Capitolo 14
Qualche mese dopo
Azaele e Michele erano seduti uno a fianco all'altro su
un grosso masso di granito. Si stavano godendo la piacevole brezza
mattutina di una domenica di fine settembre gustandosi un appetitoso
panino ripieno di mozzarella di bufala.
Poco lontano, Alba si stava allenando a lanciare palle
di fuoco di varie misure contro dei bersagli preparati da Elena che
ogni tanto la interrompeva per correggerla o darle consigli.
«Alba, è molto migliorata, vero?»
Domandò Azaele con la bocca piena. «Mi sembra che abbia
un controllo maggiore della mira e soprattutto della potenza di
fuoco.»
«Si, direi di sì!» Rispose Michele
osservando il panorama sovrappensiero. «Sai che questo posto mi
sembra di conoscerlo. È come se avessi un déjà
vu!»
«Non è un déjà vu, Miky. È
che ci siamo già stati quattrocento anni fa. Parte del vecchio
fienile dell'agriturismo risale proprio al 1600» rispose Azaele
continuando a masticare.
«Davvero?»
«Non ti ricordi? Qui c'era la casa del contadino
che denunciò agli inquisitori sua moglie, Aurora e Alba.»
L'angelo si guardò intorno esterrefatto e
leggermente imbarazzato, non si era reso conto per niente di essere
tornato nella casa di quel contadino bigotto che, tra parentesi, era
pure finito all'Inferno nel girone dei traditori. «Seriamente?
Ma… aspetta un attimo, questo significa che Renzo Galletti
potrebbe essere un discendente di quel contadino?»
«Non è detto. Chissà quante volte
sarà passata di mano, la proprietà, in questi
quattrocento anni» rispose Azaele.
«Ma se invece fosse un discendente, ti rendi conto
che Aurora e Renzo sarebbero parenti, in un certo senso? Per non
parlare dell'incredibile coincidenza!»
«Non credo granché alle coincidenze!»
ribatté il demone.
«Che vuoi dire?»
«Ho il sospetto che ci sia un motivo ben preciso
se siamo tornati qua, Miky. Come se si stesse chiudendo il cerchio!»
«Aza, ci siamo trasferiti venerdì
pomeriggio e tu non mi avevi ancora detto nulla? Se non ne avessi
parlato io per primo, probabilmente avresti continuato a tenerti
tutto dentro!» si lamentò l'angelo.
«Scusa. È che avevo bisogno di rifletterci
da solo»
Michele scosse la testa contrariato.
«Pensi che anche Safet se ne sia reso conto?»
«Ne sono sicuro. È stato proprio qui che
l'Aurora bambina di quattrocento anni fa, lo ha visto. A causa di
quell'incidente Alba e Aurora sono morte. Come potrebbe aver
dimenticato?»
Michele addentò rabbiosamente il suo panino. «Ma
perché anche lui non ha detto niente? Per la miseria Aza, voi
demoni siete campioni nel tenere segreti inutili che finiscono solo
per incasinare le cose!»
«Mi dispiace! Temo che millenni all'Inferno
abbiano influito sulla nostra capacità di gestire le emozioni»
si scusò Azaele un po' mortificato.
Michele inghiottì il boccone e domandò «In
che senso?»
«Nel senso che all'Inferno le emozioni prevalenti
sono rabbia, dolore e sconforto e non è facile conviverci per
l'eternità. Se ci lasciassimo andare non potremo
sopravvivere!»
«Si, però mi sembra che ci marciate un po'
su questa storia. Insomma, tu, Sael, Safet e pure Razel, vi siete
trovati tutti qualcuno, per cui quando volete, sapete esprimere
benissimo le vostre emozioni!» Replicò Michele irritato.
Quasi nello stesso istante un boato squarciò il
silenzio della campagna e uno spostamento d'aria calda fece vibrare
le chiome degli alberi.
Azaele fece appena in tempo a lanciarsi su Michele e
coprirlo con le sue ali prima che un'enorme palla di fuoco
investisse entrambi per poi rotolare in mezzo al bosco, nel quale
divampò un incendio le cui conseguenze sarebbero potute essere
catastrofiche, senza il repentino intervento di Elena che spense le
fiamme e risanò il bosco.
Azaele, leggermente bruciacchiato, lasciò andare
Michele che domandò. «Tutto bene?»
«Tutto bene, tranquillo, si tratta solo di qualche
fiammella infernale, niente di che» rispose Azaele dandosi
delle pacchette sulle braccia e sulle gambe per spegnere le ultime
scintille.
Alba li raggiunse imbarazzata. Sotto la lunga e morbida
maglia di cotone bianco che indossava sopra un paio di comodi leggins
neri, la pancia del settimo mese era ormai evidente.
«Scusate, sono mortificata, Michele stai bene?»
«Si, non preoccuparti. Il demonietto mi ha
protetto» rispose l'angelo sorridendo rassicurante.
Alba si guardò intorno avvilita. «Ho
rischiato di trasformare in cenere il bosco!»
«Ma no, dai, che esagerata!» mentì
Azaele abbracciandola.
«Si, infatti. E poi hai spento subito il principio
di incendio!» aggiunse Michele cercando di nascondere i resti
dei panini, ormai carbonizzati.
«Veramente è stata Elena!» disse Alba
con aria depressa.
«Coraggio, non ti buttare giù!» La
incoraggiò la strega raggiungendola. «Io ho fatto ben di
peggio durante i miei primi allenamenti con Razel!»
«Davvero?»
«Certo, una volta per poco ho dato fuoco alla
residenza estiva del Papa!» Rise l’anziana strega. «Non
hai idea della faccia di Razel!»
«Azaele!» Chiamò Galletti sbucando
dallo stesso sentiero da cui erano arrivate Alba e Elena.
Tutti si girarono verso di lui.
«Si?»
«Sono appena arrivati dei clienti che dicono di
conoscere te e Michele, venite a salutarli?»
«Come dei Clienti? Non avevi detto che in questo
periodo non avevate prenotazioni?» Domandò Alba
sciogliendosi dall'abbraccio di Azaele. Era talmente preoccupata
all'idea di altri ospiti che non si soffermò a riflettere sul
fatto che Galletti aveva appena detto che i nuovi clienti conoscevano
sia Azaele che Michele.
«Infatti non ci aspettavamo nessuno oltre a voi,
ma questi due ragazzi stanno festeggiando il primo anniversario di
matrimonio e ci hanno trovato per caso mentre cercavano un posto
carino, tranquillo e non troppo lontano da Roma. L'agriturismo gli è
piaciuto così tanto che ci hanno chiesto se si potevano
fermare qualche giorno. Mia sorella non è riuscita a dire di
no!» Si interruppe un attimo e guardandosi intorno perplesso,
domandò «Ma è stata una mia impressione o prima
c'è stato un boato abbastanza forte?».
Tutti quanti assunsero una fintissima aria stupita.
«Un boato?» domandò Azaele.
Galletti lasciò perdere, non gli andava di
passare per uno che aveva le visioni. «Comunque, come dicevo, a
quanto pare questi ragazzi pur vivendo a Firenze conoscono Azaele e
Michele, per cui abbiamo pensato che, a parte l'incredibile
coincidenza, per voi non sarebbe stato un problema. Mi dispiace spero
di non avervi messo in imbarazzo!»
«Scusa ma per caso stai parlando di un ragazzo
alto e nero e di una ragazza molto carina dai capelli rossi e gli
occhi verdi?» domandò Michele esterrefatto.
«Si, esatto!» rispose Galletti iniziando ad
avviarsi verso l'agriturismo.
Azaele e Michele si scambiarono uno sguardo allibito.
«Comincio a pensare che tu abbia ragione a non
credere alle coincidenze!» Mormorò l'angelo.
#
Il demone idraulico, Kafresh, era decisamente irritato.
Per una volta che Akenet e la sua segretaria stronza erano fuori dai
piedi, bloccati in una mega riunione di avanzamento lavori, e lui se
ne sarebbe potuto stare in pace a godersi una birra nel Daemon Bar
del Nono girone, ecco che erano arrivati quei due rompiballe di
Carryel e Aluarel a fargli una richiesta che non aveva alcuna voglia
di esaudire. Si guardò intorno preoccupato, ma fortunatamente
tra il rumore di fondo e il fatto che la maggior parte dei colleghi
erano già ubriachi, nessuno sembrava fare a caso a loro tre.
«Vi rendete conto vero, di cosa mi state
chiedendo?» domandò a bassa voce.
Aluarel, una demone dai lineamenti così anonimi
da poter essere facilmente confusa con la metà delle sue
colleghe, sbuffò. «Non mi sembra così difficile,
butti un po' d'acqua calda dove è imprigionato il dannato, noi
due lo tiriamo fuori e amici come prima.»
«Come prima mica tanto, visto che Akenet mi
carbonizzerà vivo quando scoprirà che vi ho aiutato a
liberare uno dei suoi utenti!»
«Quante storie, lo sanno tutti che Akenet prima vi
carbonizza e poi vi fa tornare più sani di prima, non è
mica Zamesh!» obiettò Aluarel.
«Ma perché non vi arrangiate da soli?»
«Perché noi non sappiamo come fare e
sicuramente finiremo per combinare un tale casino che Akenet se ne
accorgerebbe immediatamente! E comunque sei sicuro che non ti
riterrebbe responsabile per non essere intervenuto in tempo?»
Rispose Carryel. «Se invece ci aiuti, non si accorgerà
nemmeno che gli manca un dannato!»
«Guarda che Akenet controlla l'inventario
utenti ogni mese, non penso proprio che possa
sfuggirgli la sparizione di un dannato.»
«E quando ha controllato l’ultima volta?»
«Alla fine del mese scorso» ammise Kafresh.
Carryel e Aluariel si scambiarono uno sguardo
spazientito.
«E allora perché la meni tanto? Abbiamo
quasi una settimana prima di riportare il dannato al suo posto, c'è
tutto il tempo di fargli fare quello che deve fare. Akenet non se ne
accorgerà nemmeno!» replicò Aluarel.
«E se invece se ne accorge?»
«Senti Kafresh, io e Aluarel, rischiamo ben più
di una scaldatina se deludiamo i nostri Responsabili, per cui o ci
aiuti o ci arrangiamo come possiamo e poi andiamo dritti da Akenet a
dirgli che ti abbiamo visto liberare il dannato, ti è chiaro?»
Kafresh poggiò la birra sul bancone e li guardò
con odio. «E va bene! Ma si può almeno sapere perché
avete tanto bisogno di questo dannato?»
«No!» risposero in coro Carryel e Aluariel
Il demone idraulico si arrese, finì quel che
restava della birra in un sorso solo, buttò sul bancone due
monete e si avviò svogliatamente verso l'uscita del Daemon
Bar, seguito dai due colleghi.
I tre demoni camminarono in silenzio fino a un'ampia
grotta all'interno della quale una gigantesca lavagna riportava la
disposizione dei dannati del Nono girone. Ogni dannato era
identificato da una lampadina led con stampato un codice alfanumerico
composto dalle sue iniziali e da un numero progressivo.
«Vediamo di fare una cosa veloce, vorrei evitare
di farci beccare da qualche demone guardiano. L’utente che
cercate è il numero NE - 6.990.999.999» disse Kafresh
accendendo la lampadina corrispondente.
«Wow, eccolo lì!» Esclamarono in coro
Carryel e Aluarel.
«Andiamo!» Ordinò il demone idraulico
dirigendosi verso l'uscita della grotta.
I due demoni lo seguirono nuovamente fermandosi davanti
all'entrata di una grotta, un po' più piccola della
precedente, nella quale il collega si era infilato velocemente.
«Allora! Avete intenzione di entrare e darmi una
mano o pensate di starvene lì impalati come due idioti?»
Si lamentò Kafresh dall'interno della grotta.
Carryel e Aluarel entrarono. La grotta era piena di
tubi, attrezzature idrauliche e divise da lavoro adatte a ogni tipo
di intervento idraulico. Kafresh indicò loro un grosso avvolgi
tubo che dava l'impressione di essere piuttosto pesante. «Portate
l'avvolgi tubo fino alla prigione del dannato, appena siete pronti
uno di voi due torna da me srotolando il tubo e mi da l'ok
all'apertura dell'acqua calda. Dobbiamo essere coordinati e veloci.
Non ho nessuna intenzione di farmi beccare da Akenet o dalla sua
nuova segretaria spilungona!»
I due si scambiarono uno sguardo perplessi. «E
come facciamo a trovare il “nostro” dannato, scusa?»
Kafresh alzò gli occhi al cielo, ma era possibile
che la maggioranza dei suoi colleghi fossero così tonti?
«Non avete vista la lucina con il numero? Date
un'occhiata dall'alto e controllate dove risulta accesa la lampadina
corrispondente, no?»
I due lo guardarono sbalorditi.
«Cavolo se è organizzato Akenet! Certo che
a volte non sarebbe male avere un responsabile decente anziché
un cialtrone incompetente come Krastet, quello lì non sarebbe
capace manco di trovarsi il culo con due mani!» Sospirò
Aluarel.
«Tra l'altro è pure un gran bel demone! Al
contrario di quel viscido libidonoso di Krastet!» Aggiunse
Carryel.
«Ve lo raccomando Akenet, soprattutto quando si
incazza. Se avete finito di sospirare come due adolescenti umani
davanti alla foto del loro attore preferito, potete gentilmente darvi
una cazzo di mossa?» li esortò il demone idraulico.
Carryel fu il più veloce ad alzarsi in volo,
lasciando alla collega l'incombenza di trasportare l'avvolgi tubo.
Aluarel sibilò un «Che razza di stronzo!»
Afferrò l'attrezzatura e si alzò in volo anche lei.
Una volta individuata la luce accesa i due demoni
atterrarono. Questa volta però fu più veloce Aluarel.
«Srotolalo tu, io rimango qua ad aspettare che arrivi l'acqua
calda!»
«E perché devo srotolarlo io?»
Domandò imbronciato Carryel.
«Perché io l'ho trasportato fin qui!
Muoviti, idiota!»
Il demone sbuffò ma obbedì.
Aluarel si sedette sull'avvolgi tubo guardandosi intorno
ammirata. Il bianco del ghiaccio dava una sensazione di pulito e
lontano i suoi colleghi lavoravano dando l'idea di sapere
esattamente quale fosse il loro compito. Nessuno si scontrava in
volo, come capitava nel suo girone dove non si capiva mai una mazza
delle traiettorie. Notò addirittura una zona dedicata alla
"pausa sigaretta" dove i colleghi si recavano ordinatamente e senza
stazionare oziosamente.
Insomma, il Nono girone non sarà stato perfetto,
ma rispetto al terribile casino che caratterizzava il resto
dell'Inferno era indubbiamente un Paradiso dell'ordine. Certo, ogni
tanto quando Akenet si sentiva annoiato cominciava a carbonizzare a
caso i suoi collaboratori. Però era anche vero che era l'unica
cattiveria gratuita che praticava e almeno si preoccupava di risanare
i malcapitati di turno. Tra l'altro voci di corridoio dicevano che
negli ultimi tempi l'Arcidiavolo aveva smesso di dedicarsi al suo
passatempo, per quanto fosse ancora soggetto a scatti d'ira piuttosto
devastanti. In ogni modo, forse valeva la pena di lasciare un
curriculum alla spilungona stronza che aveva sostituto Adel. Sperando
che l'Arcidiavolo non venisse mai a sapere né del furto
dell'utente né che lei era coinvolta in prima persona.
Uno spruzzo di acqua calda la distrasse dalle sue
riflessioni.
«Ok, diamo inizio all'operazione!» esclamò,
afferrando il tubo e dirigendo il getto d'acqua sulla prigione di
ghiaccio nella quale era sepolto il dannato NE - 6.990.999.999.
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