All’Alba e al Tramonto, la Capanna sul Mare

di paiton
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Notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti.
Il cielo è completamente oscurato dalle nuvole. Il nove agosto ci siamo recati all’ATEC, una comunità organizzata che si impegna a valorizzare l’economia locale offrendo servizi differenti da quelli che possono essere elargiti dalle solite agenzie di esperienze turistiche. Il nostro obiettivo è fotografare qualche mammifero o rettile nella foresta del parco Naturale di Manzanillo, in confine tra Costa Rica e Panama.

È vietato entrare nel parco naturale di notte e senza una guida, per ovvi motivi: in queste spiagge è presente il serpente corallo (Micrurus fulvius), specie velenosa e mortale; è presente anche la specie detta volgarmente “finto corallo” (Lampropeltis triangulum), molto difficile da distinguere dalla prima.
Abbiamo assoldato così una guida locale per tre ore, la segretaria dell’ATEC ha dato il nostro numero alla guida.
Dopo pochi minuti ci sono arrivati sul telefono alcuni messaggi e un vocale in cui si riconosceva una persona affabile e bendisposta di nome Achille. Noi gli chiediamo subito se dobbiamo procurarci attrezzatura specifica ma lui risponde che possiamo presentarci anche in scarpe da tennis (fatto alquanto singolare dato che il parco naturale è una zona paludosa ed estremamente fangosa). Ci dà appuntamento alle ore diciotto del giorno successivo perché il sole scende alle cinque di pomeriggio, poi invia gif animate strambe. Io ho deciso di indossare le scarpe da trekking.
 
Il giorno successivo, mentre siamo a cercare di scattare fotografie a volatili detti Kingfisher, dei parenti del Martin pescatore italiano, ci arriva un altro vocale in cui, dal suo tono di voce, sembra palesemente fatto: “Oggi è il mio compleanno, poi hanno messo temporale nelle previsioni, va bene se posticipiamo alle otto di sera?”
Noi rispondiamo che non c’è problema ma inizio a preoccuparmi.

Verso le otto stiamo camminando al buio sulla stradina costiera per raggiungere l’ingresso del parco, il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia, quando arriva una macchina con i finestrini abbassati, musica a palla da cui esce un denso fumo, come nella scena di Scary Movie quando arrivano Shorty e i suoi amici.
“Ecco! Quelli sono i miei ragazzi!” Dice mentre si affiancano con la vettura, ha una birra in mano e nell’istante in cui mi avvicino per salutarlo come se fosse un fratello di una gang di rapper sento l’odore della sua fiatella alcolica. Del resto cosa mi potevo aspettare, già lo sapevo, si sta solo verificando quello che avevo intuito fin dall’inizio ma in una versione peggiore delle mie aspettative già molto basse.
 
Sto pensando di annullare l’uscita notturna, andare a riprendere i nostri soldi e cercare un’altra guida per il tour notturno quando scende dall’auto ma non barcolla, anzi… ci informa che lui è un mezzosangue, per metà nativo e per metà costaricano, lui è uno dei pochissimi bambini nati all’interno del parco naturale ed è uno dei sacri guardiani della foresta. La sua abitazione è anch’essa all’interno del parco dove torna per dormire ogni notte. Noi due ci guardiamo increduli, poi estrae dalla tasca un caccolo bianco e solido mentre si rolla una sigaretta e ci chiede se può fumare questa particolare resina visto che è il suo compleanno e gli e l’hanno appena regalata, ci dice che allontana anche le zanzare. Non mi sembra cocaina… dato che lo sto fissando sottolinea nuovamente che tale resina è ricavata dalle radici di un particolare albero, di cui non ricordo il nome, è una sostanza utilizzata dagli sciamani, difatti lui è uno sciamano.
 
Mentre saluta i suoi amici Fabi ed io confabuliamo e ragioniamo cercando di capire se è conveniente posticipare il nostro tour notturno oppure no; effettivamente è una guida del parco ed ha sempre vissuto all’interno della foresta.
 
Quando ritorna nota, dalla nostra espressione, che le sue tossicodipendenze e vizi non ci hanno sconcertato più di tanto.
 
Ci confida di avere tre figli e una moglie, ha cinquanta anni e recentemente è andato in televisione dopo aver registrato un documentario sui serpenti di quella zona.
Tutte queste informazioni potrebbero essere vere come potrebbero essere solamente bugie tuttavia ci sta simpatico quindi decidiamo di continuare il giro con lui.
Ci inoltriamo nella foresta ma c’è fin troppa calma, gli animali non escono se piove e le brutte nuvole nere che lanciano fulmini nel mare non si sono ancora scaricate sulla terraferma, restano lì all’orizzonte senza avvicinarsi troppo.
 
Ci fermiamo nella sua abitazione costruita rigorosamente con il legno degli alberi più resistenti della foresta. Ci sono oggetti e giochi sparsi ovunque, fuori e dentro l’abitazione, sporcizia ovunque… sembra la casa di un alcolizzato.
Prende un rum invecchiato e ce lo offre usando il tappo come bicchiere, è pieno di zanzare anche se Achille continua a fumare quella sua strana resina sbriciolata nel drum.
Ci confida che qualche sera prima, mentre beveva rum sull’amaca assieme ad un amico, è passato un jaguarundi proprio davanti alla sua abitazione.
Quando è finito di piovere siamo ripartiti nella speranza di vedere qualche animale. Dopo un’ora e mezza abbiamo avvistato solamente qualche insetto ma di per sé, anche solo passeggiare per la jungla, a notte fonda, è un’esperienza molto emozionante e adrenalinica, soprattutto se stai procedendo con una guida di cui non ti fidi per niente! Una goccia che cade da un’alta palma, una rana che smette di gracidare appena ci passi di fronte… abbiamo deciso di prendere un sentiero poco battuto, difficile da percorrere; siamo ora costretti a passare in mezzo alle foglie, lentamente, senza disturbare nessuno. In altri tour notturni avevo appreso che è sempre meglio non toccare le foglie né nessun tipo di tronco: alcuni serpenti e ragni sono estremamente mimetici e rischieresti di metterci la mano sopra. Da dietro vedo Achille che continua a toccare tutto: sposta le foglie del sottobosco, spinge i rami… così ripeto a Fabi di stare molto ma molto attenta.
 
Ad un certo punto spegniamo tutte le torce e restiamo immobili, in silenzio ad ascoltare i suoni della jungla… respirare l’aria pura e umida a pieni polmoni in una zona ancora incontaminata del nostro bellissimo Pianeta. Mi capita spesso di chiudere gli occhi e fiutare il profumo della foresta, la pace dell’anima che questa ti lascia nel cuore.
 
Non mi interessa più di tanto vedere gli animali ormai ma Achille insiste e vuole mostrarci qualcosa. “Non vi lascio andare via finché non avete visto almeno un esemplare”.
 
Ci chiede se possiamo stare per un po' di tempo da soli a casa sua, un suo amico deve riportargli un oggetto che si è scordato in macchina.
 
“Si si vai pure” Gli dico “Noi non abbiamo orari, siamo in vacanza “e quando ci ricapita di stare così immersi nella foresta di notte!?”  
“Fabi, secondo me sta andando a prendere qualche animale per farcelo vedere”
Ritorna dopo un buon quarto d’ora (è impossibile che un suo amico sia arrivato fin dentro al parco naturale per portargli un oggetto… il paesino più vicino è a quindici chilometri di distanza…) e ci dice che adesso possiamo continuare l’esplorazione.
 
Appena prendiamo la via per la spiaggia sentiamo un forte rumore sugli alberi e vediamo dei kinkajou che scappano tra le alte fronde, animali dall’aspetto simpatico, molto diffusi in Centro e Sud America, che possono vivere anche trent’anni allo stato brado, hanno una lingua molto lunga e occhi scuri che riflettono la luce, si individuano facilmente e si riconoscono bene!
 
Contenti dell’avvistamento continuiamo sotto una distesa di palme da cocco, tira un forte vento e io guardo continuamente in alto, un cocco in testa può farti anche più male di un serpente corallo!
 
Avvistiamo un serpente a strisce nere e bianche, appoggiato su di una foglia, proprio vicino al sentiero (posizione alquanto particolare per un serpente visto che quel sentiero è parecchio battuto…).
 
Ritorniamo indietro coprendoci la testa con le braccia, le palme da cocco sono alte almeno venti metri in quella zona, salutiamo Achille che nel frattempo ci invita alla sua festa di compleanno che verrà celebrata domani. Noi accettiamo e lui ci informa che mangeremo un Jackfruit9 enorme, quello che abbiamo visto davanti alla sua abitazione, poi ci sarà birra, rum ecc…
È l’una di notte e il nostro tour è durato sei ore, molto soddisfatti dell’esperienza ritorniamo felici alla nostra stanza.
 
9] Il Jackfruit è ancora poco conosciuto in Europa ma vince il premio per il frutto più grande al mondo, ha notevoli proprietà nutrizionali tra cui l’alta percentuale di proteine.




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