Genere:
romantico
Tipo:
one shot
Personaggi:
Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Coppia:
yaoi
Rating:
PG-13, giallo
Avvertimenti:
fluff, lime
PoV:
terza persona
Spoiler:
sì, post time skip
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi
in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro
Questa
storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum “Ferisce la
penna”
Ti amo in tutte le lingue che
conosco!
Faceva un freddo terribile, c’erano cinque gradi sotto lo zero, il
cielo era plumbeo e sembrava che dovesse nevicare da un momento all’altro. Il
taxi sì fermò sotto un imponente edificio.
L’uomo pagò e ringraziò scendendo; il vento gli sferzò il viso ed
i capelli. Per sua fortuna riuscì ad intrufolarsi nell’androne.
Salì le scale, dodici piani, senza ascensore.
Siamo giovani e allenati.
Scosse la testa con un sorriso, fortuna che aveva solo il bagaglio
a mano.
Suonò il campanello, ma nessuno venne ad aprire. Schioccò la
lingua infastidito, guardò l’orologio scoprendo che era ancora sull’orario
argentino.
Sbuffò stancamente, tra le interminabili ore di volo e il
fuso orario era davvero confuso; prese il telefono e cercò l’ora esatta: erano
le sei e mezza del pomeriggio.
Si sedette sul gradino poggiando la testa sul muro mettendosi gli
auricolari e ascoltando la musica. Non gli restava che aspettare.
***
Tutto si era aspettato tranne di trovare Tooru Oikawa, campione
olimpico, miglior alzatore argentino e suo storico rivale, sulle scale davanti
al suo appartamento a Varsavia, alle quasi nove di sera.
“Oikawa” lo chiamò posandogli una mano sulla spalla, scuotendolo
appena.
L’uomo si riscosse sistemandosi gli occhiali sul naso e alzandosi
in piedi, togliendosi gli auricolari e riponendoli nella tasca del cappotto. Si
guardarono in silenzio per un lungo momento.
“Cosa ci fai qui?” chiese in un sospiro era sorpreso, lo si poteva
capire dal sopracciglio destro lievemente alzato.
“È quasi Natale” rispose Oikawa, come se questo spiegasse tutto;
sorrise e quel sorriso gli illuminò il volto stanco.
“Non hai niente da dire, UshiWaka-chan? Ho fatto un viaggio di più
quindici ore, con uno scalo: perché non ci sono voli diretti Buenos Aires - Varsavia,
per vedere il mio ragazzo e l’unica cosa che sai dire è: cosa ci fai qui?” si
lagnò posando teatralmente le mani sui fianchi.
Il suddetto sopracciglio di Ushijima si inarcò ancora di più: “Da
quando sono il tuo ragazzo?” domandò serio estraendo le chiavi di casa. Oikawa
trattenne il fiato rendendosi conto dello scivolone che aveva appena fatto.
“Basta de hablar, bésame” (Basta parlare, baciami)
Wakatoshi reclinò il capo di lato “Non parlare in spagnolo”
sussurrò quasi con fare minaccioso, avvicinandosi, cingendogli il fianco con un
braccio.
“Perché? Non capisci quello che dico?” sorrise ilare, avvicinando
il viso al suo facendo correre una mano sul suo volto.
“Perché mi eccita e lo sai” spiegò tirandoselo addosso.
“Bene, è proprio quello che voglio”
Finalmente la bocca di Wakatoshi si posò sulla sua, in un bacio
caldo e umido, tanto desiderato.
Ushijima si fece indietro troppo presto e Oikawa rimase proteso in
avanti con le labbra bagnate e socchiude.
“Stai tremando”
“Ho freddo” ammise, restare seduto sulle scale, nonostante non ci
fosse il vento gelido che c’era all’esterno, non lo aveva affatto riscaldato.
Finalmente entrarono nell’appartamento venendo avvolti da un caldo
tepore e l’argentino non poté fare a meno di sospirare grato.
“Accidenti” sbottò Oikawa togliendosi gli occhiali ed agitandoli
un po’ per togliere la lieve condensa.
“Non torni a casa per le vacanze?” domandò l’alzatore guardandosi
intorno, il piccolo e spoglio appartamento, austero come il proprietario, ci
era stato quella estate, durante i mondiali, non si era soffermato un granché a
studiare il locale, doveva ammetterlo.
“Nemmeno tu” ribatté avvicinandosi e prendendogli il viso tra le
mani, posando ancora la bocca sulla sua.
“Dove alloggi?” chiese anche se sospettava già la risposta.
“Qui” rispose sfacciato, trascinando il trolley nella stanza attigua,
quella da letto.
“Non è educazione auto invitarsi a casa delle persone” lo
rimproverò osservandolo sedersi sul letto, a Oikawa piaceva giocare d’azzardo, lo
aveva sempre fatto, con lui, con la vita. E la Fortuna gli arrideva sempre,
ammaliata da suo fascino. Nessuno poteva resistergli.
“Mandami via” lo sfidò riponendo gli occhiali nella custodia,
accavallando le gambe.
“A differenza di qualcuno sono un ospite educato” rimbrottò
incrociando le braccia sul petto.
“Quindi?”
“Puoi restare, mettiti comodo mentre preparo qualcosa da mangiare”
***
Oikawa socchiuse gli occhi disorientato per un momento, impiegò
qualche istante per ricordare dove si trovava. Ora rammentava: era a Varsavia a
casa di Wakatoshi, nel suo letto, ma il lato dell’altro era vuoto e freddo. Si
mosse sotto al piumone aveva solo i boxer addosso, rabbrividì al pensiero di
lasciare quel nido caldo, dopo cena si erano accoccolati sotto le coperte, ma
Tooru era crollato addormentato a causa del viaggio e del jet lag.
Sbadigliò piano vedendo sul termosifone poco distante i pantaloni
e la maglia che usava come pigiama, riuscì ad afferrare gli indumenti e
indossarli sotto le coperte, sorrise a quella piccola coccola, avvertendo i capi
caldi sulla pelle.
Scese dal letto e uscì dalla camera, si prese un momento per
osservare Ushijima, intento a preparare la colazione.
La sua schiena sotto la maglietta nera, tesa su quei muscoli
delineati, gli faceva venire i brividi, si leccò le labbra, si approssimò silenzioso
cingendogli i fianchi con le braccia.
“Buenos días, mi amor, qué estás preparando para el desayuno?” (Buongiorno,
mio amore, cosa stai preparando per colazione?) sussurrò
al suo orecchio, accertandosi che le sue labbra gli sfiorassero il padiglione auricolare.
“Tooru” bisbigliò e, con il corpo premuto contro il suo, Oikawa
sentì chiaramente il tremito che lo attraversò. Il suo ego, e non solo quello,
si gonfiava a dismisura, era l’unico che riusciva a incunearsi nell’incrollabile
auto controllo di Ushijima. Penetrava anche il suo corpo, ma per quello c’era
tempo.
L’uomo si volse facendo sfregare i loro corpi strappando ad
entrambi un sospiro di aspettativa.
“Smettila”
“Porque?” (Perché) sussurrò lascivo e sensuale sulle sue labbra leccandole piano.
“Facciamo colazione” propose lo schiacciatore e Tooru sapeva che
la sua rigida autodisciplina era difficile da scalfire, ma aveva tutto il giorno
e un ampio arsenale da usare, quindi si fece indietro sinuoso e provocante, si
sedette a tavola docilmente, mentre Ushijima gli metteva davanti un anonimo
sacchettino del pane facendogli cenno di aprirlo.
Con un sopracciglio alzato, Tooru lo schiuse e il suo volto si
illuminò, come se dentro ci fosse un incommensurabile tesoro.
“Panini al latte” bisbigliò spostando i suoi occhi castani in
quelli dell’altro, compiaciuto dalla sua sorpresa e dalle emozioni che aveva
scatenato quel piccolo gesto.
“Quando li hai presi?” chiese tirandone fuori uno, era ancora
caldo, profumava di casa.
“Tornando dalla corsa mattutina, mentre tu dormivi”
Oikawa arrossì “Scusa. Sono crollato” mormorò porgendogli il
panino.
“È normale, dopo tante ore di viaggio” scosse la testa rifiutando
l’offerta.
“Rispetti il tuo rigido regime alimentare e le tue inflessibili abitudini
anche a Natale?”
“Tu no?”
Tooru si strinse nelle spalle porgendogli nuovamente il panino in
un chiaro invito e Wakatoshi gli prese la mano ed addentò un piccolo pezzo.
“È troppo dolce” si lamentò masticando piano, non riusciva a capacitarsi
come Tooru andasse matto per un alimento del genere.
“Come lo sapevi?” chiese prendendone un morso a sua volta, ad
occhi chiusi gustandolo come fosse il piatto più prelibato del mondo.
“Iwaizumi è il preparatore atletico della nazionale giapponese”
Oikawa sorrise stringendosi nelle spalle, doveva aspettarselo.
“Manchi a tutti, Tooru” sussurrò Wakatoshi, posando la mano sulla
sua, con uno slancio che stupì l’altro uomo.
“Non è vero” bisbigliò con rammarico, intrecciando le lunghe dita
con le sue.
“Manchi a me” precisò allora, la stretta si fece più forte quasi
dolorosa.
“Sono qui” rispose sporgendosi in avanti posando la bocca sulla sua.
“Come sapevi che non ero in Giappone?”
“Iwa-chan è il mio migliore amico” confessò sorridendo apertamente
finendo il panino, si alzò e gli si sedette cavalcioni, le mani grandi e calde
di Wakatoshi si posarono immediatamente sulla sua schiena sotto la maglia.
“Soy tu regalo de Navidad, desátame!” (Sono il
tuo regalo di Natale, scartami) pronunciò sulle sue
labbra.
“Natale è domani!”
Oikawa si tirò su, posando le mani sulle sue spalle sollevando un
sopracciglio “Hai capito quello che ho detto?”
“Sí, aunque mi español es muy... básico” (Sì, anche
se il mio spagnolo è molto… basico)
Oikawa rabbrividì non poteva crederci Ushijima studiava spagnolo
per lui.
“Porque no tengo mucho tiempo para estudiar” (Perché
non ho molto tempo per studiare) precisò la fronte corrugata
nello sforzo di tradurre poche parole. Oikawa scoppiò a ridere divertito e
quasi commosso, anche Wakatoshi faceva cose senza senso ogni tanto.
“Hai capito anche quello che ho detto entrando in cucina?” si
sincerò.
“Sì” ammise e Tooru trattenne il fiato.
“Perché imparare lo spagnolo, quando possiamo parlare la nostra
lingua madre” chiese posando la fronte su quella dell’altro uomo.
“Porque, al parecer, a ti también te excita oírme hablar español” (Perché, a
quanto pare, eccita anche te sentirmi parlare spagnolo) spiegò e
la sua mano lo raggiunse tra le gambe, tastando la sua erezione crescente,
facendolo gemere.
“Madre de Dios, sì!” boccheggiò baciandolo con passione, alzandosi
e trascinandolo in camera da letto; avevano aspettato anche troppo.
“Quiero hacer el amor todo el día y la noche. Una y otra vez,
hasta que te desmayes” disse Tooru lasciandosi cadere sul letto ridendo, e Wakatoshi
lo sovrastò con la fronte aggrottata.
“Ti ho detto che il mio spagnolo è basico”
Oikawa rise forte incapace di trattenersi, mentre lo schiacciatore
lo spogliava: “Voglio fare l’amore per tutto il giorno e la notte. Ancora e
ancora, fino a farti perdere i sensi” tradusse impossessandosi della sua bocca.
***
Quando Oikawa riaprì gli occhi la stanza era buia, non sapeva bene
che ore fossero, ma la cosa non gli importava. Allungò la mano, trovando la
schiena di Wakatoshi, la percorse, con le dita, tastando i muscoli, sorrise
avvertendo i graffi che gli aveva lasciato, mentre godeva senza ritegno. Si
accostò a lui posandogli un bacio tra le scapole, lo sentì respirare a fondo:
era sveglio.
Tooru era riuscito a convincerlo a mangiare da asporto, a letto, per
poi tornare a tuffarsi uno dentro l’altro ancora e ancora. Dovevano recuperare
il tempo perso, alla fine si erano addormentati sfiniti ed appagati dopo
aver fatto l’amore davvero tante volte. Ushijima si mosse ed accese la lampada
sul comodino mentre Tooru nascondeva il viso biascicando una protesta, tornando
poco dopo a baciargli le spalle e la schiena, facendolo tremare.
“Dovremmo alzarci, fare una doccia… o cenare…” mormorò alternando
una parola ad un bacio.
“Dovremmo sì” ammise voltandosi e Oikawa gli si sdraiò sopra.
“Ti ho fatto saltare la tua rigida routine" mormorò
fintamente dispiaciuto.
“È quasi Natale” rispose passandogli le dita tra i capelli,
rimasero a fissarsi occhi negli occhi per un po’, la luce dorata della lampada
faceva risaltare i bei lineamenti di Oikawa.
Wakatoshi gli prese il viso con entrambe le mani e Tooru socchiude
gli occhi e sorrise.
“Kocham cię” disse serio, Oikawa corrugò la fronte “Che lingua
è?” sorrise.
“Polacco”
Tooru rise divertito posando la guancia sul suo petto, ascoltando
il battito quieto del suo cuore. Stava davvero bene.
“Quante lingue conosci?” lo interrogò Wakatoshi dopo un po’
accarezzandogli i capelli.
“Giapponese, inglese, spagnolo, tre parole in francese, altre tre
in italiano forse quattro, se mi dici queste due in polacco, sono due vero?”
elencò pigramente.
“Sì due…”
“Non tenermi sulle spine!” sbottò impaziente sollevandosi, i suoi
occhi castani erano immensi e felici, raramente lo aveva visto così sereno.
“Je t’aime” proferì e ancora Tooru lo scrutò mettendo il suo
adorabile broncio, che lo faceva regredire all’età di sei anni.
“Non sono queste le tre parole di francese che conosci a quanto
pare” commentò Ushijima serio, strappando un sorriso all’altro uomo.
“Dillo nella nostra lingua, Toshi” lo pregò posandogli un morbido
bacio a fior di labbra, quello era l’unico nomignolo che l’altro tollerava e Tooru
lo usava solo nei momenti intimi e speciali come quello.
“Ai shiteru”
Gli occhi di Tooru si allargarono ed inumidirono.
“Te amo” ripose in spagnolo.
“I love you” ribatté lo schiacciatore.
“I love you too” rispose a tono, lasciandosi sospingere sul
materasso, accogliendolo ancora dentro di sé e, mentre si baciavano e si
amavano, in lontananza un campanile batteva i dodici rintocchi della Notte
Santa!
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Note
dell’autrice:
Le
parti nelle varie lingue sono state tradotte da Google traslate!
Può
essere considerato un seguito di “Fissazione”
di cui non è necessaria la lettura.
E
con questa storia auguro a tutti voi un sereno Natale!
Grazie!
A chi mi segue, a chi legge, a chi recensisce, a chi mi supporta, a chi sclera
con me!
Buon
Natale! Happy Christmas!
Feliz Navidad! Joyeux
Noël! Happīkurisumasu!