Non io

di whitemushroom
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Non io

Fanculo.
Chūya dà un calcio al divano, accelerandolo con la gravità. Il mobile si schianta sulla parete con un crack e lascia sul muro una crepa.
Fanculo tutti. Fanculo il boss.
Davvero il capo si aspettava che facesse amicizia con quei ragazzi?
Tutti uguali, tutti normali, tutti …
Ha iniziato Lippman, parlando di chissà quale stupidaggine fatta da piccolo che gli è costata una settimana in punizione. E Doc gli è andato dietro -ovviamente- raccontando di una gita scolastica ad Hokkaido dove lui ed i suoi compagni sono scappati di notte per andare a verificare se una leggenda su un mostro in una laguna fosse vera. E poi via, tutti a ruota libera. Tre ore su quel muretto buttate al cesso, a sentirli parlare di quei loro fantastici ricordi uno più colorato dell’altro.
E lui lì, come un cretino.
Lo sa benissimo di non essere come loro. Di non avere nessuna memoria da spartire, nessun genitore da cui aver ricevuto un sonoro scapaccione, solo la sua abilità che distrugge tutto quello che tocca.
Chūya non ha ricordi e non sogna. Il boss gli chiede di fingersi normale, ma intanto i dati sul suo passato sono secretati. Hanno paura perché forse non è nemmeno umano.
Fa per cambiarsi d’abito, ma nella tasca del pantalone sente qualcosa di duro. Sbuffa, perché riconosce subito una delle corde di Pianoman che blocca un biglietto cucito nella stoffa, quasi per assicurarsi che non lo perda in uno scatto di rabbia.

Se poi volessi dare fiato alla bocca, noi siamo qui.
Noi non abbiamo paura di te. E tu non devi averne di noi.
Lippman. Doc. Albatross. Pianoman. Iceman.




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