IL GIARDINO DELLE QUERCE

di Duevite
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Purtroppo, o per fortuna, quella tempesta finì il martedì mattina.
Non aveva fatto alcun danno a quanto pare era abbastanza comune a novembre in quel posto.
Tornammo alle nostre vite separate ma almeno per un po’ mi rimase il suo odore addosso.
La settimana passò abbastanza velocemente senza che succedesse qualche altra cosa eccessivamente particolare.
Il sabato mattina mi svegliai con calma, scesi in cucina per fare colazione e improvvisamente la porta si aprì portandosi dietro il baccano di mia madre che rideva come una matta, mi girai e insieme a lei vidi Heaven.
Le due entrarono in casa ridendo e scherzando.
Io rimasi a guardarle sbigottito con la mia briosce tra i denti.
Mi madre si girò e rise ancora di più.
“No scusa, guardalo ti prego!” Disse rivolgendosi ad Heaven.
Io mi girai lasciandole perdere e finii la mia colazione.
Sentii poi un braccio posarsi sulla parte bassa della mia schiena e qualcuno mi diede un bacio sulla spalla.
Mi voltai e vidi con piacere che si trattava di Heaven.
Presi un sorso di caffè facendole spazio sullo sgabello così da far sedere anche lei.
“Me la spieghi questa?” Dissi indicando lei e mia madre.
Lei rise piano.
“Ci siamo incontrate in centro, abbiamo preso un caffè insieme e mi ha invitato a pranzo.”
Io feci un finto applauso a mia madre.
“Ci volevi tu per convincerla a venire qui” Dissi rivolgendomi a mia madre.
“Veramente le ho nominato tuo fratello e ha insistito lei.”
Il mio cuore iniziò a battere più forte, subito diventai rosso di rabbia e mi girai verso Heaven infuriato.
“Sta scherzando, Ad!” Disse lei spaventata.
Mi calmai subito, non pensavo potessi essere geloso anche di mio fratello.
“Devo dirti una cosa importante.” Mi sussurrò all’orecchio.
Io finii di bere il caffè in un sorso e le presi una mano.
“Mamma noi andiamo su, almeno mi dà una mano a rifare il letto. Ciao, a dopo!” Dissi trascinando Heaven con me senza dare a mia madre il tempo di dire nulla.
La portai subito in camera mia e chiusi la porta, mi precipitai su di lei e iniziai a baciarla.
Lei iniziò a ridere e mi allontanò.
“Ma che cosa hai capito? Aspetta un attimo, devo dirti davvero una cosa.”
“Oh…” Dissi io dispiaciuto.
“Ho scoperto una cosa, sulla scatola.”
Io iniziai a cambiarmi mentre la ascoltavo.
“A quanto pare è successo anche a un’altra coppia, in Italia.”
Mi girai verso di lei e la guardai, pensavo mi stesse prendendo in giro.
“Di che cosa stai parlando Heav?”
Lei mi mostrò le fotocopie degli articoli di giornale che aveva trovato, io iniziai a sfogliare velocemente i fogli mentre lei continuava a parlare.
“A quanto pare, questo ragazzo e questa ragazza erano molto amici e si trovavano spesso sotto questa quercia maestosa in Italia, un giorno hanno trovato un sacchetto sotterrato vicino la quercia. All’interno del sacchetto c’erano esattamente quattro foto e trenta lettere.
Il ragazzo dopo aver capito che le lettere parlavano di loro si è dichiarato alla ragazza ma quest’ultima non ricambiava e quindi è scappata lontano.
Lui preso dallo sconforto si è ucciso.
Quando lei ha saputo di questa cosa ha deciso di parlare con la polizia in quanto pensava che qualcuno avesse fatto uno scherzo e che lui si fosse ucciso per colpa di questa persona.
La polizia ha pensato che avesse architettato tutto lei e quindi ha deciso di internarla in un ospedale psichiatrico.
Per fortuna è stata rilasciata dopo pochi anni in quanto non ha mai più parlato dell’argomento.”
Io ascoltai la storia quasi incredulo.
Si stava mettendo in una situazione troppo grossa per entrambi.
Non capivo perché volesse rovinare tutto.
Io ero totalmente perso di lei, lei sembrava persa quanto me.
Eravamo felici, ma lei doveva per forza trovare qualcosa.
Sembrava che il nostro amore non le bastasse.
“Perché fai tutto questo Heaven? Cosa c’è che non ti basta?” Chiesi io un po’ deluso.
“Non c’è niente che non mi basti, mi sembra solo una storia molto strana, non credi?”
“Heaven io ti amo! Non me ne frega nulla di quelle lettere, di questi due ragazzi, mi dispiace tanto per loro certo, ma io ti amo. Tu sei qui con me, e io ti amo. Stava andando tutto bene. Perché vuoi rovinare tutto?”
“Adam… Io”
“Lascia perdere.” Mi infilai le scarpe e corsi al piano di sotto.
Presi le chiavi del giardino e scappai fuori di casa.
“Adam! Ma dove vai?” Urlò mia madre dal pianerottolo, ma non mi girai nemmeno.
Arrivai al giardino a passo svelto, mi ero dimenticato che quel giorno erano aperti i cancelli.
Meglio così.
Entrai velocemente nel giardino e raggiunsi la quercia reale.
Mi fermai in piedi davanti a lei e iniziai a guardarla.
Mi sembrava più bella dell’ultima volta che l’avevo vista.
Era da un po’ che non tornavo, mi era mancata molto.
Misi le mani in tasca e mi lasciai cullare dal vento freddo di quel giardino.
C’erano molte persone quel giorno, la quercia reale sembrava vergognarsi un po’.
I suoi rami maestosi si erano alzati un po’ di più, non era distesa come tutte le volte in cui l’avevo vista.
Iniziai a pensare a tutto quello che era successo in così poco tempo.
Mi girai e guardai il punto in cui io ed Heaven trovammo la scatola, quella maledetta scatola che rischiava di rovinare tutto quello che c’era di più bello nella mia vita.
Mi resi conto che nei miei occhi si erano formate delle lacrime, le lasciai uscire tranquillamente senza preoccuparmi di niente e di nessuno.
Quel posto era capace di farti esternare tutte le tue emozioni anche se tu non volevi.
Ti faceva stare bene e allo stesso tempo ti distruggeva.
Chiusi gli occhi e rimasi lì, fermo, a pensare.
Dopo poco sentii qualcuno alle mie spalle.
Sapevo già che era lei.
Aprii di nuovo gli occhi.
“Tu non hai idea” Dissi io piano.
Lei si avvicinò a me e mi prese una mano.
“Io invece ho idea, ma devo assolutamente scoprire cosa c’entriamo noi in questa storia.”
“Non c’è nessuna storia Heaven, nessuna. Stiamo insieme e basta. Cosa c’è hai bisogno di pensare che stiamo insieme per volontà di una divinità o sennò non ti saresti mai avvicinata a me?”
“Ma che cosa stai dicendo?” I suoi occhi si fecero più cupi, vidi il suo bagliore sparire lentamente.
“Io lo faccio solo per noi!” Mi disse in preda al panico.
“Se tu volessi fare qualcosa per noi lasceresti perdere questa storia, stiamo bene, non capisco perché cercare per forza qualcosa.”
“Potresti essere in pericolo, o lo potrei essere io”
“Heaven, ma non capisci che darei la vita per te? Se fosse mai necessario preferirei morire io piuttosto che vivere senza di te!” Una lacrima mi rigò il viso improvvisamente.
Lei si avvicinò e mi prese il viso tra le mani.
“Ti amo, Adam” disse avvicinando le sue labbra alle mie.
Io la abbracciai e ricambiai subito il suo bacio.
“Ti amo, Heaven” dissi staccandomi leggermente.
Tornammo a casa dopo un po’, mi teneva la mano ma io non ero ancora del tutto tranquillo.
Vedevo che voleva andare avanti con tutta quella stupida storia.
Io invece volevo solo vivermi la nostra relazione come due persone normali.
Lei vedeva quel giardino come qualcosa che ci avrebbe distrutti.
Io lo vedevo come qualcosa che ci aveva creati.
Arrivammo a casa.
Pranzammo con tutta la mia famiglia.
Lei sprizzava gioia da tutti i pori, io rimasi in silenzio tutto il tempo.
Improvvisamente mi guardò e mise una sua mano sul mio ginocchio.
Io alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi brillanti come sempre, mi sorrise e ricambiai a mia volta.
Dopo pranzo salì in camera con me.
Io presi un libro dalla mia libreria e mi misi sul letto iniziando a leggerlo.
Lei si mise accanto a me e cercò di posare la sua testa sul mio petto, glielo lasciai fare.
“Io andrò in Italia.” Mi disse improvvisamente.
Io tolsi il libro dalle mie mani e la feci alzare.
“Cosa stai dicendo?” Le chiesi guardandola.
“Io devo parlare con questa donna, devo sapere che cosa sa.”
“Tu non puoi andare in Italia per parlare con una persona che non conosci”
“Se vuoi venire con me bene, altrimenti andrò da sola.”
“Heaven! Io non posso prendere e andare in Italia come se nulla fosse, solo per un tuo capriccio.”
Lei mi diede le spalle e si avvicinò alla porta di camera mia.
“Allora ci vedremo quando tornerò, addio Adam”
Uscì dalla mia camera come se non fossi mai esistito.
Mi sembrava tutto così assurdo.
Fino a due giorni prima eravamo nel suo letto insieme, e ora era andata via, per qualcosa che aveva letto su internet aveva deciso che era tutto più importante di me.
Passai i giorni dopo rinchiuso in camera, senza parlare con nessuno.
Controllavo il telefono in maniera insistente nella speranza che mi scrivesse.
Una sera ero a letto prima di dormire e mi resi conto che la stavo perdendo.
Rischiavo di perdere la persona più importante della mia vita per una cavolata assurda.
Scesi dal letto e mi misi di volata le scarpe e una felpa.
Uscii di casa lentamente per evitare di fare casino e corsi verso casa di Heaven.
La chiamai e mi rispose dopo poco.
“Mi apri per favore?” Le dissi appena mi rispose.
Dopo qualche minuto mi aprì la porta.
Era in tuta, struccata e bellissima come sempre.
“Scusami, ho capito di aver sbagliato tutto, io dovrei solo tranquillizzarti e invece ho solo peggiorato le cose.”
Lei mi sorrise, mi prese una mano e mi baciò.
Dopo poco si staccò e mi rivolse i suoi occhi magici.
“Ho sbagliato anche io, ma vorrei solo averti accanto.”
“Lo so, verrò in Italia con te se ancora vuoi andare, ma se non vorrai sarò molto più contento.”
Entrambi ridemmo.
Lei mi baciò di nuovo, e questa volta il suo bacio mi fece tremare.
Tirò fuori le chiavi del giardino dalla felpa e mi guardò negli occhi.
“Facciamo una visita alla nostra quercia?”
Era mezzanotte passata ma con lei sarei andato in capo al mondo.
Arrivammo al giardino in poco tempo ed entrammo silenziosamente.
Raggiungemmo subito la quercia reale e ci mettemmo a sedere ai suoi piedi.
Lei guardava la quercia, io guardavo lei.
“Per me è troppo importante tutta questa storia, Ad”
“Sì ma non riesco a capire il motivo.”
Lei si girò verso di me.
“Ho paura per te, la ragazza ha detto che lui si è ucciso.”
“Ma lui si è ucciso perché è stato rifiutato, non a causa delle lettere.”
Lei sospirò, mi avvicinai a lei e le presi una mano.
“Io non ho alcuna intenzione di uccidermi, per favore stai qui con me.”
Mi diede un leggero bacio sulla guancia e si girò di nuovo verso la quercia.
“Potrei provare a scriverle semplicemente una lettera, o una email.”
Io sorrisi, era bello il fatto che voleva in qualche modo venirmi incontro.
Annuii e mi avvicinai ancora di più a lei iniziando a baciarla.
Lei ricambiò i miei baci e iniziò a toccarmi una gamba.
Risposi alle sue provocazioni mettendole una mano tra i capelli, scesi con le mie labbra sul suo collo.
“Fa freddo qui” Le dissi scendendo ancora con i baci.
“E allora? Non mi sembra che per te sia mai stato un problema il freddo”
“Lei mi tenta signorina.”
Facemmo di nuovo l’amore sotto quella quercia, al freddo, fin quando non ci rendemmo conto che era un orario decisamente avanzato.
La accompagnai velocemente a casa e la salutai stringendola a me.
Quando tornai a casa ero talmente stanco da non riuscire ad arrivare alla mia camera.
Mi addormentai sul divano come uno stupido.
La mattina dopo mi svegliai con le urla di mia madre, convinta che io fossi scappato o mi fossi sentito male.
“Sono qui!” Urlai dal divano ancora in coma.
Lei scese le scale correndo in preda a un attacco di panico.
“Ma che diavolo hai fatto?” Mi iniziò a tirare delle botte sulle gambe e io sorrisi.
“Ho avuto una piccola discussione con Heaven ieri, sono andato a chiederle scusa.”
“Devi andare a scuola.” Mi disse calmandosi subito dopo aver sentito la mia motivazione.
Quel giorno faticai a star dietro alle lezioni, il mio pensiero era rivolto solo al corpo di Heaven.
Alle sue mani sul mio petto, alle mie mani sulle sue cosce, al suo ansimare nel freddo e ai suoi capelli sciolti.
Quando suonò l’ultima campanella ringraziai il cielo di poter andare a casa.
Misi il quaderno nello zaino e mi diressi verso la porta.
“Ehm Adam, scusami”
Era la mia professoressa di letteratura inglese.
“Mi dica professoressa Collins.” Dissi avvicinandomi alla cattedra.
“So che vuoi studiare letteratura inglese dopo la scuola, non so se lo sai ma dovresti iniziare a visitare qualche college. Ti ho portato dei volantini, la prossima settimana potresti iniziare a muoverti un po’, che dici?” Io guardai i volantini, da quando io ed Heaven stavamo insieme non avevo più pensato al college.
“La ringrazio molto professoressa, certamente ne parlerò con i miei genitori.”
Presi i volantini e uscii dalla classe.
Mi misi a sedere su una panchina aspettando Heaven che uscisse dalla sua ultima lezione e iniziai a sfogliare i volantini incuriosito.
Erano tutti ottimi college e offrivano degli ottimi programmi di studi, l’unico problema era che si trovavano tutti estremamente lontani rispetto a casa mia.
Heaven non mi aveva mai parlato di college, non sapevo cosa avrebbe voluto fare dopo il liceo, non sapevo se sarebbe andata via o se sarebbe rimasta lì per sempre.
Avevo così paura di perderla da avere anche paura di scegliere la strada giusta per me.
Improvvisamente sentii dei passi e chiusi i volantini posandoli nel mio zaino.
“Ehi Ad, che stavi facendo?” Alzai lo sguardo e vidi le forme perfette di Heaven.
“Ehm, guardavo un po’ di college, per l’anno prossimo. La professoressa mi ha consigliato di iniziare a guardarmi intorno per scegliere quello migliore per me.”
Lei si mise accanto a me e mi fece segno con la mano di farle vedere i volantini.
Glieli passai preoccupato di quello che potesse dire, iniziò a leggere attentamente tutti i volantini.
Ne mise alcuni da parte e ne lasciò solo tre tra le sue mani.
“Direi che questi sono i migliori, due sono un po’ lontani, ma tanto sapevamo che sarebbe successo. Non pensavi davvero che non ti avrei fatto andare al college.”
Io sorrisi e le misi un braccio attorno alle spalle avvicinandola a me.
La baciai numerose volte facendole spuntare un bellissimo sorriso.
“Cosa ho fatto io per meritarti?”
“Sei un figo spaziale, per esempio.”
Le diedi un lungo bacio stringendola a me, quando ci staccammo lei si alzò e mi prese la mano.
“Andiamo?”
Io annuii e presi tutti i volantini.
Guidai fino a casa mia e lasciai la macchina davanti casa per poi accompagnare Heaven a piedi.
“Domani ti va di andare insieme in biblioteca? Pensavo di scrivere l’e-mail per la ragazza dell’Italia, vorrei farlo con te.”
Mi disse appena arrivati fuori casa sua.
“Accidenti, domani non ci sono, c’è la partita di Luke. In realtà volevano invitare anche te i miei.”
“Domani mio padre voleva pranzare con me, a che ora finisce la partita?”
“Tardi, ceniamo lì. Possiamo andare sabato”
“Non ti preoccupare, al massimo vado domani e poi la rileggiamo insieme sabato.”
Io feci un sorriso un po’ dispiaciuto.
“Come preferisci tu.”
Ci salutammo e tornai a casa un po’ sconsolato, speravo mi avrebbe chiesto di stare con lei.
Quella sera a cena parlai con i miei genitori dei college e di quelli che pensavo fossero i migliori.
Mio padre fu entusiasta della conversazione e decidemmo che la settimana dopo saremmo andati a visitare i tre che preferivo.
Il giorno dopo andai alla partita di Luke, non appena finì uscii dallo stadio per aspettare i miei vicino la macchina.
Presi il telefono e chiamai Heaven.
“Ehi Heav!” Dissi non appena mi rispose.
“Come è andata la partita?” Mi disse lei con un tono felice.
“Bene, hanno vinto per fortuna, te come è andata con tuo padre?”
“Bene, mi ha parlato del fine settimana che lo aspetta e tutto il resto.”
“Ieri sera ho parlato con i miei dei vari college, la prossima settimana andiamo a visitare i tre che mi hai consigliato, ti va di venire con noi?”
“In realtà la prossima settimana parto, vado in Italia.”
Quella notizia fu una pugnalata enorme al cuore.
Rimasi in silenzio per qualche minuto, sentivo la preoccupazione di Heaven aumentare ad ogni secondo che passava senza sentire una mia risposta.
“Perché mi fai questo, Heaven?”
Lei sospirò piano.
“Mi dispiace, devo parlare con lei faccia a faccia.”
“Ti avevo detto che sarei venuto con te se avessi voluto.” Il mio tonò si fece più alto.
Iniziai a girare per il parcheggio nervosamente senza avere una meta precisa.
“Sapevo che in realtà non saresti voluto venire. Non voglio obbligarti a fare nulla.”
“No invece lo fai, tu hai già deciso per me, hai deciso che non mi interessa, che non voglio venire, che devo perderti per una cosa così.”
“Non è così Ad”
“Non chiamarmi Ad! Lo sai, hai tanta paura che possa succedermi qualcosa, ma facendo così mi succederà sicuramente qualcosa.”
Riattaccai subito il telefono e lo spensi.
Mi passai le mani tra i capelli tenendole ferme per un po’, chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi.
Non sapevo più come comportarmi.
Volevo andare con lei in Italia, starle vicino, aiutarla.
Ma allo stesso tempo volevo andare a visitare i college, quello era il mio futuro.
Ma quale futuro era più importante?
Quello con Heaven, o quello al college?
Andai a cena con la mia famiglia controvoglia e quando tornammo a casa mi affrettai ad andare al piano di sopra.
Quella ragazza mi stava solo incasinando.
Andai in bagno e feci una doccia calda.
Quando uscii e andai in camera mia madre bussò.
“Dimmi mamma” Dissi mettendomi il pigiama.
“C’è Heaven.” Mia madre aprì la porta e l’immagine di Heaven si palesò davanti i miei occhi.
Io chiusi gli occhi e sospirai.
Mi misi a sedere sul mio letto e la guardai.
“Cosa c’è”
“Non voglio litigare” Mi disse lei rimanendo in piedi.
“E cosa pensavi sarebbe successo? Hai già preso i biglietti?” Dissi io infastidito.
“Sì, li ha presi mio padre.”
“Oh molto bene, puoi anche andare adesso.”
Lei si avvicinò a me e allungò una mano, io mi spostai.
“Non posso, Heav.”
Lei indietreggiò.
“Questo sarebbe il primo venerdì che non dormiamo insieme…” Disse con la voce rotta dalle lacrime che iniziarono ad uscirle a raffica.
Io alzai la testa e la vidi in piedi, tremante, con le mani al petto e il viso pieno di lacrime.
Allungai subito la mano e presi una delle sue, la tirai verso di me e la feci sedere sul mio letto.
“Se mi concedi l’onore, puoi dormire con me stanotte.”
Lei sorrise e annuì lentamente.
“Davvero?” Dissi io asciugandole le lacrime con il pollice.
“Ti amo, Ad.”
“Ti amo, Heav.”
“Scus…” La zittii dandole un lungo bacio.
Lentamente la spogliai, mi alzai e le presi un mio pigiama.
“Metti questo e vieni a letto con me.”
Lei mi sorrise e mise subito il mio pigiama, si intrufolò nel mio letto e io la seguii.
Si strinse a me mentre io iniziai a baciarle il viso delicatamente.
“Avrei solo voluto starti vicina, non voglio che tu vada da sola.”
“Tu devi pensare al college, è giusto che tu vada a visitare i college la prossima settimana.”
“E tu? Non ci pensi ai college?” Risposi io incuriosito della sua risposta.
“Io non ho intenzione di andare al college. Non mi è mai passato per la testa.”
“Come faremo il prossimo anno?”
Lei iniziò a giocare con le dita della mia mano.
“Semplice, ci prendiamo un appartamento fuori dal campus.”
Quella risposta mi fece perdere il controllo.
Iniziai a baciarla con passione, misi una mano sotto la maglietta del pigiama e iniziai ad accarezzarle un seno.
Lei ansimò tra le mie labbra e infilò una mano tra i miei pantaloni accarezzandomi delicatamente.
Mi spostai sopra di lei e le sfilai la maglietta, iniziai a baciarle i seni con avidità e a lasciarle dei morsi.
Lei mi spogliò delicatamente e io la imitai.
Entrai dentro di lei con poca delicatezza, iniziai a muovermi in maniera rude e lei ansimò stringendosi a me.
Le presi i polsi e la bloccai con una mano mentre con l’altra le torturai il seno.
Sentii la sua schiena inarcarsi, sapevo che voleva urlare ma il fatto che ci fossero i miei glielo impediva.
Alternavo la velocità per farla ansimare ogni volta che aumentavo.
Quando rallentavo si lamentava.
“Ti prego, non fermarti…” Iniziò ad implorarmi.
Questa cosa mi faceva impazzire ancora di più.
Continuai a muovermi velocemente fin quando le sue gambe non iniziarono a tremare.
Venimmo insieme, come sempre.
Lei si lasciò andare e mi strinse forte mentre io feci un gemito strozzato tra il suo seno.
Fare l’amore con lei era ogni volta un turbinio di emozioni impressionante.
Per fortuna il giorno dopo non avevamo scuola.
Facemmo l’amore tutta la notte, con intervalli di mezz’ora per potermi riprendere.
Era perfetta, sperai davvero che quel momento durasse per sempre.
Ci addormentammo con le prime luci dell’alba.
Totalmente nudi e abbracciati.



Buongiorno a tutt*,
come penso abbiate notato sto pubbliando un capitolo al giorno della mia storia.
Volevo avvisarvi del fatto che purtroppo questo fine settimana, più precisamente sabato e domenica, non riuscirò a pubblicare i capitoli 8 e 9 in quanto non sarò a casa mia e non avrò il computer dietro.
Per farmi perdonare però lunedì pomeriggio quando tornerò di nuovo a casa vi pubblicherò 3 capitoli insieme, quindi 8, 9 e 10!
Spero che passerete un buon weekend.
A lunedì!




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