Shadows Of Gaia

di ArrowVI
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Capitolo 16-6: Passo avanti



 

Asteroth era disposto a morire.
Quello, Michael lo sapeva perfettamente... Perché sapeva in che modo quel demone pensasse.

 

Dal giorno in cui suo padre prese per la prima volta il controllo del suo corpo, il ragazzo cominciò ad avere strane visioni di eventi a cui lui non prese mai parte. Visioni che continuarono a riaffiorare nella sua mente come se fossero dei déjà vu, ricordi che all'inizio lo spaventarono... Ma ben presto, le risposte si presentarono davanti a lui come fulmini a ciel sereno.


"Cosa è stato?"
Domandò a nessuno, o forse a qualcuno in particolare, mentre il ragazzo continuò imperterrito a fissare il soffitto della camera in cui gli permisero di riposare, durante il suo "soggiorno" a Camelot.

"Sappiamo entrambi cosa era."
Fu la risposta di Azael.

"..."
"Erano le tue memorie, sbaglio?"
Quella domanda fece esplodere il demone in una grossa e divertita risata, prima di confermare che le sue supposizioni fossero corrette.


"Esci dalla mia testa."
"Non voglio convivere con te, non voglio convivere con le... Disgustose azioni che hai commesso."
In qualche modo, Michael continuò a sperare che le sue parole bastassero a convincere suo padre... Ma sapeva perfettamente che, qualcuno come lui, non avrebbe fatto altro se non trarre piacere dalla sua disperazione.

Le parole di suo padre, però, gli avrebbero fatto congelare il sangue nelle sue vene.


"Oh, non preoccuparti."
Disse il demone, con un tono divertito.
Michael poteva immaginare il ghigno nel suo volto, anche se non fosse in grado di vederlo.

Sapeva stesse sorridendo.

"Quando sarà tutto finito, allora sparirò."
Quelle parole così criptiche, Michael non riuscì a comprenderle.
Forse, avrebbe fatto meglio a non chiedere spiegazioni.

Forse, se non lo avesse saputo, non avrebbe provato così tanta disperazione.


"Oh, non l'ho detto?"
Ridacchiò.

"Prima o poi, diventeremo una cosa sola."
Michael rimase paralizzato a fissare il vuoto davanti a se.

"Le mie memorie diventeranno le tue. Tutte. Le tue, diventeranno le mie."
Con occhi spalancati e terrorizzati, continuò ad ascoltare, incredulo, sperando che fosse un incubo.

"Quando l'unione sarà completa, io svanirò completamente dal tuo subconscio. Ci trasformeremo in un solo essere, una unione tra noi due. Solitamente, questo accade istantaneamente... Ma considerando che sei un bastardo, credo che la tua metà umana abbia alterato in qualche modo il processo. Non ho idea di quanto ci metterà, ma so per certo che succederà: dopotutto, stai cominciando ad acquisire i miei ricordi. Significa che il processo è in atto, anche se lento. Questa è la mia maledizione, dopotutto. Quindi non preoccuparti: pensa solo a divertirti."


Lo scontro sarebbe ripreso da un momento all'altro e nessuna delle due fazioni aveva alcuna intenzione d'indietreggiare.
Di quel passo, qualcuno sarebbe morto. 

Continuando a guardarsi intorno, Michael riprese ancora una volta a mettere in dubbio le sue abilità: cosa avrebbe potuto fare, in quella situazione?
Se avesse voluto difendere i suoi compagni, avrebbe dovuto affrontare Asteroth... E, da solo, non sarebbe riuscito a fare molto.
Aiutare i suoi compagni contro Asteroth era la scelta più logica: ormai era chiaro che, in quello stato e contro così tanti avversari, il demone avrebbe avuto la peggio... Ma sapeva che di
quel passo sarebbe morto... E non voleva che succedesse, neanche questo.

Restava solamente una opzione.

Provare a convincerlo ad arrendersi.
Questo significava usare le informazioni che Lucifer diede loro.
Si domandò per quale motivo nessun altro le avesse usate, ma la risposta a quella domanda divenne rapidamente chiara come l'acqua.

"Nessuno si fida di Asteroth."
Le parole di suo padre confermarono ciò che pensò.

"A loro non importa di convincerlo ad arrendersi, lo considerano una minaccia. Insomma, parliamo di uno dei Dodici Generali, dal loro punto di vista è una cosa piuttosto logica.
Senza contare che Asteroth ha già messo in chiaro di non avere alcuna intenzione di discutere."

Continuò Azael.

"Nessuno di loro proverà a convincerlo. A nessuno di loro è anche solo passato per la testa."
Per quanto avesse voluto ignorarlo, non fu in grado di controbattere quelle sue parole.

"Alcuni hanno paura.
Altri, non hanno fiducia.
Altri, hanno pregiudizi.
Altri, invece, sono troppo concentrati nello scontro per pensare ad altro."


"
Questa è la razza umana, in poche parole. Quando qualcosa che non comprendono, o non vogliono comprendere, si erge davanti a loro, agiscono d'impulso senza valutare quali siano le altre possibili strade. Kuku... Vuoi la mia opinione? Lascia che si ammazzino a vicenda, niente d'importante sarà perso. Sono sicuro Asteroth sia in grado di uscire vincitore, da questo scontro. "
Non appena disse quelle parole, la sua voce scomparve ancora una volta dentro la mente del ragazzo.
Michael non avrebbe mai concordato con il suo modo di fare.


Prima che Asteroth, o i soldati e i suoi compagni partissero di nuovo all'attacco, il ragazzo attirò improvvisamente l'attenzione su di se con un potente urlo, chiamando il demone per nome.


<< Asteroth! >>
Quando Michael urlò il suo nome, Asteroth posò il suo sguardo confuso e sorpreso sul ragazzo.
All'inizio si aspettò di venire attaccato da lui, ma ben presto realizzò che quel piccolo umano non avesse alcuna intenzione di farlo.

Era pallido in volto e vide chiaramente che stesse tremando.

<< Ti prego, ascoltami per un attimo! >>
Continuò il ragazzo.

<< Non dobbiamo per forza scontrarci! >>
Nessuno dei presenti riuscì a credere che avesse detto quelle parole.

Helena gli domandò se fosse impazzito, ma Michael non degnò nessun altro di uno sguardo se non il demone davanti a se.

<< Per favore, finiamola qui! >>

Fissò il ragazzino con occhi increduli: Asteroth era immobile, così tanto che sembrò quasi una statua.
Poi un ghigno innervosito si fece rapidamente largo nel suo volto.

Rapidamente posò tutta la sua attenzione sul ragazzo, rivolgendosi nella sua direzione e digrignando i denti.

<< Non c'è niente di cui dobbiamo parlare. >>
Ruggì Asteroth.

<< Ho finito di ascoltare le bugie di voi umani. Non ho intenzione di ascoltare nulla di quello che hai da dire! >>
Continuò subito dopo.


<< Non ho intenzione di mentirti! Per favore, ascolta solamente quello che ho da dire, poi se non mi credi puoi semplicemente ignorarlo... Ma almeno dammi una possibilità! >>
Le parole di Michael non raggiunsero il loro bersaglio.
Ringhiando dalla rabbia, il demone continuò a fissare il ragazzino con uno sguardo cupo, intenso e minaccioso.

<< Vuoi parlare ora? Dopo che i tuoi compagni mi hanno tirato addosso tutto quello che avevano in canna? >>
Ruggì.

<< Stronzetto, se volevi davvero risolvere il conflitto con la diplomazia avresti dovuto provare a usarla prima della violenza, non credi?  >>
Lo sguardo di Asteroth si fece più acerbo di prima.

<< Siete sempre stati così, voi umani. Nel momento in cui vi ritrovate con le spalle contro il muro, cercate qualunque soluzione anche a costo di sacrificare le persone intorno a voi. Siete spregevoli. >>
Continuò il demone.

<< Ciò che è successo nel passato non ci riguarda! Non abbiamo colpe di ciò che è successo durante il giorno del Disastro! >>
Quella parola fece riemergere i ricordi del demone che, per un attimo mostrò una espressione piena di dolore.
Evitò lo sguardo del ragazzino, i suoi occhi si fecero lucidi.

Poi strinse i pugni: rabbia e odio ripresero a ribollire nelle sue vene, e la sua tristezza venne rapidamente divorata dalla sua sete di vendetta.

<< Oh quindi sapete del Disastro. Chi ve ne ha parlato? Iris? Non mi sorprende. >>
Sospirò il demone.

<< E, in ogni caso, che importanza ha? >>
Continuò subito dopo.

<< Non sei diverso da loro. Nessuno di voi lo è. >>
Ringhiò.

<< Le tue bugie, non ho alcuna intenzione di ascoltarle. >>
Michael sapeva che raggiungerlo sarebbe stato difficile, ma non riuscì a convincere se stesso a non provarci.

Portandosi una mano davanti al petto, il ragazzo abbassò lo sguardo.
I suoi occhi lucidi, mentre i ricordi di Azael del giorno del Disastro riaffiorarono ancora una volta nella sua mente.

Per quanto a suo padre non importò, le scene che Michael vide nei suoi ricordi ebbero un effetto completamente diverso su di lui.

<< Ciò che accadde quel giorno... Un massacro senza senso, non posso fare altro se non provare dispiacere, ciononostante... >>
In quell'istante sollevò lentamente lo sguardo verso il demone davanti a se. Continuò a mostrargli tutto il suo rammarico, cercando di fargli capire in tutti i modi che le sue parole non fossero delle mere bugie.

<< ...Ciononostante, le colpe dei nostri antenati non devono e non possono cadere su di noi. Mi dispiace di quello che è successo, ma non ne abbiamo colpa! >>
Quelle parole... Asteroth non riuscì ad accettarle.
In preda alla collera si mosse con passo furioso e minaccioso verso il ragazzino.

Helena e Mikoto si prepararono ad attaccare, ma Michael urlò loro di farsi da parte e di non intervenire a meno che non fosse strettamente necessario.

<< Non ne avete colpa?! Cosa diavolo me ne faccio delle tue scuse?! >>
Urlò il demone.
Quelle sue urla non erano più urla di rabbia, ma fu chiaro anche a tutti gli altri presenti che quelle fossero urla di disperazione.

<< Credi che le tue scuse possano riportarli in vita?! Cosa dovrei farmene?! >>
La sua voce, rotta dai suoi stessi sentimenti, riecheggiò per la stanza.

<< Noi non siamo loro! >>
Esclamò Michael.

<< Non siamo stati noi a ucciderli! Non siamo stati noi a mettere a fuoco e fiamme le vostre case! Che colpe ne abbiamo noi? Li hai già uccisi, perché devi continuare a sfogarti su altre vittime innocenti?! >>
Quando il ragazzo disse quelle parole, quelle di Abraxas gli tornarono improvvisamente in mente.
Anche lui gli disse qualcosa del genere.

<< Non lo capisci?! Dalla vittima ti stai trasformando nel carnefice! Stai facendo a noi quello che loro hanno fatto a te! >>
Per un attimo, Asteroth si bloccò.
Il suo sguardo spalancato rimase fisso sul ragazzino davanti a se.

Le fiamme del giorno del disastro ripresero a bruciare nelle sue memorie, avvolgendo ancora una volta il corpo esanime di Barbatos.


<< Cosa credi di saperne... >>
Borbottò il demone, abbassando lo sguardo.

<< ...Di ciò che hanno fatto a me? >>
Quando sollevò lo sguardo, i presenti rimasero scioccati dalla scena che si sviluppò davanti ai loro occhi.
Il volto del demone conosciuto per essere uno dei più crudeli era stato improvvisamente spezzato da lacrime.


Quello era l'unico momento di debolezza che Michael avrebbe avuto per provare a raggiungerlo.
Il giorno del disastro era un ricordo doloroso per il demone: sapeva che bastasse anche solo nominarlo per mandare Asteroth in frantumi, questo grazie alle memorie del padre.
Per quanto non avesse voluto fare affidamento su di lui, non riuscì a pensare ad altro che sarebbe potuto essere abbastanza per farsi ascoltare. Spezzare il suo spirito combattivo era l'unico modo. E non sarebbe durato a lungo.

<< Mi dispiace. >>
Continuò il ragazzino.

<< Ti prego solo di ascoltare le mie parole. Se non dovessero convincerti, allora sei libero di non credermi e proseguire lo scontro. >>
Asteroth non gli rispose nulla.
Non sapeva se lo stesse ascoltando, o meno. Il demone aveva abbassato le braccia, e nonostante il suo sguardo fosse rivolto verso di lui, non sapeva se lo stesse guardando o se fosse perso nei suoi stessi pensieri.

Sperando di riuscire a convincerlo, finalmente gli rivelò ciò di cui Lucifer parlò loro.


Asteroth, però, non credette a nulla di ciò che Michael disse.
Incredulo, esternò i suoi dubbi.
Le sue lacrime si erano finalmente fermate e il suo sguardo era tornato freddo e distaccato.

<< Non pensi davvero che io creda a una bugia di questo tipo? >>
Domandò il demone, senza aspettare una risposta.

<< Volevi che ascoltassi una bugia così palese? Per quale motivo Lucifer avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Credete davvero io sia un imbecille? >>
Continuò subito dopo.

Michael provò a convincerlo del fatto che non stesse mentendo, ma le sue parole non lo raggiunsero.
Una espressione inferocita si fece rapidamente largo nel volto del demone che si preparò a passare ancora una volta all'offensiva.

<< Non è cambiato nulla: siete tutti dei bugiardi che cercano qualunque scusa per salvare la propria pelle! >>
Esclamò.

<< Siete dei bastardi bugiardi e non meritate altro se non essere spazzati via! >>
Scattò finalmente di nuovo all'offensiva, pronto a trasformare quel ragazzino nella sua prima vittima.
Le uniche cose a cui riuscì a pensare, in quell'istante, furono le bugie, le macchinazioni e la violenza degli esseri umani. 

Sapeva che quel ragazzino stesse mentendo. 
Non sapeva per quale motivo, ma quelle sue parole non potevano essere assolutamente vere.

Continuò a ripetersi che fosse così. Non poteva essere la verità... Altrimenti...


Prima che potesse raggiungere il suo bersaglio, però, pronunciò delle parole che lo paralizzarono.


"Mi dispiace di non essere stato in grado di restituire quel libro a Barbatos."
Sentendole, Asteroth si bloccò in un istante: rimase immobile, quasi come se fosse stato trasformato in pietra da uno strano e mistico incantesimo.
I suoi occhi tremavano e il suo sguardo minaccioso scomparve in un lampo dal suo volto, sostituito da uno scioccato e incredulo.

<< Cosa... Cosa hai appena detto? >>
Domandò.

<< Come sai del... Libro? >>



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Fine del capitolo 16-6, grazie di avermi seguito e alla prossima!



 





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