Luna Cremisi

di Anima Evans
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La figura che ci si presentava davanti avrebbe lasciato chiunque senza fiato ma diciamo che i ragazzi hanno apprezzato un po di più. Una donna altissima circa due metri, un vestito bianco panna e lungo, stretto in vita che le accentuava la vita e il seno prosperoso, le unghie curatissime con una manicure impeccabile e presumibilmente in tacchi si avvicinava al banchetto con il registro enorme che la signora Cliff aveva all’entrata ora ordinatamente chiuso; aveva un passo sicuro di se, di una donna fiera e determinata sicuramente da ammirare ma anche da temere. Arrivata sul punto illuminato da un faretto si girò verso di noi e tutti incontrammo i suoi occhi color ambra e i suoi capelli corvini ordinati in un’acconciatura formale di inizio anni 30. Prese un impercettibile respiro e le sue labbra si schiusero e iniziò a parlare

«Benvenuti a tutti, io sono la dirigente di questo istituto la Signora Miruna Albu e sono lieta di fare la Vostra conoscenza. Lasciate che vi smisti nelle classi in modo da conoscere in battuta successiva il corpo docente.»

Erano tutti incantati da lei, io compresa anche se l’inquietudine era leggermente maggiore, inoltre feci caso che anche lei aveva i suoi difetti tra cui il primo più evidente ossia l’altezza e i suoi occhi.Più passava il tempo e più mi sentivo quasi in collegio piuttosto che in un corso privato dato che eravamo tutti con dei difetti e nessuno ne sembrava sorpreso o comunque c’era una genuina curiosità e non uno scherno continuo. I nomi passavano e ad ogni classe formata partiva un applauso e la classe si dirigeva alla sinistra della signora Albu, io cercavo di guardare i miei compagni sia per vederne i difetti appunto per curiosità e un po per un vano tentativo di ricordarmi i loro volti; a volte facevo questi giochetti con me stessa. Venne anche il turno della mia compagna seduta affianco a me che quando senti il suo nome quasi saltellava dall’emozione provando goffamente di darsi un contegno ma si vedeva che era emozionata e curiosa di capire con chi sarebbe stata in classe. In battuta successiva chiamarono vari ragazzi e ragazze ma una mi colpì particolarmente dato che aveva la pelle tipica di una ragazza asiatica ma era strana, quasi a scaglie e solo sulla parte destra del corpo mentre i capelli cortissimi quasi con un taglio maschile erano viola elettrico. La sua camminata era fluida, sembrava sollevata da terra tanto era aggraziata ma anche sensuale e quando si girò i suoi occhi erano cosi neri che si faceva fatica a distinguere l’iride dalla pupilla, sorrise beffarda con i suoi denti perfetti e ci guardava come un gatto guarda un uccellino.
Dopo poco chiamarono anche me e mi alzai cercando di muovermi il più velocemente possibile, odiavo tutta quell’attenzione dato che sentivo chiaramente gli occhi addosso e poi la testa...mi stava scoppiando e infatti successe l’ultima cosa che una con il mio carattere voglia che succeda ossia catturare ancora di più l’attenzione. Inciampai, non so come e su cosa ma sentì chiaramente lo sbilanciamento del corpo verso destra e la mia preoccupazione oltre a non farmi male fu anche quella di non far male a nessuno anche se forse era inevitabile...o meglio cosi pensai.
Non ci fu nessun tonfo se non un vociare che sembrava più uno sciamare di piccoli insetti e sentì una mano protetta da un guanto di pelle che mi teneva il polso, riconobbi subito il materiale dato che a differenza del tessuto era meno scivoloso e grazie a quell’aiuto riuscì a stare quasi in piedi o meglio mi trovai in ginocchio su una gamba sola.
Guardai avanti a me: la dirigente impassibile, Federika con le mani sulla bocca preoccupata per me e la ragazza che aveva camminato prima di me sorrideva e alzò gli occhi al cielo, liquidandomi come se fossi la persona più patetica del mondo. In battuta successiva mi girai e vidi appunto la mano protetta da un guanto di pelle bianca e alzando lo sguardo ancora di più vidi affianco a me un ragazzo. Era molto serio quasi corrucciato con i suoi occhi nocciola, i suoi lineamenti affilati specialmente il suo naso importante ma che stava benissimo con il suo viso, le labbra sottili contornate dalla barba rasa ma presente sia sui baffi che sulla mandibola gli incorniciavano il viso accompagnati dai capelli mossi con un taglio che sfumava i suoi capelli, rendendoli più lunghi sulla testa ma sempre rimanendo sul corto e anche loro color nocciola sebbene più intenso. Fisicamente non era chissà che corpulento anzi sembrava magro, con il fisico asciutto e rimasi quasi sorpresa della presa salda sul mio polso. Non disse una parola, si limitò a guardarmi facendo un check up visivo sulle mie condizioni e una volta accertatosi che fossi intera, mi fece leva per farmi alzare.

«Bene, ci siamo anticipati come vedo signor Hardarm. Prego si avvicini e completiamo la vostra classe.»

Ci alzammo e io rapidamente andai verso l’unico volto amico che conoscevo, mi guardava preoccupata e sicuramente voleva chiedermi qualcosa ma non lo fece, capì benissimo anche lei che non era il momento.
Dopo pochi attimi anche lui venne tra le fila di studenti ma lontano da noi, non era pensieroso o altro, stava solo aspettando che finisse quella pantomima.Finalmente la cerimonia per noi finì e ci dirigemmo fuori dall’aula magna, ad attenderci un tutor che sembrava quasi un allievo per quanto era giovane. Mi colpirono i suoi capelli verde scuro, ordinati in una coda bassa e il fatto che fumasse, personalmente io odiavo il fumo.

«Siete pronti? Prego seguitemi.»

Disse e sinceramente per me fu solo un sollievo. Non dissi una parola neanche dopo che arrivai in classe e Federika prese posto vicino a me, sapevo che ero rossa in viso, sapevo che sarei scoppiata probabilmente a piangere, l’unica mia consolazione era che dalla mia finestra in aula vedevo il salice dell’ingresso. Non vedevo l’ora di starmene tranquilla sotto i suoi rami.





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