Buona
sera a tutti, pubblico con un leggero ritardo (un giorno) il secondo
capitolo.
Mi sono
accorta che nello scorso capitolo non ho lasciato link che riportassero
ai doujinshi di Yamada che riportano ad alcuni dei missing moments del
famoso episodio 106 a cui io stessa ho fatto riferimento in questa
fanfiction.
Vi lascio di seguito il link dove andare a leggere la trilogia. Sfortunatamente non si riesce ancora a reperire la traduzione in italiano, ma questo sito è il più completo in quanto sono presenti sia le vignette che la loro relativa spiegazione.
http://www.yurisuki.net/tou.html
Vi
auguro buona lettura.
1
Haruka chiuse la catena della bici e guardando verso il grande edificio
sorrise soddisfatta: "Ancora
un paio di mesi e poi noi due non ci vedremo
più per un bel mesetto" pensò
allegra. Non amava la scuola,
ne' tanto meno lo studio. Aveva una media scolastica più che
buona, ma studiava per dovere non perchè le piacesse studiare. Lo studio infatti portava via il tempo che
avrebbe
potuto invece spendere per le sue uniche vere passioni: le macchine e
le moto. Non amava quella scuola in particolare perchè
essendo privata non ammetteva
certe sue "scelte" e modi di fare che non intendeva in
nessun modo cercare di correggere. "In
America non facevano
tanti casini". Il Giappone le piaceva, le piacevano i
giapponesi, le
giapponesi in particolar modo, ma la sua scuola proprio no. Erano tutti
così impostati e rigorosamente incasellati in determinate e
strette categorie! In apparenza tanto simile all'America da sembrare
quasi un prolungamento dell'estremo ovest, nella realtà il Sol
Levante era così diverso dal mondo in cui aveva vissuto fino
all'anno precedente!
I suoi
genitori l'avevano avvertita: -Non sarà facile abituarsi
alla mentalità giapponese-.
Lei
aveva risposto scherzando: -Farà bene un po' di disciplina!
Se
avesse capito quanto di strette vedute erano i giapponesi forse avrebbe
riso un po' meno. I
professori e i genitori dei ragazzi, ma specialmente quelli delle
ragazze, disapprovavano e non pochi addirittura trovavano deplorevole
il suo modo di essere. Ormai mancava praticamente solo un anno e due
mesi all'addio definitivo a quel brutto luogo. Per fortuna di scuole
superiori prestigiose ed anche pubbliche ce n'erano e lei ne aveva
già individuate due. Il vero problema non era scegliere in
quale
delle due iscriversi, ma resistere ancora ed uscire da quella scuola.
Una volta fuori avrebbe potuto finalmente respirare ed
essere se' stessa senza tanti occhi che la scrutavano come
se si fossero trovati in presenza di una monatta. Varcò la
soglia dell'edificio persa nei suoi pensieri. "Chissà come faranno
certe ragazze a resistere in un collegio di suore!"
pensò mentre le tornavano alla mente i volti delle ultime
due collegiali conosciute, Elza e Michiru.
-Tenoh-San,
hai un minuto da prestarmi?- le disse una ragazza spuntando
fuori da una porta del corridoio e distogliendola dai suoi pensieri.
-Ah,
in realtà sono di fretta, la campanella è suonata
un minuto fa.
-Chi
cerchi di fregare? Se ci tenessi davvero a non arrivare più
in
ritardo di quello che sei già non andresti in classe con
tutta
quella calma.
-Maledizione
a te Senpai ...
-Volevo
dirti che ho parlato con Taka-San e abbiamo pensato di chiederti se eri
davvero sicura di volerti ritirare dalle corse. Manca poco
alla fine dell'anno scolastico e tu potresti partecipare alle ultime
competizioni
di corsa per il nostro istituto.
-No.-
fu categorica la sua risposta.
-Per
favore Haruka-San, non c'è nessuna brava come te, non puoi
lasciare
perdere tutto all'improvviso. Noi tutti contiamo su di te per la
vittoria.
-Se
ci tenete tanto a vincere perchè non vi allenate di
più? Io non ho nemmeno la soddisfazione di tenere la coppa
visto che poi la devo cedere per l'ennesima volta alla scuola! Non ci
penso minimamente.
-Haruka-San
dai, non fare la scorbutica, in fin dei conti cosa ti chiediamo?
Capisco se ti chiedessimo di
salvarci dall'Apocalisse, ma ti stiamo solo chiedendo...-
A
quell'ultima frase Haruka ebbe
quasi un tremito di paura, perciò sbottò e la
interruppe: -Ma vai
al diavolo, ho detto no!- prima di dirigersi in classe a passi
svelti.
Quella
dannata Senpai non sapeva minimamente di quello che le stava
succedendo, non sapeva che certi discorsi erano vietati con lei e
che se aveva deciso di non voler più partecipare alle gare
di punto
in bianco era solo per salvarsi la vita. -Dannata Senpai!!- disse
prendendo a calci il cestino all'angolo di fronte alla sua classe.
*** ***
***
-Non
devi per forza venire se non vuoi.
-No,
no, ti dico che mi fa piacere- le rispose sorridendo.
-Sei
sicura?- le chiese Elza con tono apprensivo. Michiru annuì.
-Se
perdo però non devi reagire come l'altra volta- le disse a
quel
punto Elza cercando di buttare sul ridere l'episodio del pianto sulla via di ritorno. Quel pianto che servì solo a farle prendere ancora più in antipatia Haruka, perchè, anche se Michiru non aveva detto niente, era più che evidente che ad averla turbata fino a quel punto era stato il modo brusco con cui Haruka l'aveva trattata.
-Tranquilla.
L'altra volta ero un po' provata per diverse cose- mentì
Michiru
continuando a camminare.
-Va
bene, ma stavolta la straccerò. Lo voglio fare per me
ovviamente, ma
anche per te. L'ultima volta ti ha trattato con sufficienza
perchè
si dà un sacco di arie solo perchè è
piena di fan. Da
quello che so è forse più popolare tra le ragazze
che tra ragazzi.
Anche con me, non si è nemmeno degnata di parlarmi,
“Io sono la
signora del vento e voi solo mosche che senza me non potreste
spostarvi di un centimetro...
Michiru
ridacchiò prima di interromperla: -Elza, non ti sembra di
esagerare?
-Non
capisco come possa esserti simpatica.
-Non
ho detto che lo sia, solo che ti sei messa a parlare a mitraglietta,
quando non sai praticamente nulla di lei! Non sai nemmeno
l'età!-
ribattè lei ridacchiando.
-Perdinci
se la so!
Michiru
ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sapeva che era sbagliato, che non
doveva alimentare quel nuovo interesse che sentiva per quella
ragazza, ma alla fine... era utile anche per la sua missione: -Ah,
sì? E quanti anni ha esattamente?- le chiese con una leggera
agitazione nella voce.
-Quindici
come noi. Se non ti conoscessi bene direi quasi che ti sei infatuata
di lei- le rispose l'altra infastidita dal quello strano tono di voce
che
non era sfuggito al suo orecchio sempre attento alla voce della
compagna di scuola.
-Ma
no, che dici? Neanche la conosco. E poi sai che i miei non
vorrebbero. Beh, ovviamente nemmeno io...
-Però
è questa la tua vera natura. Lo sai tu come lo so io- le
disse Elza
trattenendola per un braccio e guardandola seria. Michiru
fissò i
suoi occhi e per un attimo si perse in quel blu scuro. Come aveva
fatto ad avvicinarsi tanto al suo volto nel giro di un attimo, non lo
capiva. Vicina, vicinissima... Eppure tra loro c'era sempre quella
fastidiosa distanza, quei pochi centimetri che erano tanti quanti i
rimasugli di speranza che la sua fosse solo una confusione
adolescenziale. Incatenata con lo sguardo a quegli occhi che
aspettavano per
l'ennesima volta un risvolto decisivo nel loro rapporto, fu quasi
tentata di provare. Provare per capire chi era davvero lei. Se non
avesse dato tanta importanza al primo bacio l'avrebbe già
dato per
togliersi i dubbi una volta per tutte. Solo banciandola avrebbe capito
se per lei era una cosa giusta o solo un rimproverevole errore. A meno
di una spanna di distanza fu sul punto di convincersi. Forse la sua
confusione si sarebbe potuta chiarire anche solo appoggiando le
proprie labbra alle sue.
Come
se le avesse letto nel pensiero Elza capì che quello era il
momento
per agire. Michiru aveva abbassato tutte le sue difese. Era chiaro
proprio per una mancanza di reazioni da parte sua. Era il momento per
toglierle ogni dubbio, finalmente avrebbe capito che lei era la
ragazza giusta e che non c'era niente di male se erano entrambe
ragazze. Doveva baciarla. Guardò furtivamente alle sue
labbra e si
avvicinò piegando leggermente la testa a destra...
-Ciao,
tu devi essere Michiru-San, non è vero?- le interruppe una
voce un po' bassa
e cordiale. Michiru si girò di scatto verso la persona che
le aveva
parlato. Haruka in tuta da ginnastica era di fronte a loro che le
faceva uno strano sorriso. Elza mollò la presa sul suo
braccio
guardando piuttosto contrariata la bionda. -Mi scuso per il
comportamento della settimana scorsa- le disse avvicinandosi alle due
-Non volevo essere scortese è solo che l'altra volta... ero
un po'
provata per diverse cose-. Michiru aprì la bocca dallo
stupore:
sapeva benissimo di aver detto la stessa frase ad Elza qualche minuto
prima. -Sì, so essere cordiale anche io- continuò
poi Haruka
fraintendendo lo stupore di Michiru. -Vabbeh... Volevo solo scusarmi
per il mio comportamento della volta scorsa. Vado.- tagliò
corto poi
non ricevendo alcuna risposta. Fece per allontanarsi, ma Michiru la
bloccò subito: -Michiru Kaioh, piacere di assistere alla tua
corsa-
s'inchinò leggermente dalla sua parte, incurante del fatto
che la
frase avrebbe senz'altro creato grande fastidio in Elza che voleva
farla assistere alla sua
di corsa e alla sconfitta di Haruka Tenoh. Quest'ultima si
girò
dalla sua parte e sorridendo s'inchinò leggermente a sua
volta prima
di presentarsi: -Haruka Tenoh...- tentennò per cercare le
parole per
completare la sua presentazione. Parole che non arrivarono.
-Elza- cambiò interlocutrice in modo da tagliare la corda
nonostante l'inghippo in
cui si era ritrovata pochi secondi prima -Ciao!- la salutò
senza
onorifici e senza inchino ma accennando con la mano ad un saluto
militare prima di andarsene. Michiru con il cuore dal battito
leggermente accellerato rimase a guardarla allontanarsi; mentre Elza,
seccata dal fatidico tentativo andato in fumo e dalla scena che aveva
avuto
per protagoniste la rivale e la ragazza a cui ambiva, si
allontanò
con passo deciso dicendo solo: -Veramente, io non ti capisco,
Michiru!
A
pochi metri di distanza da loro Haruka si stava chiedendo se fosse
stata giusta o meno quell'improvvisata fatta all'amica di Elza. Le
era venuto d'istinto il presentarsi e il concentrare tutta
l'attenzione su di se'. In realtà lei non era una persona
che moriva
dalla voglia di mettersi in mostra sempre e comunque, però
in quel
momento fu più forte di lei. Non sapeva spiegarsene il
motivo, ma
quando vide Michiru così in confidenza con Elza che sembrava
quasi
che si sarebbero baciate da lì a poco, le venne istintivo
affrettare
il passo e presentarsi per distaccarle. Elza non le piaceva; non le
piaceva il modo di fare presuntuoso che aveva. Quella di due
settimane prima era la prima volta che gareggiavano insieme e quella
ragazza senza nemmeno presentarsi seppe solo dirle: -Ho sentito che
nessuno corre come te, ce la farai a battere anche me?-. Lei era in
preda ai ricordi dei suoi incubi e quella piccoletta faceva la grande
campionessa senza dire neppure il suo nome. Ciò nonostante
non era
questo a darle fastidio della scena che si presentò ai suoi
occhi appena svoltò l'angolo; il vero problema era vedere
Michiru
così vicina ad un'altra persona. Non era convinta che
avrebbe
davvero baciato Elza, forse aveva interpretato male lei i loro
atteggiamenti, o forse era Elza che aveva una cotta per la ragazza e
stava cercando in qualche modo di riuscire a rimorchiarla. Eppure anche
questo non aveva importanza; ciò che era davvero
importante era separare quelle due. Era una mossa stupida considerato
che voleva scappare dalla ragazza dei suoi incubi, nascondersi e
distaccarsi il più possibile da lei, ma il fastidio e la
gelosia
provati furono più forti di lei. Era stupido provare quella
sensazione di fastidio per una
ragazza che conosceva appena e che, nonostante lei avesse pensato il
contrario, sicuramente non stava facendo nulla di male con la sua
amica, eppure le diede una soddisfazione enorme interrompere
quell'atmosfera tra le due ragazze. Troppo appagante vedere Elza
guardarla arrabbiata e mollare finalmente la presa sul braccio della
giovane pittrice, dandole così la possibilità di
avvicinarsi a
Michiru e togliere ogni tipo di attenzione della medesima su Elza.
Ciò nonostante non poteva negare di essere stata comunque
impulsiva come sempre. Aveva capito fin dal primo momento che ora il
suo primo
obiettivo era nascondersi dalla ragazza dei suoi incubi, ma quel giorno
si palesò a lei in tutta la sua sicurezza. Sicurezza che per
poco non venne a meno nel momento in cui si
presentò, quando non riuscì a completare la sua
presentazione con
una frase diversa da quella che aveva in mente: "Haruka Tenoh,
piacere di conoscerti e di sapere che mi guarderai correre".
Dirle così sarebbe stato come dire: prego, entra nella mia
vita e
distruggi tutti i miei sogni come se nulla fosse. Sarebbe forse stato
meglio non fermarsi affatto. Alla fine però doveva anche
tenere conto della prima cosa veramente fondamentale: in quel
giorno, che senso aveva non farsi notare sul tragitto che portava
sulla pista da corsa, se tanto poi mezz'ora dopo avrebbe partecipato
alla sua seconda competizione contro Elza, grande amica di Michiru?
"Sì,
sì, sono nata sotto la cattiva stella"
pensò,
mentre accedeva agli spogliatoi. Non voleva partecipare, ma visto che
l'unica che correva un po' più veloce delle altre nel suo
club di
corsa si era sentita male, la sua Senpai l'aveva obbligata a rispettare
gli impegni che aveva preso con il club di corsa. La sua scuola non
mancava il podio da cinque anni, da
quando poi era arrivata lei, era sempre in testa a tutti gli altri
istituti lasciando loro sui tabelloni dei punteggi un bel margine di
distacco. Ora, proprio verso la fine di questo altro anno scolastico,
non potevano permettersi di perdere contro la nuova concorrente Elza
Grey che effettivamente si dimostrava essere una promessa
nell'atletica.
Dieci
minuti dopo, mentre ormai si stava allacciando le scarpe da
ginnastica vide un altro paio di scarpe piantarsi di fronte a lei.
Haruka sollevò lo sguardo individuando nella persona di
fronte a lei
la sua rivale. -Si può sapere che cosa vuoi?- le disse
facendosi
seria e tornando ad allacciarsi la scarpa destra.
-Volevo
solo dirti che un minimo di educazione non sarebbe sgradita e che
potevi presentarti anche con me invece di fare tanto la sbruffona.
-Mmm,
giusto- convenne la bionda guardandola in faccia -D'altronde anche tu
sei stata così educata la volta scorsa da presentarti con un
messaggio di sfida invece che con nome e cognome, Elza Grey.
-Io
sono nuova, mi aspettavo il benvenuta da quella che si dice
essere la padrona di casa qui sulla pista di atletica.
-Che
scusa banale!
-Ascolta
un po' Haruka, io non so che cosa tu ti sia messa in testa di fare
con Michiru, ma volevo avvertirti che lei non è come sembri
essere
tu...
-Oh-oh-oh-
la interruppe l'altra- e come sembrerei essere io?
-Beh...
- esitò. -Si dice che ronzino intorno a te diverse
ragazze.
-E
con questo? Se una ragazza è molto bella e le fanno il filo
un sacco
di ragazzi non vuol dire che lei sia una che ci sta con tutti. Senza
contare che comunque ho anche diversi ragazzi che mi fanno il filo,
se è il sesso o la quantità di chi ti corteggia a
determinare la
tua personalità.- Elza rimase un attimo spiazzata. In
effetti, se in
un primo momento dirle che Michiru era assolutamente eterosessuale le
era sembrato un buon deterrente, ora si domandava cosa sperava di
ottenere con quel discorso. Erano solo alcune voci maliziose che
giravano in spogliatoio sul conto di Haruka, ma non vi erano
certezze, ne' tanto meno conferme da parte della diretta
interessata, che Haruka preferisse le ragazze ai ragazzi. Doveva
però
almeno rimediare all'errore commesso. Era stata lei a far conoscere
Haruka e Michiru e ora, senza un piano preciso, non poteva nemmeno ostacolare la chiara
attrazione che provavano l'una per l'altra.
Però poteva in qualche modo cercare di rallentare il corso
di quella
spiacevole situazione e guadagnare così tempo prezioso per
far
cedere Michiru. -In ogni caso, non ti venga in mente di provarci con
Michiru. Lei viene da una famiglia dove gente con certe tendenze non
sono bene accette e anche lei ne prova in qualche modo ribrezzo-
mentì.
-Ah,
sì?- Haruka si alzò, chiuse la cerniera del suo
borsone e continuò:
-Non sembrava proprio prima, sulla strada per venire qua, quando i
vostri volti erano a poco più di una spanna di distanza.-
Senza
accorgersi come fosse successo, Elza si ritrovò spinta
contro uno
degli armadietti dello spogliatoio, le braccia di Haruka ai lati per
bloccarla e il suo viso a pochi centimetri di distanza dal proprio.
-Esattamente così- disse a voce bassa Haruka riferendosi
alla breve
distanza che le separava. Così breve da sentire quasi il suo respiro solleticarle le labbra. Un lieve sorriso curvò appena
la bocca della bionda
e una guizzo malizioso animò i suoi occhi verdi. -Non ti pare?-
finì la
frase fissandola negli occhi per qualche secondo prima di andarsene e
lasciarla lì, sola e in qualche modo turbata dal loro
incontro
ravvicinato.
Circa
un'ora dopo, sul ritorno di casa, Michiru stava parlando
ininterrottamente quasi senza dare peso alle mancate risposte di Elza
o a quelle poche risposte che riceveva in cambio e che si limitavano
a monosillabi. A un certo punto Elza sbottò: -Insomma,
Michiru!
Sono contenta che Haruka non abbia stracciato l'invito che le hai
dato per il tuo concerto di beneficienza sulla crociera, ma non hai
ancora capito che non sono dell'umore giusto per parlarne??
Michiru
restò spiazzata. Elza con lei era sempre stata comprensiva e
premurosa, non avevano mai litigato e lei non aveva mai ricevuto
risposte scocciate o sgarbate dall'altra. -Ma... Io... Parlavo del
concerto per tirarti su di morale.
"No,
Michiru! Tu lo facevi perchè sei troppo felice all'idea che
lei
possa accettare il tuo invito!". La guardò con
rabbia. Si stava
facendo soffiare via la ragazza dei suoi sogni da una tipa... che in
realtà nemmeno la voleva. Anzi, visto il modo seduttivo con
cui le
aveva parlato nello spogliatoio chissà quante ragazze aveva
rimorchiato con quel suo modo di fare, così spontaneo e tanto spudorato! E
Michiru pareva essere così rapita da quella ragazza da
essere fin
diventata insensibile nei confronti dei sentimenti che
provava
lei. -Lasciami sola per favore-. Era troppo arrabbiata. Aveva
faticato tanto per conquistare Michiru e la medaglia ed ora arrivava
una che con uno sguardo aveva rapito la testa alla ragazza e nelle
corse questa volta l'aveva davvero stracciata. Sette secondi di
distacco. No, non era proprio dell'umore giusto, specie se pensava
che dopo un mese lei sarebbe tornata in Brasile per le vacanze
estive, mentre Michiru sarebbe rimasta lì in Giappone, dove
quasi
sicuramente sarebbe rimasta anche Haruka Tenoh.
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