Il silenzio della campana

di lmpaoli94
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Avevo sentito di alcune voci che mi stabilizzarono non poco.
Nella vallata lucchese si ergeva un dolore straziante che nessuno mai avrebbe potuto credere possibile.
L0eccidio di centinaia di persone per volere di generali tedeschi senza scrupoli aveva reso quelle giornate di fine estate tremende e spregevoli.
Riuscivo a malapena a scandire il dolore nel viso di quelle povere persone che ripudiavano la guerra e che attendevano i salvatori della patria che avrebbero riconsegnato a noi un futuro diverso da quello che potevamo credere.
Camminavo senza sosta con gli occhi dei pochi addosso.
Molti si domandavano come un ragazzo come me potesse essere da solo, oppure si domandavano perché io non fossi in guerra.
Potevo essere dipinto come un disertore ma a me questo non importava.
Ero sulle tracce dei miei genitori, con la speranza che un giorno li avrei finalmente rivisti.
ma più cercavo di rendermi conto che la mi era un’avventura e una missione senza fine, più il tempo passava e le possibilità di trovarli andavano affievolendosi.
Molti di quei passanti e di quei abitanti fuori San Rocco mi domandavano il motivo di tale abbandono oppure perché non era a combattere con i valorosi soldati che ancora credevano in un futuro per questa nazione ormai sull’orlo del disastro.
Non sapevo bene che cosa rispondere, ma combattere io non ne avevo il coraggio.
Potevo essere dipinto come un traditore o come un codardo, ma a me non importava.
L’importante è che non fraternizzassi con il nemico, altrimenti la mia fine sarebbe stata ormai quasi segnata.
Nessuno sembrava sul punto di aiutarmi e le poche provviste che mi ero portato, mi bastavano solo per pochi giorni.
Ma grazie all’acqua della fonte del mio piccolo paese, non incorsi in altri problemi del genere.
Tutti mi guardavano dall’alto in basso, senza capire la realtà dei miei fatti.
ma se ciò vedevo il male dinanzi a me, la strada dipinta di un sangue fluente stava cominciando a scandire il mio cammino.
Camminavo… camminavo… giorno e notte.
Fino a quando non mi ritrovai dinanzi all’orrore di quei morti che non riuscivo a comprendere nella mia ignoranza.
C’era solo un piccolo cartello che diceva che ero giunto a Sant’Anna di Stazzema.
Poi più nulla, a parte il silenzio infinito scandito da un dolore sordo che nessuno mai avrebbe potuto dimenticare.
Nemmeno dopo la morte.

 





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