In quello
stesso istante, Provincia dell'Arborige.
L'arborige,terra
di pascoli e allevamento,terra benedetta da campi abbondanti. Fin da
tempo immemore queste praterie avevano sfamato numerose
tribù e regni di antiche civiltà
barbariche,dedite alla pastorizia e alla vita agraria,tanto quanto alle
razzie e alle piccole guerre contro i loro vicini,fino a che non giunse
Nova,con le sue legioni a imporre il suo dominio su tutti coloro che
avevano posto il loro dominio su quella provincia ed ora,era una delle
terre più fertile e floride di tutti i territori
settentrionali dell'impero. Situata a metà tra le montagne
del piccolo territorio della città-stato di Aegis e le
province dal clima più temperato,L'arborige costituiva un
territorio con un clima afoso in estate e freddo in inverno,con
stagioni,non troppo dissimili per durata l'una dalle altre. I suoi
campi erano colmi di grano, ma anche di segale,farro e orzo e
molto presente era l'allevamento di bovini,presenti in maniera molto
forte nella regione. Tipici di questa zona dell'impero erano la
presenza di piccoli cittadine rurali,difese da semplici palizzate di
legno e poche città importanti,costruite,dopo la conquista
imperiale sopra i resti di insediamenti precedenti. Ed era proprio in
una di queste cittadine autosufficienti e dai ritmi lenti,tipici delle
comunità agrarie,che una ragazza e i suoi compagni di
viaggio,si godevano una giornata in piena tranquillità. Il
sole bruciava la terra e l'aria era afosa. Se ne stavano tutti e cinque
all'ombra di un grosso edificio,il granaio della
comunità,mentre i tre cavalli erano intenti a dissetarsi ad
un abbeveratoio posto vicino ad un piccola fontana,collegata ad una
sorgente vicina. Normalmente a quell'ora sarebbero stati in viaggio
come nei due giorni precedenti dalla loro fuga da Cherunensis,restando
in movimento avrebbero evitato di essere scorti nel caso li stessero
cercando attivamente,spostandosi sulle strade principali,solo quando la
situazione lo permetteva. Ma quel pomeriggio era così
caldo,che dovettero fermarsi forzatamente,in quanto ne loro ne le loro
cavalcature avrebbero fatto molta strada e avrebbero speso troppe
energie e perciò si fermarono,in cerca di un po' di tregua
da quella arsura così feroce.
“Oggi
fa un po' troppo caldo per continuare a viaggiare. Forse oggi
ci conviene allestire un campo qui vicino e domani mattina
ripartiamo. Oppure si può convincere Apollo a
farlo salire più in alto nel cielo e allontanare il sole
dalla superficie della terra. Tu principessa,hai qualche soluzione a
riguardo?”
“Chiese
Milziade con la schiena appoggiata con il muro,mentre si toglieva il
sudore dalla fronte con il palmo della mano.
“Mi
spiace,ma nemmeno un alta sacerdotessa può obbligare il
proprio dio a fare quello che vuole lei,sarebbe una violazione
dell'ordine naturale delle cose. Figurati io,che quando sono scappata
dalla Domus Lucis era poco più di un iniziata ai suoi
misteri.”
Disse
Lucilla seduta con le gambe incrociate a terra e la testa
abbassata,segno che era provata dal clima torrido.
“Ci
fosse almeno una foresta da queste parti almeno potremmo ripararci
sotto le fronde degli alberi.”,disse Nym seduto,intento ad
controllare la corda dell'arco.
“O
una galleria sotterranea. Una di quelle usate come ghiacciaie per
tenere fresco il cibo.”,disse Gordlack disteso al
suolo,rassegnato all'idea di non potersi rinfrescare più di
così.
“In
un caso o nell'altro,qui si muore di caldo. Nemmeno il vento osa
soffiare per timore che anch'esso possa evaporare sotto il
sole.” E infine anche Braxus fece il suo commento,anche
appoggiato contro il muro e sventolandosi in volto con una mano,nel
tentativo di ottenere dell'aria fresca,anche se per breve tempo. Chi di
loro portava protezioni di metallo,come Milziade e Gordlack se le
dovettero togliere e metterle all'ombra separatamente,in quanto
soffocare dentro le loro stesse armature sarebbe stato come fare la
fine di un pollo allo spiedo dentro un forno e questo
ovviamente,cercarono di evitarlo.
“Briseide
non stare sotto il sole. Se poi ti prendi un insolazione che
faccio?”,disse Milziade rivolto alla giumenta,che osservando
per un attimo il suo cavaliere lo guardò,per poi tornare a
ignorarlo,restando in piedi,nello stesso identico punto.
“Giuro
che a volte proprio non ti capisco. Fa come ti pare”
E
tornò a rilassarsi,sapendo di non poter convincere la sua
vecchia compagna di avventure e tornò alla pace che
quell'ombra gli poteva offrire. Passò almeno un ora che
nessuno di loro facesse niente e nessuno di loro,nemmeno Lucilla,che
era la più desiderosa di tornare a viaggiare era
così volenterosa di compiere neanche un passo sotto la
cocente potenza del suo lucente signore. Forse una pausa poteva anche
concedersela. Dopotutto era una principessa,una reale di una nobile
dinastia,doveva pur approfittare dei propri privilegi,pensò
lei scherzosamente. Ad un certo punto,quando tutti e cinque stavano per
appisolarsi all'ombra del granaio,videro comparire,poco alla volta,una
figura assai bizzarra in mezzo alla strada. Era un uomo,basso,dal petto
piccolo e la pancia gonfia. Aveva la testa rotonda quasi come un
pallone e un naso appuntito. Indossava solo un cappello di paglia a
tesa larga e una semplice veste di semplice stoffa grezza marrone
chiara e gli arrivava fino a metà coscia e ai piedi portava
delle solae,dei semplici sandali di cuoio. Trascinava un piccolo
carretto,tanto piccolo da arrivargli ai polpacci,quasi un
giocattolo,che trascinava per mezzo di un corda lacera e rovinata. Si
guardò attorno,come in cerca di qualcosa o di
qualcuno,girando prima in una direzione e poi in un altra,ma tenendo le
braccia strette al corpo. Nevia osservò lo strano ometto e
gli parve spaesato e in qualche modo confuso.
“Perché
quell'uomo e sotto il sole? Finirà per prendere un
insolazione.”,disse la ragazza con cuore tenero.”
“Non
è un nostro problema, prima si toglie da sotto il sole,prima
potrà stare meglio. In ogni caso la cosa non ci
riguarda.”, disse Milziade disinteressato della sorte del
poveretto.
Ma
Lucilla non lo stette ad ascoltare e senza dire nulla si
alzò e uscì dall'ombra,dirigendosi verso l'ometto
sotto il sole. Tutti,tranne il mercenario,volevano chiamarla a se e per
istinto stavano per chiamarla con il suo titolo di principessa,ma non
potevano permettersi di essere scoperti e perciò la cosa
migliore che riuscirono a fare era stare muti e tenere pronte le
armi,nel caso fosse stato necessario un rapido intervento.
“Mi
scusi buon uomo,si è perso?”
L'ometto
sembrava troppo distratto per dare attenzione alla ragazza e
continuò a guardare in giro.
“Scusi,signore,mi
sente?”
“Allora
vediamo,doveva essere qui da qualche parte. Dunque,dovevo girare a
destra due villaggi fa,poi dritto fino...o forse dovevo girare a
sinistra e poi dritto...no prima a destra,poi svoltare a sinistra e
infine dritto...però si nasconde così bene in
mezzo ai campi...
“SIGNORE.”
Lucilla
dovette alzare la voce per farsi sentire,al punto che
urlò,facendo trasalire il buffo personaggio,che quasi balzo
sul posto per lo spavento. Si accorse del pessimo comportamento che
aveva tenuto nei confronti dell'individuo e pur non urlando con rabbia
o indignazione si dispiacque per quello che fece,sapendo che una
principessa e, in particolar modo una sacerdotessa non si sarebbe
dovuta comportare in quella maniera.
“Le
chiedo scusa signore per il mio comportamento,ma un attimo fa lo vista
bloccarsi in questo punto e mi parso le servisse aiuto. Ho temuto che
con questo caldo potesse prendersi un insolazione.”
“Come?
Oh no,io con me ho Palea e lui mi protegge dal sole,vedi?”
L'uomo
indicò con un dito il capello di paglia e poi se lo
tolse,mostrando una capoccia calva e due occhietti,piccoli e
innocenti,quasi fossero quelli di un ragazzino. Ora che lo vedeva
bene,si comportava in maniera strana,non sapendo però dire
se fosse un comportamento voluto oppure la conseguenza di qualche
stranezza,ma non percependo alcun senso di pericolo provenire da lui
non si allarmò.
“Si
lo vedo...mi pare che stesse cercando qualcosa,o qualcuno. Forse posso
aiutarla in qualche modo.”
“Oh
ti ringrazio gentile ragazza,sono certo che tu lo abbia
visto.”
“Di
chi parlate?”
“Dello
spirito del grano? E cosa sarebbe di preciso?”
“Lo
spirito del grano è lo spirito del grano. Se lo vedi lo vedi
e se non lo vedi non lo vedi. Lui è fatto
così.”
“Capisco...”,disse
Lucilla cominciando a pensare che il piccolo uomo non avesse le idee
molto chiare,forse per colpa del caldo soffocante,ma sentiva che non
c'era alcuna cattiveria nelle sue intenzioni e lasciarlo li in preda
dell'afa sarebbe stata una cosa crudele e decise di giocare,con nobili
intenti,con la sua condizione.
“Senta,le
andrebbe di sedersi all'ombra con me e i miei compagni di viaggio? Sono
certa che se si riposerà un attimo, e se saprà
aspettare,lo troverà di sicuro. Venga.”
“Grazie,sei
così gentile.”
Lei
gli fece cenno con la mano di seguirlo e lui le stette
dietro,portandosi dietro quel piccolo carretto di legno,con le rotelle
che cigolavano ad ogni giro compiuto. I quattro accompagnatori non
seppero cosa pensare di quella situazione,pronti com'erano all'azione e
con armi alla mano si erano aspettati,giustamente,che potesse succedere
qualcosa alla ragazza e che l'uomo in realtà la stesse
raggirando,approfittando così del suo tenero cuore di
fanciulla.
“Ecco
siediti qui,vicino a me.”
“Grazie.
Si,qui si sta proprio bene.”
L'uomo
si sedette a terra vicino alla ragazza a gambe
larghe,così,come fanno i bambini,mentre ancora con la
mano,stringeva la corda del carretto,che sembrava custodire quasi con
gelosia.
“Scusi,posso
sapere perché si porta dietro quel carretto? Forse stava
trasportando qualcosa prima?”
“Si,lo
spirito del grano è un vero giocherellone,gli piace saltare
in mezzo ai campi,a nascondersi in mezzo alle spighe e a volte gli
piace fare i dispetti ai contadini quando seminano il grano,oppure
quando lo mietono. Tra poco sarà la festa del
raccolto e non puoi immaginare quante né
combinerà. Però, a forza di giocare in mezzo alle
messi lo spirito si stanca e io mi offro di dargli un posto dove
riposarsi e allo stesso tempo di postarsi. Gli piace tanto il mio carro
e io lo porto sempre con me.”
“Dev'essere
dura stare dietro ad uno spirito che scorrazza dove gli pare e
piace.”
“Eh
si,però io lo so perché fa così. Lo fa
perché lui controlla che il grano cresca bene e
rigoglioso,così che si possa mietere e dare da mangiare a
tutti. Il grano è una cosa buona e tutti ne devono godere.
Posso chiederti come ti chiami?”
“Ah
si certo...io...”
Lucilla
non poteva rivelargli il suo vero nome e già i suoi compagni
la guardavano preoccupati. Ma non se la sentiva di lasciarlo sulle
spine e così gli disse il primo nome che gli venisse in
mente.
“Galla.
Mi chiamo Galla. E lei invece?”
“Popilio.
Tutti mi chiamano Popilio.”
“Bene
Popilio. E un piacere averla incontrata.”
“Anche
per me,sei una brava ragazza,mi piaci. Senti,tu e i tuoi amici non
avete un posto dove stare vero?”,disse lui mostrandole un
sorriso infantile.
“Che
occhio lungo amico,come mai tutto questo interesse per
noi?”,intervenne Milziade nella conversazione con tono
ironico. Ma Popilio non sembrò influenzato dal tono del
mercenario e perciò continuò a parlare come se
nulla fosse successo.
“Beh,ultimamente
da queste parti si sono viste delle persone cattive.”
“Persone
cattive? Di chi parla?”,tornò a parlare Lucilla.
“Persone
cattive. Li ho visti ogni tanto aggirarsi da queste parti mentre
cercavo lo spirito del grano. E gente cattiva,non ben vista dai
contadini. Picchiano i contadini,rubano il grano,poi se ne vanno e poi
ritornano. Allo spirito del grano non piace questa gente. Ma loro
quando mi vedono mi lasciano stare,mi ignorano,come fa la gente che
abita qui. Dicono che la mia testa non è apposto e per
questo la gente mi lascia cercare lo spirito del grano in pace.
Però la mia testa sta bene e quindi gli altri che non
capiscono niente. Lo dice sempre Clara.”
“Clara?”
“Si,Clara
è una sacerdotessa di Cerere e gestisce il tempio di tutte
le comunità della zona. Lei è buona e mi permette
di dormire nel fienile,visto che io una casa non c'è l'ho.
Se volete potete passare la notte li e a noi non dispiace avere delle
persone da ospitare.”
“Per
dormire anche noi sul fieno?...”,intervenne nuovamente
Milziade con tono ironico, “Non vorremmo privarti dei tuoi
comodi agi o nobile sign...”
Ma
non terminò la frase che un dito della ragazza gli
sfiorò la mano e un improvvisa e rovente scottatura lo fece
sobbalzare,facendogli scattare la mano e portandosela al petto,mentre
con l'altra massaggiava il punto ustionato dal potere della ragazza.
“Accettiamo
con piacere,vero?”,disse lei rivolgendosi al resto del
gruppo,ma puntando il suo sguardo in particolar modo verso
Milziade,osservandolo con sguardo deciso.
“Vero?”
“Ma
certo..Galla...sarebbe una vera scortesia rifiutare una simile
generosità.”
“Eccellente,andiamo
subito,così potrò farvi conoscere Clara e
avvertirla del vostro soggiorno.”
L'omino,preso
dalla foga della contentezza si alzò sgraziatamente e si
allontanò.
“Aspetti
buon uomo...”,intervenne Nym, “potrebbe aspettarci
solo cinque minuti? C'è una cosa della quale dobbiamo
parlare tra di noi. Non ci metteremo molto.”
“Va
bene. Vi aspetto qui vicino.”
E
così facendo Popilio si allontanò dalla vista del
gruppo,che a quale punto,Milziade,Gordlack,Nym e Braxus iniziarono a
voltare lo sguardo verso Lucilla,guardandola in maniera ammonitrice.
“Che
cosa c'è? Perché mi guardate
così?”,chiese Lucilla preoccupata.
“Cosa
c'è? Ah non lo so,diccelo tu...Galla. Perché hai
detto di si a quell'uomo?”,l'ammonì Milziade
mentre ancora si massaggiava la mano.
“Io
ho solo accettato l'ospitalità di quell'uomo e non mi
è sembrato giusto rifiutarla. Se questo fosse l'aiuto
inviato da un dio non sarebbe giusto rifiutarlo.”
“Peccato
che quello li non mi pare sembri sia così divino dato il suo
aspetto e a tal proposito,come sai che in realtà non sia una
trappola?”
“Odio
ammetterlo ma ha ragione...”,parlò Nym con tono
calmo e controllato, “Dare confidenza agli sconosciuti non
è una mossa molto saggia principessa. Abbiamo già
un imperatore che può mandarci contro intere legioni se solo
volesse e ora anche un forza d'invasione di tribù barbare
che non sappiamo come,sanno del viaggio che stiamo compiendo.
Maestà, arrivati a questo punto c'è da chiedersi
quanti altri sono che sanno di noi e quando li incontreremo,se mai
dovessimo incontrarli e quell'uomo,mia signora,potrebbe essere uno di
loro. Non possiamo permetterci simili errori. Non con quello che
c'è in ballo.”
Lucilla
stette a sentire con attenzione le parole che l'elfo gli aveva rivolto
e nell'ascoltarlo adesso si sentiva in colpa e anche un po' stupida.
Abbassò la testa pentita di non aver pensato alle
conseguenze della sua ingenuità,colpevole di rischiare
veramente di essere finita in trappola di un probabile nemico. Come
aveva fatto a non pensarci? L'eccessiva bontà del suo tenero
cuore non gli aveva mostrato il probabili pericoli che adesso rischiava
di correre,esponendosi a un probabile nemico e adesso si era
esposta,mettendo in pericolo lei e gli altri membri del gruppo.
“Mi
dispiace. Non volevo mettervi nei guai. E solo che vederlo
così mi ha tenerezza ed io non sono riuscita a resistere. Vi
chiedo scusa.”
Nessuno
nel gruppo volle replicare quella tenera affermazione,anche se Milziade
voleva continuare a farle la ramanzina,ma gli altri tre sarebbero
intervenuti per proteggerla dalle sue accuse e quindi non
continuò.
“Adesso
che facciamo? Riusciamo a togliercelo dai piedi?”,chiese
Braxus preoccupato per la situazione.
“No,
a questo punto ci tocca seguirlo e nel bene o nel male vedremo l'esito
di incontro. Per ora accettiamo la sua offerta,mal che vada saremo
nuovamente pronti a combattere. Meglio non farlo aspettare.”
E
fu Nym a chiudere la faccenda sul da farsi con Popilio e uscirono tutti
dal vicolo in ombra,per affrontare un altra marcia sotto la cocente
stella del giorno. Quel pomeriggio Apollo,non sembrava voler allentare
il suo potere su quella parte dell'impero. Usciti dal
villaggio,sapevano che avrebbero dovuto seguire i passi del piccolo
uomo e non volendo pesare sui fedeli equini già accaldati
decisero di non salirci sopra e che li avrebbero condotti per le
briglie e ciò li avrebbe alleggeriti del loro peso,ma la
calura pareva davvero insopportabile e dovettero restare
leggeri,lasciando le i pezzi delle armature più pesanti
legate ai cavalli e sole le armi potevano essere portate senza troppa
fatica. Camminavano ormai da diverso tempo,forse venti-trenta minuti,il
caldo era così soffocante che ormai il sudore scendeva come
rivoli di una sorgente naturale e l'intero gruppo soffriva sotto
l'astro diurno nemmeno fossero stati a contatto diretto con la fucina
di Vulcano in persona. Popilio invece stava bene, o almeno
così pareva,non dava segni di stanchezza e l'afa non
sembrava avere effetto sul suo corpo,mentre trascinava il carretto
vuoto come un bambino porta con se il suo giocattolo
preferito,trascinandolo con inerzia per la sottile cordicella guardando
avanti per la strada,senza distogliere lo sguardo davanti a se.
“Non
c'è la faccio più, ho sete,rischio un colpo di
calore e tra poco userò quel carretto per farmi portare da
quel matto. Se non vedo dell'acqua entro i prossimi cinque minuti giuro
che svengo e muoio.” disse Gordlack con passo ciondolante e
trascinava il martello,troppo stanco per impugnarlo correttamente.
“Addio
Gordlack. E stato bello finché è durato,ma adesso
dobbiamo separarci. Muori in pace e non ostruire la strada. Sei troppo
pesante da sollevare e daresti solo fastidio”
Replicò Nym sarcastico,mentre cercava di darsi un
contegno,ma doveva anche lui sopportare a fatica quell'arsura,mentre
tentava di resistere con tutte le sue forze al calore che investiva
brutalmente la grazia del suo fisico elfico.
“Eccola,laggiù,siamo
arrivati.”
Tutto
il gruppo osservò Popilio,che a sua volta stava indicando un
edificio in lontananza. Dall'aspetto pareva un grande edificio di
legno. Una specie stalla o un granaio,non sapevano dirlo con
certezza,ma nonostante l'aspetto rustico era di notevoli dimensioni.
Popilio da parte sua iniziò a correre trascinandosi il
carretto al meglio delle sue capacità,mentre
loro,accaldati,sudati e assetati,non si capacitavano di come quel buffo
personaggio non solo aveva energia che sprizzava da tutti i pori,ma era
come se non si fosse mai stancato. Vederlo scattare in quella maniera
li stancava ancora di più.
“Bene
gente,adesso sappiamo dove vive questo lunatico. Andiamo a scoprire se
ha dell'acqua potabile. Francamente mi serve un bagno.”,disse
Milziade mentre si umettava con la lingua le labbra riarse.
“E
perché noi no?”,rispose Braxus mentre si copriva
gli occhi dalla luce con una mano posta contro la fronte.
“Io
ho bisogno di acqua,non mi importa se è putrida,ho bisogno
di bere.” disse la sua il nano ormai moribondo.
Vedendo
ormai il luogo nella quale si sarebbero dovuti dirigere si
pensò per un attimo di usare i cavalli per raggiungerlo. Ma
stancarli ulteriormente per una meta così vicina,nonostante
la fatica dell'alta temperatura di quel pomeriggio si resero conto che
stancare gli animali non sarebbe stata una buona idea,poiché
già con il peso delle loro cose che si portavano dietro era
affidato alla loro capacità di carico non ebbero cuore di
stancarli più del dovuto,visto che anche i tre equini
soffrivano al pari loro,se non più con tutto peso che
avevano addosso. Quindi si misero il cuore in pace e decisero di fare
anche quell'ultimo tratto a piedi e peggio ancora,adesso la strada si
faceva in salita. Giunsero alla fine di quella che parve una larga
collina,circondata da campi di grano e l'intera area era priva della
ben che minima presenza di vegetazione,per tanto non solo dovettero
farsela in salita,ma senza la ben che minima copertura dal sole e
quindi il doppio della fatica. Una volta arrivati in cima,notarono con
maggior precisione cosa fosse quel grande edificio di legno che videro
dalla strada. La struttura era si un granaio,o meglio, né
aveva l'aspetto. Era molto simile a quello presente nel villaggio
appena lasciato,ma le sue dimensioni erano più quelle di un
grande edificio pubblico,come un anfiteatro oppure le terme di una
piccola città,ma l'architettura stessa dell'edificio
presentava delle incongruenze per essere un semplice magazzino per i
cereali. La struttura consisteva in un grande edificio di
legno,sostenuto però da numerose e larghe colonne di legno
di legno,tanto che ad una vista più attenta si sarebbe
potuto dire che i sostegni della struttura erano veri e propri
tronchi,sagomati e dipinte appositamente di marrone scuro per
integrarsi al meglio con il resto della costruzione. Si potevano vedere
una decina di uomini,andare avanti e indietro, a scaricare grandi
sacchi da alcuni carri e portarli dentro l'edificio,passando attraverso
una larga entrata,con un architrave,sostenuta da due colonne nella
quale erano state dipinte due grosse spighe di grano maturo e sopra
sull'architrave,l'intaglio raffigurante una donna dal capo
velato,intenta a stringere tra le braccia una fascina di grano,legata
da un nastro. Lucilla aveva capito dov'erano giunti,la raffigurazione
della donna ai suoi occhi era una figura molto nota nella religione
noviana.
“Cerere.
Non è un semplice granaio,questo è un tempio
dedicato a Cerere. Ed anche abbastanza importante a giudicare dalle
dimensioni.”,disse Lucilla con tono meravigliato.
“Per
essere corretti signorina...”,disse uno degli uomini che
stava trasportando un sacco di grano su di una spalla,un umano dalla
fisico robusto e la pelle abbronzata,tipica dei contadini,che
lavoravano molto tempo sotto il sole. Aveva una folta e disordinata
chioma nera,occhi marroni,una folta barba e una semplice veste
sgualcita, “Questo tempio fu edificato dalla nostre gente
circa trecentosette anni fa,quando coloni proveniente da terre
più a sud cercarono fortuna tra questi campi per costruire
delle nuove comunità e quando videro tutti questi campi di
grano credettero che fosse un dono di Cerere per i nuovi arrivati e
costruirono qui,su questa collina,un tempio degno della patrona di
tutte le messi ed infondo ci crediamo anche noi. Anche voi siete
viaggiatori?”
“Si.
Siamo giunti fin qui seguendo un uomo,forse la visto. E piccolo e si
trascina dietro un carretto vuoto,lo so sembra strano.”
“Popilio?
Lo visto passare qualche attimo fa e andava di corsa dentro il tempio.
Probabilmente è andato da Clara,forse oggi avrà
visto lo spirito del grano. Buon anima quell'uomo,ma la sua testa non
funziona come dovrebbe,però lui qui e di casa. Oh che
sbadato,non mi sono presentato,sono Florio,lavoro nel tempio e accolgo
i visitatori e i viaggiatori,oltre che aiutare a riempire il magazzino
del tempio. Abbiamo delle camere libere e anche dei bagni se volete
darvi una sciacquata...e a giudicare da questo caldo vi farebbe un gran
bene.”
“Saremo
ben lieti di fermarci per la notte e...” Ma Lucilla non
finì di parlare che vide con la coda dell'occhio un nano
correre all'impazzata,con un maglio stretto nel pugno correre dentro il
tempio. Cosa che lasciò tutti spiazzati.
“ACQUA,ACQUA,TOGLIETEVI,STO
MORENDO DI SETE.”
Era
Gordlack,così accaldo e stanco che ormai,ha sentire la
parola bagno,non ci aveva pensato due volte e si era lanciato a tutta
velocità,scattando con le piccole gambette che si trovava a
cercare un po' d'acqua.
“Lui
è con noi. Ma faremo finta di non conoscerlo per almeno
qualche ora,o tutta la notte se ci è possibile. Dove
possiamo lasciare i cavalli?”,disse Milziade con noncuranza
dopo aver fatto dell'ironia sul nano.
“Si,ecco...non
abbiamo una stalla nel vero senso della parola,visto che la maggior
parte dei viandanti sono contadini e fattori della zona,ma abbiamo un
pagliaio ed è abbastanza grande per tenere i vostri animali.
Sempre se non è un problema.”
“Aspetta
chiedo.”
Milziade
si girò verso il muso della giumenta.
“Che
ne dici,a te sta bene?”
La
cavalla in tutta risposta gli nitrì in faccia.
“Si
a lei sta bene.”
“Bene...se
non vi di spiace potete lasciarmi i cavalli e nel frattempo potete
rivolgervi alla sacerdotessa. Sarà ben lieta di darvi un
alloggio.”
Floro
passò per tutte e tre le cavalcature e se le
portò dietro,diretto chissà dove,mentre
percorreva tutto il giro del tempio.
“Bene.
Andiamo a recuperare Gordlack,prima di vederlo affogare nel primo
secchio per i pavimenti che trova.”
Disse
Nym con tono rassegnato,conoscendo il vecchio compagno dalla corta
statura,oltre che di pazienza e prendendo l'esempio dell'arciere si
diressero tutti all'interno del tempio. Passata l'entrata recante
l'effigie della dea,si trovarono subito nell'area dedicata al culto di
Cerere. L'ambiente mostrava una lunga ed alta sala centrale,dove i
fedeli e alcune giovane ancelle erano intente a pregare, i primi e
a officiare i riti,le seconde,benedicendo le numerose spighe
di grano ammucchiate sull'altare e poste dentro cesti di vimini,insieme
ad altre offerte,come grosse forme di pane di farina di grano,ma anche
di segale,farro,orzo e con gli stessi cerali,erano presenti anche
numerose focacce,secche,morbide e alcune bagnate con olio d'oliva. La
sala in se invece,dal punto di vista architettonico era stato costruita
con un tipo di legno molto resistente,quercia o faggio,di una
lavorazione semplice,ma adatta ad una popolazione di ceto basso come lo
erano i contadini e gli allevatori e sui muri erano stati attaccati,per
mezzo di corde o chiodi,numerosi attrezzi agricoli,come
falcetti,roncole,zappe e c'era anche una ruota di pietra appartenente
ad una macina per la farina. Un offerta curiosa per Lucilla,seppure
ovvia,per una dea legata alle coltivazioni e anche tutto ciò
che riguardava i cerali in generale.
“Bisogna
riconoscerlo,per essere un tempio somigliante ad una stalla ha il suo
fascino. Rustico,ma ha comunque fascino.”,Disse Braxus
guardando osservando l'area principale dell'edificio.
“Già
è dire che questo posto è stato costruito con
materiali piuttosto comuni. Ha dell'incredibile come gente abituata al
lavoro nei campi abbia eretto qualcosa di così bello e al
contempo umile. La fede nell'animo dei devoti è in grado di
fare cose magnifiche.”,disse Lucilla contemplando la struttura
“Mentre
la fede nell'animo degli stupidi bastardi gli fa compiere atti della
peggior specie.”,disse il mercenario non curante del luogo in
cui si trovava.
Lucilla
a sentire quelle parole si indignò e diede un occhiataccia a
Milziade,fulminandolo con lo sguardo. Lui d'altro canto non
sembrò meravigliarsi della cosa e restò
passivamente piatto a quella reazione molto poco regale.
“Cerca
di vederla dal mio punto di vista. Tu puoi contare sui poteri concessi
da un dio è questa non è una cosa comune. Le
canaglie prezzolate come me devono ingegnarsi su come arrivare al
giorno dopo senza contare sull'aiuto di nessuno e c'è l'ho
sempre fatta. Quindi non stupirti se questo posto non mi rende un anima
pia. Non ricordo di aver mai avuto un dio, o una dea,al mio
fianco.”
Lo
sguardo di Milziade non sembrava né arrabbiato né
tanto meno provocatorio,ma qualcosa nella sua voce tradiva un certo
cinismo,come a voler lanciare una sfida verso le convinzioni
più profonde della ragazza che gli stava di
fronte,sottolineando con il tono di voce,una certa ostilità
quello che per lei era realtà,presente e concreta, e per
lui,solo un concetto astratto,tanto indefinibile quanto incalcolabile.
Due persone completamente opposte riguardo allo stesso argomento.
“Forse
hai ragione,ma questo non vuol dire che non esistano o non ti tengano
in considerazione e dovresti essere più rispettoso verso di
loro. Meglio avere un dio che ti ignora che uno che ti punisce. Forse
sanno essere ben più feroci di quello che raccontano nei
miti e io spero,con tutto il cuore,che tu non lo venga mai a
sapere,tanto quanto non voglio saperlo io.”
Finirono
di confrontarsi sullo stesso tema e quando terminarono le parole si
accorsero che nella loro direzione si stava avvicinando una figura
già a loro nota. Era Popilio che zampettava felice verso di
loro,ma stavolta senza il carretto di legno e accanto a lui vi era una
donna. La figura femminile era un umana,anziana,ma ancora in forze e il
suo fisico presentava ancora i segni di una buona salute. Portava una
lunga chioma raccolta in una coda di cavallo che gli si appoggiava su
di una spalla e poi scendeva vicino al seno. Gli occhi erano di un blu
acceso e sulla pelle ben poche rughe solcavano il volto gioviale.
Indossava una lunga veste di bianco cotone,ornata da una striscia verde
che percorreva il contorno dell'abito,che gli scendeva fino alle
caviglie e gli copriva le braccia fino ai polsi,lasciandogli scoperte
le mani. Sopratutto sulla parte frontale della veste era presente un
elaborato disegno,composto da una serie di spighe di grano,dorate,ritte
e cariche di semi. La donna si avvicinò ai quattro
mostrandosi ben disposta verso di loro,anche perché sul
volto era stampato un sorriso smagliante.
“Voi
dovete essere i viaggiatori che Popilio ha condotto fin
qui,vero?”,chiese lei con tono accomodante.
“Si
signora,lei chi sarebbe?”,chiese Nym con tono garbato.
“Sono
Clara,sacerdotessa di Cerere presso questo santuario, la casa dello
spirito del grano. Siate i benvenuti e riposate le vostre stanche
membra. I miei trasportatori stanno portando i vostri averi verso le
vostre stanze.”
“Le
siamo grati per l'ospitalità che ci sta offrendo signora.
Lasceremo una piccola donazione per il disturbo.”
“Nessun
disturbo,siamo lieti di ospitare dei viaggiatori stanchi e offrirvi del
pane fresco,così da poter riprendere il viaggio.”
“Scusi
signora...”,disse Lucilla con tono incuriosito,
“Prima ha chiamato il tempio la casa dello spirito del grano,
prima anche Popilio ha accennato a qualcosa di simile,cosa
sarebbe?.”
“Ah
capisco,immagino che lo abbiate trovato a gironzolare sperduto in cerca
di qualcosa giusto?...”
La
donna si girò verso l'ometto e lo guardò con
espressione ammonitrice,ma non severa, “Popilio,quante volte
ti ho detto di non andare in giro alla ricerca dello spirito del grano?
Lo sai che ultimamente girano i banditi in questa zona e poi, adesso fa
troppo caldo è se ti succedesse qualcosa? E
pericoloso.”
“Lo
so,ma io lo so che lo spirito del grano gira sempre da queste parti
è se mi succedesse qualcosa lui interverrà
ad aiutarmi. Io lo so,lui è buon con me ed
è giusto che io lo aiuti come posso.”
“Va
bene,ma la prossima volta sta più attento. Ora va a
riposarti che più tardi si mangia.”
Tutto
felice,Popilio si allontanò a gran velocità
superando i presenti,scattando,come avrebbe fatto un bambino. Nel
vederlo allontanarsi il viso di Clara,ora sembrava incupirsi e divenire
più cupo e triste. Lucilla notò la cosa e volle
chiederle il perché di quell'espressione,ma non fece in
tempo,perché un nano di loro conoscenza,comparve
all'improvviso,completamente zuppo d'acqua,con gli abiti fradici e
stretto ancora a se il suo fedele maglio.
“Dovreste
provare i bagni che hanno qui,per essere una gigantesca stalla non sono
certo messi male in quanto a servizi.”,disse Gordlack tutto
contento,mentre si strizzava la folta barba gocciolante.
“Vedo
che ti sei dato alla pazza gioia piccolo uomo. Sicuro di non aver
rischiato l'annegamento?”, disse Milziade intento a volerlo
prendere in giro.
“Seriamente
Gordlack si può sapere che ti è preso? Ti sei
lanciato come un matto e poi sei completamente sparito.”,
parlò Braxus confuso sulla scena che Gordlack aveva fatto
una decina di minuti prima.
“Ah
voi creature alte non potete capire. Nani e gnomi hanno problemi quando
si tratta di disidratazione lo sapevi? Siamo piccoli e quindi questo ci
impedisce di tenere tanti liquidi all'interno del corpo e dobbiamo bere
più frequentemente di altre creature.”
“
E per quanto riguarda gli alcolici invece? Anche quello riguarda il
problema della disidratazione?”
“In
parte,soprattutto per noi nani. Gli alcolici in generale sono
più igenici dell'acqua e quindi per noi e più una
questione di salute...inoltre sono anche buoni.”
“Signori,vedo
che conoscete questo nano bisogno di un po' d'acqua.”
“Si,ci
spiace se ha creato problemi.”,disse Nym vergognandosi al
posto del nano.
“Io
non creo problemi,semmai rendo le conoscenze più
interessanti.”,si difese il nano con tono deciso.
“Ma
no non fa niente,siamo sempre disposti a offrire aiuto ad un
viaggiatore stanco o assetato...anche se devo ammettere che quando
è entrato mi sono preoccupata un po' del suo stato. Si
è precipitato qui dentro come una furia e quando Popilio mi
ha detto che era stato lui a condurlo qui ho capito che aveva bisogno
di aiuto. Aveva chiesto dove poteva trovare una vasca e gli ho indicato
i bagni. Mai visto nessuno di così' bisognoso di
acqua.”, disse Clara divertita,mentre sul suo viso si formava
nuovamente un espressione distesa e rilassata.
“Il
vostro amico non è di certo il peggior individuo che sia
passato da queste parti,anzi è un bene che sia giunto fin
qui,proprio come voi,in questo luogo. Ora se volte scusarmi mi devo
occupare di alcune cose,ma voi accomodatevi pure e prendete una stanza.
Ci vediamo a cena.”
E
Clara si allontanò lasciando il gruppo alle prese con le
propria sistemazione.
“Avete
sentito? Non sono il peggior individuo passato da queste
parti.”,disse Gordlack tronfio per quell'affermazione.
“E
sono certo che non sei nemmeno tra i migliori.”,disse Nym al
nano,con tono accusatorio.
Passarono
altre quattro ore. Il sole stava calando sulle colline,mentre il cielo
si colorava poco a poco da un intenso arancione ad un violetto pallido
pallido,segno che la sera si stava facendo più scura.
Lucilla se ne stava da sola nella camera che aveva scelto,con una
finestra che dava su due colline che nel mezzo davano spazio per far
passare la dorata luce di Apollo,mentre la ragazza,immaginava che il
dio alla quale era devota stesse passando con il suo carro e lo stesse
portando a riposare,li,dove solo gli olimpi poteva dimorare. In
realtà sapeva che il suo mondo,Orbis per l'appunto,era una
sfera e che molto probabilmente il sole faceva un giro completo del
mondo,ma aveva il vizio di far volare l'immaginazione e spesso si
ritrovava a fantasticare su cose che riteneva belle e
sorprendenti,forse inutili,ma era un suo piacere personale,il suo
vizietto privato. Ma quel pomeriggio vide qualcosa che l'aveva colpita
al cuore. Quel buffo ometto,Popilio, era parso nel suo campo visivo
come qualcuno che avesse bisogno di aiuto,lo aveva visto
indifeso,piccolo e debole, in cuor suo sentiva di dover fare qualcosa.
Eppure ora che ci pensava non aveva dato segni di aver bisogno di
aiuto,era un piccolo uomo che si portava dietro un carretto vuoto e per
quanto potesse bizzarro,non era una cosa stranissima,o almeno non
troppo fuori dalla norma. Ma allora perché sentiva
pietà per lui? Perché mai sentiva il bisogno di
aiutarlo? Cosa attirava la sua attenzione verso di lui? Non sapeva
darsi una risposta. Gli altri gli avevano detto che era stata una
sciocca a fidarsi così ciecamente di uno sconosciuto,eppure
qualcosa in lei gli diceva che aveva fatto la cosa giusta a seguirlo
fin li. Stava alla finestra,con i gomiti appoggiati alla finestra,da
dove poteva vedere,sotto di lei,gli uomini intenti a ritirarsi per la
sera,dopo la giornata di lavoro. Molti entravano nel tempio,mentre
altri si allontanavano scendendo per la collina e imboccando la discesa
che li avrebbe riportati sulla strada principale. Sentì
bussare alla porta.
“Chi
è?”,rispose lei tranquilla.
“Sono
Braxus,stiamo andando a cenare.”
“Cinque
minuti e arrivo.”
Lucilla
si mosse verso il letto,dove trovò il libro che gli aveva
dato il mago e che fino a mezz'ora fa stava leggendo in cerca di
informazioni. Lo prese e lo rimise tra le sue cose,che erano state
portate su dai lavoratori presenti al tempio nel pomeriggio,facendo lo
stesso anche con l'attrezzatura dei loro compagni. Controllò
che tutto fosse a posto,aprì la porta ed uscì in
corridoio. Ci mise poco tempo a giungere nella zona delle
cucine,passando prima per i bagni,dove tutto il gruppo, a turno si fece
un bagno per togliersi il sudore e lo sporco che due giorni di
viaggio,da quando avevano lasciato Cherunensis,che si erano trovati
addosso,dovendo dormire all'agghiaccio e sopportando quell'afa che
colpiva la provincia dell'Arborigie. Si ritrovò nella sala
principale,dove alcuni viaggiatori e anche alcune officianti del
tempio,erano intenti a cenare. Vide qualcuno seduto ai tavoli in
lontananza alzare un braccio per farsi notare da lei,era Milziade,che
gli fece segno di raggiungerli e poco dopo,districandosi tra i tavoli
la ragazza era tornata in mezzo ai suoi protettori.
“Vi
siete riposati?”,chiese Lucilla con genuino interesse.
“Beh
bambina mia,dopo essermi fatto un bagno e aver bevuto più
acqua di quanto avrebbe fatto un bue,sono andato nelle mia stanza e mi
sono addormentato. Mai stato così bene da quando abbiamo
lasciato Cher....quel posto li insomma.”,disse Gordlack
evitando di voler rivelare il nome dell'avamposto di confine,nel timore
che qualcuno potesse averli seguiti fin li.
“In
ogni caso abbiamo potuto tirare un po' il fiato per un paio di giorni
senza che ci attaccassero. Dovremmo prendere in considerazione l'idea
di fermarci più spesso in luoghi che possiamo considerare
sicuri e,quando possiamo,percorrere le strade principali solo in punti
che possiamo ritenere sicuri per poter agevolare il nostro
viaggio.”,disse Milziade mentre tamburellava le dita sul
tavolo in attesa che arrivasse da mangiare.
“Non
saprei,essendo un piccolo gruppo potremmo spostarci anche
solo per strade secondarie. Il nostro viaggio sarebbe più
lungo,ma almeno avremmo la possibilità di viaggiare con
minori probabilità di essere riconosciuti ed evitare
così altri eventuali personaggi che sanno dei nostri
spostamenti.”,disse Nym replicando con tono piatto le parole
del mercenario.
“E
qui ti sbagli caro il mio biondino. L'uomo che ci ha teso l'imboscata
nelle stalle e lo stesso che ci ha attaccato in quel villaggio
abbandonato e approfittava proprio di luoghi stretti oppure isolati per
attaccare e chiaro che sapeva chi siamo,o meglio,chi siete voi. Per non
parlare poi di quel gigante d'uomo,stanchi e affaticati com'eravamo
avremmo faticato a combattere anche con lui,ma fortunatamente si
è ritirato.”
“Però
sapeva del Demiurgo.”
“Proprio
come l'altro maledetto mezzelfo. E chiaro che ci sono troppi poteri in
gioco in questa storia per potersi definire una semplice
casualità. In ogni caso dovremmo stabilire un percorso ben
preciso e cambiare strada solo quando necessario. Possibilmente uno che
attraversi anche delle città importanti. Necessitiamo di
rifornimenti e le nostre scorte non dureranno per sempre. Raggio di
sole ,hai già in mente un idea della nostra prossima
destinazione?”
“Beh,se
devo essere sincera non ho un percorso ben preciso. Ho studiato la
mappa e molte delle strade percorribili sono probabili punti che
potremmo attraversare. Sia la tua proposta che quella di Nym
sono entrambe fattibili. Ma se fossi io a decidere,in questo caso
potremmo raggiungere Clotovis.”
“Clotovis?
Non ci sono mai stato,ma ho sentito dire che è una splendida
città. Dicono che li ci siano delle sorgenti termali che
alimentano delle grandi terme. Mi piacerebbe passarci se possibile e
poi,un giorno di riposo non ci farà male...anche
due.”, disse Braxus stiracchiandosi le braccia verso
l'alto,come di chi sia ripreso da una pennichella pomeridiana.
“Ehi
ragazzo,non siamo mica in vacanza,abbiamo un compito da svolgere e se
non te ne sei reso conto più tempo passa più
rischiamo di fallire miseramente. Non devi alloggiarti sugli
allori,così rischi solo di
rammollirti.”,intervenne Gordlack serio.
“E
va bene rilassati,stavo solo scherzando...quasi.”
Lucilla
a sentire Braxus e la sua risposta gli scappò un
sorriso,quasi si mise a ridere.
“Beh
in effetti non sarebbe male,ma anche se dovremmo passare di li,credo
che non ci resterebbe molto tempo da impiegare per le frivolezze.
Però di tanto in tanto un po' di riposo non guasterebbe.
Proprio come adesso.”
Ci
volle ancora qualche minuto di attesa ed infine arrivò la
cena,portata da due giovani novizie del tempio. Pane e focacce
secche,accompagnate da alcuni formaggi di capra e olive e da bere solo
dell'acqua. Un pasto frugale,buono,seppur non eccezionale. Mangiavano
tranquillamente senza fare battute,senza parlare della missione,del
viaggio o di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Nulla di nuovo
e nulla di che solo un po' di pace e di tranquillità. Un
bene raro per il loro gruppo. La sera proseguì tranquilla e
così anche il resto della serata e finito di
mangiare si pensò bene di voler godere della serata,ormai
scura e con le stelle che brillavano in cielo, andando fuori e godere
un po' di quella pace,breve,ma preziosa,perché il giorno
dopo sarebbero ripartiti. Uscirono dal tempio e con tutta calma
decisero di godere della quiete notte che si prospettava. Ma neanche il
tempo di prendere una boccata d'aria fresca e subito,nella notte,un
nitrito nervoso ruppe il sacro silenzio di quel luogo. Aguzzarono la
vista e videro in lontananza una serie di piccole luci rosse poste
più in alto della normale altezza d'uomo. Cavalli,uomini e
cavalli, più in là,vicino all'entrata del
santuario.
“E
quelli chi sono?”,disse Braxus,ponendosi la domanda ad alta
voce.
Nemmeno
il tempo di ricevere una risposta che il misterioso gruppo emise un
urlo all'unisono e subito dopo,si lanciarono contro di loro
all'unisono. Non avevano con loro ne le armi e nemmeno le armature,le
une erano state trasportate in camera insieme al resto della loro
attrezzatura e le altre,riposte insieme alle prime,credendo che non
avrebbero avuto problemi per quella notte. Quanto si erano sbagliati.
|