La
luce policroma delle decorazioni natalizie illuminava la sala da
pranzo, mentre un penetrante aroma di frittura saliva dalla cucina.
Vulcano
Rosso, con mano esperta, tuffava i panzerotti in un tegame pieno
d’olio e, di tanto in tanto, li rigirava.
Poi,
quando si accorgeva della loro doratura, li scolava sulla carta
assorbente.
Un
mezzo sorriso sollevò le sue labbra. Da anni, aveva abbandonato la
sua terra natia, ma, in quell’istante, gli sembrava di non essere
partito mai.
Mancavano
poche ore al Natale e lui, grazie alle sue mani, era riuscito a
ricreare un angolo di Puglia nelle terre spagnole.
E
doveva ringraziare suo nonno e suo padre per la sua grande abilità
nella cucina.
Un
debole sospiro sgorgò dalle sue labbra. Le sue mani, tanto forti,
erano capaci di creare una simile opera d’arte.
Tu
e io amavano l’arte, anche se in modo diverso., pensò,
turbato. Flora amava tanto quelle meravigliose creazioni culinarie.
Per
lei, erano manifestazioni artistiche e meritavano il medesimo
rispetto di un dipinto o di una scultura.
Un
mezzo sorriso sollevò le sue labbra. Con la morte di Flora, a causa
dei membri dell’Organizzazione, aveva creduto di essere condannato
all’infelicità.
Le
feste natalizie si erano tinte di un grigio crudele, che acuiva la
sua sofferenza.
La
felicità altrui e i colori sgargianti dilaniavano il suo cuore di
pena e domande senza risposta.
Perché
a Flora era stata ammazzata?
Il
Fato, tuttavia, aveva avuto compassione di lui e gli aveva dato la
possibilità di amare di nuovo.
Certo,
era un sentimento ben diverso da quello che aveva provato per Flora,
ma non voleva allontanare una simile gioia.
Un
brivido voluttuoso attraversò la schiena del lottatore italiano.
Miguel Caballero Rojo, con il suo ardore, aveva riacceso in lui la
capacità di amare e godere.
Quell’uomo,
che pure aveva perduto sua sorella, non si era mai arreso e tale
forza lo aveva sedotto e affascinato.
E
voleva celebrare con lui la sua rinascita.
─ Flora,
non mi sono dimenticato di te. Ho preparato i panzerotti ai funghi,
che tanto ti piacciono. Auguri, tesoro mio. ─
Ad
un tratto, la porta si aprì e, a passo svelto, entrò Miguel, le
mani ingombre di buste contenenti pacchi.
L’iberico
si guardò attorno e, sulla tavola, ricoperta da una tovaglia rossa,
scorse diversi vassoi, contenenti mucchi di panzerotti e, al centro,
troneggiavano due bottiglie di birra.
─ Mio
dio, Teodoro… Ma hai deciso di strafare? Ci sono porzioni per un
esercito. ─ chiese, stupito.
All’affermazione
del compagno, l’altro rise.
─ A
te però non dispiace. Sbaglio, mi amor? ─ domandò a sua volta, un
lampo ironico nelle iridi nere.
L’andaluso
sussultò, poi sorrise a sua volta. Quello sguardo era un invito.
E
lui non se lo sarebbe lasciato sfuggire.
Posò
i pacchi sotto l’albero di Natale, si avvicinò all’italiano e
gli cinse i fianchi con le mani.
Vulcano
Rosso sospirò e chiuse gli occhi, sopraffatto dal piacere. Quando
era tra le sue braccia, il mondo pareva svanire.
A
fatica, si svicolò dall’abbraccio del compagno e, seguito da lui,
ritornò nella cucina.
─ Mi
vuoi spiegare perché hai cucinato tanto? Siamo solo noi due. ─
domandò Miguel, aggrottando un sopracciglio.
Vulcano
Rosso spense il gas, poi fissò sul fidanzato uno sguardo serio,
lucido di commozione.
─ Questa
è la prima vigilia che li faccio… Dopo la sua morte. ─ confessò.
Lo
sguardo dorato dello spagnolo si adombrò. Sì, stava parlando della
sua fidanzata, brutalmente assassinata.
Ma
quale era il legame tra quella tragedia e quel piatto?
─ Come
sai, in Puglia, specialmente a Bari, è tradizione attendere la
vigilia di Natale mangiando panzerotti. Io ho imparato a cucinare
guardando mio padre e mio nonno e ho cucinato questo piatto a Flora…
Ma, dopo la sua morte, le festività natalizie sono diventate giorni
grigi. Da quando sei entrato nella mia vita, però, tutto è diverso…
E mi è ritornata voglia di cucinare. Voglio festeggiare con te
questa gioia inaspettata… Grazie, Miguel. ─ confessò.
Per
alcuni istanti, lo spagnolo rimase silenzioso, lo sguardo fisso in
quello dell’altro. Tale confessione riempiva il suo cuore di gioia…
Tutto
quel cibo simboleggiava la riscoperta dell’amore.
Colmò
la distanza tra di loro e, d’impeto, lo strinse a sé.
─ Grazie
anche a te, Teodoro. ─
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