Il Signore del Male non c'entra Nulla con la Trama

di Mercurionos
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Introduzione
 
Un tremito. Il pavimento cedette, pietre e terra capitombolarono verso il basso, nell’oscurità. Quando riaprì gli occhi, Aldus si tastò piano il capo: nulla, solo un gran dolore e un rimbombo senza fine. Si alzò, poggiandosi alla fredda parete di roccia, e diede ai propri occhi il tempo di abituarsi alle tenebre. Fiochi raggi di luce filtravano dalle crepe nel soffitto: il crollo doveva aver richiuso la voragine da cui erano caduti loro tre.
Giusto! Dove sono…?
Aldus si guardò intorno e individuò in fretta due corpi, stesi sulla roccia. Si gettò su di loro, già temendo il peggio. Anche volendo, non conosceva nessun incantesimo di guarigione, nonostante fosse il prescelto di cui tanto narravano le storie. “Shian! Rikka! – chiamò le compagne – Svegliatevi!”
La donna più grande scosse il capo e si alzò, scostando di lato l’altra ragazza. “Ma che… Rikka, levati!” le tuonò contro burbera, così anche la terza si svegliò. Recuperati i sensi, anche le due giovani constatarono di non esser rimaste ferite. La terra e la ghiaia dovevano aver attutito la loro improvvisa caduta.
“Dove siamo finiti?” chiese Rikka al buio, mentre levava la polvere dal pesante tomo magico che si portava sempre appresso.
“Una galleria. In questa zona, il sottosuolo è un labirinto di pietra.” Spiegò Shian.
Aldus frugò nella propria sacca, ne prese una pietra nera e un dritto bastone di legno, e accese una fiaccola “Non c’è tempo da perdere. Andiamo!”
 
 
La Trappola di Fulmini
 
Si incamminarono giù per la discesa di pietre ruvide. Un lampo lontano brillava alla fine del corridoio, ma quando la raggiunsero, si accorsero che non era la luce del giorno, bensì un vecchio e malconcio braciere di rame. Le gallerie erano davvero abitate. Il cunicolo terminava in un massiccio arco di pietra, squadrato da mani umane a mo’ di porta. L’uscio era chiuso da una lastra marmorea, coperta da rilievi e altri ghirigori bizzarri. Rikka avanzò, intrigata dalle rune incise nel portale, ma Aldus le si gettò addosso. “Fermo!” gridò anche Shian, stuzzicata dai suoi istinti di sicario, ma era troppo tardi.
Clac!
Una piastrella quasi invisibile, del colore della pietra in cui era stata scavata la galleria, si inabissò sotto il piede della studiosa. Uno dopo l’altro, comparvero dei fori lungo la parete di roccia: saette ambrate schizzarono dagli orifizi e intessettero una tela di fulmini. Aldus e Rikka non poterono reagire e vennero investiti dalla scarica elettrica, ma per loro fortuna Shian aveva riflessi rapidi e istinti affilati: scagliò uno dei suoi pugnali da lancio verso un cristallo che si era illuminato in fondo alla stanza. Shian mancò il bersaglio di tipo due metri.
Tuttavia staccò una lastra di roccia dalla parete, che cadde addosso al cristallo. La pietra si ruppe, e la trappola di fulmini si dissolse. Non ebbero nemmeno il tempo di capacitarsi di quanto era successo che la porta marmorea si aprì di scatto, scivolando nella parete con un sordo rombo, e una minuta figura entrò nell’anticamera della grotta.
Fece un inchino, e si presentò: “Gra-grazie per gra-ver aperto la porta!” Aldus portò in alto la torcia ancora accesa, e poterono vedere meglio in volto l’esserino: un goblin di palude, in tutto e per tutto identico ad uno gnomo dei boschi… ma con il volto di una ranocchia.
“Cosa ci fai qui?” chiese Rikka, stupita dall’inaspettato incontro.
“Mi chiamo Gre-ndy. Stavo gra-ccogliendo le carote nel mio orto, quando il terreno ha ceduto! Mi sono gr-itrovato qui sotto, tutto solo. Ormai è più di un giorno che gra-ttraverso queste gr-otte!”
I tre avventurieri si scambiarono un’occhiata d’intesa e offrirono all’uomo-ranocchio di accompagnarlo in superficie. Dopotutto, anche loro erano in cerca di un’uscita da quel posto.
 
Shian ha ottenuto: Creatura Selvaggia (PNG)
 
 
L’Impostore
 
Attraversarono in silenzio un androne di pietra dopo l’altro, accompagnati soltanto dal rimbombo dei loro passi e dallo sgocciolare lontano dell’acqua. Poi raggiunsero una sala enorme, scavata nella pietra dal lento passare del tempo, un abisso di cui quasi non si vedeva il fondo. Rikka si mise in testa alla carovana: “Dobbiamo andare di là per uscire.” Indicò un ponte di corda, sospeso sul nulla. L’impalcatura svaniva nell’oscurità dopo una decina di metri. Inghiottirono la preoccupazione, e procedettero dietro la studiosa, ma quando giunsero dall’altro lato del burrone, Rikka si fermò di scatto.
Dietro la donna, in un alcova nella parete di roccia, si estendeva per qualche braccio una grata di ferro. Aldus e Shian rabbrividirono nello scorgere oltre l’intreccio di metallo: chiusa nella gabbia c’era un’altra Rikka, in tutto e per tutto identica alla loro amica studiosa. L’impostore si rivelò ai viaggiatori, con un inchino teatrale: “È vero! Colui che vi ha portato fin qui non era altri che Cacapupu, temibile generale dei briganti mutaforma!” Aldus e Shian si scambiarono uno sguardo serio: in effetti, avevano sentito che le grotte di quel regno erano state occupate, oltre che da svariati mostri, da una banda di ladri e furfanti appassionati di magia nera. “E ora… - esclamò quindi il minaccioso Cacapupu - …soccomberete sotto il potere della mia magia!” Alzò dunque le mani in preghiera e il suo corpo tremò e si gonfiò, ali squamate spuntarono dalle sue spalle, una robusta coda dalla sua schiena. I suoi avidi e folli occhi rilucettero nelle tenebre, e un ghigno rauco risuonò per la grotta: era mutato in un drago.
Fortuna che l’incantesimo mutaforma era soltanto una magia illusoria, così Aldus e Shian (poi anche il minuto Grendy, che non disdegnava affatto le baruffe) riempirono di botte il povero bandito, che fuggì nei meandri più oscuri della caverna piagnucolando. Con un paio di colpi di spada cedette anche il lucchetto della rozza prigione e Rikka fu libera.
“Grazie. – disse la donna – Quando c’è stato il crollo, mi hanno catturata e sbattuta qui dentro. Fortuna che non ci hanno fatto nulla.”
Ci? Chi c’è lì con te?” chiese Aldus.
“Ah, giusto! Principessa, può venire, ora possiamo uscire.”
Dall’ombra dell’alcova apparve il volto di una giovane donna, elegantemente agghindata in un largo abito dorato. Shian e Aldus la riconobbero subito: era la splendida principessa Piennegì, scomparsa qualche giorno prima dal castello reale. La accolsero nel gruppo con i dovuti omaggi, e proseguirono in direzione dell’uscita. Non che ci fossero molte direzioni tra cui scegliere.
 
Rikka ha ottenuto: Principessa (PNG)
 
 
Braccati
 
Camminarono per almeno un’altra ora nel buio della grotta. La torcia stava per spegnersi, ma per fortuna si trovavano nei pressi dell’uscita, se ne accorsero dall’odore di pioggia e dal primo refolo di vento percepito quel giorno. Tuttavia, quando finalmente furono in vista dell’uscita da quel labirinto di ombre, udirono un gran marciare alle loro spalle: i briganti. “Shian, Rikka! Portate la principessa fuori da qui, io li tratterrò!” gridò Aldus, e le sue compagne non persero tempo a discutere. Presero con loro la giovane nobile, del tutto disinteressata alla sua condizione, e cominciarono a correre. Grendy, con le sue corte gambe, si stancò in fretta, allora balzò addosso a Shian e si aggrappò alla sua schiena. Aldus estrasse la spada e la fece roteare nella mano, scagliando qua e là allegre scintille. Trinciafulmini, questo era il nome della mitica lama, aveva un aspetto minaccioso ma regale, e richiedeva rispetto ai propri nemici.
Aldus puntò l’arma verso i predoni. La banda di briganti, tuttavia, non rallentò alla vista della lama, anzi s’infiammò ancora di più. Aldus aguzzò la vista verso il buio della galleria: la combriccola di masnadieri non era composta soltanto da un paio di uomini, ma pareva crescere metro dopo metro. Quando furono più vicini, Aldus ne vide almeno quaranta, capitanati e fomentati da Cacapupu: “Prendeteli! Se ci scappa la principessa, poi ve la vedete voi con l’androminotauro!”
L’eroe allora fece un rapido conto, ragionò per qualche istante, fece un inchino, rimise la spada nel fodero e scappò via a gran velocità. Gli tornarono in mente i giorni in cui si era allenato nel monastero dei ninja dell’Est assieme a Shian. Quelli sì che erano tempi bui: allenamenti senza sosta, giorno dopo giorno, e costanti tentati omicidi per affinare i sensi. Fare il ninja non era stata proprio una buona idea, e gli shuriken si erano dimostrati delle armi davvero scomode.
 
Aldus si è ricordato di essere: Ninja (classe)

 




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