I mille colori dell'amore

di desigra2005
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Da qualche anno, in concomitanza con l’ultimo giorno di sagra, mio padre invitava alla fattoria tutti i suoi collaboratori e le loro famiglie per il pranzo domenicale; un modo a suo dire per trascorrere una giornata tutti insieme e ringraziare tutte le persone che nel corso dell’ultimo anno lo avevano aiutato nel lavoro. Visto il numero sempre crescente di partecipanti mio padre aveva iniziato a stilare un programma molto dettagliato dell’evento: la giornata iniziava con un aperitivo di benvenuto a metà mattinata al termine del quale veniva effettuata una breve visita delle vigne, del frutteto, della cantina e delle stalle; nel frattempo su enormi girarrosti veniva messa in cottura la carne che avrebbe allietato anche il palato più esigente. Il pranzo di solito si svolgeva all’aperto, complice anche il bel tempo, su grandi tavoli posti sotto i pergolati rigogliosi; oltre alla carne mio padre amava sfoggiare la cucina della nonna ed ogni anno venivano proposti diversi piatti della tradizione, ovviamente il tutto accompagnato dal vino di produzione propria. Quello che inizialmente era solo un pranzo, nel corso degli anni, si era trasformato in una vera e propria maratona culinaria e così tra una chiacchiera e l’altra si arrivava velocemente a sera; dalla fattoria si aveva una vista privilegiata dello spettacolo pirotecnico che veniva effettuato a chiusura della sagra paesana e quindi tutti si fermavano per poterlo ammirare. Nessuno poteva immaginare che quest’anno sarebbe andato in scena l’ennesimo dramma familiare. Nonostante la notte passata quasi in bianco la mattina mi sentivo piena di energia, al sorgere del sole ero già pronta ed avevo preparato la colazione per tutti. Mio padre fu il primo a raggiungermi in cucina. “Buongiorno tesoro, che bello sentire l’odore del caffè già a quest’ora”. Mi diede un bacio sulla fronte, si riempi la tazza di bollente caffè amaro e prendendosi il giornale andò a sedersi a tavola; mia nonna ci raggiunse poco dopo e si mise subito all’opera per infornare delle brioches. “Ieri sera ho chiamato Camilla, l’amica di Giada. Ho invitato lei ed altri compagni di scuola qui oggi nella speranza di poterli conoscere meglio; con tutto il lavoro di quest’anno non vorrei aver trascurato mia figlia. Dopo quello che è successo ieri sera vorrei rendermi conto personalmente come stanno le cose, anche perché credo che non mi abbiate raccontato tutto”. Guardai mio padre e sospirai. “Non bastava una semplice punizione e una bella chiacchierata? Se solo me ne avessi parlato prima ti avrei detto che non mi sembra una buona idea, quasi sicuramente ci sarà anche Matteo il ragazzo con il quale ha discusso Edoardo. Mi toccherà fare da babysitter quest’anno”. La nonna mi diede ragione. “Antonio, concordo con Loredana. Giada è in un’età difficile e vive i sentimenti come dei veri e propri drammi. Dopo tutto quello che è successo ieri sera perché replicarle una giornata difficile?”. Mio padre posò il giornale, si alzò in piedi e si lisciò la camicia. “Non voglio metterla in difficoltà ma ho bisogno di capire e di conoscere le persone che frequenta. Ho allentato troppo la corda con lei e se non fosse stato per il dottore che l’ha soccorsa prontamente chissà cosa sarebbe potuto succedere. A proposito ho intenzione di invitare anche lui al pranzo, è un problema?”. Il caffè mi andò di traverso. “Gabriele? No…no…perché dovrebbe essere un problema?”. Sul volto di mio padre comparve un sorriso, nonostante l’età era ancora un uomo oggettivamente affascinante. “Sono contento. Ora devo andare che inizio a preparare le braci, Marco arriverà più tardi con la sua famiglia”. Per un minuto rimanemmo a guardarlo andare via. “Ne prevedo delle belle oggi, sarà una giornata molto movimentata. In caso di problemi chiamami immediatamente che la nonna sa come mettere in riga adolescenti con gli ormoni impazziti, uomini litigiosi e donne isteriche”. Mio malgrado mi ritrovai a sorriderle. “Per fortuna ti ho trovata”. Beatrice entrò correndo in cucina. “Hai saputo che Marco porterà qui la sua famiglia oggi? Ho pensato di andare a Roma a trovare qualche amica ma papà ci rimarrebbe male se non fossi presente, poi mi son detta dai Bea puoi fingerti malata e scendere qualche minuto solo per farlo contento ma Marco troverebbe lo stesso il modo per presentami sua madre. Loredana devi aiutarmi!”. Guardai la nonna che alzava le braccia al cielo e velocemente si allontanava. “Calma, calma. Niente panico. La mamma di Marco è una brava donna e sono sicura che le piacerai”. Beatrice si mise le mani nei capelli. “Ti ricordi che non sai raccontare bugie? Loredana tu la conosci, devi dirmi cosa dire, come vestirmi, come comportarmi. Devo piacerle tassativamente”. La accompagnai nella sua stanza e dopo un paio di ore a provare diversi outfit finalmente si decide per un vestito floreale che esaltava la sua fisicità senza renderla volgare, ai piedi mise dei semplici stivaletti di pelle ecologica e raccolse i capelli. “Santo cielo mi sento un’educanda! Ma se mettessi del rossetto rosso e un po' di tacco?”. Risi di gusto. “Non hai bisogno del trucco, sei perfetta così come sei. Hai una pelle da far invidia e più rimani naturale e più piacerai alla madre di Marco. Bocciato anche il tacco, sei un metro e ottanta a cosa ti serve?”. Beatrice in risposta mi fece la linguaccia. In quel momento dal corridoio vedemmo passare Giada o la sua ombra; ci precipitammo nella sua stanza e la trovammo seduta sul letto con in mano un bicchiere di spremuta d’arancia e un’aspirina. “Non dite nulla, non ne voglio parlare. Mi vergogno già abbastanza. Qual è la punizione inflittami?”. Mi sedetti accanto a lei. “Ti è andata bene cara sorella, papà è a conoscenza di una versione ristretta dell’accaduto per il momento; abbiamo omesso i particolari, sa solo che ti sei sentita male dopo aver bevuto troppo e Gabriele ti ha soccorso. Dopo tutto questo, fai un bel respiro: papà ha invitato i tuoi amici di scuola e credo proprio che ci sia anche Matteo”. Mia sorella si lasciò cadere sul letto. “Se rimango qui sono giustificata?”. Le misi una mano sulla gamba e cercai di incoraggiarla, fortunatamente anche Beatrice era d’accordo con me. “Via il dente, via il dolore; comunque, prima o dopo avresti dovuto affrontare la situazione. Fatti una doccia e preparati, ti voglio vedere prendere il toro per le corna”. Giada sbuffò ma le parole di Beatrice sortirono il loro effetto, si alzò ed andò in bagno. “Loredana è arrivato Gabriele”. La nonna si affacciò alla porta. “Caspita, mattiniero il bel dottore. Potrei approfittarne per farmi misurare la pressione, no?”. Lanciai un cuscino a Beatrice e scesi in sala ad accoglierlo. “Ciao Gabriele, grazie mille di essere venuto”. Non riuscii a terminare la frase che fui colta di sorpresa nel ritrovarmi tra le sue braccia. “Ero talmente preoccupato che non ho chiuso occhio. Come state?”. Lo guardai negli occhi e le sue parole mi sembrarono davvero sincere. “Nonostante tutto stiamo bene; Giada è andata a darsi una ripulita ma questa mattina mi sembra di averla trovata meglio di quanto mi aspettassi. Mi dispiace che tu non abbia dormito e soprattutto mi devo scusare per tutto quello che sta accadendo”. Gabriele mi strinse di nuovo a sé e cercò di rassicurarmi. “Loredana, non devi scusarti e non devi sentirti in dovere di darmi spiegazioni. Vorrei solo che tu fossi libera di pensare e scegliere con la tua testa senza condizionamenti esterni”. Con lui era talmente facile stare bene che sembrava naturale, potevo rinunciare alla passione e alle farfalle nello stomaco in cambio di sicurezza e certezza? “Buongiorno Dottore, la ringrazio innanzitutto per tutto quello che ha fatto ieri sera ed anche per essere venuto qui questa mattina. Con l’occasione vorrei invitarla a fermarsi per pranzo: ci sarà una piccola grigliata con tutte le persone che sono più care alla mia famiglia”. Gabriele si illuminò. “La ringrazio Antonio. Accetto volentieri il suo invito”. Si strinsero calorosamente la mano, tra loro era scattata un’intesa silenziosa. Mentre la mia coscienza affogava nei mille interrogativi che non riuscivo a risolvere Gabriele si dedicò a visitare scrupolosamente Giada.




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