LA GUERRA DEI BARBARI

di The Lone Soldier
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Arnobio accettò la mano di Teodorico e salì sul destriero del condottiero ostrogoto. Teodorico diede un colpo per far ripartire il cavallo e Arnobio vide numerosi altri guerrieri ostrogoti, in ritirata. Il Cavaliere Imperiale, durante le fasi concitate della battaglia contro gli ostrogoti, si era accorto della fuga del prigioniero romano, aveva assistito all’uccisione del guerriero unno e della fuga con Teodorico. Lo aveva inseguito in quel sentiero stretto e poté vederlo a circa dieci metri di distanza, alle spalle del condottiero ostrogoto. Tirò fuori una freccia dalla faretra in modo lento, la tese e prese la mira. Il Cavaliere la scoccò e trafisse Arnobio nella parte alta della schiena, vicino alla spalla. Arnobio sentì quel colpo così duro che perse conoscenza e non riuscì ad aggrapparsi a Teodorico, cadendo da cavallo. L’ostrogoto fermò il destriero, si guardò dietro ma si accorse che gli Unni stavano inseguendo lui e il suo seguito. Decise di lasciarsi alle spalle il prigioniero e scappò via. Gli Unni inseguirono gli ostrogoti superstiti e nel frattempo, a passo lento, il Cavaliere Imperiale arrivò al capezzale di Arnobio che tremava e stava con la pancia appoggiata al terreno. Il Cavaliere estrasse la freccia con forza e ciò causò un forte urlo da parte del prigioniero e, con una velocità incredibile, girò il romano, per guardarlo negli occhi. Si abbassò ed estrasse un coltello, che teneva al ventre e lo puntò alle labbra di Arnobio. -Ti ho salvato diverse volte la vita, come tu hai fatto con me e quando ti hanno portato a Ravenna pensai che ti avessero ucciso o consegnato ad altri barbari come merce di scambio e invece no: sei diventato senatore! La delusione più grossa sei tu che combatti dalla stessa parte del nemico, nemico che Attila II vuole annientare e io, che ho combattuto i barbari al tuo fianco, non ho dimenticato! – Arnobio stentava a capire che stesse dicendo e, a quel punto il Cavaliere lo prese per il collo e cominciò a stringere la presa. -Rispondimi! - urlò il Cavaliere, adirato -Chi sei? – domandò Arnobio con voce tremante. -Non ricordi nemmeno la mia voce? – Il Cavaliere si alzò e si tolse l’elmo, infrangendo il codice dei Cavalieri Imperiali, mostrando un volto invecchiato: capelli grigi lunghi, occhi verdi, cicatrici sulle guance. -Ho ucciso chi teneva quest’armatura, era un vecchio moribondo senz’anima e senza compiti. L’ho presa e mi sono messo alla ricerca del condottiero Attila II e ho promesso di aiutarlo nel fare quello che il suo predecessore non riuscì a fare. Sai, Arnobio, ci fosse stato “il Flagello di Dio” avrei difeso i confini romani ma con questi rozzi no, perciò ho deciso di schierarmi dalla parte degli Unni. Io Ambrosio Anatolio, tuo compagno d’armi sotto Siagrio. – Arnobio non credeva ai suoi occhi: costui che aveva davanti era suo amico e ora ne era il nemico. CONTINUA




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