Lettera mai data

di Artnifa
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Caro Mark,

scrivo perché è l’unico modo che conosco per esprimermi. Sai, non lo facevo da tanto, troppo tempo. Una volta risolvevo ciò che avevo dentro vomitandolo a parole su una tastiera, su questa tastiera. Ma ora non più, almeno fino a questo momento. 

Sento di essermi persa, del tutto questa volta. Non sono in equilibrio, continuo a vacillare e nel momento in cui aumenta la fiducia e la speranza, crollo. Crollo a causa tua. 

Ci ho pensato tanto, e sto affogando nella paura. Mi manca l’aria ed è come se non riuscissi a prendere un respiro profondo da troppo tempo. 

Non mi sento più leggera ma pensante come un macigno. Non mi sento libera, spensierata, ma costantemente in ansia, all’erta, pronta ad una catastrofe, pronta a stare male. Poi quando succede, in realtà, pronta non lo sono mai.

Mi sento ai piedi di una scala ma sai, una volta ero in cima. O meglio, eravamo in cima. Insieme. 

Non è vero che non penso di meritarmi di stare meglio, di stare bene. È solo che vorrei avere te al mio fianco. Magari è impossibile, magari il nostro tempo è già stato. 

Prenderai queste parole come la più profonda pugnalata che potessi mai darti, ma come fai a non accorgerti di quante tu ne hai date a me? Si lo so, mi dirai che lo sai e che ti dispiace e che non riaccadrà, che ci stai lavorando. E ti credo, perché è vero. Ma io sono stanca, tanto stanca da voler chiudere gli occhi e non pensare più a nulla. Solo il vuoto e il silenzio intorno a me a cullarmi, a proteggermi.

Non ti farò leggere queste parole, nella speranza di non dovertele fare leggere mai.

Aspetterò, ancora una volta.
Non distruggere tutto.


19.01.2023





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