Capitolo 16
L'attacco
Mentre percorreva il
sentiero che portava al Bed & breakfast di Renzo, Alba fu presa da
un'improvvisa malinconia.
Il fatto che Azaele
stesse per incontrare due vecchi amici umani, le aveva fatto venire
in mente Adel, facendola sentire in colpa per come l'avevano
abbandonata a Roma sparendo da un giorno all'altro senza darle alcuna
spiegazione. Malgrado sapesse che era una spia di Akenet, aveva
finito per affezionarsi alla demone che in più di un'occasione
si era rivelata simpatica e gentile. Ricordava ancora la notte in cui
Azaele era stato impegnato in un ritiro multiplo e lei era stata
tormentata per ore da una nausea fortissima. Adel le aveva fatto
compagnia tenendole la mano e cercando di distrarla con una serie di
aneddoti tragicomici sulla sua vita infernale, fino a quando non si
era ripresa.
Avrebbe voluto parlarle
per provare a convincerla ad abbandonare Akenet, ma Safet e Gabriel
erano stati irremovibili, la demone era una collaboratrice del nemico
e almeno per il momento parlarle apertamente sarebbe stato troppo
rischioso.
Eppure era sicura che
anche Adel si fosse affezionata a loro e il pensiero che potesse
essersi sentita tradita e abbandonata la turbava, perché le
ricordava il dolore provato per la brusca fine dell'amicizia con
Arianna. Alba aveva provato più volte a chiamarla e inviarle
dei messaggi su whatsapp, ma non avendo mai ricevuto risposta alla
fine si era dovuta arrendere all'evidenza, la sua antica amica non
era interessata a riprendere i rapporti con lei.
E ora, rendersi conto di
aver trattato Adel nello stesso modo in cui Arianna aveva trattato
lei, la faceva sentire a disagio e estremamente triste.
Azaele si accorse della
sua improvvisa malinconia e per cercare di distrarla le domandò
«Ti ho mai raccontato di come ho salvato Catherine dal
commettere il più grande errore della sua vita?»
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Alba stava ancora
ridacchiando per il racconto del matrimonio mancato di Catherine,
quando varcarono la soglia del Bed & breakfast. Seduti a uno dei
tavoli della sala apparecchiata per la colazione, un ragazzo alto e
nero, sui ventisei anni, e una ragazza dai capelli rossi, stavano
gustando cappuccino e cornetti mentre chiacchieravano con una giovane
sulla trentina molto somigliante al ragazzo.
«Yetunde!»
chiamò Azaele allegramente.
I tre ragazzi si
voltarono.
«Azaele, sei
proprio tu!» Rispose il ragazzo sorridendo. La ragazza dai
capelli rossi si lanciò tra le braccia del demone. «Ciao
cretino, sono tanto felice di rivederti!»
Azaele si sciolse
dall'abbraccio un po' imbarazzato.
Yetunde fece un cenno
all'altra ragazza che li osservava incuriosita.
«Vieni Alissa,
finalmente ti posso presentare Azaele e Michele!»
Alissa si avvicinò
con aria trionfante. «Quindi esistete davvero, però
siete persone normali, proprio come immaginavo!»
Azaele ridacchiò
«Dipende da cosa intendi».
Yetunde lanciò uno
sguardo a Renzo che dietro il bancone del bar era impegnato a lavare
le tazze, fingendo di non origliare la loro conversazione. «Vi
va, di fare una passeggiata?» propose «Qui intorno la
campagna sembra molto bella!»
«Si, è
meglio!» approvò Michele.
La piccola comitiva
salutò Renzo e si incamminò lungo uno dei sentieri che
si dipanavano dal Bed & breakfast verso il bosco.
Azaele era elettrizzato,
non vedeva l'ora di presentare Alba a Yetunde e Catherine. Appena
furono abbastanza lontani per poter parlare liberamente, la prese per
mano e si fermò di fronte ai due ragazzi. «Lei è
Alba, la mia fidanzata!» disse orgoglioso. Alba sorrise
timidamente.
Yetunde trasecolò.
«Ma tu sei proprio la "famosa" Alba?»
«Quella che Aza,
cercava da secoli?» domandò Cathy altrettanto stupita.
«Esatto! Ci siamo
ritrovati circa un anno fa!» rispose il demone letteralmente al
settimo cielo, stringendo la mano di Alba.
«Quello è …
vostro figlio?» domandò Cathy.
«Nostra figlia, è
una bambina!» Annunciò orgoglioso Azaele accarezzando
delicatamente il pancione della fidanzata.
«Ma non è
pericoloso, cioè non fraintendetemi, però… Mi
sembra una cosa tipo Rosemary's baby!» commentò Yetunde
perplesso.
Azaele scoppiò in
una allegra risata, mentre Alba diventò rossa.
Alissa intervenne
imbarazzata. «Yetunde! Ma che stupidaggini dici, sei
impazzito?»
«Non ha tutti
torti, in realtà» rispose Alba che dopo un primo momento
di imbarazzo cominciava a vedere l'aspetto buffo della situazione.
«Forse dovresti spiegare ad Alissa chi sono esattamente Azaele
e Michele, non credi?»
Yetunde sbuffò.
«Lo sa già, è solo che non vuole credermi!»
«Dovrei credere che
Azaele è un diavolo, Michele un angelo e Alba una strega? Dai
ragazzi ora basta con queste sciocchezze, siamo tutti adulti e questo
non è una manga per ragazzine!» rispose Alissa ridendo.
Non aveva neanche finito
la frase che di fronte a lei atterrarono un demone tarchiato e una
demone dai capelli biondi e gli occhi azzurri. I due apparivano
piuttosto nervosi.
Alissa, bianca in volto,
si girò verso Yetunde che commentò allargando le
braccia. «Appunto!»
Sakmeel diede loro
un'occhiata distratta e rivolgendosi ad Azaele e Michele spiegò
senza tanti giri di parole. «Krastet e Zoel hanno mandato una
squadra di demoni a cercare Alba! Sono già in marcia!»
«È meglio
rientrare subito», intervenne Elena, «la barriera
protettiva non è ancora completa e cominciamo ad essere
lontani dal Bed & breakfast!»
Azaele prese in braccio
Alba e alzandosi in volo ordinò «Michele! Tu, Sakmeel e
Eowynziel prendete i ragazzi. Elena, torna indietro e sbrigati a
completare la barriera!»
«Azaele, che cosa
succede?» domandò Yetunde. «Ti prego, non dirmi
che siamo coinvolti in una specie di faida infernale!»
«Temo di sì,
Yetunde, mi spiace!» Rispose Michele prendendolo in braccio e
aprendo le ali. «Ma forse siete ancora in tempo per andarvene».
Un tuono squarciò
il silenzio della campagna circostante. Sotto di loro si aprì
una voragine dalla quale si innalzarono una decina di demoni armati
di spade infuocate e protetti da armature nere.
«Santo cielo, come
la vedo male…ma male, male!» Piagnucolò Yetunde.
Michele aumentò la
velocità e raggiunse Azaele. «Riportiamo a terra Yetunde
e gli altri. I demoni non sono interessati a loro, non li
attaccheranno!»
«Ma sei matto?»
Si lamentò Yetunde terrorizzato.
«Va bene!»
rispose Azaele. «Alba, tu apri il fuoco, fagli vedere con chi
hanno a che fare!»
«Cosa? No
aspettate!» implorò Yetunde.
Ma Michele non aveva
tempo di discutere. Fece un cenno a Sakmeel e Eowynziel che capirono
al volo e lo seguirono a terra.
Le prime palle infuocate
di Alba intanto cominciarono a colpire i demoni che presi alla
sprovvista si fermarono senza sapere bene come reagire.
Fu in quel momento che un
cavaliere uscì dalla squarcio sul terreno. Era vestito di
nero, indossava un cappuccio che non permetteva di vederne il volto e
impugnava una spada infuocata. «Non fermatevi, codardi!»
ordinò ai demoni.
«Ci mancava solo il
re dei Nazgul!» commentò Azaele.
Dietro il cavaliere che
continuava ad inveire contro i demoni, comparve un gatto nero con una
stella bianca sulla fronte. Il piccolo felino si guardò
intorno e poi corse silenziosamente verso Eowynziel.
«Ci stanno
circondando!» urlò Alba senza smettere di lanciare fuoco
e fiamme ai demoni che pressati dagli ordini del misterioso
incappucciato, erano tornati all'attacco.
«Michele!»
chiamò Azaele.
«Siamo qui Aza!»
rispose Michele indicando Sakmeel e respingendo un demone con un
colpo di spada. «Dobbiamo atterrare subito, sono troppi per
difenderci in volo!»
Azaele seguì il
consiglio di Michele e atterrò ai piedi di una collina
rocciosa.
Un attimo dopo fu
raggiunto da Michele e Sakmeel, che almeno per il momento erano
riusciti a respingere l'attacco dei nemici. Il demone porse ad Azaele
la spada di Eowynziel. «È andata a cercare aiuto, a lei
ora non serve e tu sei disarmato!» spiegò Sakmeel
anticipandone la domanda.
«Almeno qui avremo
le spalle coperte!» considerò Alba guardandosi intorno.
«Non solo!»
Rispose Azaele accovacciandosi e premendo le mani a terra.
Immediatamente si innalzò un muro di roccia.
«Ottima idea»
approvò Sakmeel, «così saremo ancora più
protetti!»
«Si, ma comunque
non possiamo restare qui in eterno, abbiamo bisogno di aiuto»
intervenne Michele.
«Yetunde e le
ragazze sono riusciti a scappare?» domandò Alba
preoccupata.
«Si, come
immaginavo i demoni non li hanno considerati!» La tranquillizzò
Michele. «A proposito, Aza, ma secondo te chi diavolo può
essere quella specie di Nazgul?»
Azaele, nonostante la
drammaticità della situazione non riuscì trattenere una
risatina.
«Ti sembra il
momento di ridere?» si innervosì l'amico.
«Scusa, è
solo che lo abbiamo chiamato nello stesso modo!»
«Forse Merlino
conosce l'identità del cavaliere nero, è saltato fuori
da quella voragine subito dietro di lui, immagino lo stesse
seguendo!» intervenne Sakmeel.
«Merlino?»
domandò Alba guardandosi intorno preoccupata, il suo famiglio
non si vedeva da nessuna parte.
«È andato a
cercare aiuto insieme a Eowynziel» la rassicurò Sakmeel.
«E meglio che ci
prepariamo, stanno arrivando! E sono raddoppiati» avvertì
Michele fissando cupo il cielo.
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Merlino, stretto tra le
braccia di Eowynziel, miagolò con insistenza.
La demone, che sfrecciava
nel cielo di Roma alla ricerca di Sael nella speranza che sapesse
dove trovare Safet o Razel, diede un'occhiata al famiglio e domandò
«Ne se sei sicuro?»
Il gatto miagolò
ancora.
La demone sterzò
di colpo cambiando direzione. «Allora dobbiamo avvertire Adel!»
Merlino le poggiò
le zampine sul petto e miagolò esterrefatto.
«Bé, ovvio
che lo avvertirà, è proprio per quello che voglio
andare da lei!»
Il gatto nero le rispose
con un miagolio poco convinto.
«Io invece sono
certa che sia un'ottima idea! Akenet arriverà e si riprenderà
il suo dannato».
Eowynziel raggiunse
l'appartamento di Alba e atterrò sulla terrazza, una scritta
infuocata apparve sui vetri della cucina. «Si, ma prima ci
ammazzerà tutti per prendersi la bambina di Alba!»
Merlino era saltato a terra riprendendo il suo aspetto demoniaco.
«Oh, no. Non lo
farà, vedrai. Lui non è mica come Zamesh!»
«Ah, no? È
un Arcidiavolo, Eowynziel!»
«Si, ma non sarebbe
mai capace di uccidere Alba per rapire la bambina!» rispose lei
con convinzione.
Merlino, ci penso su. In
effetti Akenet era l'unico Arcidiavolo che possedesse ancora un po'
di onore, probabilmente non sarebbe arrivato al punto di uccidere
Alba. Forse, per una volta, la ragazza di Sakmeel non aveva avuto una
pensata stupida come suo solito.
«D'accordo, allora
tu parli con Adel e io continuo a cercare Sael e Lord Safet»
rispose Merlino riprendendo la forma felina e saltando da un balcone
all'altro.
Eowynziel entrò
nell'appartamento senza accorgersi che sulla terrazza aveva fatto
capolino uno dei demoni comandati dal misterioso incappucciato.
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Adel sedeva affranta sul
suo letto. O meglio su quello che per anni era stato il letto di
Arianna e che da qualche mese era diventato il suo. Si guardò
intorno tristemente. La camera era molto cambiata da quando era stata
occupata dalla nuova proprietaria. Adel con l'aiuto di Sael e
Eowynziel, aveva dipinto le pareti, un tempo bianche, con tinte
pastello di diversi colori. Aveva appeso fotografie di bellissimi
paesaggi naturali e coperto il pavimento di marmo con un colorato
tappeto intrecciato a mano, circondandosi di tutta la bellezza di cui
non poteva godere all'Inferno.
Nonostante dovesse
tornare regolarmente in sede per relazionare ad Akenet, aveva passato
dei mesi felici in cui aveva iniziato a pensare che Alba e gli altri
l'avessero accettata e inserita nel loro gruppo e sebbene, ogni
tanto, avesse la sensazione che omettessero di dirle qualcosa, non si
sarebbe mai aspettata che da un giorno all'altro potessero
sparire tutti nel nulla. Erano passati ormai due giorni da quando era
tornata a casa e notando uno strano silenzio aveva girato una stanza
dopo l'altra rendendosi conto con sempre maggiore sgomento che i suoi
coinquilini l'avevano abbandonata.
L'aver realizzato che in
realtà non si erano mai fidati di lei e che probabilmente
l'avevano addirittura usata per depistare Akenet, l'aveva gettata in
uno sconforto tale che aveva passato due giorni a piangere e bere la
cioccolata angelica che Michele, nella fretta di andare via, aveva
scordato di portare con sé.
Alla fine aveva
realizzato che la cosa che la faceva soffrire di più non era
tanto aver fallito la sua missione, quanto l'aver scoperto che quelle
persone a cui aveva finito per affezionarsi sinceramente, non
l'avevano mai realmente accolta tra loro e questa consapevolezza
l'aveva fatta sentire terribilmente sola e abbandonata. A questo
dolore poi si aggiungeva l'ulteriore sconforto di dover confessare ad
Akenet di aver deluso la fiducia che aveva riposto in lei, cosa che
la rattristava molto più di quanto la spaventasse la punizione
che gli avrebbe assegnato l'Arcidiavolo.
Era talmente immersa in
questi pensieri che non si accorse dell'arrivo di Eowynziel che entrò
in camera e la salutò con un sorriso felice. «Speravo
tanto di trovarti!»
Adel la guardò
immusonita. «Ne dubito, visto come mi avete voltato tutti le
spalle da un giorno all'altro!»
Eowynziel si imbarazzò
un po'. «Mi dispiace, ma anche tu potevi dirlo che lavori per
Akenet!»
Adel alzò gli
occhi al cielo. «Si certo, come ho fatto a non pensarci!»
«Comunque non
importa più, anzi è meglio!» disse la demone
bionda sedendosi accanto all'amica.
«Meglio, in che
senso?»
«Bé... Che è
meglio!» rispose Eowynziel.
Adel sospirò è
riformulò la domanda.
«Ziel, perché
prima non andava bene che lavorassi per Akenet e ora invece pensi che
sia una cosa positiva?»
«Perché
siamo stati attaccati da dei demoni sotto il comando di un dannato
liberato da Krastet e Zoel!»
Adel si alzò dal
letto sconvolta e prese l'amica per le spalle. «Cosa? Ma
quando, dove?»
«Poco fa, in un Bed
& breakfast dalle parti di Monterotondo. Ti prego vola da Akenet
e avvertilo che il dannato è uno dei suoi!»
«Ma come hanno
potuto fare una cosa del genere senza che se ne accorgesse, Ziel, sei
sicura?»
«Merlino lo ha
riconosciuto. È un inquisitore di nome Eymerich che
quattrocento anni fa ha ucciso Alba e ora vuole strapparle la bambina
dalla pancia per portarla all'Inferno!»
«Ma è
orribile!» Adel non poteva credere alle sue orecchie.
«Ti prego, devi
tornare da Akenet. Eymerich ci ha attaccato di sorpresa, i demoni al
suo servizio sono troppi e non riusciamo a trovare né Safet,
né Gabriel! Alba e Azaele possono contare solo su Michele e
Sakmeel»
Adel non se lo fece
ripetere, aprì le ali e volò fuori dalla finestra.
Eowynziel sospirò di sollievo, tornò sulla terrazza e
si gettò alla ricerca di Razel senza accorgersi del demone
nero che si era lanciato all'inseguimento di Adel.
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Adel volava a perdifiato
inseguita dallo scagnozzo di Eymerich che aveva inutilmente cercato
di seminare dal momento in cui si era resa conto di essere inseguita.
Nonostante la paura, era
fermamente decisa a raggiungere Akenet e avvertirlo di quello che
stava succedendo. Era sicura che sarebbe intervenuto a fermare
l'orrore che stava cercando di perpetrare l'inquisitore.
Scansò colleghi,
ostacoli e qualunque altra cosa si frapponesse tra lei e il suo capo,
ma raggiunto il nono girone si rese conto che Akenet non era seduto
sul suo trono come era solito fare a quell'ora. L'attimo di
indecisione che ne seguì permise al suo inseguitore di
raggiungerla, afferrarla per le spalle e buttarla a terra.
Adel urlò e
cominciò a lottare per liberarsi.
«Sta ferma, stupida
mocciosa!" l'apostrofò lo scagnozzo cercando di
bloccarla. Adel non si arrese, si dimenò con tutta la sua
forza finché non riuscì ad assestare un calcio in mezzo
alle gambe del demone che si lamentò e perse la presa
permettendole di divincolarsi, approfittarne per affibbiargli un
altro calcio, questa volta in piena faccia, e scappare verso la
dimora di Akenet chiamandolo con tutto il fiato che aveva ancora nei
polmoni.
Era ormai a pochi metri
dall'abitazione dell'Arcidiavolo, quando la porta si aprì e
Akenet comparve sulla soglia guardandosi intorno con aria perplessa.
Era a piedi nudi e indossava solo un paio di jeans. Adel aveva preso
un tale slancio che non riuscì a fermarsi in tempo finendo
dritta tra le sue braccia.
«Che diavolo
combini Palletta, ti sembra il caso di urlare in questo modo?»
Domandò l'arcidiavolo avvolgendola in un abbraccio più
o meno involontario.
Adel si ritrovò
schiacciata contro il petto muscoloso di Akenet e a pochi centimetri
dal suo viso, cosa che le provocò un turbamento tale che per
alcuni secondi riuscì solo a pensare che il suo capo aveva un
corpo perfetto, un viso bellissimo e un modo di stringerla tra le
braccia che avrebbe preferito di gran lunga sperimentare in un'altra
situazione che, possibilmente, comprendesse un ampio letto
matrimoniale e lenzuola di seta color crema.
Il demone che la
inseguiva si esibì in una perfetta inversione a U e si defilò
prima che Akenet potesse accorgersi della sua presenza.
Una voce femminile,
morbida e sensuale chiamò, l'arcidiavolo. Adel si girò
e vide Atriel, una demone decisamente bella, dai nerissimi occhi a
mandorla e lunghi e lisci capelli color ebano. Era poggiata
languidamente allo stipite della porta della camera da letto,
completamente nuda, e li osservava con un sorrisetto malizioso.
«È il tuo
nuovo giocattolino?» Domandò, indicando Adel.
«Non sono il
giocattolino di nessuno!» Rispose arrabbiata la demonietta
cercando di liberarsi dalla stretta del suo capo.
«È la mia
segretaria» rispose Akenet impassibile lasciandola andare.
«Credevo fosse
quella spilungona con la puzza sotto il naso!» ribatté
Atriel.
«Quella è
“solo” una sostituta!» precisò l'arcidiavolo
rientrando in casa.
«Devo parlarle
signore è estremamente urgente!» Intervenne Adel
svolazzandogli intorno.
Akenet con un cenno della
testa invitò la sua ospite ad andare via.
La demone rientrò
in camera da letto, si rivestì e salutò. «Alla
prossima e… buon lavoro a entrambi!»
«Alla prossima,
Atriel» rispose lui fingendo di non cogliere l'ironia.
Atriel
volò via sorridendo. Lei e Akenet erano trombamici
da
parecchi millenni, nel corso dei quali l'Arcidiavolo si era ben
guardato dall'interrompere una scopata solo per sentire cosa avesse
da dire una “segretaria”.
Ma quello che trovava più divertente era che mai, decisamente mai, l'amico si
era preoccupato di sottolineare che una segretaria fosse “solo”
la sostituta di un'altra!
#
Akenet
chiuse la porta, andò a sedersi sull'ampio e comodo divano che
arredava il salotto, incrociò le lunghe gambe e dopo essersi
acceso una sigaretta si rivolse finalmente ad Adel. «Hai
interrotto una scopata particolarmente soddisfacente, spero
per te che sia davvero urgente!»
Adel si prese un attimo
per trovare il giusto modo di comunicare la notizia. Si guardò
intorno notando un basso elettrico e un amplificatore a lato del
divano, una scaffalatura colma di vinili originali, una serie di
poster tra i quali spiccavano la copertina di “Born to run”
di Springsteen e di “Quadrophenia” degli Who. Davanti al
divano si trovava un tavolino di cristallo sul quale erano poggiati
alcuni libri di vari autori, tra cui il giapponese Murakami Aruki.
Infine notò alcuni ripiani colmi di cofanetti di DVD che
comprendevano la raccolta completa dei film di John Carpenter e
quella dei film dei Fratelli Marx.
«Se hai finito di
ficcare il naso nei miei hobby, gradirei sapere cosa sei venuta a
fare a casa mia e ti avverto, non intendo ripeterlo una terza volta!»
La freddezza nel tono di
Akenet la riportò immediatamente all'ordine. «Azaele e
Alba sono stati attaccati Signore. Sembra che Krastet e Zoel vogliano
assassinare Alba per rapire il bimbo nel suo grembo!»
L'Arcidiavolo la fissò
esterrefatto, poi un sorriso diabolico apparve sul suo volto. «Mi
stai veramente dicendo che per una volta quei due imbecilli hanno
avuto un'idea intelligente?»
A quelle parole, Adel si
sentì come se il mondo le stesse crollando addosso.
«Ma come può
dire una cosa simile?» Sbottò. «Proprio lei che
non molto tempo fa rimpiangeva i tempi in cui era un vero guerriero,
non si vergogna di approvare un'azione così riprovevole e
disgustosa? Mi sta davvero deludendo, Signore!»
Akenet, gelato dalla
furia della sua segretaria rimase senza parole. Ma dopo pochi istanti
si riprese e sporgendosi verso di lei replicò crudelmente «In
quale degli Universi alternativi di un possibile Multiverso, ritieni
che mi debba interessare il giudizio di una serva, Palletta?»
«In quello dove non
si comporta come uno stronzo totale!» rispose lei con gli occhi
umidi di lacrime di rabbia, infischiandosene di aver appena firmato la sua
probabile condanna a morte.
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