La città di Caduma

di Margutte
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Entrai in questa città con ampie aspettative che, in un primo momento, mi sembrarono soddisfatte. Solo sollazzo e gioia regnava dentro l'insuperabili mura, solo freschezza era nelle anime dei cittadini. Tutto ciò non poteva che essere positivo e non poteva che trasmettermi una certa felicità; ma, in un singolo e nefando istante, scorsi un morbo orrendo in quel clima perennemente festivo. Strabuzzando gli occhi notai le membra caduche e deboli d'ognuno. Non c'era abitante, in quella tripudiante atmosfera, che non nascondesse una terribile malattia. Allora udii alcuni vaghi discorsi, che, col passare del tempo, si fecero più numerosi e più precisi, che denunciavano questa pestilenza, sicché giunsi a capire che ognuno era malato e, al tempo stesso, perfettamente conscio del suo male. Dunque, meravigliato dalla mia scoperta, la esposi a qualche abitante privatamente chiedendo come mai nessuno cercasse un qualche rimedio a questa spiacevole situazione, e non ci fu uomo che, all'udire le mie domande e al vedere la mia faccia stupita, non ridesse dicendo: "Ma come ha fatto a non capire che questo male è incurabile?". Così, facendo a gara a chi meglio conosce il morbo che infetta ognuno, periscono gli abitanti di Caduma, che non si accorgono delle medicine che hanno sempre allato, preferendo disperarsi, e lodare chi trae i più acuti lamenti, invece di curarsi.




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