Un piccolo desiderio
La luce soffusa dell’abat-jour illuminava appena il volto di Lucy,
che spuntava da sotto le coperte dentro le quali si era infilata. L’orologio
sul comodino segnava le dieci di sera e le palpebre della bambina non avrebbero
tardato a chiudersi.
Suo padre, seduto sul letto, la guardava cedere al sonno, mentre
con una mano le accarezzava la testa, ascoltando il respiro di lei che mano a
mano si faceva più sommesso e regolare. Trascorse qualche altro minuto ancora,
poi suo padre scostò la mano e aspettò una qualunque reazione della figlia, che
non arrivò. Si era addormentata.
L’uomo si alzò dal letto e sistemò le coperte alla bambina. Si
avviò a passo felpato verso la porta della camera, ma un mugolio lo fermò.
«Papi», sussurrò Lucy, così lui tornò dalla bambina e si accovacciò
davanti al suo letto. «Grazie.»
Notò che aveva gli occhi chiusi, e i suoi respiri regolari erano
intervallati da altri più corti. «Per cosa?», sussurrò lui a sua volta.
«Perché ho potuto credere a Babbo Natale quest’anno», rispose, poi
strusciò la testa sul cuscino come a cercare una posizione più comoda, e suo
padre pensò che si fosse addormentata di nuovo. «È stato bello», aggiunse
invece. «Grazie.»
Suo padre sentì un’emozione farsi strada prima nel petto e
risalire in gola, ma strinse le labbra e la trattenne.
«Potrai crederci per tutto il tempo che vorrai, scricciola», le
rispose, poi la baciò sulla tempia. Aspettò che sua figlia dicesse altro, ma il
respiro di lei tornò a essere cadenzato e la testa divenne di nuovo pesante sul
cuscino. Si era addormentata ancora.
L’uomo si alzò e spense l’abat-jour, diretto verso la camera.
Arrivato sulla soglia della stanza della bambina, però, si voltò a guardare
quel letto che fino a poco tempo prima era stato vuoto e lasciò che l’emozione
trattenuta fino a quel momento trovasse uno sfogo discreto e silenzioso.
Amava la sua bambina. E si chiese per quanto ancora avrebbe potuto
farlo.