Svegliatemi tra cent'anni, che adesso non saprei che raccontarvi, svegliatemi una mattina d'inverno, nel pieno canto di benvenuto degli uccelli, quando il Sole ha da poco dipinto il cielo della sua rosea luce.
Svegliatemi il giorno dell'Apocalisse, svegliatemi il giorno dopo la guerra, svegliatemi quando le volpi, i castori, i cinghiali, i cervi, sono felici. Svegliatemi quando dalla roccia sbucano petali bianchi, svegliatemi quando l'unico eco è quello della corrente di un torrente, terso e limpido.
Svegliatemi tra cent'anni, io dormirò perché non so che farmene di voi, dei singhiozzi incessanti, delle braccia avide, di occhi egoisti, io non sono parte del vostro mondo. Eppure esisto.
Voglio vedere le montagne risorgere oltre le nuvole, sentirmi amata dalla natura, dagli spiriti viventi. Devono passare cent'anni, solo cento. Ricordatevi di me allora.
(Scritta il 25.01) |