La
nube di polvere scompare e, cauto, mi guardo intorno.
Suyodhana,
col suo carico di morte, è scomparso.
Una
lama di luce attira la mia attenzione e alzo la testa.
Da
un’ampia apertura della grotta, riesco a vedere un lembo di
cielo azzurro, illuminato da un sole scintillante.
Vedo
la sagoma di un uccello e riesco a sentire il suo richiamo.
Sorrido.
Finalmente, quel demonio è stato distrutto.
Non
tormenterà più nessuno.
Abbasso
lo sguardo e il mio sorriso si spegne.
Yanez,
tu giaci a terra, prono, privo di sensi e sulla schiena scorgo due
pietre, grosse come pugni.
– Yanez!
– urlo. No, non voglio perderti amico mio.
Non
puoi abbandonarmi.
Abbandono
il mio appiglio e provo a scendere lungo la parete rocciosa.
Le
mie mani si scorticano, forse sanguinano, ma non mi importa.
Il mio pensiero, ora, sei tu, amico mio.
Allontano
questi sassi, ti stringo tra le braccia e ti volto.
Poso
la testa sul tuo petto e un senso di gelo invade il mio cuore.
No,
non può essere.
Non
sento il battito del tuo cuore.
Mi
sollevo e ti scruto meglio. Probabilmente, mi sono sbagliato.
Le
mie speranze, presto, si infrangono sotto il peso di una realtà
crudele.
Nessun
respiro, per quanto esile, solleva il tuo petto, mentre il tuo viso,
bianco di morte, è gelido.
No...
Non posso accettare questo.
Tu
non puoi essere morto, amico mio.
Non
puoi avere dato a quel demonio una simile vittoria.
Una
rabbia impotente irrigidisce il mio corpo. Quanto mi sembra stupida
la gioia che ho provato prima, quando lui è morto.
Perché
sono stato così cieco ed egocentrico? Perché non mi
sono ricordato di te?
Sì,
non potrà più usare altri innocenti per i suoi scopi,
eppure questo non mi rende felice.
Non
accetto un tale prezzo per la sconfitta di quel demonio.
A
te, amico mio, è stata negata la possibilità di essere
felice.
E
io, di nuovo, ho vissuto il dolore della perdita di una persona a me
cara.
Perché?
Non bastavano i miei genitori, durante quella terribile notte?
Di
quale colpa ti eri macchiato?
E
come ho potuto sbagliare così?
Tu,
amico mio, mi hai dato il calore di una famiglia, anche se le nostre
origini erano diverse.
Con
un breve sguardo, riuscivamo a comprendere l'uno i pensieri
dell'altro.
E
ora... Ora non sarà più così.
Il
mio cammino proseguirà senza di te, amico mio.
Sopraffatto
da tale realtà, chino la testa e le lacrime, impetuose,
inondano le mie guance.
Mi
pare quasi di sentire la tua voce, benevola e ironica, mentre mi
prende in giro e mi chiede che cosa stia succedendo.
Ma
è una illusione della mia anima, che cerca ancora la tua
presenza, amico mio.
E,
dilaniato dal rimorso, lancio un grido privo di voce.
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