Buonasera,
a distanza di tre anni dall'ultima fanfiction torno sul fandom per dar
luce a questa storia "sofferta", sulla quale ho lavorato (con blocchi
annuali) per ben nove anni!!.
Spero
che vi piaccia.
Attenzione
i personaggi principali qui presenti sono tutti frutto della fantasia
dell'inestimabile Naoko Takeuchi o degli adattatori della serie (nel caso di Elza
Grey e del ragazzo colpito da uno dei demoni verso la fine dell'episodio).
Molte
scene qui presenti sono palesemente riprese dai preziosissimi doujinshi
di Mario/Mizuki Yamada che io ammiro tantissimo e le cui storie
rappresentate io prendo come oro colato. Quasi tutto il rapporto tra
Michiru ed Elza è stato preso di sana pianta dalla trilogia
"Intimiste" e "The lady in the tower" che a sua volta è una sorta di Missing Moments di come si sono conosciute Haruka e Michiru.
La
mia fanfiction è dunque da considerarsi un missing moments dei missing moments, ovvero:
dell'episodio 106 della terza serie di Sailor Moon e dei manga
sopraindicati di Yamada.
1. Introduzione
Haruka
era appena rientrata in casa, sbattè le chiavi nello
svuotatasche,
si tolse le scarpe e si diresse in camera. Si sedette sul bordo del
letto con la schiena piegata in avanti e le braccia appoggiate alle
ginocchia e iniziò a pensare preoccupata. Era
stata una giornata estremamente stressante. Aveva
disputato una gara
con la famosa Elza Grey ed era stata una gara deludente come tutte le
altre. Aveva sentito che nessuno aveva battuto Elza Grey, ma di
quante altre atlete l'avevano detto? E se inizialmente le parve che
quella ragazza le potesse dare davvero del filo da torcere, una
decina di metri dopo la partenza la superò e, come era
già successo
con tutte le altre, le diede un grande distacco. Tranquilla
andò a
cambiarsi, pensando che dopo questa delusione sportiva era davvero il
caso di chiudere le medie in concomitanza con le corse.
Senonchè
quella stessa ragazza le volle presentare la sua amica Michiru.
Inizialmente pensò che fosse una sua fan che le voleva
chiedere un
autografo, ma poi tutto fu estremamente chiaro: con una frase la
ragazza rivelò la sua vera identità. La guerriera
del suo sogno,
ora aveva un nome ed una consistenza solida. Se mai avesse dato retta
al suo sogno, avrebbe potuto cercarla per tutta la Terra, ma non
avrebbe mai identificato quella guerriera così decisa e
sicura di
se' in una ragazzina che trasmetteva tutto tranne che un carattere da
guerriera. Ci fu un attimo, quando i loro occhi s'incrociarono, che
sentì un'emozione mai provata in vita sua esploderle dal
cuore e
arrivare fino all'anima. In un primo momento fu quasi tentata dal
conoscerla, ma quando l'altra ragazza fece un passo avanti e con la
scusa di farle un ritratto aveva cercato di avvicinarla, fu svelta
nel trovare una buona scusa e riuscì a dileguarsi. Si
sentiva
malissimo. Il suo peggiore incubo stava prendendo vita reale.
Era spaventata da ciò, era come un film dell'orrore, ma non
c'era
possibilità per lei di uscire dalla sala. Senza contare che
Michiru
era di una bellezza unica. Aveva visto tante ragazze molto carine in
vita sua, ma lei era di una bellezza fuori dal comune. L'emozione che
provò nel vederla era fuori dal comune. Se non si fosse
trattato
della ragazza di quegli incubi..."Che
dico? Lei è
senz'altro
etero.
Non è certo
come me..."
. Ripensò ancora
una volta alla
sua vita, al suo passato, alla sua infanzia da maschiaccio e alla
reazione dei suoi genitori quando scoprirono che le piacevano le
ragazze. Ancora ora non capiva perchè non l'avessero mai
capito
prima dei suoi dieci anni; perchè se un bambino giocava con
le
bambole i genitori si preoccupavano tanto, ma se era una bambina
a
giocare con i soldatini divertiti dicevano: "E' un maschiaccio"?
I suoi lo dicevano sempre: "She's a tomboy".
Scosse
la
testa, per cacciare quei pensieri, li aveva già passati in
rassegna
tutti quanti più di una volta. Andò a farsi una
doccia per
riprendersi dallo shock della giornata. Doveva distendersi e
rilassarsi, perciò quando uscì dal box
ordinò una pizza e si
preparò davanti al televisore per vedere qualche film alla
tv.
Doveva non pensare assolutamente a quella ragazza e a quell'incontro,
non voleva che il suo incubo diventasse ancora più
impressionante.
L'idea che quella guerriera esistesse davvero ed era già
sulle sue
tracce le stava facendo venire la pelle d'oca. Doveva mescolarsi fra
la gente, camuffarsi, nascondersi e non mettersi più in
vista. Per
fortuna l'unica cosa che la interessasse davvero erano le macchine e
in pista, con la tuta e il casco, sembrava un ragazzo al duecento per
cento. "Dai, non ci devo pensare ho detto!". Prese
il giornale e guardò i programmi alla tv, aveva voglia di un
film
comico quella sera. Voleva staccare la mente dalla realtà e
dal
conto alla rovescia all'inizio del suo incubo, sempre in piena notte
tra le tre e le quattro e mezza. Per fortuna ben tre reti televisive
avrebbero mandato in onda film divertenti. Sorrise e andò ad
accendere la tv. Prese uno spuntino in attesa che arrivasse la pizza
e si piazzò di fronte allo schermo televisivo..
*** ***
***
Altrove, non lontano da Tokyo, Michiru si era ritirata nella sua stanza dopo aver
salutato mestamente Elza. Quello con Haruka era stato l'incontro
più
importante della sua vita. Aveva finalmente trovato la sua compagna
di battaglia, ma non era riuscita a portarla dalla sua parte. La sua
prima missione, trovare la guerriera del cielo, sembrava ancora
più
difficile di prima. Era da circa un anno che la stava cercando e
finalmente l'aveva trovata, ma la ragazza non sembrava per niente
disposta ad ascoltare il suo messaggio, ne' a farsi avvicinare da
lei. Si lasciò cadere di peso sul letto. Che figura aveva
fatto con
Elza! Si era messa a piangere sulla strada di ritorno come una
bambina. Eppure era stato più forte di lei e ripensando al
suo
incontro con l'atleta non le venne che da piangere nuovamente.
Aveva
accompagnato Elza alla gara e poi era quasi stata costretta dalla
ragazza ad assistere alla competizione. Lei non voleva, odiava i
luoghi affollati e rumorosi, tutto ciò che quel posto era.
Era anche
uno dei motivi per cui si era ritirata dal club di corsa. Qualunque
cosa lei facesse le veniva bene: a scuola prendeva sempre il massimo
dei voti; a nuoto era sempre in testa a tutti, così come per
le
corse; suonava il violino divinamente; nella pittura era talmente
brava che un critico d'arte della città le chiese di poter
esporre i
suoi quadri incantato dal suo precoce talento in grado di riproporre
l'arte moderna in chiave contemporanea; in prima media si era anche
iscritta al club di canto ed era stata scelta dalle suore per il coro
ufficiale della scuola. In seconda media però
abbandonò il club di
coro e di corsa. Le sue compagne e persino il presidente del club
avevano insistito affinchè restasse. In particolare quelli
del club
di corsa insistettero, nessuno correva veloce come lei, per le
competizioni scolastiche loro facevano grande affidamento su lei, ma
nonostante ciò Michiru si ritirò. La vita
scolastica si era fatta
più impegnativa e la corsa non rientrava tra le sue
discipline
preferite.
Odiava
andare nelle piste di gara con tutti quei fan così numerosi
e
scalmanati. Come se non bastasse ad inizio del secondo anno delle
medie aveva avuto il suo risveglio con tre missioni da portare a
termine: trovare la sua compagna di battaglia; trovare i cristalli
del cuore; trovare l'essere umano prescelto a possedere la coppa
lunare. Eppure dopo circa sei mesi accettò di buon grado di
accompagnare Elza alla gara. Fu in quel momento che vide Haruka
già
in pista con uno sguardo serio, l'atteggiamento distante dalle altre
atlete e indifferente alle urla che i tifosi lanciavano per
inneggiarla. In un primo momento la scambiò per un ragazzo e
per un
momento pensò di essere finalmente rinsavita, s'illuse per
un breve
attimo di essere come i suoi la volevano, come tutta l'alta
società
intorno alla sua famiglia l'avrebbe voluta e come lei stessa avrebbe
voluto essere: eterosessuale. Era solo riuscita a formulare che forse
era bisessuale, ma che ciò che contava era che almeno le
piacessero
anche
i ragazzi quando Elza con poche parole sgretolò tutti i suoi
castelli, prima ancora che potesse riflettere sul fatto che un
ragazzo non poteva competere in una gara di corsa femminile. -Ah,
vedo che neanche tu sei rimasta indifferente al fascino di Haruka
Tenoh. So che a prima vista può sembrare un maschio, ma se
guardi
bene vedrai che ha il seno come me e come te. Dicono che sia molto
veloce e che fa strage di cuori, ma che sia anche irraggiungibile, in
entrambi i campi. Rimani qua a vedermi Michiru!- Se solo avesse
potuto avrebbe espresso a parole la rabbia che le fece provare per
non averle concesso di godersi fino all'ultimo il suo momento di
illusione, altro che restare a vederla! Protestò un po', ma
alla
fine Elza la convinse. Sugli spalti, si rese conto che non aveva mai
visto nessuna persona più bella di Haruka e per un attimo fu
tentata
dal fregarsene del fatto che si trattasse di una donna. Quello
sguardo triste e malinconico le ricordava troppo quello che vedeva
ogni volta che si poneva di fronte ad uno specchio. Aveva sentito
qualcosa dentro che non provò mai prima di allora nei
confronti di
una persona. In
genere quando la gente le si avvicinava lei con garbo si staccava per
starsene sola senza che la cosa le costasse sforzi incredibili. Elza
era l'unica persona che, a lungo andare, aveva lasciato che
s'inserisse nei suoi spazi liberi. Con Haruka invece aveva sentito
un'irresistibile attrazione pur non sapendo di preciso nemmeno la sua
età. Si sentiva come se lei fosse stata una moneta di ferro
e Haruka
una calamita. Non capiva però se la sorte fosse stata
estremamente
buona o estremamente ingiusta con lei. Quando Elza le
presentò
Michiru sentì che in vicinanza la ragazza esercitava su lei
un
fascino ancora maggiore di prima.
Da
vicino era ancora più bella, non aveva una minima
imperfezione; la
voce un po' bassa e divertita la colpì fin da subito, quasi
come se
non avesse mai sentito una voce più musicale; per non
parlare dei
suoi occhi! Come i loro sguardi s'incontrarono si perse nei suoi
occhi verdi, fuori dal comune. Evidentemente Haruka non aveva del
tutto origini giapponesi, ma aveva preso il meglio sia dal ramo
nipponico che da quello occidentale. Alta, bionda, carnagione chiara
e gli occhi verdi come presumibilmente il ramo straniero; eppure gli
zigomi alti, i capelli fini e il taglio degli occhi erano come quelli
degli orientali. Per un attimo tutta la sua sicurezza per avvicinarla
e trasmetterle il suo apocalittico messaggio le venne a meno. Alla
fine però, anche se avesse voluto che quel momento durasse
per
sempre, la sua missione aveva la priorità sulle sue
irrazionalità.
Le chiese di posare per lei pensando che sarebbe stato un ottimo modo
per conoscersi meglio e convincerla a seguirla nella sua battaglia
contro il male. Haruka però si rifiutò, se ne
andò e così facendo
fece perdere ogni traccia di se'. Durante il ritorno le venne da
piangere per il modo in cui era stata allontanata, ma ancora
più per
la crudeltà del destino. Era vero che era stata fortunata a
trovare
in lei la sua compagna di battaglia, di sicuro una "collega"
più che stimabile ed amabile; ma era proprio quell'"amabile"
riferito ad una donna a farla stare male. Se solo il mondo fosse
andato avanti come se nulla fosse; se solo i suoi avessero capito che
cosa voleva dire; o molto più semplicemente, se lei non
avesse
sentito, ancora una volta, quelle pulsioni nei confronti di una
ragazza!
Sconfortata
soffocò i singhiozzi nel cuscino pensando che l'unica cosa
che al
momento sembrava buona per lei era aver avuto la possibilità
di
ottenere una camera solo per se' stessa fin dalla prima media, senza
impertinenti compagne di stanza.
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