Sarebbe Stato Un Tragitto Piuttosto Breve

di Woody Lee
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Luigi e Michele stavano aspettando il bus da ormai dieci minuti quando lo videro arrivare in lontananza.
“Alzati!” disse Luigi.
Michele spense la sigaretta a terra, la schiacciò col piede e la fece scivolare sotto la panchina.
Si tirò su in piedi con un saltello. I suoi capelli erano perfettamente in ordine con tutto il resto del suo abbigliamento, chi lo guardava con più attenzione scopriva che Mik (chiamato così dai suoi amici più stretti), aveva almeno il doppio degli anni che dimostrava.
Indossava occhiali da sole Ray-Ban oro e masticava sempre una cicca.
Luigi, conosciuto nel suo mondo come “Luie”, invece aveva quarantasette anni, brutto come la fame e vestiva degli stracci sbiaditi.
Due completi opposti ma complici delle rapine e omicidi più famosi degli ultimi vent’anni, quella mattina ne misero in atto un’altra e fu un successo, come al solito.
Luie nascondeva una Beretta 98 nella cinta, il cappotto grigio lo rendeva più possente di quel che era e i baffi unti allontanavano tutti al primo sguardo.
Salirono sul 644 e si sedettero in fondo. Passarono davanti ad una dozzina di persone addossate ai finestrini. Una ragazzina con le cuffie girò lo sguardo verso i due e guardò negli occhi Mik.
Il freddo lo avvolse.
“Cristo santo, Mik! Dovevi per forza ammazzarla quella suora?” sospirò Luie.
“Chi? Quella? Ha giocato troppo con il diavolo, ha avuto quello che voleva.” Disse Mik masticando la cicca.
“Non dovevamo fare vittime questa volta, l’hai fatta grossa.” Lo riprese Luie.
“Cos’è? Hai paura del conte?”
“Non è il conte in sé, è come gestisce i suoi cazzo di affari andati male”.
“Cosa pensi che faccia? Se ci volesse morti l’avrebbe già fatto. Cazzo Luie, noi siamo i suoi protetti e penso di essermela meritata questa posizione gerarchica, no?”
Luie non rispose, aveva ancora l’immagine della suora con le viscere all’aria dopo essere stata colpita dall’auto che guidava Mik.
“Dico solo che in tutti questi anni sono morte solo persone cattive. I nostri nemici non sono di certo le cazzo di suore, tanto meno i bambini che l’hanno vista morire dissanguata. Queste sono le stronzate di cui il conte parla quando dice di non combinare stronzate!”
Mik bestemmiò più volte, anche picchiando il sedile vuoto davanti a lui.
“E se mandasse loro?” chiese Luie a bassa voce, quasi tremante.
Mik volse lo sguardo verso di lui.
“Loro chi?”
Si videro negli occhi, un brivido di freddo percosse Luie dalla testa ai piedi, tutto il suo corpo tremò.
“Che hai?” Mik percepì qualcosa, gli tenne il braccio, credette che stesse avendo un infarto.
“Sono loro!”
“Ma loro chi? Vuoi parlare?” Mik lo scosse per il braccio.
“Non c’è più niente da fare. Arriveranno a prenderti…o forse anche a prenderci, tanto ormai il mio destino è il tuo. Il conte avrà già saputo della suora morta e li avrà già comunicato i nostri peccati. Verranno a prenderci e ci lasceranno cadere dritti all’inferno. E questa è tutta colpa tua!” Luie iniziò a piangere come un bambino.
“Devi dirmi chi è che verrà!”
“Gli Angeli.”
Lo disse con un filo di voce, Mik lo aveva preso per il colletto, lasciò cadere sul sedile.
Gli angeli, conosceva la loro storia, anzi, ne conosceva diverse versioni.
Aveva sentito che provenissero dal paradiso, mandati da Dio stesso ad allearsi con gli umani per sconfiggere il male che affliggeva il mondo. I più credenti, devoti soprattutto alle religioni occidentali amavano questa teoria. Chi aveva la mente più aperta credeva fossero alieni venuti da galassie a milioni di anni luce dalla nostra. In quel mondo in guerra e malato, le famiglie più ricche e potenti della terra potevano permettersi di avere contatti con gli angeli e ricevere i loro doni. Mik non sapeva che razza di doni uno poteva ricevere da degli esseri così misteriosi, nessuno li aveva mai visti. Tranne appunto chi li contattava e le loro vittime.
“Non può mandare loro! Non può farci questo!” Mik si rese conto che la situazione si presentava senza molte speranze.
“Lo farà, vedrai”
“Ma come facciamo a saperlo se arrivano?”
“Nessuno lo sa per certo”
Mik volse lo sguardo sul corridoio del bus. La ragazzina a cui aveva fatto la linguaccia era in piedi e lo guardava, aveva un’aria strana anche se perfettamente normale, come un robot, dritta e tesa sulle sue gambe.
“Guarda” Indicò la ragazzina a Luie che allungò il collo per vedere oltre il sedile.
“Che cosa?” chiese.
“La ragazzina! Non mi molla gli occhi di dosso da quando siamo saliti. Secondo me sa qualcosa!” si alzò in piedi.
“Che vuoi fare?” Luie cercò di farlo sedere ma Mik sciolse la sua presa. Si sistemò i capelli e la giacca, camminò verso la ragazzina che continuava a fissarlo senza muovere un muscolo.
Luie rimase a guardare, vide Mik avvicinarsi a lei e dirle qualcosa in faccia. La ragazzina non rispondeva, ma stava alzando il braccio in alto. Mik si mise a ridere.
“Vuoi ballare?” Mik stava ridendo, non si accorse del coltello mirato al suo cuore.
Luie si alzò in piedi stremato.
Il coltello trafisse la carne spezzando le ossa, sentì il suo cuore impalato dalla lama affilata. Un solo fendente al cuore, come se fosse fatto di marmellata.
Mik indietreggiò, la ragazzina mutava la sua forma, duplicò i suoi occhi e le sue braccia, si sollevò in aria e iniziò a ruotare, nel mezzo di un autobus in movimento.
Mik cascò tra le braccia di Luie.
Aprì gli occhi per l’ultima volta e vide l’angelo prendere forma. I suoi occhi vedevano tutto e tutti, era indiscusso negare il proprio destino di fronte ad un essere così complesso e spaventoso.
La sua rotazione piegava i manici in ferro, sollevava la polvere. Mik morì, sospirò tra le braccia di Luie.

Tutte le altre persone si alzarono in piedi voltandosi verso Luie che piangeva abbracciando il suo amico morto.
“Vi prego non uccidetemi!” gridò Luie.
L’angelo si fermò, le centinaia di pupille caddero in quelle di Luie.
Immediatamente gli venne un ictus, cadde all’indietro sbattendo violentemente la testa; gli uscì sangue dal naso.
Il corpo di Mik si sollevò in aria, l’angelo creò uno squarcio spazio-temporale e lo attraversò seguito dal corpo di Mick e da tutte le altre persone che avevano cambiato forma diventando esseri mostruosi e indescrivibili.
Luie era cosciente, voleva morire. Nulla era peggio del dolore che avrebbe provato per il resto della sua vita.
 
 




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