The
loneliest
Percepisci
il rumore di passi leggeri dietro la porta e stringi istintivamente il
cuscino sulla testa.
No, non stasera.
Stasera
vorresti stare sola; dire addio non è semplice. Hai bisogno
di tempo, hai bisogno di ricomporti, di recuperare tutte le energie e
la disperazione perse tra le lacrime che ti solcano il viso senza
indugio.
Senti appena
voci concitate nel corridoio, ma non hai il coraggio di muovere un
muscolo.
Stringi un
pugno, nonostante le mani tremanti, e lo avvicini agli occhi socchiudendo
le palpebre.
La porta si
spalanca e ti sembra quasi di poter vedere ogni movimento della persona
sulla soglia, nonostante tu sia stesa sul letto di spalle.
“Cos'è
questa, Haibara?”.
La voce di
Shinichi è determinata, ma non solo. Noti la punta di
sbigottimento e di rabbia mal trattenute nel suo tono.
Respiri
profondamente, ma non osi fiatare. Lui non deve vederti
così, hai giurato a te stessa di non mostrare mai il minimo
cedimento, non di nuovo.
“Allora?”.
Lo conosci,
sai benissimo che non demorderà.
Sospiri e
allontani il cuscino, voltandoti appena. Cerchi di asciugare in fretta
le tracce umide sugli zigomi, ma sai perfettamente che si tratta di una
mossa inutile.
Ti sollevi,
poggiando la schiena contro la parete alle tue spalle, e volti lo
sguardo nella sua direzione.
Il bambino
sulla soglia della stanza ti osserva immobile, ma quasi non riesci a
incrociare i suoi occhi dietro il riflesso della montatura scura.
È
serio. Dannatamente serio.
“Non
avresti dovuto trovarla” dici con un sorriso amaro, la
voce che trema appena. Di colpo, la convinzione che hai da giorni
crolla inesorabilmente sotto quello sguardo accusatorio.
Shinichi
stringe appena la lettera, l'espressione tesa.
“Mi
spieghi cosa significa?” chiede, il tono che non ammette
repliche.
Non sopporti
più l'atmosfera che si é creata; la tensione è palpabile,
l'angoscia ti sta divorando.
Vorresti
trascorrere queste ultime ore insieme a lui e hai lottato con te stessa
per convincerti che l'allontanarlo – almeno questa sera
– ti avrebbe permesso di portare via un bel ricordo della
persona che ti ha sempre salvato la vita.
Lui
che ti protegge.
Lui
che ti sorride.
Lui
che ti dà la forza di andare avanti.
E invece ti
ritrovi ad avere nella mente la sua immagine che ti fissa, che ti
scruta e che ti accusa. Forse proprio come la prima volta.
“Ho
scritto due righe per te e per il dottor Agasa. Ecco, nel caso in
cui... “.
Shinichi
abbassa il volto e piega il foglio, infilandolo nella tasca della
giacca.
“Hai
deciso di esporti, non è così? Vuoi
sacrificarti”.
Pieghi le
ginocchia e le stringi al petto, mentre il corpo inizia a tremare quasi
impercettibilmente.
“Siete
tutti in pericolo, Kudo. È meglio
così”.
“Lo
credi davvero?”.
Shinichi
entra in camera e si avvicina al letto, sedendosi sul materasso senza
aspettarsi alcun permesso. Ora puoi vederli davvero, gli occhi blu che
ti osservano, che ti scalfiscono anche l'anima.
I resti
della corazza che stai cercando di sostenere sono ancora lì,
da qualche parte, e resistono soltanto perché eviti di
rifletterti in quello sguardo indagatore.
“Haibara,
perché lo stai facendo di nuovo?”.
Stavolta la
sua voce è più morbida del previsto e ti lascia
perplessa qualche attimo. Essendo così vicino, il detective
può percepire ogni tuo sussulto, ogni tremolio. Ogni
debolezza.
T'imbarazza,
ti senti a disagio; sei preda di una sensazione che non riesci a
controllare, credevi fosse paura ma non è così.
Non totalmente.
Non vuoi
lasciarlo e lo sai. Non vuoi lasciare la vita e quello che ti ha
offerto di buono negli ultimi tre anni.
“Cosa
intendi?” mormori, cercando un coraggio che non trovi.
“Ti
avevo detto di non scappare dal destino” continua lui,
soffermandosi per pochi istanti nei tuoi occhi verdi,
“pensavo che avessi capito”.
“Sei
tu che non capisci, Kudo!” alzi la voce, e crolla l'ultimo,
piccolissimo resto di quel muro che provi disperatamente a ricostruire.
“A breve scopriranno chi sono, se non lo hanno già
fatto! Se rimango, verranno a uccidervi tutti”.
Shinichi non
risponde e percepisci le lacrime premere per scivolare nuovamente sulla
pelle.
“Vuoi
consegnarti così?” ti chiede poi, senza lasciare
trapelare emozioni. “Credevo fossimo una squadra, invece non
mi hai detto nulla”.
“Se
non l'ho fatto è stato per evitare questa
conversazione” rispondi, riuscendo a ricomporre un certo
distacco complicato da mantenere.
“Avevo
il dubbio che tu stessi architettando qualcosa, per fortuna sono venuto
a controllare”.
“Perché
lo fai, Kudo?” bisbigli appena, nascondendo gli occhi ormai
pieni di lacrime sotto la frangia ramata. “Perché
mi rendi tutto complicato? Perché sei qui nonostante non ti
abbia chiesto aiuto? Non sto scappando, sto affrontando una volta per
tutte il mio destino”.
Non puoi
vederlo ora, ma lo senti sempre su di te.
Infili la
mano nella sua tasca e tiri fuori la lettera sgualcita, senza il
coraggio di aprirla.
“Sapevamo
entrambi che sarebbe dovuta andare così. Voglio che la
apriate solo una volta che non ci sarò piú. Non vi ho mai
ringraziato per tutto... “ un singhiozzo ti coglie
impreparata, scuotendo il tuo intero essere. Per alcuni attimi non
riesci a proseguire, la visuale sfocata e il respiro spezzato dal
pianto. Non devi cedere, non ancora, “... tutto quello che
avete fatto per me. Questi anni sono stati i più belli della
mia vita”.
Lui scuote
la testa istintivamente, strappandoti la carta dalle mani.
“Basta,
smettila di parlare così” afferma serio,
lasciandola cadere a terra, “sai che non te lo
permetterò mai. Non è l'unica soluzione,
abbiamo-”.
“-Kudo”
lo interrompi debolmente, tirando appena su col naso. Il detective ti
guarda, rispettando i tuoi tempi. “Mi basta che tu stia con
me stasera. Per favore. Non parliamone più”.
Vedi i suoi
occhi sgranarsi, l'agitazione che cerca di celare dietro le lenti.
Dopodiché
annuisce, assecondando la tua richiesta silenziosa, quella che
probabilmente ha compreso ma che non gli dirai mai.
Aiuto, Kudo.
Il giovane
detective ti si avvicina silenziosamente e si sporge verso di te,
cingendoti le spalle con le braccia.
Solo allora
sei libera di sfogare tutto, di far crollare il muro. I singhiozzi
scuotono anche le sue spalle esili, mentre il calore che emana il suo
corpo riesce pian piano a calmarti e ad annullare pensieri che fanno
male.
Per questa
notte, va bene
così.
|