Signor x

di matt1
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Che bella casa che hai. Di mattoni rossi con le tende rosse alle finestre tirate a lucido. Il giardino curato con le siepi tagliate in forme quadrate e un bell'albero di mele nel centro. Ogni mattina esci di casa alle 7.45 precise, non manchi un minuto e prendi il giornale e poi lo sfogli annoiato mentre fai colazione. Vai a al lavoro in metro perché non vuoi guidare, prima ti  piaceva ma ora ti annoia anche quello. Fai il tuo lavoro con efficienza, sei bravo in quello che fai , hai l' esperienza del tempo ma non ti appassiona più. Nella pausa pranzo vai a trovare tua madre, sta in quella casa di riposo infondo alla strada che hai scelto perché è comoda anche se lei non ci vorrebbe stare. Te lo fa capire con silenzi astiosi e sorrisi imbronciati. Ma tu non hai tempo di occuparti di lei e glielo dici mentre ti racconta di eventi passati, di picnic al parco e di quel bambino che tanto adoravi. Stava in quel campo davanti alla nostra vecchia casa.
"Non lo ricordo mamma è passato tanto tempo"
Ma come? Ti fa, abbiamo discusso per quel bambino, non volevamo che giocaste insieme. Ma tu non hai tempo, non sai neanche tu cosa devi fare ma non hai tempo e tronchi il discorso e lasci tua madre. Un bacio sulla guancia e la promessa di tornare il giorno dopo ma lei li non ci vuole stare ed il solito sorriso imbronciato te lo ricorda. Se avessi più tempo, pensi, me la porterei a casa. Torni di corsa in ufficio, sei in anticipo e lo sai ma ormai sei abituato a correre,  finisci il tuo turno e torni a casa. Se avessi una moglie, dei figli, un coinquilino ti chiederebbero com'è andata la giornata. Sai che risponderesti? Come al solito perché per te le giornate sono tutte uguali come per ogni signor x che si rispetti, ma ti è negato anche questo conforto, tu non hai nessuno. Ti sei chiesto il motivo? Ti immagino scuotete il capo con fare polemico mentre borbotti di destino avverso ed incontri sbagliati ma la verità e che con il passare del tempo ti è venuta a noia anche la gente. Adesso non hai tempo neanche per loro. Ah, sei il perfetto signor x.
Indossi il solito pigiama scolorito perché tanto chi ti deve vedere e scaldi la cena al microonde mentre cerchi qualcosa di decente da vedere. " Non c'è mai niente in questa maledetta TV " e lasci che le immagini Scorrano senza guardarle forse per sentire una voce mentre consumi quella poltiglia informe che chiami cena. Neanche ti piace ma non hai mai il tempo di fare la spesa.  Infine vai a letto.
Buona notte signori x, domani ci conosceremo.


7.45 precise. Esci di casa, sei svizzero nelle tue manie. Ti affretti verso l'edicola per conquistare il tuo quotidiano, ma questa mattina c'è un ostacolo. Letterale. Inciampi in una scatola. Ciao Signor x. Accarezzi la scritta, l ho fatta io, ho incollato dei sassolini. Ti piace vero? La prendi in mano e la scuoti, la avvicina all'orecchio nella tua migliore versione paranoica. Temi ci sia una bomba? Allora rimarrai deluso. Finalmente la apri. Ancora piccoli sassi bianchi e grigi che nascondono una busta da lettere. Guardi l'orologio e poi di nuovo la busta. Oramai sei in ritardo. Rinunci al tuo quotidiano per guadagnare tempo. Impaziente e nervoso ti siedi al solito bar ed ordini la solita tazza di caffè americano. La scatola pesa nella tasca della giacca ma aspetti di stringere la tazza tra le dita prima di aprire la busta. Un piccolo pezzo di routine quotidiano a cui non vuoi rinunciare. Impieghi qualche istante a capire che quella che hai tra le mani è una foto. Due bambini seduti su una staccionata di legno e le loro espressioni distorte nella posa plastica di chi si mette in posa. Sai Signor x alcune persone riescono a mascherare il loro stupore. Per predisposizione o per allenamento. Tu non hai nessuno dei due. Ne predisposizione ne allenamento. Le emozioni ti scorrono come filmati e danno forma al tuo viso ben rasato. Tossisci convulso nel tentativo di eliminare il caffè americano che ti è appena andato di traverso. Non sei solo stupito, sei sconcertato ed anche impaurito quando capisci che uno dei due bambini sei proprio tu. Lo ricordi quel giorno? I tuoi occhi si fanno assenti la paura si dirada ed affiora un ricordo.

 

Clap- clap. Battito di mani ed il suono di ghiaia schiacciata. Una voce sottile che conta sotto voce, il sassolino che cade ed ancora la ghiaia schiacciata sotto la suola consumata delle vecchie scarpe da ginnastica. Stai giocando a campana.


Volti la foto, la stringi tra le dita. Sei sorpreso Signor x? Il retro della foto è occupato da un foglio bianco accuratamente ripiegato. Lo apri lentamente ne hai timore. Credi che io sia un folle? Probabilmente lo pensi, ma no, voglio soltanto aiutarti a ricordare. Inizi a leggere. Perché questo giorno? Te lo stai chiedendo? Ti riporta ad un momento di gioco?Ti vedo annuire come se ci stessimo parlando ed infondo è come se lo fosse. Stringi la tazza, il liquido freddo ti avvisa che il tempo scorre ma non puoi fermati. Il ricordo è cosi nitido da darti la sensazione di essere ancora li.
 

Guardi alla tua destra verso il campo di sterpaglia bruciata brulicante di camper arrugginiti. C’è vita là dentro, una vita scandita dai ritmi del duro lavoro, una vita di miseria. Diversa dalla tua che finito il gioco rientri in una villetta con il giardino curato. Non ricordi molto di quel posto, non ci potevi entrare perche tua madre non voleva ma ricordi lui è ricordi lo sdegno con cui lo guardavano le benpensanti amiche di tua madre. Un bambino sporco di terra e polvere con i piedi scalzi e sudici un bambino come te ma diverso da te. Eppure lo adoravi. La prima volta che l’hai visto era seduto su un muretto, dondolava le gambe ,avanti e indietro, ed il busto seguiva il ritmo , avanti e indietro. Ti guardava e basta, per giorni ti ha guardato giocare a campana seduto su quel muretto. Poi una mattina non era più seduto. Lo osservi incuriosito arrampicato sullo stesso muretto con le ginocchia chi sfiorano il mento. Ti ha ricordato il gatto di tua nonna, agile e snello, e mentre lo immaginavi spiccare un salto per venire a conoscerti lui quel salto l’ha fatto veramente ma la mano tesa non serve per conoscerti. Ti spinge a terra con forza, si prende il tuo gioco e capisci perché ti osservava. Lo guardi saltare e contare con i piedi scalzi e la voce incerta imitando i tuoi gesti. Ancora non ti sei alzato. Quel bambino come te ma diverso da te ancora non lo sa ma è già tuo amico.


Il barista si avvicina. Ti tocca una spalla, cerca di attirare la tua attenzione. Salti dalla sedia. Credevi fossi io? Il folle che ti invia lettere? La sua confusione si riflette sul tuo viso ed è uguale alla tua ma per motivi diversi. Paghi il conto e te ne vai. E' tardi. Sei in ritardo. Questa mattina corri per un motivo. Arrivi in ufficio affannato e sudato, i colleghi ti guardano sdegnati dalla tua mancanza di organizzazione. Sai cosa stanno pensando, “Dovrebbe alzarsi prima” “Dovrebbe essere in grado di gestire meglio il suo tempo.” Sei realmente convinto che sia così? Che siano questi i loro pensieri?


Sai Signor x non tutti sono degli asociali stacanovisti. Neanche tu lo eri. L'hai solo dimenticato.


Ti siedi alla tua scrivania nella tua postazione, ordinata e impersonale. Inizi il tuo lavoro ma sei distratto. La tua mente vaga senza controllo e pesca a caso frammenti di passato che credevi dimenticati.




 

Ti avvicini al bambino dai piedi scalzi. Lo guardi saltare e contare con il sassolino tra le dita. Il gioco non è così.“Stai sbagliando” Ti fissa ma non smette di saltare. Allora ti avvicini e salti con lui.
“Fai come me” Gli spieghi il gioco e lui ti sorride.





Lo vedi Signor x? La vedi la serenità di chi non rincorre il tempo? Concentrati, ricorda la gioia di quel bambino perché è anche la tua. L'orologio sul tuo polso vibra e si illumina, ti ricorda che la pausa pranzo è iniziata e tu devi correre da tua madre. Non è ancora il momento e la tua gioia di bambino è svanita.


Sei in strada immerso nell'informe folla dell'ora di punta, il barbone delle 7.45 è li. Davanti a te. Lo ricordi? Gli hai lanciato una moneta. Ti ha fatto diventare il Signor x. Lancia un sassolino in aria.


Continui a pensare a me, lo vedo. Anche mentre varchi la pesante porta di legno bianca della casa di riposo e la solita ragazza di accoglie con il solito sorriso confortante. Tu pensi a me. Attraversi il corridoio con il passo sicuro dell'abitudine ma sei ancora intrappolato nel ricordo di quel bambino, quindi pensi a me. Tua madre ti abbraccia felice di vederti con la solita ombra di insoddisfazione malcelata. Lei in quel posto non ci vuole stare. Ti racconta della nuova infermiera, tanto brava ma così antipatica e della signora arrivata da poco che insiste per avere il suo posto al tavolo del pranzo perché è vicino alla vetrata.


“Ma io non cedo” ti fa soddisfatta e tu sorridi perché rivedi l'ombra della donna che è stata. Smette di parlare, ti guarda con i suoi occhi usurati dall'età che non vedo più bene ma vedono più di quello che dovrebbero.


“C'è qualcosa che non va” Non lo sta chiedendo. Le prendi la mano e le accarezzi le sottili rughe che le impreziosiscono la pelle.


“Ti ricordi quel bambino?” lei capisce all'istante e ricordi che te ne aveva parlato appena il giorno prima.


“Certo. L'hai portato a casa tante volte. Un bambino così silenzioso ma ti adorava.” Improvvisamente ti senti scomodo. Non riesci a capire il perché di quella sensazione ma ti senti scomodo nella tua stessa pelle. Tua madre ti sorride e torna a parlare della signora che vuole rubarle il posto, vorresti fermarla e chiederle di parlarti ancora di quel bambino. Non lo fai. Perché? C'è un motivo ben preciso. Tu, Signor x, hai paura di quella risposta.




La giornata è finita. Vai Signor x che la tua bella casa ti aspetta. Apri la porta cigolante sui cardini arrugginiti. Dovresti oliarli ma non ne hai mai il tempo. Appoggi le chiavi sul vecchio mobile accanto all'ingresso e la scatola sul tavolo in cucina. Scaldi la solita poltiglia al microonde. Guardi la scatola. Sembri arrabbiato, ti ha fatto qualcosa? La scatola intendo. La guardi come si guarda un'animale feroce, ma lei è innocua. Non è la scatola ma ciò che hai in testa.


 

Nessun battito di mani, nessuna voce che conta. Non c'è un rumore lieto nel campo. Una donna dal tono rauco litiga con qualcuno e quel suono rimbalza fino a te. Ti spaventa. Quello è il grido di chi è stanco, di chi pur lavorando non ha nulla. Continui a muoverti, ti infili negli stretti vicoli dei camper. Stai cercando il tuo amico. Vuoi chiedergli di venire al parco con te domani, ma lui non ha il telefono. Tua madre ti ha vietato di andare a cercarlo ed il divertimento del proibito ti ha fatto entrare di notte. Ma non credevi fosse così spaventoso. Ed il tuo amico vive lì.


La cena è pronta. Il microonde ti avvisa con un leggero suono e l'odore delle lasagne precotte invade la cucina.
Ti siedi al tavolo. La scatola è ancora lì.

 

Sfiori le pareti di lamiera, cerchi le finestre e guardi dentro. Vedi donne dagli occhi cerchiati spettinate e trasandate, uomini in mutande seduti su divani usurati e bambini stesi su letti disordinati. Giocano insieme con bambole di pezza, piangono aggrappati al collo della madre, litigano per conquistare un gioco. Trovi il tuo amico.  Seduto per terra a gambe incrociate, lo sguardo fisso davanti a sé. Ti chiedi perché non ci sia nessun uomo seduto sul divano. Bussi alla porta. Una donna ti apre. C'è un odore strano, forte. Ti ricorda il liquido che la nonna mette su alcuni dolci. Quelli che non ti fa mangiare perché sei troppo piccolo.
"Cosa vuoi?" Sembra arrabbiata e non parla bene, come se avesse qualcosa in bocca. La guardi e non dici nulla. Il tuo amico non è uscito e non sai che fare.


Eri troppo piccolo per capire.c
 

La fissi. Un attimo eterno. Le parole incastrate, chiarissime nella tua testa ma non ne vogliono sapere di uscire.

Scappi via.


Quell'invito non l'hai più fatto ma al parco ci sei andato.   Eri troppo piccolo per capire. Per questa volta non hai colpe.

Ti rigiri nel letto già da un po', il volto nascosto dalle lenzuola sgualcite. Cerchi di ripararti dai sottili raggi che sfuggono alle persiane. Dannata luce che ti impedisce di dormire. La luce vero? Da bravo Signor x menti anche a te stesso.
Hai sognato quel bambino questa notte. La sveglia suona e finalmente ti alzi e già visualizzi la scatola. Vuoi che ci sia ma speri anche che lo zerbino sia vuoto. Da bravo Signor x vuoi tornare alla tua rutine. Indossi il completo da lavoro piegato minuziosamente sulla sedia, il pigiama accartocciato sul letto. Tanto chi lo deve vedere. Esci dalla stanza ed hai un attimo di esitazione, guardi la porta. La vuoi aprire. Ti vedo tentennare in mezzo al corridoio,  l'occhio che visualizza l'esterno concentrato su ciò che potrebbe essere , ma tu sei imprigionato nelle maglie delle tuo abitudini. Parli da solo spostando il volto verso l'orologio l'unico oggetto nuovo e moderno di casa tua. 7.30, non è ancora ora. Mi sembra di sentire la tua voce lamentarsi di quanto sia tardi mentre ingogli il primo caffè della giornata con tre biscotti al caramello. L'impazienza soffocata in quella tazzina di caffè amaro.
Accendi la TV, qualche minuto di telegiornale, ti piace essere informato. Come se dovessi discutere con qualcuno. Guardi l'orologio. 7.45 precise. Esci di casa e guardi a terra. La  porta  ancora aperta ed il cappotto in mano. Mi stai aspettando?  La scatola è più grande questa mattina, non ti entra in tasca. Ciao Signor x è scritto con un nastro blu. Questa volta non la scuoti. inizi a fidarti? Ti siedi al solito bar ed aspetti il solito caffè americano mentre giochi con il nastro scollato del coperchio. So che vuoi aprirla ma devi aspettare quel caffè, la tua routine va rispettata.  Il cameriere si avvicina e silenzioso appoggia la tazza sul tavolo, neanche un cenno di saluto, come se anche lui sapesse che la tua mente è altrove. Che significa quel nastro? Te lo stai chiedendo? Ma ancora non hai capito il perché dei sassolini.  Apri la scatola. Tre piccoli sassi bianchi e grigi, un album fotografico ed una busta rossa.
Ti è familiare quell'album ma non ricordi bene. Dove l'hai visto?  Lo apri. Ne sfogli le pagine vuote. Sei sorpreso signor x? Perché darti un album vuoto? Apri la busta e La confusione si disegna sul tuo volto, se fossi un cartone animato avresti un bel punto interrogativo sopra la testa. Tiri fuori un mucchietto di foto. Sul retro una scritta. La vita è un puzzle. Vedi signor x ogni tassello ci rende le persone che saremmo potute essere, ma ciò che diventiamo dipende da quali tasselli dimentichiamo. Ne hai dimenticati molti vero? Lo vedo dal leggero tremore delle tue mani mentre osservi una dopo l'altra le foto riconoscendo il te stesso bambino  ma non avendo idea di quando siano state scattate.  Quale attira la tua attenzione? Ce n'è una in particolare che cattura il tuo sguardo? Ma certo che c'è. Una foto di classe. Ricordi quello zaino blu? Il tuo amico lo stringe tra le mani e quello alle sue spalle sei proprio tu. Ti vedo giocherellare con il nastro della scatola, lo stesso colore. Il caffè americano ancora nella tazzina ed il cameriere che ti osserva da lontano.  La vibrazione dell'orologio ti fa sussultare. Il  momento è perso sei in ritardo. Ti alzi in tutta fretta e fuggi via. La scatola ed il suo contenuto sotto braccio e quella foto stretta in mano.
Prendi l'autobus per un soffio e so che un po' mi odi perché hai rischiato di perderlo. Quale enorme mancanza nella  tua vita perfettamente organizzata. Entri in ufficio e ti siedi al tuo posto. La scatola sul tavolo e la foto davanti agli occhi.

 

È il primo giorno di scuola , ricordi l'eccitazione di quel momento. Lisci le pieghe del tuo grembiule nuovo mentre tua madre ti scatta una foto dal vialetto di casa. Sei perfetto. Te l’ha ripetuto di continuo quel giorno ed hai finto per crederci. Ti prende per mano e ti accompagna a scuola. L'atrio è pieno di bambini tutti con il loro grembiulino blu  nuovo fiammante perfettamente stirato dai loro genitori che ora li tengono per mano con un sorriso orgoglioso. Saluti i tuoi amici mentre tua madre fa discorsi da mamma con le altre mamme. Lo zaino ti pesa sulla spalle ma è nuovo anche quello e non lo vuoi rovinare. L'hai voluto bianco anche se sai che lo rovinerai in fretta, tua madre te l'ha detto un infinità di volte , ma ti ha accontentato. Lei ti accontenta sempre.


Una mano sulla spalla e sussulti sorpreso.
"Il computer non va?"  Ti accorgi di non averlo neanche acceso. Fai un cenno al collega di cui non ricordi il nome metti via la foto in fretta come se fosse un losco segreto.
Inizi a lavorare o almeno ci provi ma ormai la tua mente è altrove.
La senti signor x? La gioia di quel momento intendo. Hai più provato un momento di perfezione simile?  Di sicuro sono anni che non sei più cosi felice. Ma qualcosa stona, vero? C'è un ricordo di quel giorno che preme per uscire.

 

I tuoi amici stanno ridendo , non capisci immediatamente che cosa li diverta così tanto ma poi lo vedi. Ce il bambino del campo in un angolo del cortile e sua madre è al suo fianco con i capelli in disordine. La tua li ha sempre perfetti. Ti piacciono tanto i capelli di tua madre. Lei non lo tiene per mano ed il suo grembiule è blu sbiadito e di sicuro non è stato stirato. La cartella è abbandonata ai suoi piedi, di un giallo sporco con una bretella rotta. Non ha paura che si rovini.  Gli sorridi da lontano mentre sventoli una mano, lo vuoi salutare ma lui non risponde. Ti guarda e non fa nulla.


Ti ricordi cosa hai fatto signor x? È tutto lì nel gomito aggrovigliato che è la tua memoria ma ormai è tardi. La pausa pranzo è arrivata e tu devi andare da tua madre. Sbatti le palpebre e strizzi gli occhi per mettere a fuoco l'orologio, non riesci a credere che la mattina sia già passata. Ti affretti lei ti spetta. Superi la porta in legno della casa di riposo, c'è la solita ragazza all'ingresso dietro all'imponente bancone laccato di bianco. Tua madre è nella solita stanza davanti alla finestra intenta ad ammirare un panorama che non vede più bene. Ti sente entrare e le spunta il solito sorriso malinconico promemoria della sua insoddisfazione. Lei li non ci vuole proprio stare.
" Ciao mamma" le dai un bacio sulla guancia. Ancora pensi a me, vero signor x? Quella cartella blu ce l'hai davanti agli occhi. Tua madre ti stringe una mano mentre una ragazza le mette sul tavolo dei piatti sigillati. Ti tieni impegnato per qualche minuto scartando e tagliando il pranzo di tua madre, ma la cartella è sempre lì. La guardi masticare il primo boccone mentre borbotta su come sia scadente la cucina in quel posto. " A me sarebbe venuto molto meglio" un altro boccone. " Proprio non ci siamo." Sai che non è vero. Il pasto ha un ottimo odore, sicuramente migliore di quello che mangi tutti i giorni. Ma lei li non ci vuole stare. Non le rispondi e capisce che qualcosa ti preoccupa ma non chiede e questo ti sorprende. È come se sapesse.
" Mamma ti ricordi se avevo un cartella blu? "
" Da bambino, l'hai regalata a quel tuo amico."
Adesso ti e chiaro signor x? Ma certo, i ricordi fluiscono a cascata stordendo una mente che ha disimparato a ricordare.

 

È primo pomeriggio e stai tornando da scuola. È iniziata da una settimana e anche se in compiti ti annoiano ti piace. Stai con i tuoi amici e questo ti basta. Anche il bambino del campo è tuo amico ma non sta mai con voi. Si è messo in un banco infondo alla classe, l'ha spostato in un angolo e parla solo quando la maestra insiste. Ha provato a farlo stare in mezzo a voi ma non ci è riuscita ed ha smesso molto in fretta.
Gioca con la bretella rotta dello zaino giallo sporco, non fa nient'altro, ma tu vuoi giocare con lui. Corri in casa, lanci il cappotto sul divano e sali in soffitta. Stai cercando la palla l'hai lasciata lì da qualche parte, vuoi andare al parco e vuoi che il tuo amico venga con te. È pieno di scatoloni la sopra, ma sai che è lì ce l'hai la lanciata l'ultima volta che tua madre ti ha detto di riordinare la stanza. Passi tra uno scatolone e l'altro fingendo di essere un esploratore, sei in missione per un ricco signore e cerchi un oggetto prezioso. Tasti il terreno con il piede e sposti la bicicletta di quando eri piccolo, ti aspetti una trappola da un momento all'altro come nel libro di avventura che tua madre ti legge ogni sera. Finalmente la vedi, la tua palla verde. È un po' sgonfia ma non ha importanza. La prendi in mano pronto a correre fuori e in secondo appoggi un piede sulla scala a chiocciola ma poi vedi il tuo zaino blu. Il tuo amico gioca con la bretella rotta di uno zaino giallo sporco.


Non hai capito l'importanza di quel gesto, vero Signor x? Nella tua mente infantile credevi che se non avesse potuto giocare con quella bretella avrebbe giocato con te. Nella tua mente infantile eri sicuro che anche tua madre glielo avrebbe donato, ma il te adulto sa che non è così.

 

 Lo zaino in una mano e una palla sotto braccio ed una giacca leggere messa frettolosamente sopra il pigiama. Non dovresti essere li, fermo all`ingresso del campo. Tua madre non vuole, dice che è pericoloso ed anche tu non vorresti ma non puoi aspettare. Ricordi benissimo la paura che hai provato e ci è voluto tutto il tuo coraggio per entrarci di nuovo. Cerchi di ricordare in quale camper viva il tuo amico ma quel posto sembra tutto uguale e giri a vuoto per un tempo che sembra infinito.
E` lui a trovarti.
“che ci fai qua?”
Ti sembra arrabbiato e rimani in silenzio per qualche istante. Ti aspetti di vedere sua madre comparire da un momento all`altro ma il tempo passa e non arriva nessuno. Non ti lascerebbero mai girare da solo in quel posto, sei uscito scivolando silenzioso sull`albero che gratta la tua finestra.
Il tuo amico e` ancora in attesa, silenzioso come sempre. Allunghi il braccio avvicinandogli lo zaino.
“ Tieni, non lo uso più`”
Ti guarda e non capisce.
“te lo regalo”
Finalmente lo afferra ma non sembra sapere cosa fare. 


Eri troppo piccolo per capire l`importanza di quel dono.
 

“ci vieni al parco domani?” continua a non risponderti ed inizi ad arrabbiarti se tua madre ti scopre sei nei guai e non vedi l`ora di andartene di li. “allora? Ci vieni?”
Lo sguardo del tuo amico rimbalza dallo zaino a te ma tu sei stanco e vuoi tornare a casa. Gli lanci la palla. “ci vediamo domani dopo la scuola”
Corri fuori dal campo, attraversi il prato del tuo giardino e dentro di te speri che nessuno si sia accorto di nulla. dovrebbe essere ancora troppo presto per leggere il libro. Se tua nonna e` entrata in camera tua sei in guai seri. Ti arrampichi agile sull`albero e salti sul tuo letto, ti infili sotto le coperte. La luce della lampada sul comodino e` accesa, fai appena in tempo a coprirti con le lenzuola che tua nonna  apre la stanza. Un sorriso in volto ed il libro in mano. Ti sei dimenticato di togliere la giacca, ma se rimani coperto non se ne accorgerà`.




L`orologio vibra, ti riporta alla realtà. Tua madre sta ancora consumando il suo pasto. Taglia minuziosamente l`ultima fetta di carne rimasta.
 “Quanto e` dura. Di certo non la finisco.` sai che non e` vero. 
Le accarezzi i capelli raccolti in una stretta crocchia. Sempre ordinata, adesso e da ragazza. “devi tornare a lavoro.” Ti guarda di sfuggita troppo presa da quel coltello che non ne vuole sapere di tagliare. “Vai pure ci vediamo domani.” 
Sei sorpreso, la saluti con un`ultima carezza. Anzi, non sei sorpreso, ti rendi conto di sentirti offeso e mentre lasci la stanza vedi un mazzo di fiori in bella vista sul comodino. Non li avevi notati. Da bravo Signor x non dai importanza a questi dettagli. Questi atti di carineria non fanno parte della tua vita, ma quella e` tua madre e non puoi fare a meno di chiederti chi glieli abbaia portati. 
Torni a lavoro controllando ossessivamente l`orologio  convinto di dover essere in ritardo anche se sai che non e` cosi`. Arrivi in anticipo come sempre e ti siedi solitario alla tua scrivania. Oggi inizi prima, devi recuperare quello che non hai fatto in mattinata. Arrivi trafelato a fine turno, non puoi mancare una scadenza e questa mattina non hai fatto nulla. E` colpa mia vero Signor x? Vorresti che sparissi, lo so. Come so che quella cartella c’è l`hai davanti agli occhi. Che sforzo non pensare a lei. Prendi l`autobus delle sei. 6.35 precise  e sei casa. La foto ancora in mano e la scatola sul tavolo in cucina. C’è ne sono due adesso. Ti siedi davanti a loro, le mani sotto il mento a sostenere la testa. La senti pesante come non ti accadeva da anni. Quanti pensieri che si affollano. Vorresti non avermi mai incontrato, vero Signor x? Ma ormai e` fatta. Fissi la foto e poi la scatola. Il tuo sguardo si fa assente proiettato verso un tempo ormai passato ma che mai e` stato così chiaro. 


 

 Sei al parco. Senti il profumo dell`erba appena tagliata e le risate dei bambini. Un signore passeggia con il cane, il guinzaglio stretto in una mano ed un frisbee  nell`altra. Vorresti un cane, l`hai chiesto a tua madre tante volte e lei ti accontenta sempre ma su questo non ha ceduto. “Quando sarai grande ne prenderai uno. Non ho tempo di stargli dietro.”.


Ricordi ,Signor x , i tuoi desideri di bambino? Eri convinto che li avresti realizzati tutti. Mi sembra di vederti mentre scuoti il capo guardando il posto vuoto sul divano immaginando il cane che desideravi. So gia` cosa risponderesti se te ne regalassi uno. “non ho tempo di stargli dietro.  
 

Verdi il tuo amico. Si dondola su un altalena e stringe il pallone tra le dita. 


Non hai notato sua madre appoggiata ad un albero la vicino, ma anche l’avessi fatto non avresti potuto immaginare. Le tue labbra si piegano in sorriso malinconico mentre stringi la foto tra le dita. Ti sembra di sentire della stoffa ruvida pizzicarti i polpastrelli.
 

Suonano alla porta. Ti chiedi distrattamente chi sia ma in fin dei conti non ha importanza. Stai giocando con la nave pirata che ti hanno regalato per natale. Sollevi il piccolo pupazzo con l`occhio
bendato e lo lanci nel mare tifando per lui che sta combattendo con un feroce polipo. Sta per vincere la sua battaglia quando tua madre ti chiama dal soggiorno. Scendi di corsa , non la vuoi fare aspettare sai che non le piace perdere tempo.
C’è la madre del tuo amico. Sta sulla soia di casa e tiene lo zaino blu in mano.


Adesso ricordi chiaramente. Non le parole dette ma le sensazioni. La delusione di un bambino che credeva di essere premiato. Nella tua mente infantile credevi che anche tua madre glielo avrebbe donato, ma adesso sai che non e` cosi`. Nel mondo dei bambini tutto e` facile. 
Ti stai massaggiando le tempie, avverti l`imminente arrivo dell`emicrania. Ti vedo Signor x mentre le ultime tracce ti quelle emozioni lasciano il tuo corpo. La delusione lascia il posto alla comprensione. Neanche  tu avresti donato, neanche tu avresti accettato. 
E` cosi che si diventa Signor x.





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