Maybe it's fate volume 3

di annapuff
(/viewuser.php?uid=1009094)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


CAPITOLO 28 LAST KISS AND FIRST KISS

-2.5 ORE ALLA PARTENZA 16:30 POMERIGGIO
Hoseok e Yoongi si erano appena dati il cambio, Yoongi era entrato in cucina e Hoseok si era andato ad accomodare sul divano vicino a Dashimen.
Il ragazzo aveva sospirato rumorosamente aveva inclinato la testa all’indietro sulla spalliera e chiuso gli occhi in due fessure strette.
La conversazione con Isabel lo aveva destabilizzato, gli scoppiava tremendamente la testa, con le dita andò verso le tempie e incominciò a massaggiarle piano, cercando un attimo di sollievo a quel martellare nella sua testa.
Dashimen vicino a lui, beveva la sua birra tenendola in una mano tremante, aspettava che il ballerino vicino a lui incominciasse la conversazione. Sentiva l’ansia accerchiarlo come una fitta nebbia, da cui era impossibile uscirne.
“Ho bisogno di tempo” disse Hoseok, le sue braccia si afflosciarono contro il corpo.
“Comprendo…” sussurrò Dashimen senza saper bene cosa dire, le parole facevano fatica a uscire, e il suo cervello non era più in grado si formulare un pensiero coerente, era completamento annebbiato.
“Appena Yoongi Hyung finisce andiamo via, non penso ci vorrà molto.” Disse con un sospiro Hoseok, guardò per un attimo la porta con inquietudine, sarebbe stata dura, lo sapeva bene.
“Tra me e te quindi finisce qui?” chiese Dashimen vacillando con la voce, con le proprie braccia andò a stringere il proprio corpo, come segno di protezione verso se stesso, aveva paura che quella era la fine, aveva la certezza che fosse così.
“Tra me e te ci sono troppe cose non dette, tu hai i tuoi segreti e sono fin troppi, ogni volta che parli mi sembra di non conoscerti, scopro sempre cose nuove. Pensavo di saperti leggere come un libro letto mille volte, pensavo di capirti. Mi sto rendendo conto che invece non ho mai compreso nulla di te.” Hoseok stava facendo fatica a dire tutte quelle cose, ma erano pensieri che si era fatto di tanto in tanto, si era chiesto chi fosse realmente la persona con cui stava.
“Io lo so che ti ho tenuto nascosto molte cose, ma non sapevo come dirti di Isabel, non sapevo come avresti reagito, ho sempre il terrore che per ogni cosa io ti dica tu possa andare in panico” in quel momento era lui a essere in panico.
“Però lo hai detto agli altri, lo sapevano tutti prima di me, che la conoscevi” disse con voce debole, non aveva la forza di arrabbiarsi, di urlare, non aveva la forza di fare niente, si sentiva così svuotato e così tremendamente in confusione.
“Non l’ho detto io. Mi hanno scoperto loro” disse con voce fina Dashimen.
“Avresti dovuto dirmelo, dopo che ti hanno scoperto, avresti dovuto dirmelo dall’inizio. La realtà è che tu non ti fidi di me.” Hoseok voltò la testa per guardarlo, gli occhi di Dashimen era colmi di paura e lui lo percepiva. Sapeva anche che i propri occhi erano tristi, perché sapeva che era la fine di tutto quel rapporto. Rapporto che non sarebbe mai dovuto essere, un rapporto colmo di problematiche, confusione e disagio.
“Si… hai ragione non mi fido di te, e dipende tutto dal fatto che tu non riesci a dire agli altri di noi” disse con rammarico Dashimen.
“Non scaricare la colpa su di me, non me lo merito. Lo so che il mio non accettarmi ti causa problemi, lo so che questo è uno dei nostri problemi principali, ma tu non riesci a rendermi le cose più semplici, con tutte le tue omissioni. Come potrei lasciami andare completamente, accettarmi completamente, se tu sei il primo a rendere questo rapporto così confuso” chiese lui con voce triste.
“Io non lo rendo confuso, io ti ho sempre detto, che per me non è sbagliato” disse lui con forza.
“Si… però poi vai a letto con le ragazze, con Isabel… sei andato a letto con la mia noona, con l’amore del mio migliore amico. Ho in mente la vostra foto, trovata a casa di Isabel, che mi tormenta. Lì sei allegro spensierato, fai anche le smorfie. Sembrate una coppia, una coppia formato da un maschio e una femmina. Sembrate giusti.”
“Io e Isabel non siamo giusti, non staremo mai insieme, è stato un momento… sono sicuro che lei ti ha spiegato il perché! Io non credevo che ti avrei rivisto, tu te n’eri andato di nuovo, senza un messaggio, senza una chiamata.” Disse lui, sembrava così supplice con il suo tono di voce, a tratti anche patetico, si sentiva così, patetico a dover pregarlo di crederli.
“Di cosa stai parlando?” chiese non capendo.
“Ti ricordi che c’eravamo rincontrati in un club? E che ci siamo visti altre volte? Poi sei sparito, abbiamo rifatto l’amore e sei sparito. Non ti ho più trovato quella mattina” tornò al loro passato, passato che era stato così altalenante e incerto per entrambi, fatto di tira e molla, di sesso occasionale, un passato dove nessuno dei due aveva mai messo le cose in chiaro.
“Avevi detto che saresti ripartito per l’America, pensavo che volessi dire che fosse una cosa di una notte” disse Hoseok oltraggiato, non capendo di cosa lo stesse accusando, non era colpa sua se si erano ripersi di vista.
“Per me non è mai stata una cosa di una notte. Sei sparito di nuovo, non hai risposto ai miei messaggi, e poi qualche giorno prima di partire mi sono visto con Isabel, e siamo andati a letto insieme. Con lei la situazione era chiara, con lei era una cosa di una notte”
“Quindi è stata solo una cosa di una notte con lei?” chiese Hoseok confuso alzando un sopracciglio.
“No… io sono partito, e poi lei è venuta in America  ed è risuccesso di andare a letto, e ricapitato altre volte. Ma tu non facevi parte della mia vita, non ne hai mai voluto far parte…non puoi avercela con me per questo motivo” non erano mai stati una coppia, lui non aveva fatto niente di male ne era certo, l’unico sbaglio era stato omettere tutto.
“Sapevi che era mia amica? Sapevi di Yoongi?”
“Yoongi non lo conoscevo.  Io e te non parlavamo. Non pensavo ci saremmo rivisti. Non pensavo che tu mi avresti mai risposto di nuovo. Quel giorno che mi è arrivato il tuo messaggio ero così confuso, non me lo aspettavo. Ne parlai anche con lei, senza dire chi tu fossi, lei mi consigliò di riprovarci con te una volta tornati a Seul, lo ha fatto anche se andavamo a letto insieme. Questo vuol dire che non era importante” disse lui riferendosi al sesso con Isabel.
“Dashimen hai detto di amarla che saresti dovuto scappare via con lei.”
“Non l’ho mai fatto, ti ho detto amiamo altre persone. Io amo te!” esclamò Dashimen supplice nel dire quelle parole tanto importanti, parole mai dette a nessuno, parole mai dette neanche a lui, era la prima volta che gli diceva chiaramente cosa provava.  
“Io…” provò a dire qualcosa Hoseok ma le parole non volevano uscire, Dashimen si avvicinò a lui lo prese per dietro la nuca e lo baciò.
Era un bacio supplica, un bacio pieno di sentimento.
Un bacio straziante che voleva solo dire: riproviamoci, ti prego, ho bisogno solo di questo.
Lui l’amava, e l’avrebbe amato per sempre.
Hoseok si staccò da lui lo guardo negli occhi. “Io non ti amo.” Disse.
 
Yoongi aveva chiuso la porta alle sue spalle, aveva voltato il viso verso di lei e accennato a un sorriso, rimanendo come sempre incantato a guardarla.
Isabel si trovava seduta sul tavolo, le sue gambe ondeggiavano velocemente, e con le dita giocherellava con la linguetta della lattina di birra che teneva in mano, recitava l’alfabeto in lingua inglese a bassa voce come un mantra per farla sentire più calma.
“Stai un po’ meglio rispetto ieri?” chiese lui a disagio facendo dei passi verso di lei.
La linguetta della lattina si staccò, e Isabel alzò lo sguardo su di lui, inclinò la testa e lo osservò con interesse, mentre posava la lattina sul tavolo, e stringeva con l’altra mano la linguetta.
C
Era uscita la lettera C e non la Y.
“Si… sembra che io abbia risolto i miei malesseri” annuì con il capo lei, non aveva risolto niente, il suo corpo avrebbe portato quei sintomi ancora per un po’, aveva detto a Chung-hee che si sentiva sollevata al sapere che non fosse incinta, la verità era che si sentiva solo irrequieta, e confusa a riguardo, sapeva che avrebbe dovuto farci i conti più avanti, e avrebbe dovuto affrontare il tutto e in special modo il perché fosse successa una cosa del genere. Avrebbe dovuto affrontare il problema alla radice per stare meglio e far cessare i sintomi.
“Non pensavo ti avrei rivista così presto, pensavo che ci sarebbe voluto del tempo, ma penso che il destino abbia deciso  il nostro incontro. Non importa cosa accade, se noti siamo sempre destinati a incrociarci.” Disse lui cercando di essere incoraggiante, e provando a dimostrale che lui era lì e continuava a credere nel loro amore.
“Destino? Parli di lui, come un qualcosa di benevolo che patteggi per noi e per il nostro amore. Io invece a differenza tua lo considero completamente diverso. Questo destino sa essere crudele e si fa beffe di entrambi.” Disse lei con una risata amara, tutto era una sbeffa, inclusa quella gravidanza isterica, era tutto un gioco malsano, che il destino stava mettendo in atto e lei ne era la vittima.
“Perché dici così? Perché ogni volta che t’incontro sembra che tu non abbia più speranza” disse lui guardandola triste, e anche leggermente scoraggiato dall’atteggiamento di lei.
“Perché la speranza illude solo le persone, questa speranza ci sta conducendo solo a star peggio e lo sai” il suo tono era diventato improvvisamente duro, si sentiva sempre più sfibrata, non poteva continuare così, a ribadire le stesse cose e a sentirlo dire il contrario. Quella storia stava continuando ad andare avanti solo perché lui continuava imperterrito a voler lottare per un qualcosa che era già stato perso in partenza.
“Quello che io so, e che tutte queste avversità servono solo a renderci più forti, a far si che il nostro amore lo sia. Verrà la primavera anche per noi e ci renderemo conto che ne sarà valsa la pena.” Le prese la mano, stringendola forte e sorridendole comunque malgrado il tono di lei fosse stato così secco. La conosceva bene da sapere che lei non avrebbe rinunciato, aveva solo bisogno di crederci di nuovo.
“Yoongi non siamo in una vostra canzone…. Siamo nel mondo reale, dove molte volte i sogni non diventano realtà.”
“Io credo nelle parole che scrivo, credo che anche se l’inizio sia stato misero, il nostro finale sarà prosperoso.” Disse lui citando uno dei suoi versi.
Si, ti odio. Anche se mi hai abbandonato, non è passato un giorno che io non ti abbia pensato. In realtà mi manchi. Ma ti dimenticherò, perché così farà meno male. Piuttosto che fartene una colpa.” Disse lei guardandolo fisso negli occhi e citando il suo pezzo in Sping Day, lui doveva dimenticarla, così avrebbe fatto meno male e doveva rendersene conto e accettarlo.
“Io scelgo la strofa che ti ho detto prima.”
“Io penso che invece tu dovresti, scegliere le strofe che ti sto dicendo io. Perché sono quelle che rispecchiano meglio la realtà dei fatti.”
“No. ti avevo detto che ti avrei lasciata in pace, ma sappiamo entrambi che stavo mettendo.” ribadì lui con forza.
“Io speravo che tu invece avessi capito, che avresti compreso che non ne vale più la pena di mandare avanti tutta questa sofferenza. Per un qualcosa di cui non si ha certezza. Io non ti ho mai dato la certezza che avrei risolto che sarei tornata da te” continuò invece a ribadire la sua lei, guardandolo fisso negli occhi.
“Si invece… mi hai detto che saresti tornata, e io ti ho promesso che se non ci saresti riuscita, sarei tornato a riprenderti.” Disse lui, ricordando quella promessa fatta anni fa prima che lei partisse per il Giappone.
“Promessa fatta anni fa, quando tutto non era così dannatamente complicato. Promessa fatta, in un momento di ignoranza, perché io ignoravo che le minacce di mio padre potevano diventare così. Non mi sarei mai avvicinata a te, se avessi saputo dall’inizio a cosa saremmo andati incontro.” Incominciava a rimpiangere tutto, tutte le scelte compiute.
“Io si. rifarei tutto dall’inizio, malgrado la sofferenza, malgrado il non poterti avere con me ogni giorno.  Rifarei tutto, rivivrei quegli attimi di felicità con te.” e dicendo così si tuffò sulle sua labbra, senza darle il tempo di rispondere.
Le avrebbe dimostrato tutto con quel bacio.
Era un bacio supplica, un bacio pieno di sentimento.
Un bacio straziante che voleva solo dire: lottiamo ancora, ti prego, ho bisogno solo di questo.
Lui l’amava, e l’avrebbe amata per sempre.
Lei gli poggiò le mani sulle sue spalle e si distaccò con il corpo da lui indietreggiando con la schiena.
“Se io avessi una macchina del tempo, tornerei indietro nel tempo e farei in modo di non averti mai incontrato.” Disse lei convinta delle sue parole.
“Non puoi pensarlo davvero.” Tremò lui, guardandola non credendole.
“Si. Lo penso, ne sono certa.  Non voglio amarti più. Vorrei non averti mai amato. Farò di tutto per non amarti più, non importa quanto tu voglia lottare per entrambi. Io non voglio più lottare. Non credo ne valga la pena. ”
Stavano perdendo la guerra, e lei era stanca di perdere ogni volta sempre di più.
Le sembrava come se avesse dato tutto.
Avevano bisogno l’uno dell’altra, ma era tutto diventato più difficile da sopportare. In passato, sarebbero morti l’uno per l’altra, ma la situazione stava cambiando.
Lei non credeva più che ne valesse la pena.
“Non ci credi. Lo sappiamo entrambi.”
“Se vuoi illuderti, allora fallo, ma io non lo farò, non vivrò di sogni o di favolette. Fallo tu Yoongi. Io mi tirò indietro. Ho preso la mia scelta, l’avevo fatto nel momento in cui ho baciato Chung-hee. Tu, quella sera alle Hawaii, il nostro stare insieme, mi ha solo fatto accettare che io debba andare avanti.” Era l’unica scelta da compiere.
“Cosa? non è vero.” Non poteva crederci, non ci avrebbe mai creduto.
“Si. puoi non credermi non m’importa.”  Lo spinse delicatamente, così da poter scendere dal tavolo.
Lui l’afferrò dal polso guardandola con risentimento.
“È la mia scelta. Starò con Chung-hee, mi trasferisco da lui e inizio una convivenza. Ne abbiamo parlato, e abbiamo deciso insieme che va bene. Tu sarai solo un ricordo in un domani quando mi sposerò e crescerò i figli che avrò con lui. Io scelgo lui no te.” Era seria nelle sue parole. Era la fine.
“Non puoi farmi questo” disse lui guardandola minaccioso, non le lo avrebbe permesso, mai e poi mai.
“Io non ti sto facendo nulla, l’avevo già scelto alle Hawaii. Sono anni che non stiamo insieme. Dicendoti la verità ho messo finalmente fine a questo rapporto. Io non ti amo.”
Yoongi le lasciò il polso e voltò il viso di lato, non riusciva più a guardarla in volto.
“Vai al diavolo Isabel.” disse con rabbia tra i denti, la sorpasso senza degnarla di uno sguardo, aprì la porta e uscì, lasciandola  lì dentro.
 
“Ti aspetto in macchina.” Disse rivoltò a Hoseok che era immobile sul divano e si era voltato a guardare Yoongi.
“Non c’è bisogno, ho finito anche io di parlare” disse Hoseok alzandosi dal divano.
“Non abbiamo finito” provò a trattenerlo Dashimen alzandosi in piedi.
“Penso di averti detto tutto con un non ti amo… non ho altro da dirti.” Disse secco Hoseok guardò Yoongi che aveva la faccia arrabbiata e lo raggiunse per andare via.
Isabel si era avvicinata all’uscio della porta e stava guardando i due ragazzi andare via, Dashimen si voltò a guardarla triste.
Appena la porta fu chiusa, il ragazzo sprofondò sul divano.
“Lui ha solo bisogno di tempo” provò a dire lei voleva sembrare incoraggiante, ma sapeva di non poterci riuscire.
“E tu?” chiese lui titubante.
“Io ho finito il mio tempo. Il tempo mio e di Yoongi è terminato.” Disse lei con tono secco, non sembrando per niente turbata delle sue parole, ma del tutto convinta.
“Penso sia terminato anche quello mio e di Hoseok” disse lui con un soffio di voce.
“No… per voi c’è ancora speranza. Quando torneranno, lui verrà da te” disse lei sempre con convinzione
“Come lo sai?” lui aggrottò la fronte confuso.
“Perché ti ama dalle superiori, mi aveva detto che gli piaceva una persona, con cui l’aveva fatto per la prima volta, nel parlare si è tradito ha usato il maschile. Eri tu, eri la sua prima volta” disse lei.
“Non vuol dire niente”
“Si invece… perché va avanti da quel momento. E voi avete solo voi stessi a intralciarvi, non altro come me, che ho mio padre.”
“Gli hai detto che non lo ami più, solo così poteva andare via arrabbiato in quel modo.” Disse lui riferendosi a Yoongi.
“Si gli ho detto che scelgo di non amarlo più. Che non lo amo più.”
“Ho detto ti amo a Hoseok e lui mi ha detto che non mi ama.” Disse lui con voce lieve, capiva perfettamente come doveva sentirsi Yoongi, a pezzi. Lui era a pezzi.
“La prima volta che l’ho detto a Yoongi lui non ha risposto. Ognuno è fatto a suo modo con i suoi tempi. Hoseok ha detto che ha bisogno di tempo” ribadì il concetto lei.
“Sono stanco di queste altalene.”
“Lo so… anche io, sono stanca di dover rivedere sempre Yoongi, ogni volta che sono certa di aver messo un fine a tutto, lui riappare. Il destino sembra veramente farsi gioco di me” disse lei con un velo di rabbia nella sua voce.
“Si è proprio accanito su di te” annuì con il capo lui.
“Si direi di si… riesci a resistere senza di me? Dovrei tornare da Chung-hee che è qui in Hotel.” Disse lei sospirando, non avrebbe voluto lasciarlo ma sapeva che per quel giorno non aveva altra scelta, era stata fin troppo tempo via, e aveva incontrato l’unica persona che non si sarebbe dovuta più avvicinare a lei, rischiando di nuovo.
“Si… berrò e collasserò” fece spallucce lui.
“Se dici così mi fai stare male…” disse lei con apprensione.
“Tu devi andare, non voglio che rischi per me” sospirò lui, avrebbe voluto averla con se, ma sapeva che non si poteva fare per quella volta.
“Si… io devo andare, mio padre ha chiamato Chung-hee prima che venissimo qui, e vuole che andiamo a cena con lui.” disse lei, era angosciata per quella cena, avrebbe preferito non incontrare suo padre.
“Ci saranno ripercussioni?” chiese impaurito lui, pensando al peggio.
“Non credo ci sarà Chung-hee non mi lascerà sola neanche un attimo”
“Allora vai…”
“Vuoi un abbraccio o rischi di smoccolarmi addosso?” chiese lei cercando di smorzare un po’ la tensione.
“forse è meglio di no, rischierei di piangere e non voglio farlo”
“Ti farebbe bene, tu non piangi mai… neanche per Do-yoon ti ho mai visto piangere…”
“Non è da me.” Disse lui con uno sbuffò.
Lei scosse la testa e con ampie falcate, si avvicinò al divano per andarsi a sedere vicino a lui.
“Dovresti andare via”
“Tu hai bisogno di me” disse lei guardandolo negli occhi, gli accarezzò i capelli con dolcezza, si avvicinò alla fronte di Dashimen baciandola con far protettivo, lui si tuffò su di lei abbracciandola, aggrappandosi a lei con tutte lei sue forza e incominciò a singhiozzare isterico.
Lei lo strinse sempre di più sentendosi straziata dal dolore di Dashimen.
L’amore, era la cosa più complicata del mondo.

ORE 17:30 -1,5 ora alla partenza
Jimin si trovava fermo su un lurido terrazzino, a guardare la porta davanti a sé, leggermente titubante se suonare il campanello oppure no.
Era come sempre colpa di Taehyung, dopo un’animata conversazione con lui, Jimin era giunto alla conclusione di seguire i consigli, più che consigli le minacce, del suo migliore amico.
Era colpa sua, se si trovava immobile davanti alla porta di casa di Yun-hee, casa che a quanto sembrava aveva pareti troppo sottili, da cui si poteva udire tutto quello che succedeva al suo interno. Una casa che tra l’altro si trovava in un quartiere povero della periferia di Seul. Un quartiere in cui non pensava che Yun-hee potesse vivere.
Si sentiva agitato, e preoccupato sia per il luogo in cui stava e sia perché sentiva tutto quello che stava succedendo all’interno di quell’appartamento, la sua migliore amica urlava contro qualcuno, litigando ostilmente.
Lui come sempre si trovava in una situazione spinosa, dove si pentiva della scelta fatta, e dove il panico aumentava dentro di lui.
Avrebbe voluto tornare indietro, scappare da lì, come un codardo, sapeva però che se non avrebbe dato un passaggio a Yun-hee in agenzia, avrebbe dovuto affrontare il viaggio in aereo più orrendo della sua vita, con Taehyung che gli avrebbe dato il tormento per tutto il volo.
Si guardò intorno con angoscia, era tardi e avrebbe dovuto suonare quel maledetto campanello, fermare le urla di Yun-hee e andare velocemente in agenzia, prese un respiro profondo, cercando il coraggio verso di sé, non riuscì però a fare alcun passo verso la porta che quella sì aprì con forza, mostrando una bella donna, con un fisico da ballerina, e il viso contratto dalla rabbia.
Jimin si attaccò al cornicione con tutto il corpo, guardando la donna di fronte a sé come se guardasse una Dea, era veramente una donna bellissima.
Inchinò leggermente il capo per saluto, ma la donna non lo degnò di uno sguardo, gli passò di fianco senza averlo minimamente notato, lasciando una scia di gelo dietro di sé.
“Non puoi andare via! Devi accompagnarmi in agenzia!” urlò Yun-hee affacciandosi alla porta con aria stanca e molto adirata, urlando dietro la donna che ormai aveva voltato l’angolo sparendo di corsa dalla vista della ragazza.
“Cazzo.” Urlò tra i denti la ragazza, stringendo i pugni con forza, chiuse gli occhi inclinando leggermente la testa all’indietro, e portò una mano al centro del petto, cercando di ritrovare il controllo del suo respiro. Sarebbe dovuta andare in agenzia, ed era in ritardo, non sarebbe mai arrivata in orario dovendo prendere tre mezzi per arrivarci.
Jimin era sbiancato stava cercando di fondersi con la ringhiera dietro di lui, aveva gli occhi completamente sbarrati, non aveva mai visto la sua Yun-hee in quello stato.
Fece qualche passo incerto verso la ragazza, si sentiva tremendamente smarrito e anche inquieto per lei, aveva anche paura solo di dire il suo nome ed attirare la sua attenzione, non sapendo quale tipo di reazione lei avrebbe potuto avere.
Yun-hee sbuffò rumorosamente, sbattendo un piede a terra facendo sobbalzare Jimin che sgranò ancora di più gli occhi, Yun-hee si passò una mano sulla fronte e aprì gli occhi, tornando a guardare con rabbia la strada che aveva percorso la madre scappando da lei.
Jimin era completamente immobilizzato, non aveva idea di quale comportamento sarebbe stato più consono mettere in atto, sapeva solo che appena lei si sarebbe accorta di lui, sarebbe stato tutto assolutamente imbarazzante.
Il ragazzo sentì il naso pizzicargli terribilmente, cercò di trattenere il fiato, sapeva che stava per fare uno starnuto, come sapeva che non era il momento per farlo.
Alla fine non riuscì a impedirlo e si ritrovò a starnutire.
Yun-hee al suono dello starnuto vicino a lei si voltò subito di lato, sgranò gli occhi nel trovarsi di fronte a se Jimin.
“Jimin?” chiese dubbiosa e stupita nel trovarlo di fronte casa sua.
“Scusa..” disse lui con il capo chino.
“Cosa ci fai qui?” trillò lei incredula.
“Sono venuto a prenderti per andare all’aeroporto” disse lui accennando a un sorriso imbarazzato.
“Ah…” sussurrò lei perplessa e a disagio, pensando che sicuramente Jimin aveva visto tutta la fuga di sua madre.
“Mi dispiace non volevo essere inopportuno” disse lui tremendamente in imbarazzo.
“Va bene… vieni entra dentro, così prendiamo la valigia e andiamo” disse lei cercando di cambiare argomento togliendolo dall’imbarazzo. Non avrebbe mai voluto che Jimin vedesse quella parte della sua vita, ma ormai era lì, il fatto positivo era che però non avrebbe fatto tardi in agenzia.
“Ehm sicuro che posso entrare?” chiese lui titubante.
“Si.. non c’è nessuno, avrai visto mia madre andare via. Si quella era mia madre” disse lei annuendo con il capo.  
“Ah… ehm si l’ho notata, sembrava aver fretta” disse lui a disagio dondolando da un piede all’altro.
“Si.. come sempre ha fretta di fuggire da me.” Sbuffò lei irritata, alzando gli occhi al cielo.
Jimin deglutì a vuoto, a corto di parole e la seguì dentro il piccolo appartamento, leggermente a disagio di trovarsi lì, non era mai stato a casa di Yun-hee e non si sarebbe mai aspettato che vivesse in un posto del genere.
“Molto carina” provò a dire con gentilezza.
“Non è carina, è piccola, ci siamo trasferiti qui da poco, per via della malattia di mio padre, lui ha dovuto lasciare il lavoro e le spese mediche erano troppe.” Spiegò lei aprendo una porta ed entrando in una piccola stanza, che sembrava più che altro uno sgabuzzino con un materasso e nient’altro.
Jimin rimase fermo vicino all’uscio della porta guardando la piccola stanza, con il
letto minuscolo, e poi piena di scatoloni, non c’era neanche poi molto spazio per poter camminare.  
Osservò con attenzione tutti gli scatoloni che avevano delle scritte segnate con un pennarello nero, le scritte riportavano i nomi delle stagioni, e in uno invece c’era scritto: libri.
“Devo prendere le ultime cose e poi andiamo” disse lei avvicinandosi allo scatolone con su scritto primavera e prendendo un altro paio di magliette per poi metterle nella valigia che era posizionata sul letto, dato il pochissimo spazio della stanza,
“Mmh.. vuoi una mano?” chiese lui a disagio, incominciando a mordicchiarsi le unghie.
“No, ho finito e andiamo, devo solo controllare di aver preso tutto” disse lei con tono pacato, per poi guardare la valigia con indecisione, controllò tutto scrollando leggermente le spalle, aveva preso tutto, non che poi ci fosse molto da dover prendere, con un gesto deciso chiuse la valigia.
Jimin fece due passi, verso di lei, con la mano andò alla valigia della ragazza per poterla prendere.
“Faccio io” disse lui a disagio, si sentiva come un pesce fuor d’acqua, non sarebbe mai dovuto andare lì, non senza invito di lei, era come se si fosse intrufolato nella vita della ragazza senza il suo permesso.
“Non c’è bisogno, posso fare da sola” provò a dire lei mostrando la sua forza e mantenendo la sicurezza.
“Per favore, lasciami fare qualcosa” disse lui a disagio.
“Non ti aspettavi questo?” chiese lei guardandolo attentamente.
“Io… non avevo idea” rispose lui con tono basso.
“Non è male, alla fine non è importante dove si vive, io sono stata via per tanto, non utilizzavo quasi nulla di quello che avevo, e voi siete sempre in tour e io con voi, non mi serve poi molto” disse lei come se non fosse per niente un problema.
“Se hai bisogno di soldi, io potrei..” provò a dire lui in imbarazzo, ma bloccandosi sempre a disagio dato lo sguardo di lei.
“Non ho problemi di soldi” disse lei con decisione.
“Lo so che le spese mediche possono essere tante, non vorrei che tu fossi in difficoltà, Lo dico perché ci tengo a te, non voglio farti la caritàm voglio solo saperti al sicuro, e non nei guai” provò a fare il gentile lui, provando a diventare il principe azzurro che l’avrebbe salvata.
“Non sono nei guai… non ho debiti ospedalieri, e mio padre ha le cure ottimali, c’è anche una signora che si prende cura di lui. Non devi preoccuparti” disse lei cercando di non sembrare troppo dura con le sue parole, ma volendo solo dimostrare la sua forza.
“Se dovesse servirti aiuto però me lo dirai?” chiese lui lasciando perdere la valigia e prendendole le mani.
“Jimin non è un tuo problema, e non deve esserlo. So cavarmela da sola” provò a dire lei con forza nella voce, non era poi tanto vero che se la cavasse da sola, se non fosse stato per Isabel e Dashimen lei sarebbe ricolma di debiti, e suo padre senza un aiuto. Pagavano tutto loro, lei e sua madre pensavano all’affitto, il cibo e le bollette.
“Io questo lo so. So che sei forte e sai cavartela da sola. Sei una delle persone più intelligenti che conosca. Ho molta stima di te. Non voglio però saperti in difficoltà perché una persona splendida come te non se lo merita. Io ci tengo tanto a te”
Yun-hee rimase immobile, con le mani strette in quelli di Jimin, lo guardava senza sapere cosa dire. Era ingiusto, che lui le dicesse delle frasi così romantiche, senza che fossero una coppia, era ingiusto che lei lo amasse tanto e che non lo avrebbe mai potuto avere come voleva, e che si doveva accontentare di lui in quel modo.
“Ci tengo veramente a te” ribadì lui il concetto, con una mano andò verso la guancia della ragazza accarezzandola dolcemente, sorrise leggermente timido e in imbarazzo.
Voleva poterla avere per sempre nella sua vita, voleva potersi prendere cura di lei, starle accanto in ogni momento. Voleva poter essere la persona su cui lei avrebbe potuto contare.
Senza pensarci più di tanto, Jimin per la prima volta agì d’istinto, seguendo solo il suo cuore che in quel momento gli stava urlando di prendersi Yun-hee e tenerla per sempre con lui.
Si avvicinò al suo volto e con delicatezza posò le sue labbra su quelle della ragazza in un bacio puro e casto.
 
18:00 -1 ora alla partenza
Taehyung era appena entrato tutto incappucciato nel Ristorante di Hye-ri, si era fatto accompagnare da Jimin, non proprio al ristorante ma nelle vicinanze, perché non volveva ancora dire a nessuno il suo piccolo segreto.
Con tranquillità e in andamento rilassato, si avvicinò alla reception e abbassò leggermente la mascherina.
“Salve, sono qui per incontrare Hye-ri” disse sorridente e cordiale.
“Ehm… lei è?” chiese l’uomo dietro il bancone.
“Un suo amico!” esclamò con allegria.
L’uomo lo guardò stranito, erano anni che lavorava lì e non era mai venuto nessun amico per Hye-ri.
“Il suo nome” disse riluttante.
“Ah… Kim Taehyung, lei sa chi sono, ieri ero a cena nella zona vip” sorrise raggiante il ragazzo.
“Un attimo che vado a chiamarla.” Disse scettico, muovendosi a passo veloce per andare dalla vice manager.
Taehyung riportò la mascherina sopra la bocca e incominciò a guardarsi intorno con interesse, la sera prima erano passati da un’altra entrata riservata ai vip, non aveva mai visto l’ingresso principale. Sembrava proprio un bel ristorante di lusso, ma anche molto giovanile.
Incominciò a fischiettare nervoso, mentre con una mano stringeva forte la busta di carta che aveva con sé.
Aveva pochissimo tempo, per stare lì, sarebbe dovuto andare all’aeroporto per la partenza, avevano tutti appuntamento a meno di un ora in agenzia per partire insieme.
“Ciao.” Disse Hye-ri arrivando alle spalle di Taehyung che era intento a guardare un quadro sul muro.
“Oh ciao!” esclamò con allegria il ragazzo voltandosi a guardarla e sorridendo da dietro la mascherina.
“Dimenticato qualcosa ieri?” chiese lei confusa nel trovarlo lì.
“Ehm no, volevo un attimo scambiare quattro chiacchiere con te, se hai tempo” disse provando a essere convincente.
“Mhh… va bene, forse e meglio se andiamo nel mio ufficio così non rischi di essere riconosciuto.” Disse lei guardandosi intorno con circospezione.
“Perfetto!” esclamò lui, lei sorrise a disagio e gli fece strada.
Entrarono nell’ufficio, e Hye-ri lo fece accomodare, si andò a sedere al suo solito posto, leggermente in ansia di averlo lì, e in special modo di trovarsi di nuova sola con lui, tra altro in un posto chiuso, dove nessuno sarebbe mai potuto entrare.
“Ti ho portato un regalo!” esclamò con allegria dopo essersi tolto la mascherina ed averla poggiata sul tavolo, prese la busta che aveva posato un attimo a terra e la porse alla ragazza.
“Ehm a cosa devo?” chiese lei riluttante prendendo la busta tra le mani e guardandola perplessa.
“Oggi riparto, vado in America, come avrai sentito ieri sera, e poi continueremo il tour, ho pensato che quel regalo ti avrebbe ricordato di me!” disse con allegria.
“oh… ma io non posso accettarlo” disse lei riluttante senza neanche aprilo e lasciandolo immediatamente.
“Perché no? I regali si accettano” annuì con forza lui.
“Perché la situazione di ieri era un disastro cosmico… Suga è l’ex di Isabel, che sta con mio cugino, e tu sei fidanzato con Soo-hee. Io non posso accettare regali da un ragazzo fidanzato” disse lei spingendo la busta verso di lui.
“Ma… non è proprio la mia fidanzata, ti ho detto ieri è complicato” disse lui con convinzione, lei avrebbe accettato il suo regalo, lo aveva comprato appositamente pensando a lei.
“Tutto quello che vi circonda sembra complicato dato ieri” disse lei incerta.
“Si.. siamo un po’ tutti pieni di problemi, e immagina che di tempo ne abbiamo pochissimo.” Provò a fare dell’ironia lui ridacchiando nervoso.
“Taehyung non posso accettarlo”  disse lei duramente.
“Per via di Yoongi?” chiese incerto lui.
“Certo! Lui vuole la ragazza di mio cugino.”  
“Era la sua ragazza prima, non sono fidanzati solo per colpa di quell’orrendo uomo.” Disse con rabbia Taehyung, riferendosi al padre di Isabel, era la prima volta che aveva incontrato quell’uomo, pieno di energie negative e ricolmo di cattiveria, non gli era piaciuto per nulla.
“Chung-hee è mio cugino. È lui il fidanzato di Isabel ora. ” disse lei  prendendo come sempre le parti della sua famiglia.
“Ehm… lo so, ma non va bene per Isabel!” trillò lui esasperato.
“Cosa? mio cugino va benissimo per Isabel! tu non lo conosci, lui la ama.” Disse agguerrita lei, guardandolo con stizza.
“Ehm… okay capisco che vuoi difendere tuo cugino, ma Isabel e Yoongi sono destinati a stare insieme.” Ribadì il concetto lui, certo di quello che stesse dicendo.
“Non mi sembra dato i rapporti. Lei ha scelto Chung-hee!”
“Solo per suo padre” disse sempre più esasperato lui,  cercando di convincerla del contrario.
“Taehyung dovresti andare via. Non capisco perché sei qui. Vi avevo detto ieri di andarvene. Ma tu sei tornato e senza invito.” Disse lei con avversione nella voce.
“Io… volevo farti un regalo, parlare con te….” provò a dire lui, leggermente ferito dal tono di voce utilizzato dalla ragazza, e dal suo rifiuto così schietto.
“Di cosa? di nuovo della tua fidanzata? O vuoi dirmi che mio cugino non è abbastanza, come hai già sottolineato?” disse lei sempre più stizzita.
“Ehm… volevo conoscerti meglio mi piaci!”
“Cosa? Tu non mi conosci! Sei fidanzato Taehyung!” esclamò lei allibita spalancando la bocca, incredula da ciò che lui le stesse dicendo, e trovandolo estremamente assurdo.
“Infatti voglio poterlo fare!” disse lui con energia.
“Taehyung no, non esiste.” Decreto lei.
“Perché?” chiese lui imbronciandosi immediatamente.
“Te l’ho già spiegato.”
“Io sto con Soo-hee solo perché devo recuperare una cosa da lei, non perché mi piace non mi è mai piaciuta, ha qualcosa di strano. È sospettosa, non mi sento mai a mio agio vicino a lei, non mi piace averla intorno.” Incominciò a spiegare lui sperando che lei capisse.
“Questo discorso è così contorto.” Disse lei sempre più confusa.
“La cugina Yuri ha rubato la collana di Yoongi, collana che era di Isabel, io continuo a stare con Soo-hee solo per recuperarla.” Disse lui provando a farsi intendere meglio e sperando che lei lo capisse .
“Non capisco perché mi stai dicendo queste cose. Taehyung io non voglio saperne niente, specie di Suga e Isabel. Lei sta con mio cugino. Lui è innamorato. Non voglio che soffra.” Trillò lei, stanca di quel battibecco in atto,
“Allora digli di lasciare Isabel. Lei è innamorata di Yoongi!”
“Isabel sembra una brava persona, non credo che illuderebbe qualcuno. Io non voglio intromettermi!” disse lei oltraggiata guardandolo incredula, continuava a non capire come fosse finita in quel tipo di situazione.
“Ma potresti dare una mano a tutti” disse lui sorridendo affabile, continuando a provare a convincerla.
“Io? Taehyung, tu sei completamente fuori di testa, te l’hanno mai detto?” chiese lei sempre più esterrefatta dal comportamento di lui.
“Si… mi hanno sempre detto che sono strano, con idee strane, e teorie incomprensibili per tutti, ma sai alla fine ogni mia sensazione è sempre giusta.”
“Non mi interessa. Io non voglio far parte di questa cosa. Qualunque cosa sia. Devi andare via.” Si alzò dalla sedia e lo guardò intimandoli di uscire.
“Ma… perché non vuoi darmi una chance” disse lui con tono lamentoso.
“Aigoo.. ma sei tonto? Te l’ho spiegato.” Trillò lei scuotendo il capo, trovando tutto estremamente stressante.
“Okay… va bene vado via. Solo perché non ho molto tempo, devo andare in aeroporto. Ma tornerò.” Disse sorridendo ammaliante.
“Aigo… no. Tu  qui non torni.” Disse lei facendo il giro della scrivania per poi andare alla porta e aprirla.
“Fuori.” Disse con tono duro.
Taehyung, sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Scosse la testa con diniego, guardò un attimo il regalo sulla scrivania, non se lo sarebbe mai ripreso.
Si alzò e raggiunse Hye-ri.
Si fermò davanti a lei, con la sua migliore faccia da poker face.
“Taehyung, per favore vai” disse lei rimanendo immobile.
“Si. Ma te l’ho detto tornerò, e ti convincerò a volermi conoscere” disse lui super convinto delle sue parole.
“E io ti dirò di no, sempre.” disse lei con convinzione.
“Sempre è un tempo così lungo, non mi piace” disse lui facendo il labbruccio e guardandola con occhi preganti.
“Non mi convinci, neanche se fai quella faccia carina” disse lei incrociando le braccia al petto.
“Ti convincerò. Lo so.” Fece un sorrisetto furbo e poi si avvicinò a lei e stampò un bacio leggero sulle labbra di qualche secondo.
“Vado! Ciao ci vediamo al mio ritorno!” sorrise e scappò via saltellando e ridacchiando, come un bambino che aveva appena fatto una malefatta.
 
Angolo autrice:
Probabilmente pubblicherò venerdì prossimo ma in caso di mancanza scusatemi!
Bene è ufficialmente finito il momento ristorante e post!
Pensavamo sia io che loro di non uscirne vivi! Beh tutto sommato siamo tutti vivi.
Abbiamo Yoongi beh… non so come lui stia penso con le penne arruffate!
Hoseok… ha bisogno di tempo.. quel non ti amo è straziante.
Isabel va per la sua strada ormai! Lo so volete il lieto fine, ma per ora è così io penso sia anche giusto ciò che lei stia facendo, è stanca di stare in balia degli eventi, e di considerarsi vittima, Chung-hee è una sua scelta, qualunque saranno le conseguenze lei le dovrà accettare un domani. La gravidanza isterica verrà spiegata, don’t Worry.
Dashimen.. beh lui è nel periodo nero ormai, capiremo come ne uscirà.
Jimin e Yun-hee… una gioia finalmente? Grazie! Ci siamo riusciti, è stata un’impresa assurda… Jimin sta diventando il personaggio che mi sta portando alla voglia matta di diventare un’assassina.
Tae Tae.. muahahahaha lui è veloce come un treno asiatico ad alta velocità! Due giorni e già fa capire cosa vuole!  È anche il personaggio che si scrive più velocemente, conduce lui il gioco!
Bene ora partono tutti per I Billboard! E per la fine del tour… sono divisi!
 
 
 
 
 
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4049906