Miss Bahun: caccia ai Vampiri

di BabaYagaIsBack
(/viewuser.php?uid=572215)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.





XIV
parte 4


 

Il medico legale vacillò. Deglutire fu per lui uno sforzo evidente e Katarina non seppe che dire. Era allibita, così confusa da non saper nemmeno chi guardare.
Sì, anche a Roma c'erano delle creature meno... maligne delle altre, ma mai avrebbero ricoperto ruoli di quel tipo. Nelle terre del Vaticano li tenevano segregati, controllati al pari di lebbrosi. Alle volte potevano tornare utili per qualche affare losco, i vânător di tanto in tanto li usavano come informatori, ma appena si oltrepassavano i confini del papato ogni membro del Mundi diventava un nemico - metterli addirittura a gestire l'obitorio di una stazione di polizia, a contatto con gli umani in quel modo così innocente era... spaventevole. Chi assicurava alla Divisione Britannica che i corpi portati lì, i loro unici indizi su quel caso, non venissero alterati? E chi controllava che dalle porte, magari di notte, non entrassero delle creature a portarsi via sangue, carne o altro? Un vodyanoy dopotutto restava pur sempre di indole malvagia, anche se nello specifico di quel vecchietto sembrava che ci fosse stata qualche intossicazione umana da parte... della madre? O forse addirittura la nonna?
Miss Bahun corrugò la fronte. L'istinto di puntargli addosso la canna della propria pistola le fece scivolare le dita lungo il fianco e la coscia, toccare il bordo della tasca che nascondeva l'imbracatura di cuoio. Doveva essere stato il fetore di lui il motivo del suo disagio, anche se, mischiato col resto, doveva esserle sfuggito.

Con una smorfia schifata si volse verso i colleghi: «Vi state burlando di me, spero.» Come fosse possibile che la vita a Londinium differisse in tal maniera da quella di tutto il resto d'Europa a Katarina parve un mistero irrisolvibile. Non capiva. Era sempre stata abituata alla caccia, al disprezzo, alla violenza nei confronti di tutte le creature che non fossero umane, eppure lì nulla di ciò che le era familiare sembrava esistere. Dove era la diffidenza? La paura? La percezione del pericolo e di conseguenza l'istinto di autoconservazione? Non si rendevano conto che sarebbe bastato uno schiocco di dita per far cadere tutto in rovina? Gli Exilati vivevano come signorotti in case nel centro città, sfamati regolarmente anche se controllati a vista, ma restavano pur sempre nelle condizioni di ribellarsi; le fate e i fauni camminavano tranquillamente per le strade, aprivano bordelli in cui fregavano uomini più o meno abbienti tirando fuori dai loro portafogli denaro e dai loro corpi anni di vita. Il Tamigi era probabilmente pieno di kelpie selvaggi che con il calar della notte annegavano tutti gli stolti che per un solo istante, nella loro ubriachezza, avevano creduto di poterli addomesticare, mentre dietro ai banconi delle attività ci si poteva trovare un padre di famiglia o una creatura di chissà quale specie che, forse, quello stesso padre di famiglia se l'era mangiato per cena: con che coraggio gli esorcisti di quella città chiedevano aiuto alla Santa Sede, se il loro stile di vita correva così vicino al bordo di un precipizio?
Londinium, più che la città del progresso, avrebbe dovuto prendere l'appellativo de "la culla della perdizione".

Suzu piegò il capo da un lato, facendo ciondolare alcuni dreadlock: «Pardon?»
Le ciglia di Katarina sbatterono più volte: «Per voi è normale che vi sia un vodyanoy qui?!» ma appena la sua voce risuonò per la stanza circolare che costituiva l'obitorio, l'uomo le si fiondò addosso. Senza toccarla e provando a fare un sorriso rassicurante che ebbe più l'aria dell'imbarazzato, Mister Whiteman cercò di farla tacere: «Vi prego, Miss, non siate così precipitosa-»
Lei, di tutta risposta, gli diede una pacca a mano aperta sulla spalla nel tentativo di farlo allontanare: «Precipitosa? Oh, Whiteman! Se fossi stata precipitosa stareste raccogliendo cervella bluastre dal pavimento, ve lo assicuro!» o quantomeno, l'ultima volta che era stata eccessivamente frettolosa era finita così - e le conseguenze l'avevano in parte fatta penare. C'erano voluti giorni, poi, per farle trovare il covo dei troll a cui stava dando la caccia.
«Katarina, vi prego...» possibile che non avesse previsto quella reazione visti i precedenti? E perché diamine stava provando in tutti i modi a farle tenere un tono di voce basso? Dopotutto la natura di quell'uomo non era certo un- sgranò gli occhi e, sul viso del collega, lesse una conferma che non le piacque affatto.

Scotland Yard non sapevano cosa fosse, per questo doveva tacere.

«Che il Dio di Luce mi aiuti...» sibilò nonostante la poca fede riposta in lui.
«Comprendo la vostra confusione, davvero, ma permettetemi di spiegare» Suzu lanciò un'occhiata veloce oltre la propria spalla, come se volesse essere certo che Julius e il medico legale fossero ancora al loro posto, poi si concesse un sospiro: «È un nostro informatore. Il dottor Fairwheel presta servizio qui in modo da fornirci notizie riguardanti casi che Scotland Yard prova a rubarci. È stato lui a comunicare alla Divisione i primi casi di...» scosse la testa: «Beh, qualsiasi cosa sia ciò che sta uccidendo i cittadini di Londinium.»
Lei guardò il vodyanoy. Se ne stava titubante vicino a una barella di metallo, gli occhi bassi nel tentativo di non incrociare il suo sguardo e le mani in tasca, probabilmente strette a pugno. Qualsiasi persona poco avvezza al Mundi lo avrebbe scambiato per un attempato normale e capiva che, visto il cattivo sangue che scorreva tra polizia e vânător, mettere un loro cacciatore a ricoprire quel ruolo sarebbe stato un errore. Il tatuaggio della Voglia lo avrebbe fregato, tagliandolo fuori e generando intrighi degni dei migliori enigmisti - e non importava se l'Ordine fosse al di sopra di quei poveracci in divisa, loro avrebbero fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote.
«Il dottore collabora con noi da più di dieci anni, ci è stato d'aiuto e ha dimostrato che la sua volontà può piegare la natura maligna del sangue che gli scorre nelle vene.»
Miss Bahun tornò a studiare il vecchio. Non aveva un viso cattivo, men che meno il suo corpo dava l'idea di nascondere una forza disumana, eppure dall'esperienza raccolta in quegli anni Katarina non si sarebbe fidata nemmeno di un neonato: troppi changeling avevano cercato di intenerirla prima di azzannarla.
Grugnì, riportando con stizza lo sguardo sul collega. Suzu era un misto di preoccupazione e decisione, per quanto le due cose potessero risultare discordanti. Era palese che temesse una sua qualsiasi reazione, ma sarebbe stato pronto a mettersi in mezzo per impedirle di perpetrare qualsivoglia tipo di violenza, fosse questa stata verbale o un tentativo di omicidio.
«Ora capisco perché il vostro spirito di auto conservazione vi abbia portati sin qui» sbuffò infine la donna, arrendendosi. Avrebbe potuto impuntarsi e rifiutarsi di procedere, forse se lo stavano aspettando anche Mister Whiteman e Lord Terry, ma non era forse stata lei ad assoldare una fata è un fauno solo ventiquattr'ore prima? La sua ipocrisia non era sufficiente a negare agli informatori della Divisione Britannica una chance.
Scrollò il capo: «Ebbene, dottor... Chairwheel?»
«F-F-Fairwheel, a di-dir il v-vero.»
Katarina notò come gli occhi del medico legale continuassero a soffermarsi ovunque tranne che nei pressi della sua persona, come il sudore freddo avesse preso a imperlargli la fronte e l'ansia a fargli stringere le spalle per renderlo quanto più piccolo possibile. La paura che provava nei suoi confronti era evidente e, in qualche modo, ciò la tranquillizzò. Non le avrebbe dato filo da torcere vista la fama che si portava dietro - per meriti o per disgrazia.
«Giusto...» sospirò mentre Suzu e Julius in sordina si concedevano uno sguardo d'intesa, sollevati più del vodyanoy di non dover recuperare arti o budella bluastre in giro per l'obitorio. «Non sono molto ferrata sui nomi, soprattutto in questi casi» che in realtà stava a dire "quando non mi interessa", visto che nemmeno si prese la briga di scusarsi per l'errore. Miss Bahun a dire il vero aveva una memoria di ferro, era un'osservatrice attenta e scrupolosa soprattutto perché la sua mente funzionava per sequenze di immagini e associazioni. Ciò che scordava, o per meglio dire archiviava, erano informazioni di cui spesso e volentieri non aveva alcun bisogno.

Lord Terry avanzò di qualche passo, prese una pipa d'ebano dalla tasca del cappotto e se la piazzò tra le labbra prima di aggiungere un: «Nemmeno con le buone maniere, ma questo non ci dissuade dal lavorare con una donna del vostro calibro, giusto dottor Fairwheel?» e gli diede una pacca tanto forte che a Katarina parve d'udire il colpo risuonare nella gabbia toracica del vecchio che, per non capitombolare a terra, dovette sorreggersi a una delle barelle.
Ci mise qualche istante a ritrovare l'equilibrio e quando fu certo di aver ancora gli occhiali ben piazzati sul naso si concesse d'annuire: «I-io... io ho... ho sentito molte cose s-su di voi...»
E di certo, pensò Miss Bahun, sia che fossero questioni legate direttamente a lei, o indirettamente grazie a Emil, non doveva essere nulla di buono.
«Posso immaginare.»
«S-siete la p-p-pupilla di P-Padre Costantino» gli sentì farfugliare.
«Quanto più la sua punizione, oserei dire.»
Haymitch Fairwheel giunse le mani, girandosele l'una nell'altra nervosamente: «E siete anche l-la vânător che ha... d-distrutto u-un monastero n-nei pre-pressi di Pivka...»
L'impellenza di bere un sorso di vodka le rimontò in gola con ferocia. Ricordava fin troppo bene quell'incidente, se così lo si poteva definire; le era costato metà salario, la riconoscenza dei cittadini, la mobilità della spalla sinistra per circa un mese e una lettera di richiamo dal Vescovo Wassily che la minacciava di rinchiuderla a Roma a svolgere pratiche burocratiche.
«Rischi del mestiere» rispose, deglutendo a fatica il sapore amaro della sobrietà.
«Oltretutto v-voi s-s-siete...» Miss Bahun sentì le mani formicolare al solo pensiero di ciò che il vodyanoy stesse per dire. Sapeva che avrebbe citato suo padre, ne era certa, tutti commettevano quel lurido errore. Strinse i pugni, pronta a udire nuovamente il nome di quell'uomo. «La... la più giovane a-allieva d-di Bistria a-ad aver preso i... i voti, giusto?» Quelle parole la colpirono al pari di uno schiaffo. Percepì il proprio corpo sussultare e il pavimento sotto ai piedi farsi instabile. La sua cerimonia di investitura non era certo un'informazione riservata, in molti all'interno della Chiesa sapevano che era avvenuta prima del previsto, ma udirla dalla bocca di quel mezzo demonio la fece vacillare. Quanto e cosa sapeva su di lei? E per quale motivo la conosceva sino a quel punto? Veloce come un brivido le venne in mente l'evento di quella mattina, Sylvia Goldchild che a sua volta sembrava sapere su di lei ciò che tanto sperava nascondere. Perché a Londinium le pareva che tutti conoscessero più del dovuto sul suo conto?

Suzu si volse, le sopracciglia alzate in segno di stupore: «Davvero, Miss? Avete preso i voti così presto? Non sapevo che-»
Ma Katarina interruppe subito il discorso: «Sì.» Si bagnò le labbra: «Sì, avevo quindici anni» ammise. Persino Julius, ancora alle spalle del vecchio, sembrò restarne sorpreso.

«Fenomenale» sibilò Whiteman dopo una breve pausa. Aveva già ammesso, fuori dalla casa di Lord Gregory, di nutrire nei suoi confronti fiducia e ammirazione, ma quell'informazione parve enfatizzare maggiormente la stima che le riservava; ciò che aveva fatto sembrava essere un'impresa eccezionale, ma chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che già a quattordici anni, Katarina, aveva portato a termine la sua Proba Credintei (prova di fede).
Miss Bahun si morse la lingua, provò a distrarsi dalla sensazione fastidiosa che l'attenzione dei presenti le metteva addosso. Non voleva parlare di Bistria, ancor meno di sé.
Con la mano tesa lungo il fianco cercò ancora la tasca nella gonna, lo spiraglio che portava all'imbracatura. Quando era in missione era proprio sotto la pistola a ruota che agganciava la fiaschetta. Oh, e quanto le avrebbe giovato prendere un sorso di vodka in quel momento! Aveva la bocca secca, allappata. Le sarebbe bastato giusto bagnarsi la lingua per ritrovare la sua consueta sicurezza, pensò.
«Beh, rispetto ai vostri standard credo che lo sia.» Si costrinse a dire: «Ma se vogliamo che la mia resti una nota di gloria direi di passare a questioni più importanti. I cadaveri, dottor Chair- volevo dire Fairwheel, può mostrarmeli?»
Sui visi dei colleghi lesse confusione, o forse delusione. Di certo avrebbero gradito indagare maggiormente la questione.

Il vodyanoy annuì. Con passo veloce e movimenti goffi si avvicinò a una delle pareti: «C-certo Mi-Miss, da quale d-desidera p-p-partire?»
«La salma della prima vittima è qui?» munendosi di una calma ancora poco familiare, Katarina avanzò verso il medico legale.
«Per v-vostra dis-disgrazia no.»
Sobbalzò. Aveva udito bene?
«Da quanto non è più qui?» Persino Suzu, che nel mentre l'aveva affiancata, parve restarne sorpreso. Dal suo tono trasparì una nota di disappunto che Miss Bahun sentì in parte propria.
«Un paio di settimane, se non erro.»
La donna corrugò le sopracciglia: «Chi ha impartito l'ordine?»
«Oh, n-nessuno!» E a quell'affermazione la confusione generale divenne ancora più intensa, nessuno dei tre vânător sembrava capire: «Miss Pond si è semplicemente polverizzata

Cosa?

Se non fosse stata abbastanza temprata a ricevere brutte notizie Katarina avrebbe quasi osato dire che il suo cuore avesse perso un battito. Di certo, lo stomaco parve svuotarsi tutto d'un colpo.

«P-potreste ripetere, Haymitch?»
Il dottor Fairwheel aprì bocca, ma non riuscì a pronunciare nemmeno una parola.
«Polverizzata? Oppure intendete dire incenerita come un vampiro alla luce?» Nel petto di Miss Bahun si mosse qualcosa, un palpitio crescente che la fece sentire come una bimba il giorno del proprio compleanno - anche se lei, i compleanni, li aveva sempre vissuti male. Non aspettava altro che una notizia di quel tipo, una sorta di prova che confermasse che dietro tutto quel trambusto ci fossero i luridi succiasangue. Si morse il labbro sopprimendo l'eccitazione.
«A d-dire il vero... la sal-salma di Elizabeth M-marie Pond è diventata polvere, non cenere. N-non c'era a-a-alcun o-odore nell'aria.»
«Ne siete certo?» Katarina mosse un altro passo, accorciando la distanza tra sé e il vodyanoy come se fosse sul punto di metterlo spalle al muro. Faticava a trattenersi quando in ballo poteva esserci Dracul.

«Sen-senza ombra di dubbio. Quel-quel giorno ho tolto la salma d-dalla sua cella e a-appena l'ho toccata s-si è polverizzata. Era più pallida d-del solito, cosa co-comune a dire il vero, ma aveva le vene qu-quasi in rilievo.»
Il bastone di Lord Terry colpì il pavimento, Katarina ne udì il rimbombo come se fosse ben più lontano della realtà, un suono ovattato: «Che intendete?»
«Solitamente l'apparato circolatorio diventa più evidente sui cadaveri, le vene tendono a un blu più intenso, ma quelle di Miss Pond... concedetemi il paragone, avevano l'aria di essere vene varicose per quanto emergevano. Il corpo di una vecchia...»

Quella nuova informazione lasciò Miss Bahun di stucco. Nonostante volesse credere che i vampiri fossero i mandati di quella moria, le nozioni raccolte diventavano sempre più fuorvianti. Certo, sangue e vene erano collegati, e di conseguenza riportavano alla prole di Vlad III, ma il fatto che i cadaveri diventassero polvere e non cenere... no, quello era inusuale.
Con una nuova falcata, ampia, Katarina si portò di fronte all'enorme parete bianca e lì, finalmente, notò rettangoli incisi nel marmo. Le celle refrigerate li circondavano, erano ovunque eppure nascoste.

«Tirateli fuori, dottor Haymitch. Tutti.»
 


 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4044811