Dedicata ad Asmodeus,
una delle persone più
sensibili che conosca,
colui che ha reso
quest’anno più luminoso,
colui che quest’anno
con un abbraccio mi ha migliorato la vita :3
Ti voglio bene, buon Natale
♥
It's times like these you learn to live again
GIOVEDÌ
07:19
4 MAGGIO 2023
Niccolò si sveglia e lo sente, chiaro e devastante come ogni
mattina: Martino piange.
Il suo fidanzato singhiozza con il viso immerso nel cuscino
e Niccolò sa che deve aver fatto l’ennesimo incubo.
Si mette a sedere e gli posa delicatamente una mano tra le
ciocche scompigliate, facendogli capire che si è accorto del suo malessere e
che è lì per lui.
Hanno dovuto ridimensionare completamente il loro rapporto,
le loro abitudini, i loro ruoli all’interno della coppia. L’incidente di
Martino ha fatto crescere tantissimo Niccolò, gli ha fatto acquisire maggiore
sicurezza in sé e l’ha aiutato a capire che anche lui può prendersi cura di
qualcun altro.
Da quando si sono trasferiti a Los Angeles in cerca di
risposte e di nuove cure per Martino, Niccolò ha ampliato i suoi orizzonti e sa
di avere tutte le carte in regola per sostenere l’attuale fragilità del ragazzo
che ama.
Prima dell’incidente, Martino era la sua roccia, l’ancora di
salvezza a cui aggrapparsi, il porto sicuro in cui rifugiarsi nei giorni bui in
cui non riusciva neanche ad alzarsi dal letto.
Ma adesso Martino ha bisogno di lui e Niccolò sente di
essere forte abbastanza per sostenere entrambi – l’ha imparato dal suo
fidanzato, si è lasciato guidare e non ha più paura di mettersi in gioco.
Si china su Martino e gli lascia un bacio tra i capelli. «Va
tutto bene, sono qui» sussurra.
I singhiozzi di Martino si fanno più intensi di prima e a
Niccolò non resta che attendere che la crisi passi.
Gli sta vicino, lo accarezza piano, ma non invade troppo i
suoi spazi perché sa che Martino ha bisogno di sfogarsi per bene prima di
lasciarsi abbracciare.
Trascorrono minuti difficili – lo sono sempre per Niccolò –,
poi il pianto del rosso pare acquietarsi un poco. Si volta lentamente verso il
suo ragazzo e a tentoni cerca il suo corpo, aggrappandovisi per trascinarlo più
vicino e lasciarsi stringere e rassicurare.
Martino trema tra le braccia di Niccolò, ma il peggio sembra
essere passato.
È cominciato un nuovo giorno, la loro vita a Los Angeles pare
andare al rallentatore e l’ennesima batosta è giunta per Martino.
Per il momento non c’è una cura, gli ha detto ieri
l’ennesimo oculista. Non siamo riusciti a capire perché ha perso la vista,
ci dispiace. La medicina fa grossi progressi in tempi brevi, quindi non si
arrenda.
Niccolò può soltanto immaginare come Martino si senta,
tuttavia sa anche che non serve a niente abbattersi.
Ma Martino è entrato in una spirale di depressione che non è
semplice da gestire, non è qualcosa da cui si può emergere tanto facilmente,
non basta pensare positivo per rinascere.
Niccolò lo sa bene.
Lo abbraccia più forte e ripensa al giorno peggiore della loro
vita insieme, all’incidente, al pianto disperato di Martino…
Quelle immagini non smettono di fare male, nonostante ormai
sia trascorso più di un anno e mezzo.
DOMENICA
23:14
12 SETTEMBRE 2021
Martino guida verso casa, Niccolò è al suo fianco e
sonnecchia sul sedile del passeggero.
Alla radio passano una delle hit del momento, a Martino
piace da impazzire e alza il volume senza preoccuparsi del fidanzato.
Niccolò sobbalza e impreca tra i denti, ma quando riconosce
una delle canzoni preferite di Martino subito si ritrova a sorridere.
Sono di ritorno delle vacanze e quel brano reggaeton è un
po’ il riassunto della loro bellissima estate insieme, fa sentire Niccolò come
se la magia delle calde giornate trascorse in spiaggia non potesse mai svanire,
come se le notti trascorse a passeggiare sul lungomare potessero essere ancora
tante, come se la salsedine fosse in grado di rimanere incastrata nella loro
pelle per sempre.
Entrambi cantano, inventando la metà delle parole in
spagnolo – hanno ascoltato quel brano fino alla nausea ma non sono ancora
riusciti a imparare il testo – e si godono quell’ultimo viaggio prima di
tornare alla routine romana che li attende già a partire da domani.
Niccolò sfiora la mano di Martino e i loro sguardi si
incrociano per un breve istante, poi quello del rosso torna a concentrarsi
sulla strada buia di fronte a loro.
Non c’è tanto traffico su quel sentiero di provincia un po’
dissestato, hanno incrociato soltanto qualche altra auto e un paio di camion.
Nei pressi di una curva a Niccolò viene da sbadigliare,
chiude gli occhi per un istante e quando li riapre viene completamente
abbagliato.
Poi il caos.
Martino grida e perde il controllo della vettura, i freni
stridono fastidiosi, il frastuono sovrasta l’allegra musica proveniente dello
stereo.
Niccolò rimane immobile, paralizzato, schiacciato dalla
cintura di sicurezza e dalla paura.
Vorrebbe fare qualcosa, capire qualcosa, ma a un certo punto
tutto diventa buio.
VENERDÌ
09:33
5 MAGGIO 2023
Niccolò ha preso un giorno libero dal lavoro per prendersi
cura di Martino.
Oggi hanno un incontro molto importante, grazie al quale
spera che il suo ragazzo possa cominciare a ricostruire la sua vita.
Niccolò ha scoperto dell’esistenza di un gruppo di autoaiuto
per ciechi che si tiene in centro ogni due settimane e ha insistito perché
Martino ci andasse.
Sa che il cambiamento più grande deve partire dal suo
ragazzo, ma vuole comunque provare ad aiutarlo. Non sopporta di vederlo
vegetare tra le mura domestiche, senza stimoli né voglia di vivere e di
riprendere in mano ciò che gli apparteneva.
Ha preparato la colazione come ogni mattina, ma oggi ha
potuto prendersela con più calma e aiutare Martino ad abbinare i vestiti e a lavare
i capelli.
Non gli costa fatica, anzi, occuparsi del suo fidanzato lo
fa sentire soddisfatto e appagato, ma allo stesso tempo gli dispiace che lui
non abbia più una sua autonomia e che fatichi così tanto a fare qualsiasi cosa.
Se lo ricorda indipendente, temerario, autonomo al cento per
cento. Martino non si sarebbe mai perso d’animo, avrebbe sempre trovato una
soluzione a qualsiasi problema, se la sarebbe sempre e comunque cavata.
Prima dell’incidente, certo.
Adesso era totalmente diverso, ma Niccolò non aveva mai
smesso di amarlo e di sperare con e per lui.
Martino si muove lentamente, tasta le pareti e sobbalza a
ogni ostacolo, fatica a trovare le dimensioni dell’appartamento e a adattarsi
agli spazi. Per lui è veramente dura, Niccolò se ne rende conto ogni giorno di
più, osservarlo mentre raggiunge faticosamente il tavolo della cucina gli fa
veramente male.
«Ti ho fatto il caffè» dice, attendendo che Martino si sieda
per poi posizionare la tazzina di fronte a lui.
Gli afferra la mano destra e la porta a tastare l’oggetto,
notando che il viso del suo ragazzo è veramente pallido e magro – troppo magro.
Anche il suo corpo è pelle e ossa, i suoi capelli sono
spenti, la sua voce flebile e priva di vita.
Niccolò ha quasi l’impressione che le sue dita possano
passargli attraverso, come se quello di fronte a lui non fosse altri che il
fantasma di Martino.
Gli fa male il cuore a vederlo così.
Distoglie lo sguardo e finisce di servirgli la colazione,
per poi abbandonare la stanza con la scusa di finire di prepararsi.
Sono lacrime amare quelle che, placide e silenziose, gli
rigano le guance.
LUNEDÌ
01:10
13 SETTEMBRE 2021
Luci lampeggiano tutto intorno a lui, Niccolò è
semplicemente confuso e non sa cosa sia successo.
I paramedici l’hanno visitato e hanno constato che non ha
niente di grave; hanno detto che è stato fortunato, che l’impatto maggiore è
avvenuto dalla parte del guidatore e che la cintura lo ha protetto.
Gli fa male un braccio, dovrà fare dei controlli più
approfonditi, ma sta bene.
Fisicamente sta bene.
Mentalmente è in panico da quando ha ripreso conoscenza. Non
riesce a calmarsi, a parlare, a chiedere.
Non sa dove sia Martino. Non sa se sia vivo. Non sa un cazzo
di niente.
Un paramedico gli si avvicina, accorgendosi che probabilmente
non si sente molto bene; gli misura la pressione per l’ennesima volta, la trova
troppo bassa, gli inietta qualcosa.
Niccolò si riscuote quando avverte il pizzicore della
puntura.
Ma no, è qualcos’altro ad aver attirato la sua attenzione.
Sente Martino piangere e gridare, chiamare il suo nome, ma
ancora non riesce a localizzarlo.
Guarda il paramedico in faccia senza neanche vederlo e
afferma: «Voglio vedere il mio ragazzo».
L’altro cerca di dissuaderlo – non è il caso, adesso lo
portiamo in ospedale, ha bisogno di cure, la situazione è complicata – ma a
Niccolò non importa.
«Voglio vedere il mio ragazzo» ripete.
Ed è determinato più che mai, perché ora sa che è vivo ma
vuole accertarsene. Guardarlo con i suoi occhi.
Guardarlo negli occhi.
Il paramedico sospira e accetta di accompagnarlo da Martino,
raccomandandogli di non trattenersi troppo perché il paziente deve essere portato
in ospedale al più presto.
Niccolò si accosta alla barella e i singhiozzi di Martino lo
investono, riempiendolo di una sofferenza che non è sicuro di aver mai provato
prima.
«Marti, ohi, sono qui! Come stai?» Si rende subito conto di
quanto quella domanda suoni stupida, ma è troppo scosso per ragionare
lucidamente.
Nota che il suo ragazzo tiene gli occhi chiusi e si agita
sul lettino, allungando le mani alla cieca.
Un brivido percorre la schiena di Niccolò, ma cerca di
tranquillizzarsi e mostrarsi non troppo disperato. Allunga la mano sinistra per
afferrare la destra di Martino, stringendola forte e rendendosi conto di quanto
innaturalmente sia fredda.
«Nì…» rantola il rosso, aprendo piano le palpebre.
«Ohi, Marti» sussurra, mentre il suo cuore perde un battito.
Fissa il viso del suo ragazzo e si rende conto che i suoi
bellissimi occhi non riescono a metterlo a fuoco, i loro sguardi non si
incrociano e le iridi di Martino schizzano da una parte all’altra senza alcun
criterio.
C’è qualcosa che non va.
Un medico gli appoggia una mano sulla spalla. «Dobbiamo
andare.»
Niccolò viene letteralmente trascinato via e le ultime
parole che sente mentre le sue dita lasciano quelle di Martino gli rimangono
impresse nelle viscere.
«Non vedo più un cazzo! Non ti vedo più!»
Fanno male, troppo male, Niccolò non riesce ad assimilarle.
Rimane semplicemente immobile a fissare i portelloni
dell’ambulanza che si chiudono, i lampeggianti che sfarfallano nella notte
oscura e il mezzo che si allontana con le sirene spiegate.
I brividi non smettono di scuoterlo neanche quando nell’aria
non rimane altro che l’eco lontana di quel macabro suono assordante.
VENERDÌ
11:00
5 MAGGIO 2023
Con Martino
sottobraccio, Niccolò fa il suo ingresso nella grande sala che ospita
l’incontro di autoaiuto.
È luminosa e piena di poltroncine imbottite verde acceso, la
luce del sole riscalda l’ambiente e si infrange su alcune persone già sedute al
suo interno.
Niccolò ironicamente si ritrova a pensare che tutta quella
luce non è certo utile alle persone cieche che frequenteranno quegli incontri, ma
evita di farlo presente a Martino – prima dell’incidente avrebbero scherzato su
qualsiasi cosa, ma ormai quei tempi sembrano fin troppo lontani.
Accompagna Martino fino a una fila di poltroncine e lo aiuta
a individuare una seduta, finché il rosso non ci si lascia cadere sopra. Subito
cerca la sua mano e gliela stringe, facendogli capire che non vuole essere
lasciato solo.
«Marti, non vado da nessuna parte. Mi avvicino a chiedere a
un tizio che c’è di fronte a noi se posso rimanere, torno subito» lo rassicura
Niccolò, riuscendo a fatica a liberarsi della stretta del suo ragazzo.
«Prometti, Nì» lo implora Martino, tenendo il capo chino.
Niccolò sospira. «Promesso, torno subito.»
Detto questo, si allontana in fretta e raggiunge un paio di
ragazzi che stazionano nei pressi di una scrivania posta strategicamente di
fronte alle poltroncine.
Uno dei due è intento a ripiegare il proprio bastone bianco,
mentre parla concitato con un tipo alto e moro in piedi accanto a lui.
«Tu non preoccuparti, vai a farti un giro» sta dicendo il
ragazzo cieco, e Niccolò nota subito che ha dei capelli ricci e lunghi
bellissimi, di un color castano chiaro che riflette la luce del sole e li fa
quasi risplendere di luce propria.
Si ritrova a sorridere, pensando che anche i capelli di
Martino un tempo erano brillanti e bellissimi.
Poi l’incidente ha spento tutto in lui.
Sospira. «Ciao, scusate…» esordisce.
Il moro porta gli occhi su di lui e gli sorride cordiale.
«Ciao» lo saluta.
«Siete i responsabili dell’incontro?» domanda Niccolò con un
filo d’imbarazzo, ben sapendo che il suo accento romano è ben udibile
nonostante parli in inglese.
«Lui è il responsabile» dice il moro, posando una mano sulla
spalla del riccio.
Questo si volta in direzione di Niccolò e sorride
apertamente, un gesto che lo spiazza e gli scalda il cuore. Ancora una volta
pensa a Martino e a quanto dannatamente desideri rivedere anche sul suo viso
una serenità come quella.
«Ciao! Mi chiamo Joe e cercherò di guidare questa riunione,
ma qui dentro siamo tutti sullo stesso piano e la mia intenzione è solo quella
di interagire e conoscere nuove persone, condividendo la mia esperienza e
ascoltando quella degli altri» spiega il riccio, gesticolando appena.
Niccolò annuisce. «Grande. Senti, ho accompagnato qui…» Si
blocca, indeciso su quale parola utilizzare, ma alla fine si decide a
proseguire: «Il mio ragazzo, Martino».
Joe ridacchia e dà di gomito al tipo moro accanto a lui. «Anche
il mio ragazzo si chiama Martino… più o meno» replica con semplicità.
Il moro tende la mano a Niccolò senza mai smettere di
sorridere. «Piacere, Martin» dice.
Niccolò stringe le sue dita e si presenta, poi aggiunge: «Non
vuole che io me ne vada, sapete, è… complicato». Non vuole dire troppo, non gli
va di rivelare a degli sconosciuti che Martino soffre di depressione da quando
ha avuto l’incidente, preferisce che sia il suo ragazzo a trovare la forza per
aprirsi.
«Non è un problema. Puoi restare» lo rassicura Joe.
«Okay, grazie» replica Niccolò, per poi tornare da Martino
per comunicargli la notizia.
Si accomoda accanto a lui e lascia che il suo ragazzo gli
stringa la mano, in attesa che cominci l’incontro.
Trascorrono alcuni minuti, altre persone – sole o
accompagnate – fanno il loro ingresso, finché finalmente Joe annuncia che la
riunione può avere inizio.
Niccolò nota che Martin è sparito.
In cuor suo, spera che anche il suo amato possa diventare
autonomo e sereno come il riccio che siede dietro la scrivania, e forse questa
è l’occasione giusta per cominciare a farlo.
MARTEDÌ
15:01
26 OTTOBRE 2021
Niccolò osserva le medicine disposte sul tavolo e si prende
la testa tra le mani.
Quella mattina lui e Martino sono stati dallo psichiatra, il
quale ha prescritto al suo ragazzo un’infinità di antidepressivi.
Non gli sembra vero, gli pare di vivere in un incubo e non
trova vie d’uscita.
Un tempo era lui quello fragile, quello bisognoso di
attenzioni, il pazzo che era scappato in giro per la città senza vestiti.
Adesso deve essere la roccia, la guida, il sostegno di
Martino – o di quello che è rimasto del suo ragazzo.
Tre scatole di medicinali gli restituiscono occhiate sinistre.
Martino riposa nella loro camera da letto, ma quando si
sveglierà dovrà cominciare la cura.
Niccolò sospira pesantemente e si accascia sul ripiano del
tavolo, sentendo le forze venir meno e le lacrime bruciare i suoi occhi.
Non sa se riuscirà a reggere.
È vero, lui e Martino non sono soli, i loro amici li aiutano
e li sostengono, però è lui a vivere con Martino e a doversi prendere cura di
lui.
Non gli costa fatica, lo ama e vuole soltanto il meglio per
lui, però vedere il suo amato in quelle condizioni gli fa veramente male.
Afferra il cellulare e nota che ha ricevuto un audio su
WhatsApp da parte di Filippo.
Sorride tra le lacrime, ben sapendo che il suo amico sarà
sicuramente in grado di farlo stare meglio con le sue solite stronzate
insensate e divertenti.
Lascia partire il vocale e si porta lo smartphone
all’orecchio.
«Ohi Nicco, che stai a fa’? Siete andati dal medico? Che
v’ha detto? Daje che per Halloween venite tutti da me e festeggiamo!»
Niccolò si lascia sfuggire un singhiozzo e stringe più forte
il cellulare, per poi abbandonarlo sul tavolo.
Il suo pianto si fa più intenso, incontrollabile, doloroso.
Lui e Martino non potranno festeggiare. Lui e Martino
dovranno pensare a sopravvivere all’ennesima giornata buia.
Con lo sguardo appannato digita soltanto una breve,
lapidaria risposta, rendendosi conto di quanta sofferenza alberghi dentro di
sé.
Grazie Filo, ma
Marti non può bere alcolici.
VENERDÌ
11:57
5 MAGGIO 2023
Martino è rimasto in silenzio ad ascoltare, Niccolò ha fatto
lo stesso.
Le testimonianze dei presenti sono abbastanza toccanti, ma
il rosso pare non essere affatto interessato – piuttosto assente, a dirla
tutta.
«Grazie, Meredith» dice Joe. «C’è qualcosa che volete
chiedere a Meredith?» chiede al resto delle persone sedute sulle poltroncine.
«Come fai a capire che qualcuno ti parla?» domanda una
ragazza giovanissima, deve avere al massimo sedici anni. «Da quando ho perso la
vista, non so mai quando qualcuno mi saluta o mi rivolge la parola!» Ride
appena, cercando di sdrammatizzare.
«Nemmeno io lo so» spiega Meredith. «Infatti certe volte mi
sento a disagio, sai… quando entro in un negozio, non so se le commesse stiano
parlando con me o con qualcun altro. È un casino.»
«Questo succede anche a me, e devo ammettere che all’inizio
mi sentivo molto a disagio» ammette Joe, il quale ormai si è seduto sul piano
della scrivania con le gambe penzoloni e ha assunto un atteggiamento molto
empatico e cordiale con tutti i presenti.
«Davvero?» Un tipo ipovedente si stringe nelle spalle. «Tu
sembri così sicuro di te, come se non avessi mai avuto delle difficoltà.»
Joe ridacchia e scuote il capo. «Ma chi, io? Chiedete a
Martin, lo faccio sempre dannare!»
«Martin?» La voce di Martino emerge nel piccolo istante di
silenzio che si è creato, facendo sobbalzare Niccolò per la sorpresa.
Joe corruccia le sopracciglia in una smorfia. «Chi ha
parlato?»
La mano di Martino si stringe più forte a quella di Niccolò,
il quale ricambia la stretta per incoraggiarlo a farsi avanti.
Il rosso si schiarisce la gola. «Mi chiamo Martino» mormora
con un filo di voce.
«Sei spagnolo?» chiede qualcuno.
«Italiano.»
«Wow, mi piacerebbe andare in Italia!» esclama Joe. «Vuoi
dirci qualcosa di te, Martino? Sei nuovo, vero?»
«Sì.»
Joe rimane in silenzio per qualche istante, forse aspetta
che Martino prosegua, ma Niccolò ha la netta impressione che non lo farà.
«Sei cieco?» La domanda giunge dalla sedicenne che siede a
qualche metro da loro – schietta, diretta, spiazzante.
Niccolò teme che Martino abbia una reazione negativa.
«A quanto pare, sì» ammette il rosso in tono piatto.
«Da sempre?» aggiunge un’altra ragazza sui trent’anni.
«No.» Martino fa una pausa. «Ma mi sembra di esserlo da
tutta la vita.»
Niccolò è costretto a lasciargli la mano per non fargli
sentire che sta tremando, scosso profondamente da quelle parole così taglienti
e dolorose.
«Vuoi dirci com’è successo?» gli si rivolge gentilmente Joe,
la sua voce ridotta a un flebile e delicato mormorio.
Niccolò sente gli occhi bruciare ed è grato che attorno a
lui ci siano per lo più persone che non possono scorgere la marea di emozioni
che sta provando tramutarsi in lacrime.
«No» replica seccamente Martino.
«D’accordo, prenditi il tuo tempo» lo rassicura Joe pacato.
«Però sei qui per un motivo.»
«Niccolò mi ha trascinato con la forza» ammette ancora
Martino.
«Chi è Niccolò?» si incuriosisce ancora la sedicenne.
«Il mio ragazzo.»
Niccolò sente il cuore perdere un battito. Spera soltanto
che nessuno faccia sentire Martino giudicato, ma subito si dà dell’idiota per
aver elaborato un pensiero tanto stupido.
«Ha fatto bene» commenta il tizio ipovedente.
«Come?» Martino pare sorpreso.
«Qui potrai trovare conforto e aiuto, conoscere persone che
vivono ciò che vivi tu. Non solo a livello fisico, ma anche psicologico.»
«Denis ha ragione» concorda Joe.
Martino rimane in silenzio, Niccolò sente che la sua voglia
di interagire con quei ragazzi sta scemando parola dopo parola e non sa come tenerlo
incollato a quella conversazione.
Ci pensa Denis a rivolgergli ancora una domanda. «Che
interessi hai? Io per esempio amo scrivere e giocare online.»
Niccolò avverte il fendente affondare nel cuore di Martino e
torna a stringergli la mano. È perfettamente consapevole del fatto che il suo
ragazzo soffra terribilmente per tutte quelle cose che prima dell’incidente amava
e che ora non può più fare.
Lo sente tremare appena e si volta a guardarlo, cercando nel
suo viso quel dolore che fa troppo male anche a lui.
«Anche a me piaceva giocare alla play» sussurra il rosso.
Glaciale.
Niccolò sussulta appena e vorrebbe soltanto abbracciarlo e
rassicurarlo, trovare il modo per placare la sua sofferenza e riportare
indietro il tempo per restituirgli la vita che aveva un tempo. Per Martino
farebbe qualsiasi cosa, pur di vederlo sorridere ancora come una volta.
«Beh, non ti piace più?» si intromette la sedicenne curiosa.
«Annie, forse Martino intendeva dire che certe cose erano
più semplici prima che perdesse la vista» media Joe, il quale sembra aver
capito il tumulto interiore del rosso e sta cercando di non farlo sentire a
disagio.
«Prima ci giocavo con i miei amici. Pomeriggi interi di
fronte alla TV. Qualche birra, patatine, risate…» La voce di Martino si spegne
in un singhiozzo strozzato.
Attorno a lui cala il silenzio, nessuno sembra sapere cosa
dire né come comportarsi di fronte alle lacrime che evidentemente stanno
abbandonando gli occhi del rosso – non hanno bisogno di vedere il suo viso per
capire cosa gli sta succedendo.
Niccolò gli circonda delicatamente le spalle e si limita a
carezzarlo piano sul braccio, tentando di rassicurarlo e fargli capire che non
c’è niente di male in ciò che sta vivendo. Sente che il suo ragazzo si trova
nel posto giusto.
Niccolò si guarda attorno e nota che la sedicenne trattiene
a fatica le lacrime, mentre Joe si asciuga il viso con un discreto gesto della
mano sinistra. Tutti sono turbati e capaci di empatizzare con Martino, tutti
rispettano il suo dolore e lo ascoltano.
Il primo a parlare è Denis, il quale grazie al suo residuo
visivo si mette in piedi e raggiunge Martino, sedendosi proprio di fianco a
lui.
Niccolò trattiene il fiato.
«Amico, possiamo giocare insieme. Non hai idea di quanti
videogames accessibili ci sono! Io un po’ ci vedo, però evito di sforzare quel
poco che mi rimane e uso sempre giochi per ciechi» dice con fare concitato, gli
occhi che gli brillano e un enorme sorriso stampato in viso.
Martino non risponde e, anzi, piange ancora più forte.
Affonda il viso tra le mani e tenta invano di trattenere i singhiozzi.
Denis gli appoggia una mano sul braccio. «Ti capisco, cazzo.
Ma troveremo una soluzione.»
Niccolò osserva meglio quel ragazzo e ne rimane affascinato:
porta i capelli corti con un ciuffo sistemato ad arte con una generosa dose di
gel, indossa una t-shirt dei Ramones e tutto in lui lascia intendere quali
interessi abbia. Non ha rinunciato alla sua personalità, non si è lasciato
abbattere o se lo ha fatto in passato, ora pare rinato e sereno.
Quanto vorrebbe che anche per Martino fosse lo stesso.
«Direi che per oggi possiamo fermarci qui» conclude Joe
infine, capendo che per il nuovo arrivato è giunto il momento di assimilare
tutte le novità appena vissute.
Denis dà una pacca sul braccio di Martino e sorride. «Amico,
ci vediamo tra due settimane. Pensaci, se vuoi giocare io ci sono.» Detto
questo, si alza e torna al posto che occupava in precedenza per recuperare lo zaino
e il bastone bianco.
Si accosta alla sedicenne e lei lo prende sottobraccio, poi
entrambi salutano il resto del gruppo e insieme lasciano la stanza.
Niccolò non ha fretta, prima vuole che Martino si calmi e
sia più tranquillo quando andranno via.
Nota Joe tornare dietro la scrivania e frugare nel proprio
zaino, per poi estrarre un pacchetto di fazzoletti. «Niccolò?»
Lui sobbalza. «Dici a me?»
«No, al tuo sosia! Serve un fazzoletto a Martino?» scherza
Joe.
Niccolò sorride e si alza per raggiungerlo. «Mi sa di sì.
Grazie.» Si guarda intorno e nota che tutti i ragazzi sono andati via. «Per
caso ti serve un passaggio o…»
Joe scuote il capo. «Martin sta tornando a prendermi. Ha la
macchina, non viviamo in città.»
«Certo, capito. Grazie per i fazzoletti.»
«Figurati.»
Niccolò torna dal suo fidanzato e gli porge il pacchetto,
osservandolo mentre si soffia il naso e asciuga il viso impiastricciato di
lacrime.
È vero, vederlo soffrire così fa davvero male, ma per la
prima volta Niccolò si rende conto che forse qualcosa si è smosso nel suo
fidanzato. Non lo aveva mai visto reagire così di fronte a degli sconosciuti,
decidere di aprirsi almeno un po’, condividere i problemi che sta vivendo da
più di un anno e mezzo. Perfino con i loro amici di una vita Martino si è nascosto,
ha smesso di frequentarli, ha finito per ignorarli.
Ma adesso in lui si intravede uno spiraglio e Niccolò vuole
a tutti costi aggrapparvisi con le unghie e con i denti.
Non appena il suo ragazzo riesce a calmarsi, insieme si
alzano per lasciare la stanza. Prima si accostano a Joe per salutarlo e il
riccio dà loro appuntamento alla prossima riunione.
Mentre si avviano all’esterno, incrociano Martin.
Lo sguardo di Niccolò si scontra con il suo e un sorriso
spontaneo compare sul viso di entrambi.
«Ciao ragazzi, alla prossima» si limita a dire il moro.
«Alla prossima» risponde Niccolò, avvertendo un senso di
tranquillità avvolgerlo finché i suoi occhi non abbandonano quelli di Martin.
Si ritrova a pensare che Joe deve sentirsi al sicuro con
quel ragazzo al proprio fianco – in cuor suo spera di possedere almeno un
decimo delle sue capacità e di essere per Martino il sostegno di cui ha
bisogno.
LUNEDÌ
10:41
25 DICEMBRE 2023
Il ticchettio familiare del bastone che colpisce gli
ostacoli fa sorridere Niccolò.
Tiene le mani attorno alla tazza piena di tè bollente e
aspetta.
Di fronte a lui, seduto al tavolo della cucina, c’è Elia. Si
guardano, sorridendo ancora di più.
Un’imprecazione proveniente dal corridoio fa capire loro che
Martino deve aver sbattuto da qualche parte.
Non riescono a trattenere una risata.
«Non prendete in giro il mio ospite speciale» grida Filippo
dal cucinino, per poi raggiungerli con un piatto pieno di fette di panettone
appena tagliato.
«Che vuoi? Eravamo zitti» lo rimbecca Elia, pescando un
pezzo di dolce e addentandolo senza aspettare oltre.
«Buongiorno!» esclama Martino, facendo finalmente il suo
ingresso in cucina.
Filippo lascia andare il vassoio sul tavolo e si precipita
ad abbracciarlo, scompigliandogli affettuosamente i capelli. «Cazzo, avevo
dimenticato quanto sei bono!»
Elia e Niccolò si scambiano un’occhiata colma di
esasperazione.
Martino ride e spinge via l’amico. «Mi ero appena pettinato,
sei matto?»
Filippo si finge offeso e torna accanto al tavolo, sedendosi
con disinvoltura in grembo a Elia.
Quest’ultimo continua imperterrito a divorare il suo
panettone, gli occhi che sorridono fissi in quelli di Niccolò.
Anche Martino li raggiunge e si mette a sedere accanto a
Niccolò, ripiegando il bastone e gettandolo per terra.
«Comunque non sono la tua poltrona personale» protesta Elia
dopo aver finito di mangiare, rivolgendo un’occhiataccia a Filippo.
«Questo lo dici tu» replica l’altro, chinandosi per baciarlo
sulla guancia.
Niccolò ride. «Mi eravate mancati» ammette.
Filippo circonda le spalle di Elia con un braccio e sorride
radioso. «Anche voi, soprattutto Marti.»
Tutti e quattro rimangono in silenzio per un attimo,
godendosi quel momento di vicinanza gli uni agli altri.
«Non posso bere alcolici, ma non vedo l’ora di festeggiare
il Natale con voi» ammette Martino a un certo punto.
Niccolò sente il cuore scaldarsi nel petto e gli stringe la
mano. Ora sì che lo riconosce, ora sì che il suo ragazzo sta pian piano
ritrovando se stesso.
Quando Martino gli ha proposto di tornare in Italia per
trascorrere il Natale con i loro amici, non aveva quasi creduto alle proprie
orecchie.
Da quando aveva cominciato a frequentare assiduamente le
riunioni di Joe, qualcosa in Martino era scattato e lo aveva spinto a sorridere
di nuovo.
Sarebbe stato un processo lungo, ma Niccolò sentiva che ce
l’avrebbe fatta. Che insieme ce l’avrebbero fatta.
«Speriamo che Silvia e Luchino non arrivino tardi:
conoscendola, dovrà truccarsi e pettinarsi alla perfezione» commenta Elia,
abbandonando la guancia contro la spalla di Filippo.
«Sti cazzi, chi tardi arriva, male mangia!» esclama Martino.
«Veramente il detto era diverso» lo contraddice Filippo.
«Sti cazzi» ripete il rosso, sghignazzando.
Niccolò alza gli occhi al cielo, ma non può evitare di
ridere a sua volta.
Finalmente la luce in fondo al tunnel sembra sempre più
vicina e luminosa.
♥ ♥
♥
BUON NATALE ASMODEUS DEL MIO CUORE!!!! *__________*
Quando ho scoperto che il destinatario del mio regalo
saresti stato tu, sono stata felicissima ma allo stesso tempo sono subito
entrata in paranoia perché non sapevo cosa regalarti!
Volevo scrivere qualcosa che potesse davvero piacerti,
magari su Skam, ma era da tanto che non bazzicavo nel fandom e avevo paura di
combinare qualche disastro ^^”
Ecco che poi mi si è accesa la lampadina e, beh, diciamo che
non è esattamente il regalo più allegro e festoso che potessi ricevere, ma
l’ispirazione mi ha portato da queste parti e spero che almeno sul finale tu
abbia avvertito la speranza e la positività che volevo far provare ai nostri
amatissimi Martinicco *____*
Povero Marti, spero mi perdonerà per avergli fatto vivere
questa terribile disgrazia in questo AU, ma almeno possiamo consolarci sapendo
che è tutto frutto della mia mente malata e non gli è successo davvero :)
E ovviamente potevo evitare di far comparire i miei
bambini Martin&Joe??? No, figuriamoci! Joe che organizza le riunioni di autoaiuto per
ciechi e ipovedenti mi piace troppo, ce lo vedo troppo bene e penso che lo farà
anche nel suo reale universo :D
E anche il piccolo omaggio ad altre due coppie che adoro in Skam non
poteva mancare, era troppa la tentazione di scrivere una scenetta
Elippo e di menzionare Silvia e Luchino *___*
Spero con tutto il cuore che, nonostante tutto l’angst che
ci ho messo dentro, la storia ti sia piaciuta! Scusa ancora se non sono
riuscita a scrivere qualcosa di più allegro e natalizio ^^
Prima di concludere, lascio una piccola nota: il titolo è un
verso tratto dal brano “Times Like These” dei Foo Fighters.
Grazie a chiunque abbia letto e a BellaLuna per aver
organizzato questa bellissima iniziativa :3
Buone feste a tutti, ma soprattutto al mio adoratissimo
Asmodeus, ti voglio bene ♥
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