Il
laboratorio era avvolto dalla penombra, illuminata dal debole
bagliore liquido di una lampada elettrica.
Un
uomo, avvolto in una tunica nera che lasciava scoperti gli occhi,
d'un intenso colore nero, controllava alcune carte con estrema
attenzione.
Qualche
istante dopo, la porta si aprì ed apparve una donna dell'apparente
età di venticinque anni, alta e snella.
Lunghi
capelli biondi, dai riflessi di platino, le scendevano sulle spalle e
sul petto e alcune ciocche coprivano in parte la fronte, non
dissimulandone l'ampiezza.
Gli
occhi grandi, da gatta, avevano un intenso color argento, che li
rendeva simili a lune nel pieno fulgore del loro ciclo, il naso,
sottile, era leggermente proteso verso l'alto e le labbra, anche esse
sottili, erano atteggiate ad un leggero sorriso.
Indossava
una corta veste nera, che sembrava quasi modellare il corpo snello, e
alti stivali, anche essi neri e nelle mani stringeva una
Claymore.
-Mi
avete fatta chiamare?-chiese la donna.
L'uomo,
con un gesto noncurante, le gettò un foglio su cui era ritratto il
volto di un uomo dai corti capelli biondi.
La
pelle del volto era bronzea e, sui lineamenti forti, seppur regolari,
del volto, spiccavano gli occhi dal taglio allungato, cerulei, che
ricordavano quelli di un felino pronto alla lotta.
-Voglio
che tu ti liberi di costui. Sei una delle migliori Claymore della
nostra organizzazione, Galatea dall'occhio divino.-affermò l'uomo,
la voce grave e solenne.
La
donna annuì e si allontanò.
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