La
luce della luna filtrava da una finestra semiaperta e si posava ora
sul pavimento, ora sulle pareti, illuminandole di vaghi riflessi
argentati.
Katagiri
si svegliò e il suo occhio, per alcuni istanti, fissò
il soffitto.
Le
sue dita accarezzarono la cicatrice. Pochi conoscevano la verità
celata dietro le sue lenti scure.
Abbassò
la testa e il suo sguardo si posò sulla figura di Roberto, che
dormiva, la testa bruna appoggiata sul suo petto.
Aspirò
a pieni polmoni l'aspro profumo di arancio del compagno e gli
accarezzò i capelli.
Roberto,
sentendo quel tocco, si agitò un poco, ma non si svegliò
e, di scatto, gli strinse il braccio attorno al torace.
L'altro
chiuse l'occhio, appagato. Tra lui e quell'uomo, al principio, non
c'era stato un legame di stima.
Entrambi,
per ragioni differenti, si erano affezionati a Tsubasa e lui non
riusciva a comprendere la sofferenza inflitta da Roberto al piccolo
campione.
E
l'ex star brasiliana ricambiava con ostilità il suo
atteggiamento di rimprovero.
Il
silenzio ostile, interrotto da parole secche e formali, aveva
innalzato un muro tra di loro.
Solo
il tempo aveva permesso ad entrambi di capirsi e di scoprire numerose
affinità.
A
poco a poco, la stima si era mutata in un sentimento più
profondo.
La
sua mano, pigra, si appoggiò sulla spalla di Roberto. Quel
mutamento era stato per lui radicale, ma non gli aveva impedito di
celare il suo volto dietro le lenti scure.
Quegli
occhiali neri, per anni, lo avevano protetto dallo sguardo accusatore
del mondo, che lo aveva giudicato un mostro.
Quanta
fatica..., pensò.
Roberto, pur non capendo completamente le sue ragioni, aveva deciso
di rispettare i suoi tempi.
Tale
delicatezza lo aveva commosso e aveva deciso di privarsi della sua
maschera.
Ed
è stata la mia scelta migliore., si
disse. Per lunghi, eterni istanti il suo compagno lo aveva fissato,
perplesso, ma non disgustato.
I
suoi splendidi occhi ambrati studiavano il suo viso, come se stessero
osservando un vaso antico.
Poi,
con suo sommo stupore, gli aveva chiesto di potere sfiorare la sua
cicatrice.
E
il suo tocco era stato fermo e gentile, privo di qualsiasi
affettazione.
Quale
differenza c'era tra lui e la sua prima fidanzata, che lo aveva
considerato un mostro...
– Grazie.
– mormorò. Non aveva più bisogno di lasciarsi
andare ai rimpianti e alle recriminazioni
Finalmente,
gli era stata offerta una nuova possibilità di essere felice.
Con
un sospiro voluttuoso, si accomodò sul letto e, qualche
istante dopo, addormentò.
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