Liebe in Bremen

di DhakiraHijikatasouji
(/viewuser.php?uid=942809)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


LIB - 3


Rimettere piede a Brema per Bill era esattamente come rientrare nella propria cella a testa bassa, come il prigioniero della caverna del mito di Platone che non aveva scoperto niente di interessante e aveva preferito tornare a vedere le ombre proiettate alla parete, illudendosi che dentro era meglio che fuori. Ebbe solamente la consolazione di alzare lo sguardo e trovarsi Christel ad attenderlo a braccia aperte. Non aveva avuto riguardi e si era gettato tra le sue braccia abbracciandola forte ed inspirando il suo profumo. La bionda l'aveva stretto a sé accarezzando i suoi capelli, come la sorella maggiore che cercava di rimediare al proprio errore di non aver stretto abbastanza la corda. Aveva lasciato Bill andare libero, incoraggiandolo forse, e aveva fatto male. Ma aveva promesso di sostenerlo in qualsiasi sua decisione, e questo non voleva dire negargli un abbraccio e delle parole di consolazione in caso avesse fallito. Änne aveva visto quella scena dalla carrozza e non aveva saputo bene come reagire. Si era fermata a rimuginare al perché di questo stato d'animo di Bill, ma era arrivata solo alla conclusione che ciò che aveva visto fuori lo aveva spaventato, spingendolo a tornare indietro. Non aveva totalmente torto. Certo, Bill non aveva paura di Heidi. Semplicemente aveva realizzato quale fosse il suo posto. Aveva visto la situazione da una posizione oggettiva e aveva appurato che non sarebbe mai stato alla sua altezza. Lui era una novizia, una ragazzina impegnata con Cristo, Heidi una donna in età da marito e Tom sarebbe stato un marito meraviglioso, senz'altro. Ma il pensiero che avrebbe stretto un'altra donna tra le sue braccia lo distruggeva come pochi. Passò notti intere a piangere, a rivoltare il cuscino da una parte all'altra per non crollare a dormire sul bagnato delle proprie lacrime. Christel non ce la faceva ad accogliere le sue pene, in quanto crollava prima di lui, anche se con il rimorso di non aver risolto niente. Bill restava in posizione fetale, con la schiena appoggiata al muro, i denti stretti, le lacrime calde e il viso arrossato, a fissare un punto indefinito. Gli tremavano le mani, le quali spesso e volentieri si mettevano a spezzare le margherite che aveva raccolto quel giorno per distrarsi senza successo. Sentiva che stava impazzendo per amore e questo lo avrebbe condotto presto alla tomba e non all'alcova che sognava nei momenti di delirio dati dalla mancanza di sonno. Si stava rovinando sempre di più, mangiava poco, aveva una faccia da funerale, le occhiaie e gli svenimenti erano aumentati. Aveva persino perso i sensi durante la messa, scatenando preoccupazione e mormorii vari. L'avevano fatto visitare da suor Agnes, la quale era l'unica che conosceva la medicina e poteva sostituire alla perfezione il medico di Brema. Naturalmente era venuta a conoscenza del segreto di Bill ma era stata presto minacciata dalla Suora Madre di mantenere il silenzio. Suor Agnes fu costretta ad accettare, ma informò comunque che Yasmin non aveva una malattia, era solamente digiuna da giorni. Doveva mangiare per riprendere le forze, essere gentili con lei poteva aiutare. Solamente questo. Sicché a poco a poco le sue compagne passavano dalla sua stanza e si avvicinavano al suo letto. Bill neanche le guardava, impegnato a fissare il vuoto con occhi vitrei. Pareva morto, non spiccicava neanche una parola.

- Yasmin, ti ho portato del pane-

- Vuoi del latte? L'ho scaldato per te-

- Ti va una zuppa di grano? Ti rimetterebbe un po' in forze- E lui aveva il silenzio come migliore amico, come se in stanza non ci fosse nessuno se non la sua depressione. Desiderava solamente essere consumato dal tempo che scorreva, dal ticchettio delle lancette dell'orologio a pendolo. Solo Christel era riuscita ad ottenere una reazione da lui, anche se piccola. Una mattina gli aveva afferrato la mano, e quel semplice gesto aveva scaturito un semplice battito di palpebre. Da esso, era fuoriuscita una lacrima. Piccola e solitaria, che aveva percorso piano la sua pelle, come se fosse appena nata in un nuovo mondo. Si consumò presto sul cuscino, morendo, avendo vita breve, esattamente come quella che avrebbe avuto Yasmin se non avesse smesso di farsi così male.

- Bill...- Però ignorava anche lei, tenendo la testa rivolta dalla parte opposta, fissando quella piccola porzione di cielo che riusciva a vedere dalla finestra. Se qualcuno gli avesse detto che era infinito non ci avrebbe creduto, come una rana che non aveva vissuto che in un pozzo per tutta la sua vita. - Ti prego...smettila- Esalò debolmente, sull'orlo delle lacrime. Non sapeva più che fare, le sembrava di star perdendo sempre di più una delle persone alle quali teneva più al mondo. Se ne stava andando ed era anche colpa sua. - Devi reagire, Bill. Lo so...è difficile...non pretendo che tu mi capisca, ma...se tu...se tu non finisci di torturare il tuo corpo...potresti...lasciarmi per sempre da un momento all'altro. Ti prego...non lo fare- Si mise in ginocchio, ormai con il viso bagnato. Gli poggiò una mano sulla guancia, sentendola umida per la piccola lacrima di prima. Gliela accarezzò con quell'amore fraterno che sapeva che li univa ancora. Non se n'era andato quello, non se ne sarebbe andato mai. - Io ho bisogno di te...tu sei importante, sei...l'unica persona della quale ho la certezza che non mi abbandonerà...perché tu non lo farai...tu non lo farai, hai capito?- Gli riafferrò la mano, stringendola e portandosela al petto. Era fredda e non reagiva. La condusse poi sulla propria guancia, percependo la delicatezza delle sue mani. Nessuno avrebbe mai potuto dire che si trattasse della pelle di un uomo, talmente era morbida e delicata. Tuttavia era secca, così come tutto il suo corpo, che stava diventando sempre più rachitico ogni giorno che passava. Il suo fascino, la sua bellezza che lo aveva condannato, stavano man mano sfumandosi. Persino i suoi capelli parevano stoppa. Non sembrava più il Bill che ricordava, la persona felice e solare, che correva per il cortile urlando la propria felicità. Adesso era cresciuto e aveva capito che quella non era vita, ma solamente una prigione, una prigione dalla quale non sarebbe potuto fuggire mai. La sua vita era destinata a spegnersi come il fuoco di una candela rimasta accesa a oltranza. E questo Christel non era pronta ad accettarlo. Era troppo giovane, aveva ancora tanto tempo...ma forse era proprio quello che non voleva più. Desiderava che il tempo morisse con lui. - Bill...ti prego, di' qualcosa...- Esalò con un nodo alla gola troppo grande per sperare di sciogliersi con un pianto disperato. Tuttavia il moro non si azzardava ad emettere un suono, come se avesse la bocca cucita da ago e filo spinato. Nella sua mente quei giorni in più che il Signore gli stava donando non avevano senso. Desiderava solamente spegnersi, addormentarsi e non risvegliarsi mai più. Quello era il miglior regalo che qualcuno avrebbe mai potuto fargli. E al realizzarlo...voltò per la prima volta gli occhi verso che Christel, la quale sussultò, completamente colta di sorpresa da questo minimo accenno di vita. - Bill...-

- Voglio...morire...- Quella parola la buttò fuori con l'ultimo fiato che gli rimaneva in un angolo remoto dei suoi polmoni, ma Christel fu capace di intenderla benissimo. Fu quello che la convinse ad esplodere in lacrime, a prenderlo tra le sue braccia e nascondere il viso nel suo petto, duro come la pietra. Lo aveva sempre pensato, ma sentirselo dire era una conferma troppo difficile da realizzare. - Uccidimi- Questa volta il suo non fu un sobbalzo, ma si bloccò, lasciando solo che le lacrime si staccassero dalle sue palpebre precipitando rovinosamente sul materasso.

- Che cosa hai detto...?-

- Ci deve essere un tagliacarte...laggiù nel cassetto...- Christel si voltò e sì, ricordava anche lei che ci fosse un oggetto contundente lì dentro. Ma che cosa gli stava chiedendo!?

- Bill...-

- Se non lo fai tu lo faccio io- Sancì recuperando una serietà che Christel credeva non avrebbe rivisto mai nei suoi occhi. Deglutì. - Mi salveresti...tu lo sai questo- La ragazza non poteva resistere. Gli stava chiedendo di prendere quel tagliacarte e di conficcarglielo nel petto una volta per tutte. La sua mente divagò immaginando la scena, l'urlo che avrebbe cacciato lasciando cadere la lama dritta sul suo cuore...e gridò sul serio ponendosi le mani tra i capelli.

- No...- Non poteva permetterlo...non poteva. - E non lo lascerò fare nemmeno a te, Bill!- Gli prese nuovamente le mani. - Tu sei qui con me, io non ti lascerò mai da solo e insieme staremo bene, io e te staremo bene...solo io e te, ma non mi chiedere questo...non mi chiedere di toglierti la vita, perché sai che non ne sarei capace e così stai agendo solo da egoista!- Scattò in piedi senza però lasciare la presa. - Non sei l'unico a soffrire, Bill e so che pensare di non essere l'unico può renderti ancora più triste ma l'importante è sostenerci l'un l'altro ed io sono qui! Non ho intenzione di lasciarti morire...perché equivarrebbe ad ammazzarti- Il moro la fissò per tutto il tempo riflettendo su quelle parole. Poi abbassò semplicemente lo sguardo, si girò dall'altra parte e reclamò che gli fosse lasciato del tempo da solo per riposare. Christel annuì, non volle insistere troppo, ma prima di andarsene, si assicurò bene di togliere ogni oggetto contundente dalla stanza.

Nonostante tutto, grazie al discorso di Christel, Bill riuscì a dormire tutta la notte senza incubi o lacrime. Però il risveglio fu traumatico. Fu scosso da un improvviso grido. Non fu tanto lungo, ma piuttosto breve, quasi trattenuto. E poi dei discorsi in sottofondo, come se qualcuno stesse litigando fortemente in qualche stanza non molto lontana dalla sua. Si mise a sedere di scatto percependo subito il dolore muscolare per aver mantenuto la stessa posizione per giorni, senza mai scollarsi dal letto. Quelle grida sostenute non cessavano e perciò si convinse che doveva andare a dare un'occhiata. Aveva un brutto presentimento, temeva che stesse succedendo qualcosa di molto spiacevole. Uscì piano dalla stanza ed improvvisamente quelle urla erano cessate. Tuttavia si chiuse la porta alle spalle ed iniziò ad avanzare per il vuoto corridoio.

- IO TI ODIO, HAI CAPITO!?- Si bloccò improvvisamente. Quella...era la voce di Änne.

- Ma...perché mi stai dicendo questo?- E quell'altra, più sottomessa e distrutta dal pianto era...Christel. Entrò senza esitare nella stanza e la scena che vide lo spiazzò come non mai, tanto da portarsi le mani al cuore per l'improvviso enorme dispiacere. Christel era a terra e si teneva una mano sulla guancia, piangeva. Änne invece la fissava con un astio enorme, come se fosse la cosa più ripugnante che avesse davanti ai suoi occhi.

- NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE, MI HAI SENTITO!? MI HAI ROVINATA!- Bill rimase ancora più impietrito. L'urlo isterico di Änne gli stava facendo venire le lacrime agli occhi, come se glielo stesse dicendo a lui...come se fosse stato Tom a gridarglielo con tutte le sue forze. Poteva solo immaginare che cosa stesse provando Christel. Cadde in ginocchio con un'espressione sconvolta. Ma che cosa era accaduto per essere così in collera con lei al punto di dirle quelle cose? - VATTENE VIA IMMEDIATAMENTE, LASCIAMI IN PACE!- Christel non ebbe la forza di dire nessuna parola in più, ma si alzò semplicemente da terra fuggendo con le mani che tentavano di asciugare le lacrime invano. Sbatté la porta. Nella stanza rimasero semplicemente Bill ed Änne, che ancora non si era voltata nella sua direzione.

- Perché...l'hai fatto?- La riccia non rispose stringendo i pugni più forte che poteva per poi rilasciare subito le mani morbide. - CHRISTEL HA DATO TUTTO PER TE!- Quella volta fu il turno di Bill di urlare, mettendoci anche tutta quanta della sua di frustrazione. - Sei stata a dir poco orribile con lei! ORRIBILE E INGIUSTA! L'hai solamente illusa, non è vero? Volevi...solo prenderti gioco di lei, del suo buon cuore...di ciò che ha sempre provato per te! Volevi vedere fino a dove lei potesse arrivare, fino a dove questo gioco si sarebbe spinto...e quando hai capito che era troppo serio...hai avuto paura...e l'hai cacciata via come un cane- Vide Änne crollare davanti a lui. Anche lei in ginocchio con le mani sugli occhi e con la disperazione negli enormi singhiozzi che riproduceva. Bill si alzò e le si avvicinò senza però azzardarsi a toccarla o a dirle qualcos'altro. Aveva capito qualsiasi cosa: Änne era ancora innamorata di Christel, ma aveva dovuto respingerla in quel modo perché il loro amore non era corretto, era immorale, sporco e ingiusto.

- Io la amo...la amo- Ripeteva senza la voce sufficiente. Anche Bill si ritrovò a piangere. Afferrò Änne per le spalle, voltandola verso di lui e tirandola in un abbraccio. Piangere era solamente l'unico modo per sfogare il dolore, l'unica maniera giusta. Immaginava che anche Christel stesse disperandosi da qualche parte. Ci era rimasta così male che non aveva neanche notato la sua presenza quando era corsa via, non si era sorpresa del fatto che fosse nuovamente in piedi, ma era comprensibile: adesso aveva inteso anche lei ciò che stava provando. Perdere la persona che si ama era un dolore immenso, ma l'avrebbero superato prima o poi, tutti e tre. In qualche modo ce l'avrebbero fatta.

***

Mesi dopo...

Aveva vissuto un compleanno orribile. Compiere 14 anni non era stato per niente un bel traguardo, ma solo qualcosa di sofferto: era un altro anno lì dentro. Tuttavia dopo quei mesi era riuscito a metabolizzare il fatto di aver perduto Tom per sempre. Forse si era già sposato con Heidi, forse erano anche al punto di avere una famiglia insieme o ci stavano pensando. Ciò non gli riguardava più in nessun modo. Tom adesso era fuori dalla sua vita e, per quanto avesse nostalgia per i sentimenti che aveva provato, era convinto di stare molto meglio rispetto a tanto tempo fa. Si intratteneva nella biblioteca del convento, leggendo tanti libri in silenzio e al buio con la semplice compagnia di una lampada ad olio. Nessuno lo disturbava e poteva dire di essere sereno. Aveva trovato un equilibrio nel suo animo. Invece Christel ed Änne no. Le due quando si incontravano chinavano la testa pur di non guardarsi negli occhi, cambiavano strada o uscivano ad orari diversi per non incrociarsi più. Christel non parlava più di lei ed era tornata a sorridere, anche se lo faceva poche volte. Forse era bene rassegnarsi semplicemente a quella tristezza. Si alzò dal tavolo e mise a posto l'ennesimo libro sbadigliando. Si stava annoiando quel giorno, ma questo non era una novità. Si accigliò non appena scorse delle scale che non aveva mai visto nel convento. C'era una porta socchiusa, che Bill provvide subito a levare dalla propria visuale. Davanti a lui si materializzò una lunghissima scalinata fatta di pietra, la quale conduceva al buio più assoluto. Forse avrebbe dovuto portare una candela con sé. Andò a prendere la propria lampada ad olio e si guardò intorno. Era solo. Deglutì spaventato ma la curiosità era troppo forte ed iniziò comunque a scenderle con piedi tremanti. Era curioso di poter capire che cosa ci stava là sotto. Come mai nessuno gli aveva mai parlato di questo passaggio in 14 anni? Dove conduceva? Si fermò a metà delle scale non appena avvertì dei lamenti sommessi di donne. C'erano grida, pianti e sospiri. Dio...non era forse la porta dell'Inferno? Stava andando verso Satana!? Questo pensiero lo irrigidì e, in un movimento brusco del braccio, una goccia d'olio gli cadde sulla pelle. Sussultò rimembrando le fiamme.

- C'è qualcuno?- Chiese una voce. Bill non rispose. Gli tremava persino la lingua. - Ti prego...salvaci...ti prego...-

- Sì...non abbiamo fatto niente...-

- Non ce lo meritiamo...- Si aggiunsero altre. Bill era sempre più convinto che quelle fossero le voci delle anime infernali che chiedevano di essere assolte dalla propria punizione eterna. Bill non poteva aiutarle in nessun modo, anche se pure lui sarebbe finito lì sotto un giorno. Aveva troppa paura! Si voltò e corse via, ma nel tragitto la lampada gli cadde di mano e si frantumò a terra disperdendo l'olio. Un buio improvviso lo avvolse e quelle voci continuavano a lamentarsi e a piangere! Poi qualche grido lo fece sobbalzare. Scappò a tutta velocità e ringraziò Dio non appena rivide la porta che aveva lasciato aperta. La richiuse alle sue spalle con il cuore che gli batteva a mille. Come mai esisteva un posto così buio in quel convento? E le altre sapevano che la porta dell'Inferno albergava lì? Oppure era stata tutta un'illusione? Se si fosse immaginato tutto? Annuì convincendosi che così era. Non poteva essere altrimenti. Tuttavia aveva bisogno di fare una passeggiata. Uscì da quel luogo nella penombra e arrivò al cortile ancora illuminato dalla luce di un Sole che stava lentamente tramontando. Non usciva da quelle mura da ormai qualche settimana e tutte le volte che lo aveva fatto, Tom non si era mai presentato al fiume. Il loro posto. Si diresse nuovamente lì. Il Sole di Settembre era più freddo ma piacevole. Gli scaldava la pelle. Chiuse gli occhi percependo la sua carezza e lasciandosi tranquillizzare. Aveva vissuto un trauma come pochi, aveva bisogno di quelle attenzioni. Sospirò e guardò l'acqua scorrere tranquilla davanti a lui. Ci vide tante cose...il loro bacio, era accaduto proprio lì. E se...se avesse osato fare una seconda pazzia? Si guardò alle spalle. Aveva sempre paura di essere controllato ma era da tanto tempo che nessuno lo pedinava più. Forse anche la Suora Madre aveva capito che non c'era più pericolo con lui. Si tolse il velo liberando i propri capelli neri. Ancora non era una suora ma mancava poco e lo sarebbe diventato a tutti gli effetti. Forse sentirsi ancora una persona con desideri era tutto ciò che poteva fare per sé stesso in quell'istante.

- Bill- Sussultò, sgranando gli occhi. Quella voce...

- Sei...sei tu?- Chiese tentando di non suonare patetico. Si voltò piano e non poté evitare di provare un calore enorme alle guance non appena i suoi occhi si incontrarono con quelli di Tom. Per un attimo credette di star sognando ma alla fine comprese che era tutto reale. Quello era il suo Tom. Era cresciuto tanto in quei mesi. Sembrava ancora più uomo. Gli si era allungata un po' la barba e anche i capelli, che però teneva sempre legati. Anche Tom però notò un cambiamento in Bill: aveva un atteggiamento sempre più femminile, delicato e...seduttivo. E anche se era un ragazzo, chiunque avrebbe detto che era una donna, senza ombra di dubbio.

- Sei cresciuto-

- Ho 14 anni ora...- Sussurrò con un fil di voce, cercando di sostenere il suo sguardo. Stava provando a stringere le catene del suo cuore e quelle delle sue lacrime. Non poteva permettersi di provare nuovamente quelle sensazioni devastanti. - Perché sei qui? Tra noi è finita tempo fa...-

- E' vero, tra noi è finita da prima che iniziasse- Convenne Tom, senza però mostrare un accenno di dolore per questo. Anzi, manteneva un sorriso tranquillo, come se stessero parlando dello splendido tramonto che avevano di fronte.

- Heidi...lei è tua moglie adesso?- Quella fu una domanda che pronunciò molto coraggiosamente. L'attesa della risposta lo angosciava più della risposta stessa. Tom sospirò, improvvisamente cupo.

- Io e lei...ci siamo sposati, è vero. Lei adesso è mia moglie...ma non era ciò che volevo. Ho dovuto perché a lavoro le cose non sono andate come speravo...mi hanno come spodestato rubandomi la mia attività...e tutto durante la mia assenza. Perciò ero senza niente, senza soldi...e non volevo chiedere aiuto a mia madre. L'unica maniera di salvarmi dalla povertà è stata accettare il matrimonio con Heidi- Bill aveva un nodo alla gola, ma non era per le lacrime...bensì per amarezza. Tom era il marito di Heidi. Lo diceva che avrebbe vinto. Non poteva andare diversamente. - Il generale era contro la nostra unione una volta che ha saputo della mia perdita, mi ritiene un fallito. Ma Heidi ha insistito ed io ho dovuto fingere che la amassi per fare queste nozze e così recuperare una stabilità economica e...-

- Cosa provi quando la stringi a te la notte?- Esalò debolmente. - E' bello sentirla vicino a te? Averla lì per te, qualsiasi cosa tu voglia fare? Averla a tua disposizione per tutti i tuoi desideri?- Stava parlando di Heidi come se non fosse altro che un oggetto, ma Tom non poté dire altro, se non che aveva ragione. Heidi era sempre disposta ad accontentarlo, non lo contraddiceva mai, non cercava mai di imporre la propria volontà. Lo seguiva in tutto e lo serviva anche quando non le faceva alcun tipo di richiesta, esattamente come era richiesto ad una brava moglie dalla società. Ma Tom non voleva questo, voleva rispettare ed amare una persona per ciò che era e per Heidi non aveva mai provato niente del genere. Invece adesso guardava Bill e sapeva che non era il tipo che si faceva mettere i piedi in testa da lui, che se una cosa non gli andava bene lo diceva. Voleva proteggersi, anche da lui, e Tom non poteva che amarlo per questo.

- Non è bello quanto lo sarebbe avere te- Rispose semplicemente tentando di avvicinarsi. Bill non fece alcun passo indietro. Non aveva paura e non c'era motivo di scappare. - Quando le ho alzato il velo...per un istante ho visto il tuo viso, quando le ho messo l'anello sentivo la tua mano...e quando l'ho baciata ho ricordato le tue labbra. Io avrei voluto sposare te, passare il resto della mia vita con te- Quelle parole furono spiazzanti. Ormai le catene sul suo cuore erano saltate in aria da un pezzo. Bill era innamorato di quell'uomo e che Dio lo perdonasse. Se quando sognava le sue braccia, altro non era che il Diavolo che lo stava attendendo, lui non poteva sottrarsi, non poteva vincere contro questo amore. Si voltò e finì di fare ciò che aveva interrotto. Si tolse tutta la vestaglia rimanendo completamente nudo davanti agli occhi di Tom, il quale non poté fare altro che contemplare la sua bellezza: la pelle bianca, la schiena piena di nei, le sue dolci natiche e le gambe fini e lunghe. Bill si immerse nell'acqua senza esitazioni. Voleva sentirsi reale così, mostrandosi per ciò che era e per ciò che realmente sentiva dentro di sé. In poco tempo Tom lo raggiunse nuotando lentamente vicino a lui e raggiungendo le sue labbra. Le congiunsero con lo stesso impeto che aveva un'onda sugli scogli. Le braccia avvolgevano i loro corpi reciprocamente, senza avere più intenzione di lasciarsi. Bill sentiva come la mano di Tom tra le sue scapole gli stava stringendo i capelli bagnati e il suo respiro accelerato. Lo voleva...voleva il suo corpo e il suo cuore. Tutto, qualsiasi cosa di lui, in quel dannato istante! Avvolse le gambe attornò al suo bacino. Non passò molto prima che Tom lo afferrasse per le cosce, stringendole con possessività. Lo portò fuori dall'acqua e lo adagiò sull'erba. I baci proseguirono con la stessa foga, anche se la terra gli si stava appiccicando addosso. Si sentivano come animali, completamente liberi da tutto e da tutti, sfogando ciò che l'istinto imponeva loro. Bill allargò le gambe, permettendo a Tom di penetrarlo senza più attendere. Lasciò andare qualche lamento, accompagnato dai gemiti che Tom liberava a causa del fatto che l'acqua aveva reso la sua entrata ancora più stretta e meno accessibile. Il dolore però era un regalo adesso, perché era Tom...era il suo Tom. Lo reclamò stretto a sé tendendo le braccia a suo favore e l'uomo lo accontentò subito, lasciandosi avvolgere nel mentre cercava di spingere in lui, di farlo suo ancora, di commettere quel terribile errore che però li stava facendo sentire così vivi. Lo guardava negli occhi e godeva terribilmente a vedere le sue guance rosse, le sue labbra schiuse e sospiranti e il piacere che gli invadeva lo sguardo.

- Tom...ah- L'uomo gli prese il viso con entrambe le mani imprimendo un dolce bacio sulle sue labbra, mordendogliele piano. Bill liberò un piccolo lamento, avvicinando il viso per chiedere sempre di più una volta che le labbra di Tom si stavano allontanado. Le anelava sulla sua pelle, che la leccassero, la mordessero, la baciassero da ogni parte. - Oh mio...oh Tom!- Mai, mai aveva sentito una passione così forte farsi strada per il suo sangue, bruciando le sue vene. Arrivò a pensare che il mondo sarebbe potuto finire in quell'istante, in quel momento in cui Tom era dentro di lui ed erano una persona sola. All'Inferno nessuno avrebbe più potuto separarli. Finalmente sarebbero stati insieme, per sempre. Ma l'orgasmo che lo colse fu come il travolgimento della realtà che stava cercando di ignorare, e allo stesso tempo la cosa più bella che provò, sotto Tom, con gli occhi chiusi e l'impulso di urlare. Tutto perfetto. E la cosa migliore fu quando riaprì gli occhi e lo ritrovò al suo fianco, che lo guardava e gli sorrideva accarezzandogli il viso. Gli baciò quella stessa mano.

- Ti amo- Sussurrò assorto nei suoi occhi. Bill sentì quel calore invadergli il corpo e appoggiò la testa sul suo petto, baciandolo proprio sopra il cuore. Era quella la sua risposta. Si tennero stretti, con le gambe intrecciate in quel terriccio misto a fango. Era la maniera più selvaggia di amarsi forse, ma loro rimasero solo persi l'uno negli occhi dell'altro, a sfiorarsi le labbra con le dita prima di baciarsi. Stavano bene e male allo stesso tempo. Sapere che il loro amore altro non era che un momento era il piacere più grande, ma anche il più immenso tormento. Quello che però era certo era che non fu l'unico momento.

***

Due mesi dopo...

Andare a mensa si stava rivelando una tortura in quegli ultimi giorni. Bill aveva una fame sempre più assurda, ma logicamente la sua porzione di cibo non cambiava, era sempre quella meno sostanziosa e più razionata. Andava a dormire con lo stomaco che brontolava esageratamente. Poi però capitava che stava male e rigettava tutto durante la notte, oppure la mattina prima di andare a messa. Aveva sempre fatto tutto di nascosto, tanto che nemmeno Christel se ne era accorta. Forse era malato. Stava covando sicuramente qualcosa di poco piacevole. Era stanchissimo e voleva solamente dormire, però non voleva più sentire il suo stomaco brontolare in quel modo ossessivo. Decise che quella volta avrebbe mangiato di più. Aspettò quindi che tutte le suore liberassero la stanza prima di sgattagliolare di nascosto nella dispensa a rubare. Mai aveva pensato che avrebbe infranto più di un comandamento in meno di un mese. Tom stava tradendo Heidi con lui quindi aveva rubato l'uomo di un'altra persona e poi adesso stava semplicemente rubando cose che servivano anche agli altri per nutrire solo sé stesso. Si faceva schifo, ma non ne poteva fare a meno. Si mise qualche pagnotta in tasca e la portò in stanza sgranocchiandola, stando ben attento a non far cadere neanche una briciola e mangiandosi anche quella se in caso cadeva. La divorava anche con una certa voracità. Però quella notte rimise tutto, anche la più piccola parte. Non sapeva perché, diamine! Tuttavia il suo appetito non aveva fine e continuò a fare così anche nei giorni a seguire. Il problema era solo che il cibo veniva contato dalla Suora che se ne occupava ed ella aveva cominciato a notare che esso scarseggiava. Sospettava quindi di qualche ladruncola, perciò ad un certo punto pose un lucchetto alla porta della dispensa. Bill, quando lo trovò, gemette di esasperazione, ma questa volta ebbe degli occhi puntati addosso. Non appena tornò in stanza trovò Christel a braccia conserte che lo stava aspettando e lo fissava con occhi inquisitori. Sembrava arrabbiata con lui.

- Adesso basta, Bill!- Pronunciò risoluta.

- Eh?- Chiese facendo il finto tonto, fingendo di non comprendere a che cosa si stesse riferendo. Christel odiava questo atteggiamento.

- Si può sapere perché hai cominciato a rubare il cibo dalla dispensa? Ci sono suore che devono rinunciare alla loro razione per colpa tua- Aveva scoperto tutto. Pensò che doveva trovare velocemente un diversivo o una scusante plausibile.

- Io mangio sempre meno delle altre e questo non mi sta più bene- Si giustificò cercando di non guardarla negli occhi. Si vergognava così tanto per essere stato scoperto che l'unica cosa che trovò logica fare fu iniziare a mettersi la vestaglia per la notte. Christel rimase in silenzio fino a che non si sedette davanti allo specchio per fare le 100 spazzolate. Sospirò.

- Ho il timore che tu stia male seriamente. Pensi che non ti abbia mai sentito vomitare? Bill, tu hai qualcosa e non mi piace per niente-

- No, non ho niente di niente, io sto benissimo. Guarda, ho dei capelli stupendi, più del solito- Ed era vero, i capelli gli erano diventati più lucenti e morbidi, come se li avesse lavati con qualche olio prezioso, di quelli che usavano le signore di Brema.

- E anche questo è strano-

- Strano? Io lo trovo molto bello, invece. D'accordo, può darsi che ho sbagliato e ora tu sei arrabbiata con me, però a te non è mai sembrato giusto il loro modo di trattarmi, quindi non lo capisco-

- La cosa che mi fa arrabbiare è che mi menti. Mi dici che fai una cosa e poi rubi, oppure esci dal convento e Dio solo sa per fare che cosa- Bill invece sperava che nemmeno lui se ne accorgesse, ma sapeva che ormai era sotto un occhio di bue. Si guardò allo specchio e notò che persino la propria pelle appariva più lucida, morbida, tonica e priva di imperfezioni. Sorrise ingenuamente. Questo aumento di bellezza non sapeva a che cosa era dovuto, forse semplicemente al fatto che adesso che Tom era tornato si sentiva più felice. Tutte le volte che si incontravano non perdevano mai occasione per possedersi, che fosse contro un albero, sulla riva del fiume, dietro un cespuglio o alla sua casa di legno quando avevano voglia di camminare un po'. - Tu mi stai nascondendo qualcosa e ciò mi ferisce, Bill. Perlomeno mi dicessi che hai un segreto e che non me lo vuoi dire! Sorridi, invece, come se fosse bello mentire!- Ah già, aveva peccato anche di falsa testimonianza e forse non era vero che fossero solo questi tre: il Diavolo era il suo nuovo Dio quando lo coglieva la passione, era capitato che urlasse il nome di Dio quando gemeva o veniva e non pensava a niente, non aveva madre e padre da onorare e aveva fatto qualsiasi tipo di oscenità. Aveva superato la metà...ma si sentiva così dannatamente bene, eccetto quando vomitava. - Bill...davvero, secondo me sarebbe il caso di farti visitare da qualcuno- Ma a quella frase si alzò di scatto dalla sedia e il sorriso si spense improvvisamente. Un brutto presentimento si fece strada dentro di lui. Non voleva che qualcuno gli togliesse i vestiti, che lo visitasse, che si accertasse di qualcosa! Avrebbero capito che aveva fatto sesso con Tom! Avrebbero capito tutti che non era più vergine! Perché la sua amica voleva condannarlo a questo? Christel notò il suo improvviso spavento e non ne comprese il motivo. Come mai aveva reagito così? - Bill...- Stava per dirgli che era solamente una visita ciò che aveva in mente, niente di troppo invasivo, ma qualcuno bussò alla loro porta. Christel lanciò un ultimo sguardo a Bill, il quale a sua volta la guardava ancora un po' turbato. Andò ad aprire e sussultò non appena scostò un po' la porta. La socchiuse nuovamente, non lasciando intendere niente a Bill.

- Christel- Ma lo capì lo stesso quando sentì quella voce che, nonostante il tempo, avrebbe riconosciuto sempre. Era l'amore della sua Christel.

- Che vuoi, Änne?- Chiese lei con un tono sulla difensiva.

- Parlare con te...se c'è anche Yasmin va bene lo stesso- Il moro le fece cenno di lasciarla entrare. Christel alla fine cedette e aprì la porta facendola passare. Chiuse solo dopo essersi accertata che nessuno l'avesse vista entrare lì dentro. Sarebbe già dovuta essere nella sua stanza pronta per dormire e invece si presentava in vestaglia, con uno scialle sulle spalle, le ciocche anteriori dei capelli raccolte dietro la testa e un'espressione da funerale.

- Ebbene?- Änne alzò lo sguardo su Christel e una lacrima abbandonò il suo viso.

- Mi dispiace- Pronunciò flebilmente leccando le proprie lacrime, ritirando le labbra dentro la bocca per evitare di singhiozzare. - Mi sono comportata davvero male con te e...non te lo meritavi, non te lo sei mai meritata, io...avevo solo terribilmente paura di cosa ci sarebbe potuto succedere. Avevo iniziato a fare pensieri strani su me e te, sul perderti a causa di altri...e ciò stava diventando sempre più vero, più opprimente- Pure dagli occhi di Christel iniziarono a scendere delle lacrime, ma ella non batteva le palpebre, lasciava solo che abbandonassero indisturbate le sue pupille. - Ti ho detto che ti amo ed è vero. Ti amo da morire, Christel. Tu mi hai salvato la vita, mi hai capito laddove nessuno ci ha neanche provato...tu non sei solo un'amica, sei...l'amore della mia vita, l'unica per me- Si avvicinò. - Ti prego di perdonarmi- La bionda non lasciò che passasse neanche un secondo di silenzio. Si chinò posandole un dolce bacio sulle labbra, talmente dolce che pure Bill arrossì con un sorriso ad increspargli le labbra. Era così felice per la sua Christel. - Pensavo che non lo avresti più fatto...-

- Anche io pensavo che non mi avresti più parlato...eppure sei qui- Änne sorrise gettandosi tra le sue braccia in un moto di gioia. Era stata una sciocca, si era fatta vincere dalla paura e aveva creduto di proteggere entrambe spezzando il loro amore, ma non aveva fatto altro che peggiorare le cose.

- Yasmin, tutto a posto?- Chiese notando il moro traballare un po' portandosi una mano alla testa.

- Sì...solo un giramento di testa. Sono molto stanca- Si mise a sedere sul materasso. Aveva solamente voglia di dormire, ma Christel aveva altri piani in mente.

- Devo andare a chiamare Suor Agnes. Ho il presentimento che Yasmin non stia bene-

- Smettila, Christel...-

- No! Sei tu che devi smetterla! Stai male, hai bisogno che qualcuno ti visiti!-

- Ma che cosa ha?- Domandò Änne che in realtà non aveva notato altro che quel giramento di testa. Per il resto sembrava perfettamente in salute. - Perché se me lo dici, posso provare io a trovare la causa...conosco delle cose di medicina, anche se piuttosto basilari-

- Cosa? Non me lo avevi mai detto...-

- E tu non mi hai mai detto che Yasmin in realtà non è Yasmin- Incrociò le braccia al petto. Christel sbiancò e Bill lo stesso. Sgranarono entrambi gli occhi e solo da quella reazione Änne comprese di aver fatto centro. - Al contrario di tutta la gente in questo posto io osservo tantissimo e sono una delle persone che passa più tempo con Yasmin, o chi per lei. L'ho capito quella volta che abbiamo discusso, quando ci siamo abbracciati. Tu avevi il petto completamente piatto e la vestaglia è trasparente, perciò ho potuto vedere che non hai seno. Quindi, sei o no una donna?- Bill deglutì, ma a quel punto credette necessario non mentire più e poi soprattutto ad Änne. Scosse la testa. - E qual è il tuo vero nome?-

- Mi chiamo Bill...è stata Christel a darmi questo nome quando mi hanno trovato-

- E' un segreto troppo grande e volevo aspettare per confessartelo. Io giuro che te lo avrei detto, Änne...davvero- La ragazza non aveva più la forza né la voglia di arrabbiarsi con Christel. In fondo era comprensibile, voleva proteggere il suo migliore amico. Anche lei al suo posto probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa.

- Dimmi che cos'hai, Bill. Vedo che posso fare- Decise quindi di sorvolare e di pensare a cose più importanti.

- Ma non ho niente che...-

- Bill!- Lo riprese Christel. - O glielo dici tu o glielo dico io- Lo minacciò. Il moro però non aveva intenzione alcuna di parlare, piuttosto voltò lo sguardo corrucciato. Essere costretto non gli era mai piaciuto. - Come avrai notato, dalla mensa ultimamente sta sparendo del cibo. La causa di questo è Bill, se lo sta mangiando tutto lui perché a quanto pare gli è aumentato improvvisamente l'appetito. Solo che poi vomita tutto durante la notte oppure la mattina. Inoltre guarda!- Gli prese una ciocca di capelli corvini. - Non sono mai stati così folti e lucenti e anche la sua pelle è migliorata. Non so quindi se sia un bene o un male ma è un cambiamento strano- Änne assimilò tutte quelle informazioni con un'espressione seria e per nulla sorpresa. Non la mutò minimamente e Christel non sapeva se interpretarlo come un segno positivo o negativo.

- Bill, ti potresti...stendere un secondo?- Il moro alzò gli occhi al cielo. Ma davvero lo stavano prendendo seriamente? Era l'unico a trovare tutto questo esagerato e assurdo? Tuttavia la accontentò. Lei si prese la libertà di alzargli la vestaglia scoprendogli così l'addome. Persino la pancia era molto simile a quella di una donna. Aveva un fisico spaventosamente androgino e forse...forse era proprio quello il problema. Änne non sapeva che altro pensare. Iniziò ad esercitare delle pressioni vicino alla zona pelvica. Bill sussultò un po'. - Fa male?-

- No...hai le dita fredde- Änne gli rivolse un sorriso continuando nel suo lavoro. Siccome Bill non lamentava alcun tipo di dolore, gli riabbassò la vestaglia. Sospirò.

- Hai un contenitore? Devo fare un esame delle urine- Nessuno dei due fece domande. Christel si diresse a prendere un vasetto e Bill ci fece quello che doveva farci dentro. Dopodiché Änne vi immerse un dito e la assaggiò con espressione schifata e vergognosa da parte di Bill. Änne rimase per un po' di tempo con occhi sconcertati...poi li sgranò. Appoggiò il vasetto sul mobile. Era sconvolta.

- Che cosa c'è, Änne?- Chiese Bill. La ragazza alzò gli occhi scioccati su di lui. - Mi spaventi così...-

- Io...non può essere- Da come era allibita, dovette prendersi una sedia. - Avevo un sospetto ma...è semplicemente fuori dal mondo! Non si è mai vista una cosa del genere!- Bill e Christel si osservarono, entrambi sempre più preoccupati e frustrati. Che cosa voleva dire con quelle parole?

- Änne ti dispiacerebbe essere più chiara?- Chiese la bionda impaziente. Änne guardò Bill e indicò il barattolo contenente la sua urina.

- Sei sicuro che quella fosse tua, vero? Non è uno scherzo...perché se collezioni urina di donna incinta, dovrebbe vederti un dottore più bravo di me- Christel sbiancò, solo che sulle prime ridacchiò.

- Cosa? Donna incinta? Änne, ti prego...sii seria-

- Ti pare che abbia voglia di scherzare? L'ho messa in bocca, Christel! Ha quel sapore lì!-

- Che vuol dire "ha quel sapore lì"!? E' un uomo!-

- Lo so, grazie!- Bill in tutto questo era ancora più sconvolto. Non sapeva che dire. Incinta? Stava scherzando, vero?

- E poi, metti caso fosse davvero così, chi diamine può averlo...?!- Tuttavia si interruppe subito non appena flash degli ultimi due mesi gli vennero in mente. Bill che sgattaiolava fuori dal convento...senza dire niente a nessuno... - Tom- Esalò. - E' stato lui, non è vero?- Bill ancora non era in grado di comprendere, quella situazione era così insana che non valeva neanche la pena di analizzarla! Änne sicuramente si era sbagliata, quella era urina normale! Ma allora perché il vomito? Perché la stanchezza? E come mai la sua bellezza era aumentata? Che fossero Dio e Diavolo dentro il suo corpo a combattersi per la sua anima? - Bill, ti ho fatto una domanda! Hai incontrato Tom in questi mesi?-

- Tom? Ma non è il marito di Heidi Klum?- Christel sgranò ancora di più gli occhi. Non era per niente a conoscenza di questa notizia.

- E' anche sposato...- E fissava Bill senza sapere neanche più come guardarlo. Non provava schifo per lui, no, solo che la situazione stava diventando davvero brutta. Se Bill era incinta, tutto ciò poteva trasformarsi in qualcosa di terribile. Doveva assolutamente abortire. - C'è un modo per perdere il bambino?- Bill sussultò. Perdere il bambino?

- Sì, un modo c'è...certo. Basterebbe preparare un decotto al prezzemolo-

- Perfetto, allora abbiamo la soluzione- Christel si voltò verso Bill, il quale stava iniziando ad avere il respiro accelerato e gli occhi vitrei, fissi in un punto indefinito. Gli prese le mani nell'intento di consolarlo. - Bill, tranquillo. Hai sbagliato ma possiamo rimediare, d'accordo?-

- Amare una persona è sbagliato?- Chiese con un fil di voce. La ragazza lo fissò dritto negli occhi.

- Bill...sei incintaÈ una cosa che non possiamo sostenere nessuna di noi. Se si venisse a sapere, tu...-

- Christel, io sono innamorato di Tom, alla follia. Questo bambino, se davvero c'è un bambino dentro di me, è la prova di ciò che sentiamo l'uno per l'altro-

- E' una prova che non deve venire alla luce-

- Darlo alla luce è tutto ciò che voglio davvero- E lo realizzò nel momento che lo disse, con gli occhi rossi di lacrime e la paura a fargli tremare le labbra. - Se Tom mi ama, io e lui fuggiremo lontano da qui e staremo insieme...-

- Bill, è sposato! Ha una moglie adesso e tu sei qui, aspetti un figlio da lui ed è sbagliato!-

- No...- Scosse la testa. - Non lo è. Può essere strano...ma non è sbagliato. Se è successo, forse è perché è giusto che dovesse andare così...io voglio dargli un figlio, non deve essere Heidi- Christel sospirò capendo che non c'era modo di fargli cambiare idea.

- Se fosse successo a me...- Änne si mise in mezzo ricevendo l'attenzione di entrambi. - Se...io stessi paradossalmente aspettando un figlio da te, Christel...farei di tutto per non separarmene...né da te...né da lui- Bill ritrovò un piccolo sorriso tra le lacrime. Lei lo capiva. Christel invece si sentì in maniera strana quando Änne pronunciò quelle parole. Che cosa avrebbe fatto se avesse messo incinta la sua ragazza? Di certo avrebbe voluto proteggere lei e la creatura nel suo grembo a tutti i costi. Qui però quello che stava aspettando un bambino era Bill, non Änne. - Io voglio aiutarti, Bill. Farò tutto ciò che è necessario per nascondere tutto fino al momento che Tom non ti porterà via con sé-

- Quanto tempo ho?- Chiese il moro.

- Non lo so...la pancia ancora non si vede...potresti avere un mese di tempo, oppure due, prima che ti cresca troppo. Devi evadere al momento giusto-

- Solo mi raccomando. Organizza tutto per bene con Tom, tu non devi sforzarti troppo. Se scappaste correndo potrebbe essere fatale, sia per te che per il bambino. Lo perderesti per la troppa fatica...- Pure Christel aveva intenzione di appoggiare Bill in tutto e per tutto. - Meritate di essere felici quindi...conta pure su di noi- Il moro sorrise, le prese una mano. Sapeva che era difficile per lei cercare di ignorare il fatto che non si sarebbero visti mai più dopo così tanti anni insieme, ma apprezzava il suo sforzo.

- Grazie-

***

La prima mossa era dirlo a Tom. Anche quella era un'enorme sfida perché, per quanto si fidasse di lui, confessare una gravidanza sarebbe potuta significare la fine del loro rapporto in quanto le cose si sarebbero sicuramente complicate. Ma se Tom veramente lo amava, avrebbe desiderato questo figlio quanto lui e avrebbe fatto di tutto pur di averli insieme. Bill adesso che sapeva che cosa aveva, stava attento a qualsiasi cosa. Camminava piano, come se avesse paura di inciampare e farsi esageratamente male. In quella foresta fredda si sentiva sempre meno protetto. Sapeva però che avrebbe presto trovato conforto tra le braccia di Tom, almeno prima di dirgli tutto. Infatti, non appena giunse al fiume, lo trovò che stava lì a sedere sulla riva ad aspettarlo. Indossava un giaccone per proteggersi dal freddo pungente.

- Ehi-

- Ehi...ciao- Bill si sedette accanto a lui e non perse tempo. Reclinò la testa sulla sua spalla sospirando felice, soprattutto quando sentì il braccio di Tom cingergli i fianchi. Adesso sì che stava davvero bene. - Sei stanco?- Bill annuì.

- Parecchio ultimamente, ma credo che sia normale-

- Normale? Che cosa vi fanno fare lì dentro, la campestre?- Bill ridacchiò.

- No...sono stanco e basta-

- Va bene...sei stanco e basta- Stettero per qualche minuto in silenzio a sentire il rumore del vento e quello dell'acqua che scorreva davanti ai loro occhi. Bill deglutì. Aveva paura. Percepiva la mano di Tom stringergli il fianco e pensava "Dio, se solo sapesse che sta tenendo tra le braccia due persone...". Non osava neanche immaginarlo ma il problema era che non doveva renderlo un'immaginazione, doveva renderlo reale.

- Io...devo dirti una cosa, Tom-

- Certo, tutto quello che vuoi-

- Pensi che...che quello che stiamo facendo sia giusto? Voglio dire...tu sei sposato con Heidi e...non possiamo continuare in questo modo per sempre- Aveva ragione e sapeva che prima o poi queste parole sarebbero arrivate. Doveva aspettarsele. Non potevano sempre incontrarsi, fare l'amore di nascosto e poi lasciarsi andare tutte le volte. Non era giusto, non era normale...non stavano combattendo abbastanza per il loro amore.

- Ehi, io ti amo e non ho nessuna intenzione di rinunciare a te-

- E allora che cosa proponi di fare?- Chiese con tranquillità, anche se ogni attesa di una risposta da parte di Tom si stava rivelando un'agonia. Lo sentì sospirare.

- Se fosse possibile me ne andrei via da questa città. Non avendo neanche più il mio lavoro non ho niente che mi trattiene qui...eccetto te-

- E se...i motivi fossero due?- Gli costò davvero tanto coraggio fare quella domanda ma decise che doveva buttarsi. Tenerlo nascosto oramai era una cosa impossibile, oltre che ingiusta.

- In che senso?-

- Io...- Si mise su per guardarlo negli occhi ma poi si sentì costretto a fissare l'erba. - ...ultimamente ho cominciato a fare delle cose sbagliate-

- Quali cose?-

- Ho rubato del cibo dalla mensa...e ho mentito alla mia migliore amica per farlo. Questo perché ho iniziato a sviluppare un maggiore...appetito. E l'ho notato anche nei...nei nostri incontri sessuali. Cioè...tutte le volte che lo facciamo ho tantissima...voglia...- Arrossì tantissimo, non era abituato a parlare di certi argomenti, ma Tom non lo giudicava, ma anzi, lo incoraggiava a proseguire con lo sguardo. - E...inoltre i miei capelli...la mia pelle...non noti niente di diverso?- Tom si mise ad osservarlo bene. Sì, la sua bellezza era sempre spettacolare ma quel giorno...lo sembrava particolarmente. O forse non proprio da quel giorno. Non si era mai preso un momento per percepire davvero tali cambiamenti.

- Sì, ma...qual è il punto?- Chiese incerto. Ovviamente Bill non stava tirando fuori tutto a caso, ma aveva un obiettivo, solo che non riusciva ad assimilare i pezzi per comprendere effettivamente quale fosse. Il moro osservò incerto i suoi occhi. Aveva timore di parlare...ma non si fermò.

- Io...credo di...anzi no...sono sicuro...del fatto che non saremo in due a scappare. Saremo in tre...- Tom assunse un'espressione ancora più stranita, fino a che non notò, osservando bene, che la mano di Bill era poggiata sulla sua pancia distrattamente. Deglutì. Aveva fatto un pensiero che tanto carino non era. Ma...come era possibile tutto ciò? Bill era un maschio! Doveva assolutamente essere una sorta di fraintendimento! O lui si era sbagliato e stava dicendo una sciocchezza o era Tom che doveva smetterla di andare a pensare cose tanto assurde.

- ...stai dicendo che...?-

- Tu che cosa hai capito?- Non riusciva ad ammetterlo così.

- Che cosa ho capito? Da tutto quello che mi hai detto...è come se tu fossi incinta!- Ridacchiò alla fine, per sdrammatizzare. Si trattava decisamente di uno scherzo, dai. Bill però non rideva per niente, si limitò ad incontrare i suoi occhi, e Tom tornò serio. - Ma...ti stai prendendo gioco di me, vero?-

- Non ho mai voluto prenderti in giro- Tom allora capì che la cosa era seria. Chinò gli occhi sul ventre piatto del moro realizzando che tutto ciò poteva essere realtà. - Lo so, ti starai chiedendo come sia possibile...perché sono un ragazzo...ma...se ci fosse stata data una possibilità? Se questo fosse come...fosse come un segno che io e te dobbiamo stare insieme? Tom, pensaci!- Si pose in ginocchio afferrandogli una mano e poggiandosela sulla pancia. - Qui dentro c'è la nostra vita insieme...c'è me e te- Tom poteva percepire chiaramente il calore della sua pelle in quel punto e non poté fare a meno di sorridere al pensare che qualcosa stava davvero crescendo dentro Bill.

- Ma lo senti? Puoi...capire che è lì in qualche modo?- Il moro annuì.

- Sì...lo capisco tutte le volte che vomito se è per questo- Sdrammatizzò. - Anche quando mi guardo allo specchio...e ti vedo vicino a me, ti sento al mio fianco...adesso ho capito perché. Tu ci sei...- Gli occhi gli divennero lucidi e Tom gli prese il viso tra le mani per asciugargli le lacrime che avevano iniziato a cadere. - Sei felice?- Lo tirò piano a sé. Annuì dondandogli un delicato bacio sulle labbra. Sarebbe stato lui a dargli un figlio, quel bambino, quel tesoro che stava al calduccio da qualche parte nel suo corpo...
Però non erano soli. Dietro un albero poco distante da solo, Heidi stava fremendo di una rabbia incontrollata. Ad aver appreso la notizia della gravidanza di Yasmin, non aveva potuto evitare di fulminarla con gli occhi e desiderare la sua morte. Quella suora era sempre in mezzo e Tom continuava ad essere innamorato di lei nonostante tutto! Nonostante il matrimonio, nonostante lei lo avesse salvato dal finire sulla strada come un dannato pezzente! Avrebbe potuto facilmente rovinare quella felicità andando al convento e rivelando ciò che sapeva così che chiunque avrebbe potuto accertarsene...ma non appena un'idea gli sovvenne alla testa, un sorriso diabolico le si formò sul volto: l'attesa sarebbe stata la sua arma.

***

Un mese dopo...

E anche ottobre volò via come niente lasciando spazio a Novembre, che invase la Germania di un freddo così gelido che tutti erano spaventati per il raccolto di quell'anno. Cosa sarebbe accaduto a Dicembre e Gennaio di questo passo? A Bill non importava. Stava vivendo divinamente quel periodo, come mai nella sua vita. Percepiva quella presenza sempre di più dentro di lui, anche se la stanchezza aumentava. Änne e Christel lo aiutavano sempre, non lo lasciavano mai da solo e cercavano in ogni modo di prendersi cura di lui. Avevano paura che qualcosa potesse andare storto prima della sua partenza. Solitamente i primi mesi erano quelli più delicati e per evitare la perdita del bambino avevano deciso di aspettare fino allo scadere del terzo. Änne aveva detto che sarebbe potuto andare quando avrebbe visto la pancia ingrandirsi. Al primo accenno era già un segno di mancato pericolo, anche se ovviamente doveva evitare gli sforzi esagerati. Quello a qualsiasi stadio della gravidanza. Anche Tom si occupava di lui meglio che poteva: gli portava del cibo in più e dava un'occhiata ai negozi dove si potevano acquistare tutine per neonati. Il venditore gli aveva persino chiesto se la signorina Heidi aspettasse un bambino ma lui aveva scosso la testa, in quanto sapeva che se avesse anche solo detto una parola, tutta Brema lo avrebbe saputo e lei sarebbe venuta a conoscenza della verità. Quando era con Bill, progettava anche la fuga con lui. Sarebbe stato a Dicembre. Lui sarebbe venuto e sarebbero scappati attraversando la foresta di Brema con delle provviste necessarie e senza affaticarsi troppo, così da uscire poi da quella città. Grazie all'addestramento che aveva avuto durante quei mesi da militare, aveva sviluppato anche delle tecniche di difesa, in caso fossero stati attaccati da gente malintenzionata. Voleva proteggere Bill e il loro bambino in ogni modo possibile. Era convinto che ci sarebbero riusciti, mancavano poche settimane e finalmente sarebbero stati liberi, liberi di vivere la loro vita insieme, anche in un altro stato, non era questo l'importante. Però accadde che una mattina la Suora Madre convocò il moro nel suo ufficio. Bill non ebbe niente da obiettare o da sospettare. Camminava per i corridoi con un leggero sorriso sereno ad increspargli le labbra. Si stava affezionando da morire a quella creatura. Era il suo piccolo tesoro. Ci parlava spesso la sera prima di dormire, e anche Christel gli diceva delle cose, come ad esempio che avrebbe dovuto lui prendersi cura dei suoi sconsiderati genitori. Ovviamente scherzando. Bill comprendeva che tutto quello che stava accadendo era una situazione creata da un'azione sconsiderata - più di una - ma era il regalo migliore che potesse ricevere dalla vita. Un piccolo Tom...o una piccola Yasmin. Bussò.

- Avanti- Fece il proprio ingresso e chiuse la porta. - Buongiorno, Bill-

- Buongiorno, Madre. Come mai mi avete fatto convocare?-

- Siediti, è una questione molto importante- Prese posto davanti alla scrivania. - Sapevi che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, vero?- Inarcò il sopracciglio non capendo.

- A che momento vi riferite?-

- Mi stupisce che tu non te lo ricordi visto che ti stai preparando da tutta la vita per questo- Il moro chinò gli occhi confuso, ma poi comprese.

- C-come...? Avete intenzione di...farmi prendere i voti?-

- No, non è una decisione mia. Hai compiuto 14 anni. Puoi definitivamente diventare una suora, oltre al fatto che è anni che fai parte del noviziato. La cerimonia è fissata a breve in questa chiesa, sarà presente gran parte del popolo di Brema, anche perché non sarai la sola a ricevere questo...onore- Scandì bene quella parola, e Bill si stava già sentendo male. - Ci saranno altre quattro ragazze insieme a te, perciò dovremmo cominciare ad organizzare i preparativi. Mi aspetto il massimo impegno da tutte voi. Ciò a cui state andando in contro è un sacro dovere morale...mi capisci, Bill?- Il respiro del moro era aumentato...stava ansimando, come se gli mancasse l'ossigeno. - Non capisco come mai questa reazione. Sapevi che prima o poi sarebbe successo-

- Sì...è solo che...voi avete sempre saputo che non era ciò che volevo...-

- E cos'è che vuoi? Scappare con un uomo via di qui? Magari...con quel Tom...- Solo a sentire pronunciare il suo nome Bill sgranò gli occhi mentre la Suora sorrise quasi beffarda. - Sì, lo so. Ti sei preso via per quell'uomo, essendo tu stesso un ragazzo per di più, ma adesso lui è sposato. La cosa migliore è che entrambi facciate il vostro dovere da buoni cristiani: lui il bravo marito e tu la brava serva di Dio-

- Anticipare tutto è una punizione, quindi?-

- Ti ho già detto che non è una mia decisione, e comunque anche se lo fosse, tu sei tenuto a seguirla, senza permetterti di obiettare!- Si alzò in piedi poggiando le mani sul tavolo risoluta. - Tu sei una suora! Una donna che come unico obiettivo deve avere quello di servire Dio e la Chiesa! E adesso vattene! Non ho voglia di vedere lacrime o di litigare! Si fa così, punto!- Anche lei ne aveva fin sopra i capelli di Bill che voleva fare per conto suo. Non aveva mai avuto problemi di questo genere con nessuna suora lì dentro. L'unico che aveva sempre avuto l'ardire di andarle contro era stato lui! Chissà se per il fatto di essere uomo...a parte che quella cosa che adesso stava uscendo sbattendo la porta non poteva essere né uomo né donna...era un non so che di indefinito che doveva rimanere nascosto agli occhi del mondo. Un regalo di Satana a quel povero convento di monache, e lei, da buona Suora Madre qual era, doveva provvedere a occultare quello scempio.

***

Presto la notizia si diffuse per tutta Brema e molta gente prese in considerazione di aderire alla cerimonia, come se fosse stata quella del matrimonio tra due reali. Il solo pensiero faceva inorridire Bill giorno dopo giorno, e si ritrovava ad osservare l'esterno da una finestra, con le lacrime agli occhi e una mano sulla pancia che stava iniziando ad indurirsi e a crescere. Era presumibilmente di tre mesi a detta di Änne. Sarebbe stato quello il mese adatto per scappare...ma come sempre c'era qualcosa che glielo impediva. Allora qual era il disegno di Dio per loro? Cosa aveva in mente? Che destino dovevano avere loro e questo bambino? E nel mentre una lacrima cadeva infrangendosi sulla fredda pelle della sua mano. Anche a Tom giunse la notizia tramite le chiacchiere del popolo e anche lui rimase alla finestra per parecchio tempo, ad ammirare la pioggia che batteva sul vetro, le gocce che viaggiavano insieme e poi si separavano...e si riunivano di nuovo. Si chiese per lungo tempo che cosa tutto ciò volesse dire e che tipo di persona voleva essere. Doveva abbandonare Bill e suo figlio lì dentro rischiando che lo facessero abortire? Oppure voleva tentare di dare a quel bambino una vita migliore, un padre...? Sospirò poggiandosi due dita sulle palpebre. Aveva già un terribile mal di testa dato dallo stress.

- Hai sentito l'ultima, Tom?- E la voce di Heidi lo raggiunse alle spalle come un Diavolo tentatore. Le sue mani le toccarono letteralmente e il suo respiro sbatté fastidiosamente sul suo collo, così come le sue labbra pochi secondi dopo. - Quella novizia sta per diventare una suora...è un passo importante, non credi?- Ma l'uomo non rispose, continuando a fissare la pioggia e pensando alle lacrime di Bill in quell'istante. Gli occhi di Heidi divennero d'un tratto crudelmente infastiditi da ciò. Sospirò. - Ovviamente non siamo obbligati a parteciparvi, ma ci sarà gran parte della città di Brema. Lo sai, sono tutti molto credenti e ci tengono particolarmente a questi eventi...- Ma ancora niente, dalle labbra di Tom neanche un filo di aria. Sembrava che fosse morto in piedi. - Quindi penso che la nostra presenza sia necessaria- Tom non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Heidi lo voleva portare ad assistere in prima persona al momento in cui Bill si sarebbe per sempre allontanato da lui...e non ne sarebbe più venuto a sapere niente. Strinse il pugno. - Vado a chiedere a mio padre- Pensò fosse meglio lasciarlo solo e infatti fece bene, poiché Tom stampò quel pugno dritto sul muro con un grido di rabbia, una rabbia accumulata e sempre repressa. Una lacrima scese dal suo occhio.

- Maledizione!- Cadde in ginocchio pensando a Bill e al loro bambino. Avrebbe voluto averlo lì, abbracciarlo stretto e dirgli "Adesso ce ne andiamo...insieme". Ma così non sarebbe stato. Doveva rassegnarsi...dovevano rassegnarsi entrambi. Quella non sarebbe stata una cerimonia di vestizione...bensì una cerimonia d'addio.

***

Christel lo aiutò a vestirsi durante quella mattina grigia. Era triste quanto lui, esattamente come Änne, che lo aveva consolato tutta la notte per aiutarlo ad addormentarsi. Erano state così gentili con lui, e invece Bill che stava facendo per loro? Le aveva solo messe nei casini. Sapeva solamente creare problemi.

- Come stai?- Gli domandò la bionda posandogli una mano sulla pancia.

- Male, Christel...sono stanco, voglio solo dormire- Infatti i suoi occhi erano marcati dalle borse. Christel aveva dovuto insistere con la cipria perché non si vedessero e risultasse presentabile.

- Il bambino?-

- Il bambino...sento che ha paura-

- Ha paura?- Bill annuì, Christel sospirò. - Mi dispiace di non aver fatto di più per entrambi. Ho lasciato in silenzio che veniste condannati, che il tuo amore con Tom finisse in maniera così misera. Non ti ho aiutato a raggiungere il tuo obiettivo...e tutte le volte mi chiedo chi razza di amica sono stata per te- Il moro sorrise, di quel sorriso finto e stanco, di quel sorriso distrutto e morto.

- Sei stata la mia migliore amica...e lo sei ancora. Dobbiamo affrontare ancora molto insieme, perché questo bambino è dentro di me e non ho alcuna intenzione di rinunciarvi, anche se io e Tom dovremo dirci addio- Bill non aveva ancora finito di combattere per il suo amore, non si stava arrendendo. Ciò che portava dentro era il tesoro che lo rappresentava e ciò di cui doveva prendersi cura. Chinò lo sguardo accarezzandosi il ventre gonfio. - Questo è il dono di Tom per me...e non sarà mai una condanna nel mio cuore, ma solo motivo di immensa gioia- L'ingenuità della sua voce fece intenerire Christel a tal punto da tirarlo in un abbraccio.

- Sarò la zia migliore del mondo, te lo prometto- E quelle furono le parole che gli dettero la forza di presentarsi in Chiesa, di attraversare quella miriade di occhi puntati su di lui. Fortunatamente la tonaca era abbastanza larga e non era possibile vedere le sue nuove forme, ma il momento che più lo spaventò fu quando si pose in ginocchio e tra la folla...vide Tom. Le sue compagne si stavano già sdraiando a terra, con la fronte poggiata al pavimento, le braccia larghe e le gambe unite in modo che il loro corpo formasse una croce. Bill invece rimase lì, con gli occhi puntati su Tom, che lo osservava cercando di trasmettergli quel "mi dispiace" che fece male ad entrambi. Tuttavia, lo sguardo truce della Suora Madre lo riportò presto all'ordine e dovette eseguire. In quel momento però ebbe paura di quel pavimento. Doveva sdraiarsi sulla pancia. Avrebbe fatto male al bambino? Oppure non avrebbe sentito niente? Iniziò a piangere.

- Non posso farlo...- Sussurrò. La cerimonia nel frattempo si era fermata, tutti avevano iniziato a mormorare irrequieti. La Suora Madre gli si pose davanti con occhi infuocati.

- Abbassati, Yasmin- Minacciò con un sussurro tagliente. Quella posizione di potere finalmente poteva esercitarla senza che qualcuno gli tenesse testa. Adesso era lei ad avere la ragione. Bill pose le mani tremanti sul pavimento e si mise giù scoppiando in un pianto disperato non appena la sua fronte venne a contatto con il freddo pavimento della Chiesa. Percepì i passi della Suora Madre che si allontanava da lui e quelli invece del parroco, il quale si avvicinava per benedire i loro corpi. Se solo avessero saputo tutti che tra quelle donne, una di loro non era pura, non era vergine...ma era incinta di un feto di 12 settimane! Respirò piano e pensò che fosse meglio distrarsi.

- Non avere paura, amore mio...- Sussurrò impercettibilmente. Non poteva rischiare di essere sentito. - Tra poco...tra poco sarà tutto finito...resisti...rimani con me...- E quelle parole erano riferite anche all'altro suo amore, a Tom, il quale fissava impotente la scena, essendo costretto a tenere la mano di Heidi per dipingere un quadro falso davanti agli occhi delle persone. Durò il tutto un'ora...l'ora più lunga che Tom avesse mai vissuto. Neanche il matrimonio con Heidi era durato così tanto. Vide Bill alzarsi da terra, ricevere la benedizione, la comunione...e poi finalmente tutto finì. Le nuove suore si misero a parlare con i loro familiari. L'unico che rimase solo fu proprio Bill, il quale non aspettò per niente che qualcuno gli si avvicinasse, ma scappò via.

- Bill!- Tom si fece spazio tra la folla mollando immediatamente la mano di Heidi, la quale se ne accorse, ma decise di lasciar perdere in un primo momento. Come aveva detto, sarebbe stato il tempo a premiarla. Bill riuscì a trovare l'ufficio del prete, nel quale vi si chiuse. Iniziò a piangere e a gridare. Voleva strapparsi quei vestiti di dosso, ma erano ciò che proteggeva il suo segreto, il suo amore. Aveva il cuore incatenato da del filo spinato e un coltello alla gola. - Bill...- Ma una voce indistinta che chiamava il suo nome lo scosse. Tom.

- Vattene!- Rispose subito. Non poteva sopportare la sua visione, il suono della sua stupenda voce...persino il suo bambino reagiva con delle leggere vibrazioni, oppure erano solo delle sue percezioni. Non aveva importanza.

- Ti prego...fammi entrare. Potremmo non rivederci mai più- Sperava che quella verità facesse sì che aprisse la porta e non che fosse un motivo per blindarla. Fortunatamente, dopo qualche secondo, le sue parole ebbero l'effetto sperato. Bill girò la chiave e il legno si scostò. - Tranquillo, sono solo- Fece il proprio ingresso chiudendo semplicemente alle sue spalle. Il viso di Bill era distrutto dalle lacrime, ancora singhiozzava...ma era bellissimo, così bello che Tom ebbe la tentazione di baciare delicatamente quelle labbra che aveva sempre amato. Inclinarono leggermente i volti, così che potessero incastrarsi più facilmente. Quel bacio fece bene a Bill. Ebbe un effetto così benefico, che tra tutto il male, riuscì a fargli spuntare un piccolo sorriso, il quale divenne ancora più grande quando sentì la mano calda di Tom scendere sulla sua pancia accarezzandola. Si separarono piano.

- Lui cresce...e tu te ne vai- Ma con quelle parole, la pugnalata della realtà aveva spezzato totalmente la magia. Non restò altro che abbracciarsi stretti, godersi quei tocchi ancora per un po'. Bill sentiva le dita di Tom tra i suoi capelli e percepiva il battito del suo cuore. Andava lento...era triste. Tuttavia si fermò di colpo quando la porta di aprì. Bill indietreggiò ma Tom non gli permise di lasciare la sua mano. Qualsiasi persona fosse, loro sarebbero rimasti uniti in quel momento. Erano le persone peggiori che potessero sperare: la Suora Madre, il prete...e Heidi.

- Ve l'avevo detto io- Iniziò lei con occhi furiosi.

- Sei proprio una svergognata, Yasmin- Continuò ad infierire la Madre.

- E oltre che svergognata pure sgualdrina!- Heidi si avvicinò minacciosamente a Bill, ma Tom si mise davanti. Voleva proteggerlo. - Tom, spostati immediatamente- Entrarono due uomini, i quali erano pronti ad intervenire se Tom non avesse obbedito. Erano entrambi molto muscolosi, persone che sicuramente avrebbero potuto spezzargli il braccio tentando di separarli. Ma no, Tom non aveva paura.

- No-

- Questo conferma la vostra ipotesi, signora Kaulitz- Intervenne per la prima volta il parroco. - Vedete, signor Kaulitz, io posso comprendere che vogliate proteggere questa giovane, siamo entrati forse in maniera esageratamente minacciosa, ma deve sapere che non è nostro interesse farle del male. Chiediamo solo che ci lasciate fare un'ispezione in quanto ci è giunta voce che Yasmin...sia incinta- Il moro sussultò e deglutì.

- Yasmin, seguici! Immediatamente!- Volevano abbassargli le mutande! Sapeva già come funzionavano queste cose. Lo avrebbero rinchiuso in una stanza per controllare la sua verginità, ma visto che era uomo, avrebbero trovato un altro sistema forse ancora più invasivo! Aveva terribilmente paura! Strinse la mano di Tom. Tuttavia, visto che nessuno dei due voleva collaborare, Heidi fece cenno a quei due uomini di intervenire. Quelli si avvicinarono tentando di prendere Tom per le braccia, ma questo assestò ad uno di loro un potente destro sul naso. Il colpo gli venne reso in fretta e ciò lo stordì.

- Tom!- Bill si portò le mani alla bocca non appena vide il sangue uscire dal suo naso. Glielo avevano rotto. Lo afferrarono per le braccia e lo tirarono via.

- No!- Gridò, ma le sue parole valsero a poco. Ormai Bill era completamente senza protezione. Heidi gli afferrò il lembo del vestito.

- Forza, fai vedere a tutti che sei una sgualdrina! Fai vedere quanto ti piace sedurre i mariti delle altre!- Iniziò a tirare con l'intenzione di strappare via tutto. Era completamente fuori di sé. Bill cercava di allontanarle le mani, ma lei lo graffiava facendogli sanguinare i polsi.

- No...basta! Basta, ti prego...- Gemeva spaventato, ormai a pezzi per tutte le lacrime versate. Non aveva neanche più la forza di opporsi. I vestiti presto iniziarono a sfaldarsi e il suo addome rimase allo scoperto. Tentò di coprirsi con le braccia ma ormai era tutto evidente: la sua pancia era perfettamente liscia e stava iniziando a diventare sempre più rotonda. Si tappò gli occhi morto di vergogna. Era mezzo nudo davanti agli sguardi di tutte quelle persone. Nessuno poteva capire che era un uomo, ma solo un cieco non avrebbe realizzato che era incinta. Heidi non tardò ad afferrarlo per i capelli con una zampata decisa.

- Mi fai schifo- Soffiò velenosa prima di spingerlo a terra. Si scoprì presto che quegli uomini che stavano tenendo Tom facevano parte delle forze dell'ordine. Heidi disse solo che per lei potevano portarlo via. La Suora Madre e il prete invece si occuparono di Bill. Vennero entrambi trascinati via: Bill con i polsi feriti, e Tom con il viso sanguinante. Ormai era impossibile poter concepire un futuro per loro. Quel bambino adesso rappresentava un amore che stava esalando il suo ultimo respiro.

***

- AH!- Un colpo. - AAAAHH!!- Un bruciore indicibile. - VI PREGO...- E una striscia rossa in più che marchiava la pelle bianca e insanguinata della sua schiena. Cercava di respirare e di tenere duro, ma ad ogni frustata il dolore era sempre più insopportabile. La Suora Madre era stanca di lui, delle figure che gli faceva fare e di ciò che aveva portato in quel posto. Aver scoperto che aspettava pure un bambino era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

- Bestia di Satana!- E un altro colpo. - Rifiuto di Dio! Abominio!-

- AH!...AH!- Non ce la faceva più. Sentiva che la Suora Madre aveva l'intenzione di ucciderlo o perlomeno di provare ad ammazzare ciò che portava dentro, come una sorta di espiazione dai propri peccati, come se suo figlio fosse un maledetto demone e lei l'esorcista. Ma proprio quando stava per soccombere, la Suora Madre infierì ancora di più. Impazzì totalmente. Iniziò a frustarlo con una rabbia inaudita, senza pause, con la frustrazione nelle grida. Bill non ebbe neanche più la forza di gridare. Semplicemente cadde a terra in un lago di sangue perdendo i sensi.

***

Non si risvegliò nel suo letto ed una sensazione di bruciore lo invase quando percepì una spugna bagnata di acqua calda passargli delicatamente sulle ferite. Sussultò gemendo di dolore.

- Stai fermo, Bill- Era la voce di Christel, seria quanto incrinata dal pianto. Doveva essersi disperata per ore alla notizia che avevano scoperto tutto e che lei non era lì presente per proteggerlo, così come aveva promesso. Però, quando era entrato in quella sala di torture e lo aveva visto stramazzato a terra, era inveita sulla Suora Madre come mai aveva osato in vita sua, e sul suo viso ne portava un ricordo. Una frustata sulla guancia gliela spaccava brutalmente in due rovinando la sua bellezza glaciale. Ma lo aveva fatto per Bill, perlomeno era riuscita a menare per bene quella bastarda.

- Christel...dove sono?- Non fu necessario che la ragazza rispondesse non appena i lamenti di quelle donne gli giunsero alle orecchie. Scattò subito a sedere fregandosene del dolore delle ferite. - Oddio...-

- Bill, ti ho detto di non muoverti-

- Dove...dove mi trovo? Sono all'Inferno, vero? Sono morto? Sono...-

- Bill, calmati!- Gli prese il viso tra le mani con decisione. - Il bambino ha già subito abbastanza scossoni con la tortura! Non ti agitare!- Voleva riportarlo all'ordine perché se la creatura che portava dentro era ancora lì era stato solo un miracolo.

- Christel...lui sta bene?-

- Non lo so...io...sono arrivata troppo tardi, eri già svenuto a terra- Non aveva il cuore di dirgli che il suo bambino poteva aver subito qualche trauma o danno, sia che fosse fisico o psicologico. Il suo sviluppo poteva non andare esattamente come previsto...

- Dov'è Tom?-

- E' stato portato in prigione per ciò che ha fatto...e anche tu sei stato messo in questi sotterranei, nelle celle di clausura. Sono scesa per pulirti le ferite, così che non ti si infettassero. Dovrò tornare su a breve-

- Änne? Non è venuta con te?- Christel scosse la testa.

- E' già tanto se sono potuta scendere io. Questo posto è inquietante, le suore sono come impazzite...Però tu qui dentro sei al sicuro, devi solo subirti le loro urla e i loro lamenti- Se qualcuno gli avesse detto che non era l'Inferno non ci avrebbe creduto per niente. Quello era il posto dove avrebbe passato i suoi ultimi giorni! Avrebbe partorito lì il suo bambino e sarebbe morto di fame! Questo pensiero lo fece uscire di testa.

- NO! VI PREGO! FATEMI USCIRE!- Si alzò andando alle sbarre di ferro iniziando a scuoterle con tutta la forza che gli rimaneva. - VI PREGO! NON POSSO RESTARE QUI!- Christel si materializzò alle sue spalle, poggiandovi delle mani sopra. Bill scoppiò in lacrime posando la fronte sul freddo metallo. Con gli occhi appannati riusciva a distinguere la sua pancia nuda. - Mi dispiace, amore mio...mi dispiace...mi dispiace così tanto...- Christel quasi rabbrividì a toccare quelle spalle ossute. Bill non mangiava da giorni e ciò si stava facendo sentire.

- Bill, adesso devi riposare. Vieni- Riuscì a staccarlo da lì e lo condusse ad un misero letto, sul quale lo fece stendere, logicamente su di un fianco perché la schiena gli bruciava troppo. - Adesso devo andare...ma cercherò di tornare presto-

- No...ti prego...non andare via...- Le afferrò la mano e per Christel fu difficile guardare quegli occhi annacquati e sofferenti e cercare di fare finta di niente, ma trovò il modo di sfilargli la mano e di andarsene senza voltarsi più indietro. E, mentre saliva quelle scale, poté percepire chiaramente i lamenti di Bill unirsi a quelli delle altre anime dannate.

***

- Esci di qui!- Un secondino aprì la sua prigione e Tom poté staccare la fronte dal muro. Aveva i capelli trasandati, la solita camicia da ormai due mesi. Non si era cambiato da quando era entrato lì dentro e immaginava che ci sarebbe morto con quei vestiti, ma inaspettatamente qualcuno era venuto a pagare la cauzione per liberarlo. In quel tempo aveva parlato con Georg, il quale era venuto a trovarlo. Gli aveva confessato tutto, qualsiasi dettaglio della storia avuta con Bill, perfino il suo vero sesso. Ormai non c'era più niente da perdere. Forse si trattava di lui, ma si sgonfiò tutto insieme non appena vide Heidi che lo attendeva all'ingresso. Era stata lei ad aver pagato la cauzione, sperando forse di farsi perdonare in qualche maniera. Oppure di concedergli il suo di perdono, come se Tom lo stesse anelando disperatamente. Tom era furioso con lei. Infatti non le rivolse minimamente la parola. Tornarono a casa con Tom che avrebbe preferito mille volte starsene in prigione. Si cambiò, si mise vestiti puliti, ma poi si chiuse nella sua stanza per ore. Non voleva vederla a quella donna, sempre se donna si poteva definire. Era un essere immondo. Tom non riusciva a darle un briciolo di ragione, per quanto un po' ne avesse: l'aveva tradita. Ma lui era convinto che Heidi avrebbe agito nello stesso modo pur non avendo nessun diritto sulla sua persona. Chissà che cosa era successo a Bill...

- Stai pensando ancora a lei, vero?- Ma come sempre, lei doveva interrompere la sua immagine, l'odore dei suoi capelli, la morbidezza della sua pelle. Ogni ricordo era vivido fino a che non svaniva per colpa sua. Bill era svanito per colpa di Heidi.

- Vattene- Ringhiò. Non era disposto a controllare i propri impulsi. L'avrebbe attaccata al muro a costo di tornare immediatamente in cella.

- Io penso che dobbiamo parlare, Tom-

- Hai pagato solo per parlare con me?-

- E perché sei mio marito- No, non poteva dire quelle parole, non più. - Tu mi hai tradita con quella suorina. E poi, per quanto la odi, una lancia a suo favore la voglio spezzare. Ci ho riflettuto molto e sono arrivata alla conclusione che la sua ingenuità e la sua curiosità di andare con un uomo più grande l'hanno portata a sedurti...e tu ci sei cascato, come l'uomo che sei. Sì, perché voi uomini avete solamente voglia di avere della carne nuova tra le mani...siete degli animali, è questa la verità. Però posso anche capirlo e perdonarti, posso perdonare entrambi e fare finta che niente sia accaduto. Questo però se anche tu sei disposto a fare altrettanto. Devi dimenticarti di lei, Tom. Per sempre-

- Io non potrò mai perdonarti. Posso cancellare Yasmin dalla mia mente...dimenticare il suo viso, anche se dovranno passare anni...ma sarà il tuo volto ciò che ricorderà il mio odio...perciò se ora mi vuoi riportare in cella, sentiti libera. Se mi vuoi lasciare qui, sappi che sarà così- Heidi capì dal tono della sua voce, così grave e risoluto, che Tom stava dicendo la verità: non avrebbe mai dimenticato davvero Bill, ma avrebbe continuato a viverlo attraverso l'odio nei suoi confronti. Strinse i pugni quasi a conficcarsi le unghie nelle mani. Va bene, se era questo che voleva, lo avrebbe ottenuto! Se ne andò semplicemente sbattendo la porta, prese la carrozza e si diresse a tutta velocità al convento. Chiese udienza urgente alla Suora Madre, la quale la ricevette tranquillamente senza battere ciglio. In fondo immaginava che la questione non fosse ancora del tutto dimenticata, anche se risolta.

- E' un piacere vedervi, signora Klum-

- Lo stesso per me, Madre- Si inchinò cordialmente e la donna pensò che Heidi era una ragazza ben educata a differenza di Bill, che per lui ogni occasione era buona per infrangere qualsiasi regola. Non portava rispetto per nessuno, invece Heidi era veramente il modello di donna giusta, che chiunque avrebbe dovuto seguire a parer suo.

- Che cosa vi porta qui?-

- Voglio sapere che cosa ne avete fatto di Yasmin, se ha ricevuto una punizione esemplare. Non sono stata informata al riguardo, il che l'ho trovato per certi versi irrispettoso, visto che ho subito in prima persona un adulterio e voi siete la donna incaricata ad educare queste suore a stare al proprio posto- La Suora Madre abbassò lo sguardo realmente dispiaciuta.

- Credetemi, ho fatto il possibile per educare Yasmin nel migliore dei modi...ma lei è sempre stata ribelle. Non immaginavo che potesse fare addirittura una cosa del genere-

- Ha abortito?-

- Come dite?-

- Avete-tolto-quello schifo-dal suo corpo?- Ripeté con occhi taglienti. La Suora Madre non sapeva come dirle che non era stato possibile visto che non sapevano come far abortire un corpo maschile. Deglutì. - NO! MI VOLETE DIRE CHE IL FRUTTO DEL TRADIMENTO STA ANCORA CRESCENDO!? VOLETE CHE VENGA ALLA LUCE E CHE TUTTI LO SAPPIANO!? MI VOLETE ROVINARE, ECCO PERCHÉ NON MI AVETE DETTO NIENTE!-

- No, questo non è assolutamente vero, signora Kaulitz-

Klum, quel cognome non mi appartiene più-

- Come volete. Comunque non è vero, io non vi ho avvertita perché pensavo che fosse sufficiente per voi sapere che il pericolo è scampato-

- E in che modo? Che le avete fatto? Questo voglio sapere!-

- L'abbiamo rinchiusa nelle celle di clausura. Lì resterà. Non appena il bambino nascerà, se non morirà, lo prenderemo e lo affideremo ad un'altra famiglia. Questo è il mio piano. Però continuiamo a nutrirla poco, così che il bambino possa nascere rachitico e perire da solo, di stenti- Ad ogni parola un sorriso si stava formando sul volto di Heidi, un sorriso inquietante.

- Posso vederla?-

- Ehm...vi avverto, quel posto è veramente una dura esperienza, anche solo per una visita. Ci sono altre donne uscite di testa, che hanno commesso grossi peccati come quello di Yasmin...-

- Penso di essere abbastanza forte da sopportarlo- Si alzò dalla sedia. - Ditemi dove sta- La Suora Madre la condusse personalmente alla porta che si affacciava sulle scale. Gli diede una lampada ad olio.

- Tenete. E' molto buio là sotto. Io vi aspetterò qui- Heidi annuì ed iniziò a scendere le scale. Le urla e i lamenti presero immediatamente forma ma questo non la spaventò. Continuò per i suoi passi, sempre più giù. Giunse ad un corridoio dove alle pareti stavano le celle. Avanzò guardando in ognuna senza paura: vide donne accovacciate sui letti, donne con i capelli strappati e le braccia lesionate, donne che piangevano, si pisciavano addosso o vomitavano. Era orribile tutto ciò, ma a lei questo non la toccava per niente.

- Heidi- Fu proprio la sottile voce di Bill a chiamarla e lei si fermò, voltandosi nella sua direzione con un sorrisino. Bill aveva i capelli scompigliati, le borse sotto gli occhi, il viso smunto e camminava piano. La sua pancia era cresciuta dell'altro. Era di cinque mesi adesso.

- Come ci si sente, Yasmin?- Il moro non aveva voglia di discutere, spostò gli occhi stanchi altrove. - Sono venuta a farti gentilmente visita, dovresti essere contenta-

- La vostra visita è tutt'altro che magnanima. Voi...- Scosse la testa lentamente. - Voi siete qui solo per umiliarmi, umiliare me e il figlio che porto- Lei sbuffò beffarda.

- Figlio...e di chi è figlio?-

- Di Tom! E' mio e di Tom!-

- Tuo senz'altro, quella roba sta crescendo dentro il tuo putrido corpo, ma non mi venire a dire che appartiene anche a mio marito. L'ho fatto uscire di prigione dopo questi due terribili mesi e sai che cosa mi ha detto? E' stato contento di tornare a casa e mi ha chiesto scusa! Mi ha chiesto scusa in ginocchio! Ha compreso che non sa vivere senza soldi ed io gli servo! Io gli necessito!-

- E anche se fosse?- Heidi sgranò gli occhi, sorpresa da questa reazione del moro, che non si stava disperando, ma la osservava come se fosse solo una stupida. - Io necessito al suo cuore...è diverso, Heidi- La donna andò presto su tutte le furie, tanto che si sentiva grugnire di rabbia. Strinse nella mano quella lampada ad olio. - Lui ama me e questo tu non potrai mai cambiarlo. Se anche ti avesse chiesto scusa, ciò non mi tange minimamente...se invece mi stai raccontando una bugia, spero che in qualche modo ti possa far sentire meglio-

- Ti prendi solo gioco di me, maledetto demonio!- Bill non rispose. Semplicemente sospirò e, stancamente, se ne tornò nel letto. Non aveva voglia di vedere nessuno, né di stare ancora ad ascoltarla. Heidi non era mai stata ignorata e sbeffeggiata in quel modo, soprattutto da una popolana come Yasmin. Ma non era solo lei. Tutte quelle donne erano una vergogna per il genere femminile! Meritavano solamente di essere eliminate! Questo pensiero la attraversò mentre stava tornando su per le scale. Sorrise. Aveva capito quale era la cosa giusta da fare. Si voltò e lanciò la lampada ad olio, la quale si infranse e appiccò una piccola fiamma. Presto sarebbe successa una terribile catastrofe, ma ciò la faceva gioire come mai nell'anima.

***

Georg aveva saputo che Tom era uscito di prigione ma non si era azzardato ad andare ad incontrarlo. Anche se forse sarebbe stata una presenza gradita, adesso aveva solo bisogno di stare in pace. Ne aveva approfittato lo stesso per fare una girata con il cavallo. Anche se era quasi notte, gli piaceva portare il proprio destriero a giro. Si addentrò nella foresta senza pensarci più di tanto. Si stava rilassando immerso nei propri pensieri. Pensava a Bill e Tom, ai suoi amici. Certo, Bill non lo conosceva, non ci aveva mai parlato una volta, lo aveva solo visto durante le confessioni con il parroco. Gli era sembrato una persona timida, ma solo perché si costringeva al silenzio e al dolore taciturno. Sospirò...e in quell'istante avvertì un brutto odore di fumo. Alzò lo sguardo e vide che una scia grigia si stava pian piano propagando tra gli alberi.

- Ma che diamine...?- Quando realizzò da che punto esso proveniva, sgranò gli occhi. - Oddio...- Batté subito le redini facendo partire il suo destriero al galoppo. Presto si dovette fermare quando vide due ragazze correre da lui con le braccia alzate.

- FERMATEVI!-

- FERMATEVI VI PREGO!- Una aveva i capelli biondi, l'altra invece mori, con la pelle scura. Georg scese dal cavallo.

- Che cosa sta succedendo!?- Guardò in direzione del convento e quel fumo si stava propagando da ogni finestra della struttura. Le persone stavano ancora scappando fuori.

- Yasmin!! YASMIN E' RIMASTA DENTRO!-

- STAVO SCENDENDO MA SONO STATA SOLO CAPACE DI LANCIARLE LA CHIAVE DELLA CELLA IN MEZZO ALLE FIAMME E AL FUMO! NON SO SE E' RIUSCITA A PRENDERLE!- Christel gridava disperata e con le mani nei capelli. Georg non sapeva che diamine fare. Gettarsi tra le fiamme era un suicidio e lui era l'unico che aveva delle conoscenze mediche in quel posto, molte persone erano ferite, anche gravemente. Se rischiava la vita per una sola persona, ne sarebbero morte altre venti come minimo. L'unica era andare a chiamare la sola persona che avrebbe rischiato davvero tutto per Bill.

- Devo chiamare Tom...- Senza dire niente, tornò immediatamente indietro, alla velocità della luce. Non aveva mai chiesto uno sforzo come quello al suo cavallo, ma se Tom fosse riuscito a salvare la vita di Bill e lui quella delle altre persone, sarebbe stata un'enorme vittoria.

***

- Cough...COUGH COUGH!!- Ci provò ancora una volta. Fece uscire la mano dalle sbarre e si allungò. Sfiorò il ferro scottante della chiave e con un ultimo grido di disperazione, riuscì ad avvicinarle e ad afferrarle. Con la gioia nel cuore, aprì immediatamente la cella e uscì. Le fiamme lo stavano circondando ormai, non poteva andare da nessuna parte! Si coprì il viso con un lembo del vestito e pensò che l'unica via d'uscita fosse iniziare a camminare laddove era ancora possibile. Tremava tutto e aveva paura che sarebbe morto. Sulle scale vi erano dei piccoli fuochi sui gradini ma c'erano alcune parti percorribili. Doveva solo essere in grado di raggiungerle. Iniziò a correre senza curarsi di dove metteva i piedi. Il suo vestito incominciò a prendere fuoco. Urlò e prese a batterlo con le mani per far sì che si spegnesse. Fortunatamente gli dette retta. Piano piano arrivò in cima alle scale con il dolore nel cuore di aver abbandonato quelle povere suore pazze là sotto. Forse erano già morte. Si fece un segno della croce pregando per la loro povera anima. Se fosse morto, forse era ciò che si meritava per essere stato così egoista. Quando riuscì a scostare la porta, vide che la lingua di fuoco aveva raggiunto tutta la biblioteca bruciando i numerosi libri che aveva letto. - Oh mio Dio...C'E' QUALCUNO!?- Ma gli rispose solamente il silenzio. Lo avevano abbandonato tutti. Rabbrividì non appena sentì il rumore di qualcosa che si staccava. Guardò su e notò le instabili travi sul soffitto. Se fossero cadute, gli avrebbero sbarrato totalmente l'uscita. Doveva fare in fretta! Iniziò a correre più veloce che poteva, ma si sentì immediatamente un peso addosso che lo schiacciò al suolo. Quella trave gli era caduta precisamente sul bacino, spezzandoglielo in un colpo solo. Gridò di un dolore indicibile. Non riusciva più a muoversi! - AIUTOOOOO!!! AIUTOOOO!!!- Ma solo il fuoco che bruciava intorno a lui riproduceva un rumore scoppiettante e minaccioso. - Cough cough...COUGH COUGH!!!- Non riusciva più a respirare. Sgranò gli occhi non appena riuscì a portarsi una mano sul punto delle parti intime. La ritirò su e sgranò gli occhi al notarla sporca di sangue. Il suo vestito si stava cominciando a imbrattare di sangue! - No...no...ti prego...- Ma l'ossigeno gli stava mancando sempre di più...tanto che alla fine perse i sensi.

- BILL!!- Tom riuscì a farsi strada e a trovarlo grazie alle indicazioni che gli aveva dato Christel quando era giunto. - Dio, Bill...- Era completamente schiacciato dalla trave! Sicuramente aveva qualcosa di rotto, ma non poteva lasciarlo morire! Lo afferrò per le braccia e strattonò fino a che non riuscì a tirarlo completamente fuori. Bill non stava reagendo, come se non provasse dolore. Aveva le gambe sanguinanti e anche il bacino era un lago rosso. - Ti salverò, amore mio- Riuscì a prenderlo in braccio, ma un altro legno precipitò rovinosamente bloccando il passaggio dal quale era passato. Vide una finestra e pensò bene di spaccare il vetro con una sedia. Riuscì a buttarlo giù e riprese Bill. Si lanciò di sotto e atterrò sull'erba in piedi, anche se un po' traballante. Aveva delle ustioni sulle braccia ma Bill era salvo. Adesso era con lui.

- BILL!- Christel corse subito da lui piangendo come una dannata a vederlo in quello stato. Änne e Georg erano subito dietro di lei.

- Vieni, dobbiamo portarlo in un posto al sicuro. Ho lasciato le altre suore con un dottore e ci sono anche altre persone del villaggio. Vi guiderò a casa mia, non dista molto, svelti!- Furono giusto cinque minuti di corsa disperata. Georg aprì subito la porta e disse a Tom di adagiare Bill sul letto. Tom eseguì immediatamente e rimase a tenergli la mano senza smettere di accarezzargli il viso. Le sue dita apparivano fredde e ossute.

- Amore, amore mi senti? Amore mio...- Lo chiamava ma Bill non rispondeva. Änne e Christel stavano un po' in disparte, in un angolo della stanza, sentendosi completamente inutili.

- Tom devo controllare il suo stato- L'uomo capì, e si allontanò un poco senza però lasciargli la mano. Georg gli aprì gli occhi e vide che le pupille reagivano alla luce. Era un buon segno. Gli sentì il polso. Bill respirava ancora, ma il suo cuore risultava essere molto debole. Ad un certo punto arrivò un lamento dal letto.

- Bill!- Tom scattò subito sull'attenti. - Amore...sono qui, sono Tom- Desiderava che lo sentisse, che si accorgesse di non essere più solo. Bill però non aprì gli occhi. Iniziò invece a sospirare, come se si stesse sforzando di fare qualcosa. Era come se...se stesse cercando di spingere qualcosa fuori da sé. - Il bambino...- Realizzò.

- Oddio...- Il moro continuava a sentire il bisogno di spingere e lo esaudiva inconsciamente, senza pensare che per lui quella non era la via adatta. - Ma di quanti mesi è?- Guardò le due ragazze.

- Cinque...- Sussurrò Christel in un angolo. - E' così piccolo ancora...- Era visibilmente spaventata da tutto quel sangue che vedeva fuoriuscire da Bill. Andando avanti di quel passo sarebbe morto dissanguato.

- Devo eseguire un cesareo, ormai il bambino non ha più sacco amniotico e potrebbero morire entrambi se non lo tiro fuori!-

- Allora fallo subito!- Gridò Tom. Georg si sbrigò a cercare un coltello che gli potesse permettere di fare l'incisione.

- Usa questo!- Änne gli passò il tagliacarte che aveva in tasca. Sarebbe dovuto stare più attento visto che non tagliava tantissimo come un bisturi e perciò ci avrebbe dovuto mettere più forza, ma non avevano alternative rapide al momento. Georg gli strappò una parte del vestito per far sì che il ventre rimanesse scoperto. Poi iniziò ad incidere, tutto senza alcun tipo di anestesia. Avevano i secondi contati, diamine! Bill però percepì tutto il dolore e si risvegliò di colpo urlando. Tom lo avvolse tra le proprie braccia, era in lacrime. Sopportava anche lui il dolore.

- Amore, ci sono io, sono qui...-

- AAAAHHH!!- Sentire quelle grida strazianti e non poter fare niente era una tortura indicibile per Tom, ma poco dopo...la sofferenza parve cessare tutta insieme. Georg tirò fuori da Bill qualcosa di così piccolo che gli stava in una mano. Era pieno di sangue e si muoveva piano, non emettendo alcun verso. Tom non sapeva che cosa dire. Sorrise e basta, di un'insana felicità.

- Amore mio...- Bill lo fissava con occhi stanchi e provati. La sua pelle era lucida di sudore e sembrava che anche respirare fosse una sfida per lui. Tremava visibilmente. - Bill...- E un sorriso insano apparve anche sulle sue labbra.

- Lo senti...?- Sussurrò debolmente. - Sta piangendo...piange...- Tom rimase sconvolto da quelle parole. Si guardò indietro. Änne e Christel erano con le lacrime agli occhi, si abbracciavano e lo guardavano avendo realizzato ciò che Tom aveva ancora paura di vedere. Il neonato non stava piangendo, Bill lo stava sentendo nella sua testa, in un delirio pre-mortem. Appena Tom voltò nuovamente lo sguardo e lo chinò su Bill, il moro aveva già reclinato la testa da un lato e non respirava più tra le sue braccia. Aveva dato il suo ultimo alito di vita a loro figlio. Le mani di Tom presero a tremare e gli occhi a sgorgare lacrime senza che lui potesse fermarli. Era accaduto tutto così in fretta, come una pugnalata al cuore. Si portò la testa di Bill al petto. Il dolore fu così forte che all'inizio non aveva neanche la forza di gridare. Semplicemente baciava quei capelli mori, quelle labbra fredde e quelle guance ancora bagnate di lacrime. Voleva farlo sentire al sicuro e al caldo anche se adesso non poteva più sentirlo. Inspirò forte l'odore dei suoi capelli, che sapevano solamente di fumo, ma lui ricordava quella fragranza dolce e quella morbidezza che adesso era sostituita dal seccume. Il suo Bill adesso era l'immagine della morte che lo aveva colto. Affondò il viso nel suo petto stringendolo a sé...e gridò. A quel punto si lasciò andare totalmente. Quelle grida forti e disperate fecero calare il silenzio in quella stanza. Neppure Christel era in grado di produrre un solo suono. Piangeva silenziosamente, in ginocchio, tra le braccia di Änne. Aveva perso il suo migliore amico e si sentiva terribilmente in colpa.

- Ti amo...perché mi hai lasciato solo? Io ti amo...ti amo!- E per quanto glielo ripetesse, lui non era più in grado di sentirlo. I suoi occhi rimanevano chiusi, il suo petto immobile. Tom avrebbe voluto non lasciare mai il suo corpo, ma...

- Tom- Georg lo chiamò piano. Si voltò e lo vide che stava lì, con il neonato avvolto in un panno. - Vieni qui...- Cercava di essere forte per entrambi e Tom non sapeva come ringraziarlo per questo. Anche se Bill era morto dissanguato anche a causa del parto cesareo, sicuramente Georg aveva fatto tutto il possibile per far sì che ciò non avvenisse. Purtroppo era destino, Bill se ne sarebbe andato in qualsiasi caso. Quell'incendio gli aveva bruciato la vita. Tom gli lasciò un ultimo dolce bacio sulla fronte prima di allontanarsi, lasciando che fossero Christel ed Änne a dargli l'ultimo saluto. - Guarda- Gli mostrò il piccolo. - E' una femmina- Tom deglutì. Aveva dei capelli castano scuro, tendenti al nero. Il suo viso era tutto molto simile a lui, anche se si stava ancora sviluppando poteva vederlo. La bambina teneva i suoi occhioni scuri chiusi, ma ogni tanto cercava di aprirli. Pareva così fragile che al solo toccarla si sarebbe spezzata. - E' davvero bellissima, però...è troppo piccola, Tom- Non voleva distruggere quella felicità, ma non desiderava neanche illuderlo. Tom aveva già capito da solo, non c'era bisogno che andasse avanti. - Tieni, prendila- Se la mise tra le braccia, anche se era più il panno ad occupare lo spazio che lei. Scostò un lembo e gli afferrò la piccola manina, delicata. Poté vedere anche le gambe, tremendamente secche. Quella era la sua bambina, il suo tesoro...il loro amore.

- Stai tranquilla...c'è il tuo papà qui- Sussurrò con un nodo alla gola. Voleva farla sentire protetta perché sapeva che presto anche lei l'avrebbe lasciato solo. Non poteva sopravvivere una bimba così piccola. Aveva bisogno ancora del corpo della mamma, ma anche questa se n'era andata giusto qualche minuto fa. Georg nel frattempo si era allontanato per lasciargli quel momento da soli. - Non avere paura, amore mio...chiudi gli occhietti...e dormi...ti proteggo io- Non era stato capace di dirlo a Bill nel momento che aveva esalato il suo ultimo respiro, lo avrebbe fatto con lei. Non desiderava che avesse paura della morte adesso che aveva appena sperimentato la vita. Pochi minuti dopo infatti, anche la bambina smise di muoversi. Rimase immobile. Anche lei aveva detto addio a quel mondo crudele. Tom le baciò la testa delicata prima di coprirla con il panno totalmente. Fu in quell'istante che realizzò che era un uomo distrutto. Strinse piano la bambina al petto e sentì il suo cuore stretto in una morsa mentre sfogava altre inutili lacrime. Non avrebbero riportato indietro la sua felicità.

- Tom, ho trovato questo. E' un portagioie...molto prezioso- Glielo mostrò. Dentro era rivestito di velluto, il legno era rifinito con dell'oro ed era della misura perfetta per quel corpicino. - Tom...vieni, dalla a me-

- No, lo farò io- Georg annuì dopo qualche secondo di esitazione. Il suo amico era forte...anche se adesso poteva risultare un'illusione. Tom si disfece di quell'asciugamano e adagiò la bambina dentro lo scrigno, con le mani poggiate sul pancino. Si alzò e si avvicinò a Bill. Adagiò quel portagioie aperto accanto al suo viso. Rimase a fissarli con la morte nel cuore. Il suo Bill sembrava addormentato. Lo immaginò in un bel quadro familiare: lui che dormiva con accanto la loro bambina, e Tom che li guardava la mattina, l'unico sveglio in casa, e pensava felice a ciò che aveva...ma adesso non aveva niente. Con il suo consenso, Christel chiuse piano lo scrigno, e da quel momento il silenzio si impadronì della stanza.

Christel ed Änne scapparono libere dopo l'incendio, così come Tom e Bill avrebbero dovuto fare. Si erano trovate una casetta in campagna e lì passarono il resto delle loro vite. Ciò però aveva insegnato loro che combattere per il proprio amore non era un errore e guardando il cielo potevano chiaramente vedere Tom e Bill, ma essi non si tenevano per mano, bensì in mezzo a loro stava una trotterellante bambina sorridente e piena di vita, innamorata dei suoi genitori.
Difatti nessuno aveva saputo più niente di Tom da quella notte in poi. A Georg arrivò qualche giorno dopo la notizia del suo suicidio. Accadde all'alba e gli inquirenti furono capaci di riportargli solamente un foglietto con su scritto una frase: "Le campane suonano mezzogiorno!". Alzò lo sguardo verso la Chiesa e udì quel suono. Sorrise ricordando le conversazioni avute con Tom in prigione.
- Sono le prime parole che gli ho sentito dire il giorno in cui ci siamo conosciuti...- E una lacrima si infranse su quell'inchiostro.

FINE!!!

 

Nota dell'autrice: Ok, fazzoletti ne abbiamo? So che alcuni di voi mi odieranno per questo ma ho fatto ciò che mi sembrava giusto per questa storia. Altre avranno sicuramente un finale migliore di questo. Mi è piaciuto scrivere questa storia e...niente, vi lascio piangere🤣.

Dhakirahijikatasouji❤

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4041010