★★ Calendario dell'Avvento 2022 by
Fanwriter.it!
★ Data: 24 dicembre
2022
★ Rating/Avvertimenti:
Verde
★ Fandom: Miraculous LadyBug
★ Hashtag:
#CalendarioAvvento2022
Crediti:
ringrazio Lucy del gruppo Miraculous Fanfiction per avermi permesso di
aggiungere la sua fan art al mio racconto
🐞🎄🎄🎄🎄🎄🎄🐞
Era
passato un anno da quando Adrien e Marinette si erano ufficialmente messi
insieme, dopo che le ali di Monarch erano cadute e con esse tutti i segreti che
nascondevano, compresa la vera natura di Adrien.
Un sentimostro. Lui era un sentimostro.
Questa
fu la notizia più sconvolgente, ancora più sconcertante nell'apprendere che lo
stesso padre terrorizzava Parigi e che lo faceva per riavere la compianta
Emilie ancora al suo fianco perché quella vita le era stata strappata via
troppo presto.
Adrien si trovava davanti all'albero di Natale e ne contemplava le luci e gli
addobbi ripensando a tutto quello che aveva dovuto passare in un solo anno.
Una mano delicata e soffice incrociò le sue dita e gli scoccò un'occhiata
languida e sorridente.
"Andiamo di là? Stanno servendo gli antipasti." Lo invitò Marinette
con un cenno del capo.
"Non ti ho mai ringraziato per quello che hai fatto per me. Ti devo molto.
Ti devo la mia stessa vita." Deglutì con voce roca e sincera.
"Non serve che lo fai, e poi... dovevo tentare." Gli rispose
sospirando.
"Mi hai liberato dall'amok, rendendomi umano a tutti gli effetti."
"Lo eri già, Adrien." Precisò con assoluta certezza, perché lei lo
avrebbe amato incondizionatamente.
"Sì, però ero controllato. Un burattino e avrei preferito morire piuttosto
che vivere una vita così."
*
Era tutto finito e finalmente ogni pezzo di
quel puzzle complicato e formato da centinaia e centinaia di tessere stava
andando al giusto posto.
Monarch era stato smascherato e con lui anche
tutti i segreti che custodiva gelosamente con sé.
Ma alla domanda di Adrien relativa al perché
sua madre abbia dovuto usare il Miraculous del Pavone, Gabriel si sentì morire
e pervadere da un senso di colpa e di vergogna.
Adrien, alla risposta del padre, reagì
incredulo e spaesato, ma non perché Gabriel si era giustificato dicendo che
dopo innumerevoli aborti di Emilie lei non sarebbe mai potuta diventare madre
naturalmente, ma semplicemente perché lui era un fantoccio ricoperto di carne e
ossa.
Ferito e arrabbiato, Adrien si era
trasformato in Chat Noir e scappato via sotto gli occhi mesti e colpevoli di
Gabriel e quello increduli di Marinette.
"Mi dispiace." Fu tutto quello che
lo stilista era riuscito a dire a Marinette mentre usciva sconfitto da quello
scontro.
La ragazza non sapeva che rispondere perché
la lingua era paralizzata a causa della sconcertante rivelazione, tutto il
mondo le cadde addosso, ma non perché Adrien era un sentimostro, Marinette
sapeva benissimo che la natura del ragazzo non avrebbe compromesso i suoi
sentimenti verso di lui, ma temeva per la sua vita.
Se l'anello contenente la sua amok si fosse
accidentalmente rotto, lo avrebbe perso per sempre. E lei non poteva affatto
permetterlo, come non poteva permettere al padre o a chiunque altro di
controllarlo.
Adrien era un ragazzo con una propria
coscienza, con dei sentimenti ben precisi.
Marinette in ogni caso non riuscì a rispondere
al signor Agreste che nelle settimane precedenti aveva tentato più volte di
porre fine alla loro relazione ostacolandone il rapporto e giunti a questo
punto non scartava che ci fosse lui dietro alla rottura momentanea del loro
fidanzamento.
Si trasformò in velocità dopo aver recuperato
i Miraculous, per trovare Chat Noir, chissà come si stava sentendo in quel
momento e lei era l' unica che poteva stargli accanto e confortarlo.
Lo trovò dopo quasi mezz'ora a girovagare per
l'intera Parigi, era sul punto più alto della Tour Eiffel, seduto in un angolo
con la testa dentro le ginocchia ancora trasformato in Chat Noir per non
doversi subire le parole del suo kwami.
"Vattene via!" Le aveva detto
appena sentì muovere l'aria davanti da lui.
"Il mio posto è qui. Al tuo
fianco." Gli rispose sedendosi vicino a lui.
"Sono un mostro... Anzi, non so nemmeno
che cosa sono." Mormorò tra i singhiozzi.
Chat Noir era in preda all'agitazione e alla
disperazione, nel suo futuro vedeva tutto nero, semmai un futuro ce lo avesse ancora.
E Marinette avrebbe fatto meglio a
dimenticarsi di lui e cercarsi una persona degna del suo amore, una persona
umana come lei.
"Non sei un mostro, Adrien. Sei la
persona di cui sono follemente innamorata." Gli scoccò un'occhiata piena
d'amore che scaldò immediatamente il suo cuore infondendogli quella sicurezza
di cui aveva assoluta urgenza, con lei ogni cosa attorno prendeva sfumature
colorate e leggere.
"Faresti meglio a lasciarmi. Non sono
degno di te, sono diverso e non so nemmeno se quello che provo sia reale o solo
finzione."
Chat Noir si portò una mano all'interno dei
capelli scompigliandoli.
Marinette sorrise, nascondendo la
preoccupazione che quella notizia avrebbe avuto su di lui, e gli sistemò la
frangia con un gesto delle dita.
"Cosa senti, ora." Gli toccò una
guancia e avvicinò il volto al suo.
"Che ho voglia di baciarti e stringerti
forte a me. Ti amo con tutto il mio cuore."
"Nessuno ti sta controllando, adesso.
Questo significa che tutto ciò che senti è reale e non è legato alla tua amok."
"Però... È una possibilità da non
scartare."
"Non lo permetterò" Marinette
incrociò le dita della sua mano, sembravano fredde sotto i guanti.
"Io... Io..." Chat Noir si alzò di
scatto e sciolse la trasformazione, si voltó lentamente e chiese a Marinette di
guardarlo "... Dimmi che cosa vedi..."
Marinette si avvicinò lentamente a lui
mettendo un piede davanti all'altro, il cuore le batteva forte nel petto e gli
occhi tristi di Adrien le fecero salire la malinconia, sentì tutta la sua
mestizia, ma anche la sua ira ed era un bene che lì non ci fosse suo padre.
"Vedo un ragazzo bellissimo, dolce e
amorevole, ma anche un ragazzo a cui piace ridere e scherzare, divertirsi con i
propri amici e che è un bravissimo pianista, un campione di scherma."
"Vedi esattamente quello che hanno
plasmato mia madre e mio padre."
Adrien si meritò quello schiaffo che risuonò
nel cielo.
"La devi smettere!" Esclamò
furibonda Marinette con la mano che le friggeva "... Non sei un burattino,
Adrien. Hai un cuore, un'anima e dei sentimenti ben precisi."
"Salvami..." Mormorò tenendosi la
guancia imporporata di rosso.
"Cosa?" Disse con un filo di voce
non comprendendo bene la sua richiesta.
"Salvami.!" Ripeté con più
convinzione e mentre una lacrima gli scendeva lungo una guancia, catturata da
Marinette.
"I-io... Non credo di capire, Adrien."
L'ex modello prese le mani della sua
fidanzata, le puntò il suo sguardo disperato che le penetrò fin dentro le ossa.
"Rendimi umano... Liberami della mia
amok."
*
I mesi passarono e Marinette brancolava
sempre più nel buio, non sapendo se la richiesta di Adrien fosse in qualche
modo fattibile.
I Miraculous hanno enormi poteri, alcuni
nascosti e nemmeno il Grande Guardiano Celeste era stato in grado di dare
una risposta certe a Marinette, facendola sprofondare nello sconforto più
totale, ma con Adrien doveva fingere che andasse tutto bene e che fosse vicina
alla soluzione, quando invece l'unica soluzione che aveva trovato era solo
purificare l'amok, ponendo fine all'esistenza del suo amato.
No.
Lei deteneva il potere della creazione e non
era contemplato la distruzione di una vita.
Marinette controllò e ricontrollò ogni riga
del Grimorio senza trovare nulla di concreto.
Stanca, sfinita e disperata, lo gettò a terra
piangendo disperata.
"È tutto inutile, Tikki."
"Sii sincera con Adrien e digli che non
puoi fare nulla. Tu lo ami così com'è, vedrai che capirà."
"Non sono io il problema, è lui che si
deve amare per quello che è e che deve accettarsi." Marinette sospirò e lo
sguardo si posò sulla pagine del Grimorio aperto, precisamente su un trafiletto
in basso nel paragrafo relativo al Miraculous del Pavone.
*
Marinette quello stesso pomeriggio raggiunse
Adrien a casa sua, arrivò tutta trafelata e con il cuore che le moriva in gola.
"Ho la soluzione!" Disse mostrando
degli appunti confusi su di un foglio bianco.
Adrien li lesse non capendoci molto.
Gabriel invece strappò il foglietto dalle
mani del figlio curioso di sapere quale strana cosa si sarebbe inventata quella
ragazza.
"Non ti darò il permesso di farlo, è
troppo pericoloso." Disse perentorio appallottolando il pezzo di carta per
poi gettarlo a terra.
"Non hai il diritto di dirmi quello che
devo o che posso fare."
"Se lei non esegue bene il rito, tu
sparirai."
"Preferisco morire piuttosto di vivere
con la consapevolezza di essere un oggetto, un burattino al quale il padre
muove i fili e che lo plasma a suo piacimento."
"Adrien!! Pensa a tua madre!"
Gabriel alzò la voce imponendo la sua autorevolezza.
"Lei non c'è più." Convenne
indurendo lo sguardo.
"Ehm... Forse è meglio che vada!"
Disse Marinette imbarazzata, quello che non voleva affatto era assistere a una
lite padre e figlio.
"Rimani, Marinette. Non voglio che tu te
ne vada." Adrien la bloccò per un polso. "... Io e mio padre abbiamo
finito. E io ho deciso."
"Pensaci bene, figliolo."
"L'ho già fatto."
Poi lo sguardo si posò su Marinette "Se
lo ami veramente, non farlo."
La corvina si sentì morire e terribilmente in
colpa, certo che lo amava e l'ultima cosa che voleva in quel momento era che
accadesse qualcosa di brutto ad Adrien.
"Se mi ama, lo farà, invece."
L'ex modello chiese poi a Marinette di
seguirlo in camera sua.
"Ci vediamo dopo, papà."
Gabriel si lasciò cadere sulla poltrona di
pelle in totale disperazione e solo le parole di Nathalie riuscirono a
confortarlo.
*
Marinette fece sdraiare Adrien sul suo letto
con il petto nudo e gli chiese di darle l'anello contenente l'amok.
Toccandolo, la Guardiana dei Miraculous
percepì la piuma e tutto l'amore che la sua creatrice ci aveva messo al
suo interno.
"Perché sorridi?" Le chiese Adrien.
"Niente, è solo che ho potuto sentire
quanto amore c'è qui dentro."
"Non temporeggiare..."
"È solo che forse tuo padre ha ragione,
non sono così brava come credo di essere."
"Tu sei Marinette Dupain-Cheng la
ragazza più incredibile, forte e determinata che conosco, sono sicuro che ce la
farai, infondo, detieni uno dei poteri più forti e sono arci sicuro che li sai
usare alla perfezione."
Marinette annuì con il capo dopo quella
carica di ottimismo da parte del suo ragazzo.
"Sappi solo che qualunque cosa accada,
ti amo."
"Anch' io, e ho piena fiducia in
te." Le scoccò un dolce bacio sulle labbra che Marinette non volle
lasciare andare, voleva imprimere per bene quel momento nel caso qualcosa fosse
andato storto.
Le lingue si toccarono e si accarezzarono,
per poi staccarsi e fare toccare le loro fronti.
"Ho paura" Mormorò Marinette con le
mani che tremavano e che si fecero fredde all'improvviso.
"Io no." Mentí, ma lo nascose bene.
Una lacrima rigò il volto di Marinette e andò
a morire tra le labbra di Adrien.
"Ti amo." La voce era roca e secca,
risultando un sibilo strozzato.
"Ti amo." Ripeté Adrien con voce
limpida e calma.
LadyBug deglutì e stampò un ulteriore bacio
sulle labbra del suo ragazzo.
"Facciamolo."
Adrien annuì e ritornò in posizione sdraiata
chiudendo gli occhi e inspirando ed espirando a pieni polmoni.
LadyBug prese l'anello contenente l'amok di
Adrien, respirò a fondo per calmarsi e scacciare via i pensieri negativi e
nefasti che avrebbero compromesso la riuscita del rito.
Non c'era niente di documentato che ne
attestasse la riuscita, ma sia Tikki che Plagg le avevano detto che infondo lei sarebbe
stata in grado di effettuare il rituale.
Aprì lo yo-yo e inserì quel monile
all'interno pronunciando qualcosa a mezze
labbra, sussurri incomprensibili che arrivarono alle orecchie di Adrien.
Dopo qualche secondo, l'arma magica di
LadyBug glielo restituì.
"È tutto apposto?" Chiese Plagg in
apprensione guardando prima l'anello e poi il suo portatore ancora sdraiato sul
letto.
"Credo di sì..." Neanche il tempo
di sincerarsi delle condizioni dell'ex modello che lo yo-yo sputò fuori in un
sbuffo anche la piuma candida e Adrien iniziò a svanire sotto gli occhi increduli e terrorizzati di LadyBug.
Cercò di prenderlo con le mani come se in
qualche modo potesse riportarlo a sé.
"Ci hai provato, Milady. Grazie per
avermi liberato." Aveva detto Adrien con aria beata, svanendo definitivamente lasciando
al suo posto un letto vuoto, ma ancora caldo.
"No, no, no." Balbettava rovistando
tra le lenzuola, ma del suo ragazzo non vi era traccia alcuna.
LadyBug venne
sopraffatta dal senso di colpa e iniziò a sudare e ad ansimare sempre più
velocemente.
Il panico s'impossessò presto di lei.
Era solo a causa sua e della sua sicurezza se
ora Adrien non c'era più, e questa volta se ne era andato per sempre.
Le pupille di LadyBug si dilatarono al
massimo, fino quasi a nascondere l'azzurro dei suoi occhi, la bocca si spalancò
per permettere all'aria di entrare e di uscire più velocemente.
Deglutì un po' di saliva perché la gola le
faceva male.
Le mani tremavano come tutto il suo corpo in
preda all'agitazione.
Alla fine Ladybug si lasciò andare a un
pianto disperato e con lei anche Gabriel che aveva assistito impotente dietro
la porta di camera del figlio, sorretto dall'immancabile Nathalie.
*
Plagg prese la piuma candida di Adrien e la
porse a LadyBug, era giusto che la tenesse lei.
"Perché? Perché?"
"Mi dispiace, LadyBug." Mormorò
Plagg con le lacrime agli occhi.
"Non doveva andare così." Copiose
lacrime uscirono dagli occhi di LadyBug mentre proteggeva la piuma con le sue
mani.
Delicata e fragile.
Ma fu quando quelle stesse mani vennero
bagnate dalle sue lacrime che s'illuminarono e la piuma protetta da esse iniziò
a vibrare richiamando a sé una coccinella scintillante uscita dallo yo-yo.
Poi un'altra, un'altra ancora, finché non
divenne un vero e proprio sciame che innalzò la piuma in aria.
LadyBug subì l'ennesima trasformazione e
sentì crescere dentro di lei un enorme desiderio d'amore che trasmise a quello
stesso sciame laborioso.
Le sue mani s'illuminarono e si
concentrò un enorme potere.
Plagg spalancò occhi e bocca al massimo, in
tutti i suoi millenni non aveva mai assistito a un simile miracolo.
Il potere di Tikki era grande, immenso e
soprattutto sconosciuto, ma era anche sicuro che la miccia per scatenarlo fosse
proprio l'amore, e l'amore che Marinette provava per Adrien andava ben oltre la
sua conoscenza.
Presto sul letto dove giaceva Adrien qualche
attimo prima, apparve una nuvola dalla forma umana accecante e le coccinelle
esplosero infine in un bagliore.
Quando la luce si diradò, Plagg riuscì ad
aprire gli occhi e la prima cosa che vide fu Marinette a terra sfinita, usare
tutto quel potere l'aveva lasciata senza energia, sciogliendo così la
trasformazione.
"Marinette... Stai bene?" Le
domandò Plagg avvicinandosi al suo volto senza ottenere risposta.
Marinette poi sembrò fluttuare nell'aria, ma
invece era solo stata presa in braccio e posta sul letto per riposare.
Il kwami della distruzione guardò quel
ragazzo schifato: era nudo difronte a lui.
"Abbi almeno la decenza di metterti un
paio di mutande, ragaz...eh?" Con gli occhi colmi di lacrime, Plagg andò
subito ad abbracciare Adrien "... Allora sei vivo!!!"
"Tutto merito suo..." Mormorò
volgendo uno sguardo tenero verso la sua ragazza, rendendosi conto che ciò che
l'aveva salvato era l'amore immenso che provava per lui.
Era riuscita a liberarlo fondendo quella
piuma con il suo cuore, e finalmente niente e nessuno lo avrebbe più potuto
controllare: Adrien era finalmente libero.
"Ti conviene ringraziarla come si
deve... Se mi hai capito" il kwami ammiccò complice.
Adrien arrossì vistosamente con il cuore che
batteva all'impazzata.
*
"È pronto in tavola, ragazzi." Gabriel andò a chiamare Adrien e
Marinette invitandoli a venire a sedersi insieme agli altri.
"Arriviamo!" Disse Adrien prendendo per mano Marinette.
"Puoi lasciarci soli?" Domandò al figlio che ubbidì andando a
prendere posto a tavola.
Gabriel era sempre stato uno di poche parole chiare e dirette, un uomo che non
ammetteva con facilità di aver sbagliato, ma doveva molto a Marinette, e
soprattutto a LadyBug, senza di lei, suo figlio non sarebbe lì e anche lui, in
quanto lo aveva aiutato a guarire dalle conseguenze del cataclisma.
"Grazie, Marinette." Disse semplicemente e lei capì a cosa si
riferisse.
"Non deve ringraziarmi. Amo Adrien e avrei fatto qualunque cosa per lui."
"Potrai mai perdonarmi per aver provato a ostacolare la vostra relazione?
Solo guardando mio figlio ora mi accorgo di quanto tenga a te e di come lo fai
stare bene. E tu hai anche salvato non solo me, ma anche il nostro rapporto."
"Adrien è felice e la reputa un padre meraviglioso."
"Tu sei una ragazza straordinaria, Marinette e sono felice che sei entrata
nelle nostre vite."
Marinette sorrise capendo perfettamente la difficoltà che stava incontrando
pronunciando quelle parole, ma Gabriel non si limitò solo a quello, perché
senza avvertire abbracciò Marinette.
"Questo è il più bel regalo che mi potesse fare, signor Agreste."
"Gabriel, chiamami Gabriel."
*
FINE