La tela del ragno

di Ronnie92
(/viewuser.php?uid=738999)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Nasce, cresce e si insinua nella mente
il sospetto che tutto ciò che fai nella vita non serva a nulla.
Temi,
che le amicizie, gli amori, i sorrisi e le gentilezze
siano soltanto mezzi per arrivare ad un fine.

Ma quale sarebbe questo fine?

Il prevalere sugli altri?
Il potere?
Il senso di dominio?

Potrebbe essere, la mia, pura e semplice paranoia.
Mi rendo conto.

Ma il punto è questo,
vedo gli altri agire solo per un tornaconto di cui non ho memoria,
vedo gli altri sparlare, giudicare, fare del male, con consapevolezza
e inconsapevolmente, come unico atto di vita.

Non è cattiveria la loro.
Ma solo il loro modo di vivere.

Ed io?

Io non sono così?
Non sono come loro?

Si.
Anche io sono così.
Stupido, inetto, arrogante.

Allora cos’è questa sensazione che mi fa sentire isolato,
intristito, alienato dal resto del mondo?

Cos’è questa tela di ragno in cui mi trovo avvinghiato?
Questo senso di insoddisfazione, di umiliazione, di tristezza?

Sarà che non tutti noi siamo sulla stessa sponda del fiume.
Alcuni di noi si trovano su di una zattera,
che pian piano si allontana,
e vede tutto il resto sparire,
oltre l’orizzonte, oltre la terra ferma.

La nostra era paura di andare per mare in solitaria?
Era paura di rimanere soli?
O la paura di essere veramente soli e incompresi e lontani dal pensiero e dal modo di agire di tutto il resto?

La verità è che ognuno di noi è così.
Ognuno di noi è sulla zattera.
C’è solo chi riesce a fingere meglio.
C’è solo chi riesce ad abbandonarsi alla corrente.
Mentre noi,
noi lottiamo controcorrente.


 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4043124