A
passo lento, Christopher avanza.
Nell'aria,
brillano dei fuochi fatui, mentre un gelido vento soffia.
Il
giovane si massaggia gli avambracci, mentre i suoi occhi vagano ora a
destra, ora a sinistra.
Dove
è finito? Che è accaduto?
Una
sensazione d'umidità raggiunge i suoi piedi.
Di
scatto, il giovane abbassa la testa e un grido d'orrore sale sulle
sue labbra.
Un
lago di sangue, da cui si eleva un debole filo di fumo, si estende
davanti ai suoi occhi
Su
di esso, come relitti, galleggiano corpi inerti, vestiti di grigio.
Christopher
ansima, gli occhi sbarrati, e, d'istinto, stringe la mano sul petto.
Il suo cuore accelera i battiti.
Quasi
gli spacca le costole.
Riconosce
le divise di quei corpi martoriati.
Ad
un tratto, diverse braccia scheletriche emergono dal lago di sangue.
Le
dita, come artigli, si stringono attorno alle sue gambe.
Christopher
prova ad allontanare quelle mani, ma non ci riesce. La pressione,
inesorabile, aumenta.
Quelle
dita sembrano molle e il dolore, implacabile, aumenta.
Il
secco scricchiolio delle ossa spezzate echeggia nell'aria, come un
tuono.
Christopher
urla e, privo del sostegno delle sue gambe, cade.
Il
suo corpo, nella caduta, solleva un'alta colonna rossa.
Poi,
precipita.
Christopher,
di scatto, apre gli occhi e, per alcuni istanti, rimane immobile, il
petto sollevato da ansiti d'affanno.
Poi,
si alza a sedere e si passa una mano sulla fronte, umida di sudore.
Dieci, lunghi anni non hanno attenuato la forza dei suoi ricordi.
In
quel sogno ha visto i corpi di persone inghiottite dall'inferno di
Auschwitz.
Sospira
e si passa una mano tra i capelli castani. Quel sangue impregna le
sue mani.
Ha
scelto di diventare una SS, pur di cercare la sua amata Rebecca,
condannata a morte per lo stupido delirio antisemita nazista.
Ha
coperto con una maschera di crudeltà il suo cuore, che,
davanti a tanta, insensata violenza, si è ribellato.
Sorride,
mentre le lacrime bagnano le sue guance. Il richiamo della sua anima,
però, non è rimasto inascoltato.
Nei
limiti delle sue possibilità, ha cercato di strappare più
persone possibile ad una sorte immeritata.
Il
pensiero di Rebecca non ha sopravanzato il suo senso di giustizia.
Anzi,
in ogni prigioniero ha visto un riflesso di lei.
Sorride,
amaro. Eppure, i suoi sforzi non sono bastati.
E'
sempre stato ben cosciente dei suoi limiti, ma tale consapevolezza
non riesce ad arginare l'angoscia di quelle memorie.
I
morti tornano a tormentare la sua mente e chiedono la ragione di una
simile tragedia.
Due
braccia sottili cingono le sue spalle e il giovane chiude gli occhi.
Riconoscerebbe ovunque quell'aroma meraviglioso.
E'
l'odore di cannella del corpo meraviglioso di Rebecca.
La
giovane gli accarezza i capelli castani. La guerra si è
conclusa da anni, ma i ricordi tormentano Christopher.
Anche
lei ha conosciuto la sopraffazione dei nazisti, ma sa di avere la
coscienza pulita.
Nessuna
colpa macchia la sua anima.
Christopher,
invece, ha dovuto convivere con l'orrore e frenare il suo ardente
senso di giustizia, pur di cercare lei e strappare vite innocenti a
quell'inferno.
– Non
sei un mostro. Allontana questa idea, Christopher. Anche lì,
hai cercato il bene. E questo non è da tutti. – mormora
lei, ferma. La verità le ha rivelato la natura sublime
dell'uomo da lei amato.
Pur
di ritrovarla, non ha esitato a coprire il suo cuore generoso con la
maschera di un assassino spietato.
Ma
ha saputo, con sublime coraggio e intelligenza forte, aiutare tante
persone.
Dio
l'ha benedetta e le ha permesso di reincontrare lui.
E
ora può aiutarlo a vedere il suo passato nella giusta
prospettiva, nei limiti delle sue facoltà.
Lui
si gira e la sua mano, leggera, sfiora il viso di lei. Le parole di
Rebecca sono sincere, ne è cosciente.
E
la sua mente razionale concorda con lei.
Ma
il ragionamento, per quanto lucido, non scaccia l'ombra che opprime
il suo cuore.
Tuttavia,
vuole provare a vivere una vita piena.
Non
può arrendersi ai pur dolorosi ricordi della sua esperienza ad
Auschwitz.
D'istinto,
stringe la ragazza a sé e le accarezza i capelli. Lei non lo
abbandonerà mai, ne è cosciente.
E
una quieta, dolce felicità inonda il suo cure.
L'amore,
con la sua luce, lo ha riportato a casa.
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