In sottofondo Bach

di Wilson Walcott
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Credeva veramente nelle idee che professava, a differenza dei suoi compagni o presunti tali che, messi alle strette, avevano pensato bene di ritrattare tutto.

Ma lui no. Anche volendo, non avrebbe potuto farlo.

Era più forte di lui.

 

La coerenza era la sua armatura. Lo era da sempre.

Aveva provveduto a proteggerlo in varie circostanze, soprattutto in quelle in cui l'onore e la reputazione contano più della vita stessa, ma che adesso chiedeva il conto.

E quanto era salato il prezzo da pagare.

20 anni di galera per aver sostenuto un ideale.

La punizione, però, parve giusta al giudice, portavoce di quella collettività che, quando si sente minacciata, agisce di conseguenza.

Del resto, una cellula che impazzisce diviene una mina vagante per il sistema nel suo complesso il quale, di tutta risposta, deve produrre anticorpi per difendersi.

Non aveva conosciuto altro modo se non quello di opporsi.

E spesso l'opposizione, per essere messa in atto, presuppone la violenza che ne è l'arma, il sintomo e la rovina.

 

Per lui la vita era stata divertente, ma non nell'accezione che ne dà la maggior parte delle persone.

Divertente da divergere, ossia cambiare strada.

Ed anche in quella situazione, seppur in modo inappropriato, sembrava essere alquanto divertito mentre caricava la sua Beretta con l'unico colpo che gli sarebbe servito.

Sulla scrivania poggiavano le sue Memorie, un testamento ideale che aveva scritto nella sua lucida follia, un pacchetto di sigarette ed una bottiglia semi vuota di Scotch invecchiato al punto giusto e che aveva stappato giusto per l'occasione.

Ad accompagnare il tutto in sottofondo v'era Bach, che aveva sempre amato e che aveva il potere di tranquillizzarlo nei momenti più cupi.

E lì, sotto il calore di una lampada alogena, serviva calma e sangue freddo.





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