Teodorico si sedette di fronte ad Arnobio e volle interrogarlo.
-Un senatore di Odoacre che ci fa in queste zone? Eri andato a trovare un amico? –
Il condottiero sorrise, cercando di ricavare informazioni dal prigioniero.
Arnobio restò in silenzio, non rispose.
-Mi sorprende che in una situazione del genere tu non abbia paura di me. Ti chiedo: cosa spinge un romano, che ha combattuto fino all’ultimo sotto quei vessilli a prendere ordine da un germanico? Cosa ti spinge? –
Arnobio sputò in faccia al condottiero ostrogoto.
Quel gesto fece arrabbiare Teodorico che tirò fuori la spada e la puntò al mento.
-Ti tengo in vita per fortuna e non per pietà, perché voglio capire che ci facessi in queste zone e tu sputi in faccia al tuo futuro Re? Come ti permetti? –
Il capo ostrogoto allontanò la spada e caricò il colpo, per uccidere il prigioniero.
All’improvviso qualcuno entrò nella tenda del Comandante ed era agitato.
-Gli Unni ci hanno attaccato! –
Teodorico lasciò perdere il prigioniero e uscì dalla tenda.
Arnobio sentì urla e schiamazzi.
Accanto a lui vide un baule e, sopra di esso, un coltello nel fodero.
Arnobio pensò bene di alzarsi, raggiungere il baule e prendere l’arma, togliendola dal fodero.
Si tolse il laccio che gli tenevano i polsi legati e decise di uscire.
Appena uscito vide un ostrogoto a terra, trafitto da due frecce e accanto due Unni feriti.
Si guardò attorno, provando a fuggire da quel campo di battaglia e notò un sentiero alla sua destra, incastonato tra due vie di rocce.
Corse verso di esso ma non si accorse che un Unno, a terra, l’afferrò per la caviglia sinistra, facendolo cadere in avanti.
Arnobio si girò e si trovò davanti un uomo corpulento, con grossi baffi e capelli lunghi e neri.
L’assalitore disse qualcosa di incomprensibile e Arnobio, senza farsi prendere dal panico, conficcò il coltello nel cuore dell’Unno; costui sbarrò gli occhi e cadde di schiena.
Per il romano fu il momento in cui corse per quel piccolo sentiero e uscì, ritrovandosi in un altro bosco.
Improvvisamente si trovò davanti Teodorico a cavallo il quale, vedendo il prigioniero fuggito e con le mani insanguinate, decise di porgergli la mano.
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