L'ho fatta grossa

di Nonsoloparole
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L’HO FATTA GROSSA
Mi gira la testa e sento tanto freddo, non so dove sono. Ancora intontito cerco di aprire quegli occhi ancora troppo sensibili a quel fascio di luce che bacia la mia fronte.
Ci metto pochi minuti a capire di essere disteso su di un gelido pavimento.
I ricordi della scorsa notte sono molto velati, probabilmente qualche drink di troppo, penso.
Bene, avrò combinato uno dei miei soliti guai, questa volta però… l’ho fatta grossa.
Mi sento uno zombie e non ho ancora le forze per alzarmi; la stanza sembra più uno sgabuzzino che una cella. Il mio sguardo ricade però su quella grande e grossa porta blindata.  
Ma in che diamine di situazione mi sono cacciato?
Ritorno a fissare lo spiraglio di luce proveniente da quella finestra. Vicino ad essa ci sono innumerevoli scartoffie appoggiate su di un mobile e poco più in là c’è una cassetta di sicurezza che sembra essere caduta da poco. 
Beh, mi alzo e mi avvicino: la finestra presenta una esile sbarra apparentemente ben salda, non posso essere entrato da qui. 
‘’MMMMmmh, che male’’, sento bisbigliare dietro le scartoffie. 
‘’ Chriss, sei tu?? ‘’
‘’Sii… Leo’’ mugugna mentre si alza intontito…
Ecco il mio braccio destro in preda anche lui del post- sbornia. Fra abbiamo fatto un casino vero?
Giriamo per la stanza cercando di ripensare a cosa è successo la scorsa notte: ricordiamo di aver brindato e festeggiato mentre giocavamo d’azzardo al magazzino e che il nostro obiettivo era vincere un mucchio di soldi… facili.
Soldi…penso.
Chris ha sempre retto molto bene l’alcool; ritorna lucido e serio ‘’so cosa abbiamo fatto e dobbiamo scappare il prima possibile!’’
‘’Porca puttana, abbiamo ucciso qualcuno? Dobbiamo scappare fra, è la fine! ’’
Ecco che i ricordi riaffiorano e mi rassicurano ‘’no, non abbiamo ucciso nessuno ma siamo proprio dei gran coglioni, muoviti!’’

Eccoci, ubriachi fradici alle 3 di notte: l’esile sbarra che ci divide dal nostro desiderato bottino in realtà fa solo scena e si sposta con molta facilità. Con una corda improvvisata riusciamo ad intrufolarci dentro la stanza ma la cintura si spezza e qualcosa di pesante cade sulle nostre teste; Chris è steso a terra: respira, è vivo… tiro via il passamontagna, cerco di alzami ma crollo a terra… ''non berrò più'' mi rimprovero poco prima di svenire.

La serata è finita e sono le prime luci del giorno; siamo nella stanza del piccolo Casinò Drinkingo dove ripongono tutti i soldi incassati durante la giornata.

‘’Presto apriranno quella maledetta porta per ritirare l’incasso e ci troveranno qui’’
‘’Forza usciamo da dove siamo entrati!’’
Rimettiamo i nostri passamontagna e riprendiamo quel che rimane della cintura; la cassetta di metallo che ha procurato un bel bernoccolo a Chris torna util e come gradino e con un bel salto, saltiamo fuori dalla stanza.
Tiriamo via i passamontagna e non molto sospettosi ci avviamo a passo veloce verso la strada principale, speranzosi di poterci mischiare velocemente tra la folla.

Chris è strano, ha il viso pallido e molto pensieroso. 
Cazzo Leo, il telefono!’’
''Non angosciarti, provo a chiamarti… l’avrai lasciato come al tuo solito in macchina!
Il telefono suona ma sembra che a rispondere non sarà nessuno...
drinn….
drinn…
drinn….
drinn…
drinn…​ 
''Chris puoi stare tranq-''
‘’Se ti prendo, ti ammazzo’’   risponde una voce molto dura ed arrabbiata.
‘’Presto, scappiamo!’




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