PASSAN LE GLORIE COME FIAMME DI CIMITERI, COME SCENARI VECCHI CROLLAN REGNI ED IMPERI

di Angel_lilac
(/viewuser.php?uid=923462)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


ATTO II

Un giorno si tagliò con la spilla della sua giacca. La videro sanguinare e ne furono sconvolti. C’era chi, fino a quel momento, avrebbe sostenuto che fosse immortale.

Qualche mese dopo si ammalò e non la vedemmo per tre giorni. Ancora non riuscivamo a credere che quella sua divina figura fosse fatta di vera carne e che nelle sue vene scorresse sangue scuro e non fiamme infernali. Quando tornò, la sua pelle diafana si presentò minacciata dalla severità delle sue rughe. Si rinchiuse nel suo studio per una settimana e a nessuno fu permesso vederla. Ricomparve senza troppe spiegazioni ed appariva più angelica che mai. Che avesse venduto l’anima al diavolo in cambio di un’incorruttibile bellezza? No, lei non l’aveva mai avuta un’anima, conclusero. Tornarono a crederla immortale e l’episodio fu dimenticato.

Non passò troppo tempo prima che accadesse un fatto decisamente inaspettato: qualcuno le disobbedì. Non si trattava di noi dipendenti e nemmeno del suo devoto popolo. Il colpevole era la persona che di giorno sedeva alla sua stessa tavola e di notte le dormiva accanto. A tradirla era stato l’uomo di cui più si fidava. Le sue nascoste parole, commentarono i soliti pettegoli, le aveva dedicate a qualcun altro.

Cominciò a detestare gli uomini, più di quanto avesse mai fatto. Se prima li disprezzava, ora li odiava. Se prima adorava renderli suoi sudditi, ora li avrebbe voluti estinti. La prospettiva che si sbarazzasse di noi ci terrorizzava. Attendavamo con ansia il momento in cui sarebbe comparsa sulla soglia dei nostri uffici e, avvicinandosi silenziosamente alle sue prede, con quel suo cappotto che la faceva apparire come un felino degno di ammirazione, ci cacciasse senza troppi convenevoli dal suo regno. 

In realtà, non si era mai sentita così impotente perché, con la notizia del tradimento, stava cominciando a diffondersi anche il coraggio di disubbidirle, come il marito aveva fatto per primo. Così, anche per noi, cominciarono i primi tradimenti.

I pettegoli ampliarono il loro cerchio. Se prima ignoravamo le loro insulse considerazioni, ora credevano solo alle loro parole. Ogni giorno, prima di iniziare le nostre attività, ci radunavamo attorno al nostro Oracolo. Con il supporto di tutti noi, scavarono nella Sua vita come nessuno aveva fatto prima. 

Sapevamo predire i Suoi umori, il foulard che avrebbe indossato quella mattina e le sue prossime decisioni. O erano stati investiti di qualche capacità divinatoria o La Padrona era diventata prevedibile. Il mistero che avvolgeva la sua figura cominciò a svanire, insieme alla sua imperturbabile espressione. I suoi tristi sorrisi, inizialmente agghiaccianti, ora iniziavano ad impietosirci. Qualcuno notò che alcune ciocche di capelli avevano cominciato a fuggire all’aggressività della sua lacca, come se la mano che l’applicasse fosse improvvisamente più pietosa. 

Così, poco a poco, cominciò a distruggersi quell’immagine di sé che aveva costruito con tanta dedizione e fin troppa ambizione. E sparì, come piace fare a coloro che una volta furono potenti. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4046589