Sulle dita di
una mano
A
Delì 💙
Uno.
A contare, a
scuola te lo insegnano ancora al primo anno.
Con tutte le
difficoltà del caso, teoricamente è
l’anno in
cui lo insegnano anche a JJ, nonostante presti ben poca attenzione alla
maestra
e preferisca metterle puntine sotto la sedia, finendo ripetutamente in
presidenza – perché JJ è tante cose, ma
certo non un codardo o un infame: le
sue colpe se le prende tutte, diversamente dagli altri che sono sempre
pronti a
scaricargli addosso le loro (il ragazzino problematico, dopo tutto,
è facile da
incolpare).
JJ, di fatto, al
primo anno coi calcoli è bravo, ma solo se
si tratta di sottrazioni: il numero di panini da rubare al baretto
della scuola,
mamma che se ne è andata, un padre che meno volte vede
meglio è, nessun compagno
che può essere un vero Pogue pronto a guardargli le spalle.
Le addizioni,
invece, restano un problema.
Due.
A contare, a JJ
lo insegna un ragazzino pieno di lentiggini.
Negli anni
inventeranno mille storie, per raccontare come sia
andata – perché deve sembrare una roba
figa, amico! –, eppure la verità su
quel terzo anno e come lui e John B siano diventati migliori amici
è
facilissima. Non è che a JJ servisse, eh, sia chiaro, ma era
stato stranamente
bello, mentre si alzava facendo il medio, già pronto per il
solito giro di
rimproveri, che qualcun altro si alzasse a propria volta e rivendicasse
l’idea
di riempire la lavagna di parolacce. Poi non era servito a niente,
perché che
JJ non c’entrasse sembrava impossibile (e giustamente), ma
intanto qualcuno si
era alzato.
Da lì
a costruirsi insieme la loro prima tavola da surf con
cui andare a schiantarsi contro gli scogli e rompersi polso, una
costola e tre
denti, il passo era stato breve.
Breve come fare
uno più uno.
Tre.
Per contare, e
per davvero questa volta, serve però Pope.
Pope
è bravissimo coi numeri, li ha imparati a dare una mano
in cassa da suo padre, e quando finiscono in classe insieme alle medie,
con una
pazienza che JJ non ha idea da dove prenda – ma che non
smetterà mai di
ringraziare per tutte le volte che sarà disposto ad
ascoltare i suoi sfoghi
ingarbugliati e farne gomitoli ordinati –, si siede accanto
al biondino, gli
apre la testa come si apre una conchiglia, e ci incastra dentro tutte
quelle cazzate
inutili che poi così inutili non sono, e lo fa
meglio di tutti gli
insegnanti venuti prima di lui.
Perché
Pope li capisce, JJ e John B, sotto ai libri e i bei
voti è un Pogue come loro, nel sangue lo stesso identico
ritmo delle onde (solo
un po’ più calmo, ecco, quello che basta per
pensare i piani, e tirarli indietro
da quelli troppo pericolosi, e inventarne una per parare il culo a
tutti e tre).
E i calcoli,
ora, sono compito suo.
Quattro.
Di contare, per
poco JJ si dimentica quando arriva Kie.
Si dimentica
prima perché non esiste che una Kook possa far
parte del gruppo – e chicazzosenefrega di quello
che dice John B –, e
poi perché la vede mentre rigira come calzini Rafe Cameron e
amichetti,
inveendo contro privilegi, classi sociali e capitalismo, e tutto quel
fuoco che
la brucia scalda anche lui (e sì, ovviamente si mette a
darle manforte contro
quei damerini del cazzo, perché un Pogue
i suoi simili li riconosce, ma
viene rimesso al suo posto da quella ragazzina che non ha bisogno di
lui, nelle
sue battaglie, e forse è qui che smette di contare e perde
la testa – forse,
chi lo sa, in ogni caso JJ nega).
Kie non
è sempre una somma facile, non con i suoi genitori
che cercano di tenerla lontana da loro tre teppisti (due e mezzo, forse
Pope un
po’ di buona impressione è riuscito a farla ai
Carrera), e la mandano alla Kook
Academy, e la chiudono in casa, e vogliono mandarla via dalle Outer
Banks.
Però
Kie torna sempre – nel mezzo della notte o di una
lezione – per tirarli fuori dai guai.
Cinque.
Di contare, JJ
credeva non ce ne fosse più bisogno quando
arriva Sarah.
Perché,
tra le leggi non scritte che regolano il precario equilibrio
dell’ecosistema delle Outer Banks, non ce
n’è nemmeno una che parli della
Principessa dei Kook che molla villa di famiglia e
un’eredità da far schifo e,
per amor di giustizia (e a ben vedere di un certo moro), sia disposta a
testimoniare l’innocenza di un Pogue – sono cazzate
da film alla
Titanic, dove tanto il poraccio di turno ci crepa lo stesso nella
storia (il
film lo ha visto perché Pope e Kie insistevano, sia chiaro
anche questo). E invece
Sarah svaligia casa sua, piuttosto che abbandonarli rischia lei la vita
tante –
troppe – volte, sceglie una vecchia barca e quattro amici.
Alla fine la
parte di isola in cui si è nati conta poco,
perché
sono solo ragazzini spaventati e con più traumi che anni,
tutti quanti, e basta
poco per rendersi conto che parlare di padri del cazzo, ma
proprio tanto
sia quasi più facile con lei.
E
così anche l’ultima addizione diventa presto
naturale.
JJ sa che per
quei quattro
disgraziati si farebbe anche mettere dentro (lo ha fatto).
Così
come sa che gli altri farebbero
di tutto per tirarlo fuori (hanno fatto anche questo).
Perché
per lui le persone che più
contano al mondo sono lì, sul Twinkie, e le può
contare sulle dita una mano.
Note alla
storia: a
Natale siamo tutti più buoni,
quindi si spera che nessuno lanci pomodori e si tentano i fandom nuovi.
Outer
Banks è stata (e ancora è, mi serve solo che mi
diano la terza stagione!) un’ossessione
poco salutare, quindi quando al Secret
Santa mi è capitata Anonimadelirante
come destinataria (mi dispiace, meritavi un Babbo Natale migliore), non
ho avuto
alcun dubbio e le ho scritto di questi cinque disgraziati –
questo anche perché
lei ha scritto due fic stupende sul fandom, ben più belle di
questa (perché la
lettrice fortunata qui sono io), e in qualche modo volevo ricambiare il
favore
per avermi reso tanto felice con quelle storie.
Non
si sanno bene le dinamiche con cui si siano conosciuti i ragazzi (se
non che JJ e John B sono amici dal terzo anno e che Kiara, al nono,
è stata spostata alla scuola dei Kook dove per un anno
è diventata la migliore amica di Sarah) quindi ho bellamente
inventato tutto io, spero in modo abbastanza verosimile. Dato che all'inizio della serie Kie e John B sono molto legati, ho immaginato fossero stati prima amici loro e poi lui l'avesse tirata nel gruppo.
L’ispirazione
per questa storia la
devo anche alla challenge indetta da Mari Lace sul forum Ferisce la
penna, “Love
beyond romance”, che chiedeva di mostrare
un’amicizia (e per me loro sono la
brotp per eccellenza!) ispirandosi a una canzone. Ho scelto “Gone gone gone” di
Phillip Phillips, che per me è LA canzone per questo gruppo,
e lascio il link
che rimanda a un bellissimo fanvideo su di loro che usa proprio questa
canzone
come sottofondo.
E
ora, le cose importanti: tantissimi
auguri di Buon Natale, Delì! Le tue storie, nel corso di
tutti questi lunghi anni
in cui – a singhiozzi – ci siamo incrociate su EFP,
mi hanno sempre reso tanto
felice e riempito sempre il cuore. Spero che questa storia possa, nel
suo
piccolo, farlo anche per te. E a un anno nuovo pieno di cose belle,
letture,
storie, e la terza stagione di OBX, ovviamente.
E a
chiunque sia arrivato fin qui, grazie
per il vostro tempo e buone feste! ❤
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