persone in grado di usare le magie. Voleva essere come loro, voleva mostrare a tutti che anche lui fosse in grado di salvare gli altri, e di diventare qualcuno.
Quando vide Merlin, il suo sogno ebbe un riscontro: qualcuno aveva percorso la sua stessa strada, ed ebbe successo.

Mise da parte la sua invidia, decidendo di migliorarsi per raggiungere quel suo scopo.
Ciononostante, in quel momento anche il suo risentimento sembrò tornare in superficie.



Con un urlo animalesco, il terreno ai suoi piedi andò in frantumi esattamente come accadde il giorno alla Star. Tremando dalla rabbia e dallo sforzo, la sua vista tornò e fu finalmente in grado di vedere di nuovo. Le sue sclere divennero nere come la pece, le sue iridi rosse come il fuoco. Svariati segni tribali cominciarono a comparire su tutto il suo corpo, la sua massa muscolare divenne più accentuata e cominciò a sudare sia dallo sforzo che dalla rabbia.


Poi, tutto sembrò calmarsi.


Lentamente il suo respiro si fece più calmo, ma la trasformazione non scomparve. 
Il ragazzo si guardò finalmente intorno, realizzando cosa fosse successo. Con occhi increduli e confusi continuò a fissare il suo insegnante, che ricambiò con un sorriso divertito e soddisfatto.

<< Visto? >>
Ridacchiò.

<< Non era poi così difficile, eh? >>


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Fine del capitolo 15-8, grazie di avermi seguito e alla prossima con il penultimo capitolo di questo volume! 



 





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