“Stai tremando, Levi.”
La dannata puzza d’incenso è ovunque, ti toglie il fiato,
quasi più di quei penetranti occhi azzurri che ti scavano dentro.
Cerchi di rilassare le spalle, respiri profondamente e
affili lo sguardo. “Chiudi quella bocca e fai ciò che devi, barbone di merda!”
Il suo ghigno arrogante è lo stesso di sempre, appena
nascosto dalla sigaretta che porta alle labbra. “Non mi sembra un modo decoroso
per rivolgersi al tuo futuro Alfa.”
“Non lo sei ancora, mi pare.” Sibili, velenoso, aggrappandoti
a quel barlume di verità come se bastasse a cambiare ciò che arriverà.
Scrolla le spalle, soffiando fuori una nuvoletta di fumo.
“Ma mi hai chiesto tu di diventarlo, mi
pare.”
“È così.” Serri per un attimo gli occhi, giusto il
necessario a ricordare perché sei qui.
Non dovete soffrire
entrambi, lo stai facendo per il suo bene. È la cosa giusta.
“Nello specifico, se non ricordo male, mi hai chiesto di
mordere la tua ghiandola esattamente sopra al marchio del tuo attuale Alfa.”
Zeke inizia a camminare per il salotto di questo lussuoso attico in cui vive,
dove arredo e vista esterna potrebbero essere piacevoli, se non fosse per
questo tanfo d’incenso. “Affinché il mio morso cancelli il tuo legame con
Erwin.”
Erwin.
Al suono del suo nome avverti un calore al centro del petto,
che ti rincuora giusto per un attimo, prima di rigettarti nell’oscurità.
Sollevi il mento, ostentando un’arroganza che, in questo
momento, è soltanto una maschera. “E tu avevi accettato, questa mia proposta,
no?”
Tira per l’ultima volta dalla sigaretta che poi spegne sul
posacenere al centro del tavolino di vetro. “Ma certo, Levi, ti ho invitato qui
in casa mia proprio perché morivo dalla voglia di accontentare questa tua
singolare richiesta.” Scivola seduto sul divano, aprendo le braccia sullo
schienale imbottito. “Dopo tutto l’odio che mi hai sempre dimostrato, capirai
il mio stupore nel ricevere la tua telefonata.”
Prendi coraggio, muovendo un passo in avanti dopo essere
rimasto in piedi immobile per tutto il tempo. “Non è quello che hai sempre
voluto, barbone? Mettere i tuoi dentacci sul mio collo e fare un torto ad
Erwin, che è tuo rivale in affari?”
“Vero!” Confessa, grattandosi distrattamente un orecchio.
“Ma devi perdonarmi, sono sempre stato estremamente curioso e, prima di
scatenare le ira di un altro Alfa, vorrei capire in cosa mi sto cacciando…”
Ti scruta da sopra la montatura degli occhiali, si finge
annoiato ma sai che non si sta perdendo un tuo solo respiro. Sai che la tua
paura lo sta stuzzicando pericolosamente.
“Non stai rubando ad un Alfa il suo Omega, sono io che mi
sto offrendo a te e questo si chiama tradimento. È con me che Erwin si
infurierà.” Avanzi di un altro passo, le ossa che tremano come se la mano di un
gigante ti stesse scuotendo, ma mantieni salda almeno la voce. “Non hai di che
temere, barbone, ora fai ciò che devi!”
“Non è così che funziona, Levi, non le detti tu le regole
qui.” Si spinge in avanti e posa i gomiti sulle proprie ginocchia, lanciandoti
un’occhiata più penetrante delle precedenti. “Pretendo di sapere perché vuoi
farlo.”
“Fallo e basta!” Ringhi, mentre gli occhi ti si appannano. “Ti prego!”
Vorresti urlare, gettarti su questo pavimento di marmo
pregiato e batterci sopra i pugni e la fronte finché non perdi i sensi dal dolore,
ma non puoi. La tua vita è già finita, almeno Erwin deve essere salvato.
Chini il capo per scacciare via lacrime e sconforto, ma hai
colto l’improvvisa serietà del barbone.
“Sembri alquanto disperato, Levi.” Fa un sorriso strano, guardando
il buio oltre le ampie vetrate. “Non mi lasci altra scelta che accontentarti.
Forza allora, vieni qui sulle mie gambe.”
Il tremito che ti scuote è così forte che per poco non cadi
a terra, ma ormai ci sei, manca l’ultimo sforzo e poi Erwin sarà finalmente
libero dalla tua condanna. Avanzi, con i pugni talmente stretti che ti stai
ferendo i palmi con le tue stesse unghie, ma alla fine arrivi al suo ginocchio,
dove ti fermi per slacciarti i primi tre bottoni della camicia.
Ti fissa dal basso, fiero e spavaldo come solo quello
stronzo di Zeke Jeager può essere, ma tace. Si sistema meglio sul divano e apre
le gambe, invitandoti a sederti su di lui.
Chiami a raccolta le ultime forze e ti lasci cadere sulle
sue ginocchia, chiudendoti però a riccio, con tanto di versetto acuto, quando
senti la sua mano sulla schiena. Stranamente, Zeke ti lascia tutto il tempo che
ti serve per calmarti.
“Cerca di stare fermo e vedrai che non farà troppo male.” Sussurra
rauco al tuo orecchio, facendoti risalire una mano lungo la schiena fino ad
imprigionarti la nuca, mentre con l’altra ti accarezza lentamente una guancia.
“Se vuoi cambiare idea, sei ancora in tempo per farlo.”
La sua voce è scesa, è quella di un Alfa ammaliatore che
vuole distruggerti anima e cuore con promesse false.
Presto tutto finirà,
Erwin sarà libero.
Ti immobilizzi nella sua presa e ti imponi di sollevare il
mento per offrigli la tua ghiandola. “Fallo.”
“Ma stai ancora tremando…” Le sue dita ardenti si serrano
attorno al tuo mento per farti inclinare il viso, in modo da avere maggiore
accesso al punto giusto del tuo collo. “Lo vuoi davvero?”
Serri con forza gli occhi e scandisci la risposta. “Sì,
Zeke, voglio che mi mordi!”
Le sue mani stringono appena per tenerti ben fermo e senti il
suo alito caldo sulla pelle. Cerchi di respirare con calma, l’odore di quel
dannato incenso ti entra nei polmoni. Non hai paura del dolore, ma la lacrima
solitaria che sfugge alle tue ciglia racchiude tutta la sofferenza per ciò che
stai perdendo per sempre.
Addio Erwin, perdonami.
Aspetti il peggio ma, ciò che ricevi, è solo la sua risata
soffiata direttamente sulla gola. “Allora fai sul serio, nanerottolo?”
Si scosta appena per omaggiarti con un sorriso che non
potrebbe essere più bastardo. “Avevi ragione!” Dice, ma non capisci perché
abbia alzato la voce. “Il tuo omega è proprio uno stupido, però è adorabile!”
Strabuzzi gli occhi, le sue parole acquisiscono un senso
solo nel momento in cui una porta si spalanca. Dal fondo del corridoio, in
penombra, gli occhi azzurri più belli del mondo si agganciano ai tuoi e ti stravolgono.
È uno sguardo duro, gelido come una tormenta, quello del tuo Alfa che avanza a
grandi falcate fino a raggiungerti.
“Erwin…” Mormori.
L’istinto è quello di gettarti fra le sue braccia, ma al
diavolo il fatto che sia bellissimo anche da arrabbiato, perché non era così
che doveva andare.
Stai per dire qualcosa ma ti afferra, passandoti un braccio
attorno alla pancia e sollevandoti dalle gambe di Zeke, per caricarti in spalla
come se fossi una bambola di pezza.
Scalci e ti dimeni, quando, inesorabilmente, ti arriva alle
narici il suo magnifico profumo e finalmente capisci che quel dannato incenso
serviva a nasconderti la presenza di Erwin, che era chiaramente nascosto in
casa da prima del tuo arrivo.
“Non so come ringraziarti, Zeke.” Erwin è mortalmente serio
nel rivolgersi all’altro alfa. “Ti devo la vita.”
Zeke ride, ancora comodamente sul suo divano. “Ricordatelo
quando avremmo il nostro prossimo incontro di affari!”
“Gli hai detto tutto!” Strilli contro il barbone, da sopra
la spalla di Erwin. “Perché lo hai fatto, maledetto?”
“Non c’è di che, nanerottolo!” Quel ghignetto bastardo
vorresti farglielo ingoiare.
Ha rovinato tutto.
Ha condannato Erwin.
Inizi a battere i pugni sulla schiena del tuo Alfa, come se
servisse a qualcosa. “Lasciami, bastardo, lasciami andare!”
“Basta, Levi!” La
sua voce da Alfa ti arriva direttamente al cervello, è un ordine a cui non puoi
disobbedire.
Immobile come una statua, ti lasci trascinare da Erwin fuori
dall’attico, fin dentro l’ascensore e poi fuori dal palazzo. Arrivate alla sua
macchina, la apre con il comando a distanza e ti getta sul sedile del
passeggiero, richiudendoti contro la portiera con un tonfo.
Recuperi appena le forze, ti allacci la cintura e punti i talloni
sul sedile, stringendo le ginocchia al petto e tuffandoci sopra la fronte.
Erwin si posiziona alla guida, mette in moto ed esce dal
parcheggio. “Come ti è venuto in mente?” Il suo tono mette i brividi.
Non osi staccare la tasta dalle ginocchia. “Siamo destinati
alla sofferenza, Erwin, una sofferenza che però almeno tu potevi risparmiarti.”
Non pensavi avrebbe fatto così male dirlo, ma sentivi il
bisogno di permettere al tuo cuore di disintegrarsi.
“Volevi che credessi di essere stato tradito, per giunta con
il mio peggiore rivale. Volevi essere odiato, non è così?”
“Sì.”
“Hai fatto la visita medica?”
“Sì.” Fa sempre più male.
“Sei andato nella clinica di Hange?”
“Sì.”
“Pensavi che non lo avrei capito, mi credevi uno stupido?”
“No, Erwin, non è così. Volevo solo salvarti.”
Sospira. “Sapevo già che non volevi avere figli, pensavi che
saperti sterile mi avrebbe fatto scappare via da te?”
Ti stringi i capelli fra le dita. “Lo sai che non è ciò che
vogliamo il problema! Non fingere di non capire, cazzo!”
Hai sempre odiato la vostra società, nociva e ingiusta verso
voi Omega. Siete unicamente uno strumento di riproduzione, vi illudono di avere
una vita normale, invece è solo l’inganno con cui vi tengono in catene.
Già da ragazzino pensavi che sarebbe stato meglio vivere da
esiliato, piuttosto che accettare di farti ingravidare dal primo Alfa di
passaggio. Quando hai conosciuto Erwin eri un ribelle, ma sei sempre stato
onesto sulle tue idee.
Eppure è stato abile a fregarti, ti ha fatto perdere la
testa poco alla volta fino a quando ti sei ritrovato cotto a puntino. Un bel
giorno hai capito che non era solo la società a farvi fretta, che non eri solo
preoccupato per le pressioni che Erwin subiva nell’ambito lavorativo, eri
davvero pronto a dargli un figlio.
Poco prima del calore iniziavi a guardare le carrozzine e i
marmocchi al parco in modo diverso e così, dopo quattro anni di relazione fissa
con rapporti esclusivamente protetti, gli hai proposto di provarci.
Eppure, dopo tre calori passati senza restare gravido, hai
capito che qualcosa non andava.
Nella tua famiglia c’erano già statti casi di infertilità,
non sarebbe stato così strano. Hai contatto quella vecchia conoscenza, Hange
Zoe, referente della clinica protetta che tutele gli Omega in caso di esiti sfavorevoli,
senza denunciarli alle autorità e aiutandoli in caso di abbandono.
Perché, nel vostro mondo, un referto di infertilità vuol
dire la fine.
Significa essere disconosciuti, perde il lavoro, non valere
più nulla e rischiare di essere vittima di violenze, perché tutto ciò che un
esiliato può fare è prostituirsi.
Per di più, c’è l’obbligo legale di sciogliere il legame con
il proprio Alfa.
Il pensiero di separarti da Erwin ti ha ucciso e,
consapevole dall’amore che prova per te, non potevi accettare di fargli del
male. E così, hai escogitato il tuo
piano.
“Preferivi farmi soffrire per un tradimento che per una
separazione forzata dalla legge?”
“Sì.” Mormori.
“Per tua fortuna, Zeke si è rivelato un nostro amico.”
Soffia, ancora arrabbiato. “Come Hange, del resto.”
“Quindi è stata lei ad avvisarti della mia sterilità e
quell’altro idiota a dirti che gli avevo chiesto di mordermi?” Sbraiti, sollevando
finalmente la testa. “Quelli che chiami amici ti hanno rovinato la vita!”
“Una vita senza di te sarebbe rovinata!” Urla a sua volta,
sovrastandoti. Supera un incrocio e si ferma ad un parcheggio, spegnendo
l’auto.
Resti in silenzio, ti senti distrutto, non solo non sarai
mai in grado di dare un figlio al tuo Alfa, ma non sei nemmeno riuscito a
salvarlo.
“Ho chiesto ad Hange di operarmi e lei lo ha fatto.”
Le sue parole ti gelano. “Che cosa?”
“Le ho chiesto di sterilizzarmi, in modo che non potranno
più dividerci.”
Tremi, ti manca l’aria. “Perché hai fatto una cosa del
genere?”
“Per te!”
“NO!” Urli, prendendoti la testa fra le mani e scuotendola.
“Ti sei rovinato la vita!”
“Ti sbagli!” Si sporge verso di te e ti afferra dalle spalle,
costringendoti a guardarlo. “Ho parlato con il comandante Pixis del reparto di
regolamentazione, che mi ha aiutato a trovato la soluzione per noi.”
“Cosa?”
“Avevo già intuito che rischiavi di essere sterile, così ho
iniziato a fare le mie ricerche per tempo.” La presa sulle tue spalle si fa più
forte, quando ti sorride. “Se entrambe le parti sono affette da sterilità ed
accettano di sposarsi e di adottare un bambino, vengono ufficialmente
riconosciuti dalla società come famiglia.”
Potrai davvero restare con Erwin? E vi permetteranno di
mantenere la vostra casa e il vostro lavoro?
Ora che ci rifletti, avevi già sentito questa storia, un tuo
vecchio zio ha adottato una bambina con il suo compagno, evitando l’esilio.
Spalanchi gli occhi. “Dici sul serio?”
“Sì, Levi.”
“Ma così non potrai mai avere un figlio veramente tuo!”
Ti prende le guance fra le sue mani grandi. “I figli si
fanno con l’amore, non con i geni! Adotteremo un bambino e gli daremo tutto il
nostro affetto, Levi, vedrai che saremo una famiglia felice!”
Ed è la fine.
Sarà per colpa dei suoi occhi dolci, ma cedi a tutta la
tensione accumulata e gli salti letteralmente addosso. Scavalchi il cambio
dell’auto, e sbatti anche un ginocchio contro la portiera, per posizionarti a
cavalcioni sulle sue gambe e gettargli le braccia attorno al collo.
“Guarda che sono ancora arrabbiato con te per aver tentato
di farti prendere da un altro Alfa.” Ti stringe forte. “Ma ti amo, Levi, e non
ho rimpianti per la mia scelta.”
“Tu sei pazzo!”
“Probabile. Ho già il contatto di un assistente sociale, ma voglio
prima accettarmi che sia davvero ciò che vuoi.”
Sollevi la testa in cerca dei suoi occhi, sei confuso, forse
ha davvero perso la ragione.
“Se non ti senti pronto, possiamo prendere ancora tempo
oppure troveremo una soluzione differente.”
Allunghi le dita, carezzando i contorni del viso di questo
Alfa che ami alla follia. “Non ho mai voluto fare il genitore.” Ammetti. “Ma vorrei
davvero tanto crescere un figlio insieme a te!”
Il sorriso che lo illumina riesce a scaldarti fin nel
profondo e ti fa perfino girare la testa che, per sicurezza, riadagi sul suo
petto.
“Ti ringrazio, Levi.”