La
luce della luna piena, alta sull'orizzonte, illumina il cielo, d'un
intenso blu cobalto, appena velato da rare nubi, e i raggi dell'astro
notturno inargentano il mare, increspato da una leggera brezza.
Di
tanto in tanto, gli uccelli notturni sfiorano la superficie
dell'acqua, mentre il vento riempie l'aria di policromi profumi.
Sandokan,
a passo lento, cammina sulla spiaggia e il suo sguardo vaga sul
paesaggio. La notte, in quell'istante, gli dona quiete.
I
ricordi della sua infanzia, pur amari, non dilaniano la sua mente.
Un
fruscio di passi attira la sua attenzione e il giovane si ferma, un
sorriso sulle labbra. Riconoscerebbe ovunque quella stretta, tanto
forte, eppure così femminile.
E'
Alexandra de Gomera, la sua sorellina portoghese.
Le
prende le mani e le stringe. Quel termine, pur affettuoso, gli sembra
inadeguato all'ampiezza del sentimento che prova per lei.
Quella
ragazza è diventata importante per lui.
– Che
succede? – domanda lei. Di solito, Sandokan soffre d'incubi e
le sue passeggiate sulla spiaggia sono un segno d'angoscia.
Eppure,
in quel momento, sembra tranquillo e sereno.
Per
alcuni istanti, lui tace e le sue labbra, gentili, sfiorano le dita
di lei.
Poi,
scioglie le loro mani, compie un giro attorno a lei e le stringe la
vita, attirandola contro il suo petto.
Alexandra
ansima, stupita. Lei è una donna ben lontana dal lezioso
stereotipo femminile.
Il
suo corpo, temprato da anni di combattimenti, è
nervoso e sottile e decine di cicatrici lo deturpano.
L'unica
sua civetteria sono i lunghi e ondulati capelli rossi, a cui non ha
mai lesinato cure.
Come
può un uomo tanto bello, di discendenza regale, interessarsi a
lei?
Il
principe sorride e la sua mano, gentile, affonda nei capelli rossi di
lei. In lei, l'ardente desiderio lotta con la paura gelida.
Le
sue mani, di solito ferme e sicure, sono appoggiate sul suo petto e
tremano.
Chiude
gli occhi. Lei crede di essere un mostro, a causa delle cicatrici del
suo corpo.
Il
suo carattere forte e risoluto non riesce a vedere la sua singolare
bellezza fisica.
–
Alexandra...
Non mi interessano le tue cicatrici. O meglio, mi interessano perché
fanno parte di te. E ti rendono unica. – dice, pacato.
Le
sue mani si posano sui suoi fianchi, poi risalgono a metà
della sua schiena. Un calore intenso incendia il suo corpo, ma non
può trasformarsi in una bestia.
Lei
può difendersi bene da attenzioni indesiderate, ma questo non
cambia la sua risoluzione.
Vuole
un piacere condiviso, lontano da ambiguità e ipocrisia.
Lei,
commossa, avvicina il viso a quello del principe e lo bacia.
Sandokan, di solito così chiuso e schivo, le ha detto una
frase meravigliosa.
Ora,
finalmente, niente più divide i loro cuori.
P.S.:
le sfide del mio cervello... Le sfide del mio cervello...
Ripetiamo:
LE SFIDE DEL MIO CERVELLO.
L'ho
detto, ho un cervello che, in momenti randomici, mi impone di
scrivere determinate cose. E qui abbiamo una Sandokan x FemYanez.
L'ho chiamata Alexandra (all'inizio il suo nome era Neves, ossia
“neve” in portoghese), per ricordare l'indomita
orientalista Alexandra David Neel. Una FemYanez non ce la vedo
principessina.
Comunque,
no, in questo AU non c'è Marianna, che pure non mi sta
antipatica.
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