4 di picche II - Eaten by the monsters of love

di VeganWanderingWolf
(/viewuser.php?uid=77762)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Capitolo 66

(Then humour me)


L’aria notturna estiva non era così fastidiosamente umida e densa, lì nei boschi. Così constatò perlomeno Andrea, quando si prese giusto un altro breve momento per fare un respiro profondo. In effetti non avrebbe dovuto stupirsene particolarmente, considerando che negli ultimi mesi lo stretto contatto con un mezzo lupo le aveva dato occasione di provare a percepire l’ambiente circostante anche oltre i suoi sensi. Era una sfida vana e praticamente ridicola, in effetti. Per quanto si sforzasse, dopotutto, la sua natura unicamente umana le avrebbe ben presto - prima di quanto le piacesse - presentato dritti in faccia i limiti dei sensi rattrappiti di un essere umano; mentre quelli di Danny, quelli dei mezzi lupi in generale, ancora ben vividi nella loro natura più originariamente viva e attiva, potevano andare ancora oltre. Non per questo non aveva avuto occasione di scoprire, con una notevole meraviglia, come imparare a concentrarsi e allo stesso a svuotare la mente da altri pensieri distraenti potesse renderla capace di affinare e liberare i suoi sensi, fin dove potevano spingersi, umani o non, e ben oltre quello che avrebbe potuto immaginare. E a quel punto, rendersi conto di quanto un ambiente boschivo potesse essere infinitamente più affascinante di uno cittadino era praticamente una sciocchezza ovvia.

Ma in quel particolare frangente, cioè non certo una tranquilla passeggiata notturna alla riscoperta della natura, i suoi sensi sembravano essere continuamente intralciati e distorti dal nervosismo e dalla preoccupazione che li avvinghiavano impietosamente, confondendoli e bistrattandoli. E l’immaginazione che temeva il peggio ad ogni istante sembrava calare a dare il colpo di grazia impietosamente, facendole scambiare ogni pacato rumore, lontano o vicino, immaginato o non, come una possibile minaccia in avvicinamento. 

Era terribilmente irritante, a dirla tutta. E lei stava prendendo quel respiro anche per cercare di riscuotersi, o di riscuotere ogni sua capacità percettiva da quella morsa. Ma quel tentativo non sembrava produrre grandi risultati, fino a quel momento. Aveva la pruriginosa tentazione di chiedere a Danny consigli in proposito, ma, di nuovo, non si trattava di una passeggiata e chiacchiere e ragionamenti a briglia sciolta e spontanea in una gradevole notte estiva nel bosco.

Andrea corrugò la fronte e concentrò di nuovo lo sguardo in un punto specifico, a pochi passi da lei. Danny era piuttosto occupato, al momento. E in una posizione piuttosto delicata, anche.

Il suo sguardo stava fissando ora tre figure ferme in piedi una di fianco all’altra nel buio del bosco rischiarato dalla luna, quasi tragicamente piena. Tutte e tre intente a contemplare una pozza di fango dall’aspetto francamente pestilenziale, di fronte alla quale si erano fermati dopo altro peregrinare.

Alla fine, Uther schioccò le labbra. «Carino.»

Danny emise un basso lamento gutturale che sembrò eruttare praticamente da tutto il suo essere.

«Forse… potrebbe andare bene?» tentò Ramo, scoccando di sbieco a Danny un’occhiata incerta e una smorfia particolarmente dolente, praticamente di scusa.

Danny sembrò non poter fare a meno di lanciargli un’occhiata significativamente rimbrottante.

«Qui dentro c’è sicuramente morto qualcosa.» commentò ancora Uther spassionatamente.

Ramo strinse le labbra, e Danny sancì «Okay, sentite, ci dev’essere un altro modo!»

«Forse. Ma non è che abbiamo tutta la notte per pensare a qualcos’altro.» Uther scosse appena una spalla, muovendo un poco e distrattamente il fucile che teneva tra le mani, e non come al solito, mai nel corso di quella notte da quando avevano raggiunto i boschi, a tracolla.

Danny mugugnò qualcosa di incomprensibile, probabilmente una serie di imprecazioni, ancora più probabilmente rivolte soprattutto a Kumals, e sembrò concentrarsi intensamente e nettamente per trovare su due piedi un’alternativa. Una qualsiasi.

Ramo spostò un poco il peso da un piede all’altro e impugnò meglio la mazza da baseball. «Beh, abbiamo già escluso i profumi, detergenti, benzina… » Danny tornò a focalizzare su di lui un’occhiata scontrosa, e Ramo si affrettò a completare «Praticamente tutto quello che ci è venuto in mente. Ma sembra che - hum - roba tipo questa sia in effetti l’unica specie di… ehm, schifezza maleodorante che possa aver senso annusare in un bosco, quindi temo che…»

«Sì, va bene, va bene.» Danny emise un enorme sospiro e chiuse per un momento gli occhi. Ramo sembrò praticamente sul punto di scusarsi per aver ri-sottolineato l’ovvio.

Dopo qualche altro istante di silenzio, in cui Danny stava apparentemente cercando di trovare la motivazione che gli serviva, Uther osservò in tono casuale «Potremmo dare un’altra occhiata in giro. Sicuro di non aver sentito odore di qualche carcassa semi-decomposta nei paraggi?»

Danny riaprì gli occhi, lentamente, e finì per fissare il vuoto davanti a sé. «Okay. Ci sono.»

Ramo trattenne a stento un sospiro di sollievo. Poi notò Uther fare un paio di passi indietro con la sua aria apparentemente del tutto tranquilla, e si affrettò a fare altrettanto. Dopo qualche altro momento, Danny si voltò a fissarli significativamente.

«Potreste…?» Danny lasciò un momento in sospeso la frase, lanciando un’occhiata anche verso Andrea, la quale sembrò capire perfettamente e annuì, iniziando a muoversi, mentre gli altri due continuavano a fissarlo evidentemente senza cogliere. Danny sospirò, praticamente sgonfiandosi su se stesso. «Non assistere, almeno?»

«Ah. Sì, certo, scusa. Allora…» Ramo iniziò ad indicare vagamente dietro di sé.

«Ti aspettiamo un po’ più in là.» disse Uther tranquillamente, allontanandosi nella direzione in cui stava andando Andrea.

Ramo riabbassò il braccio e rivolse un ultimo sguardo a Danny, come cercando qualcosa di amichevolmente incoraggiante da dire. Danny si voltò a fissare di nuovo la maleodorante pozza di fanghiglia ai suoi piedi, densa di un putridume di rami e foglie morte, e chissà cos’altro. Preferiva sicuramente non saperlo. A giudicare dall’odore, probabilmente Uther aveva tutte le ragioni; doveva esserci morto dentro qualcosa, qualcosa di più grosso e mobile di semplici foglie, oltre a, sicuramente, una moltitudine di insetti. Avrebbe sicuramente preferito non sentirlo dire ad alta voce, comunque.

«Non dire niente, per favore.» disse solo Danny.

Ramo annuì e con un’ultima smorfia empaticamente dolente ingoiò qualsiasi altro tentativo di esprimere a parole un qualche tipo di incoraggiamento, si voltò e si allontanò.

Raggiunse Uther con una piccola corsa, e prima che arrivassero più vicino ad Andrea si affrettò a sibilargli «Perché ho l’impressione che ti stia praticamente divertendo?»

Uther scrollò appena una spalla, ma sotto lo sguardo inquisitore di Ramo sembrò non tradire nemmeno l’ombra di un sogghigno. «Tutti hanno delle impressioni. Ma sì, vero che abbiamo fatto cazzate peggiori di questa.»

Ramo si portò una mano alla fronte. «E con questo intendi l’aggirarsi intorno ad un attendamento di una setta di mezzi lupi per piazzare delle trappole, o il rotolarsi in fanghiglie putride?»

«Tutte sembrano valide.» offrì semplicemente Uther, naturalmente senza far sentire Ramo particolarmente meglio.

«Okay…» li accolse Andrea quando la raggiunsero, gli occhi fissi su una mappa particolarmente scarabocchiata che teneva piegata in una mano, con altre mappature sullo schermo del cellulare che impugnava con l’altra. «Quindi, qui siamo a nord-est. E in base a come dovrebbe soffiare il vento quella notte, questa dovrebbe essere la via che dovrebbe rimanere aperta per la fuga.»

Andrea non si prese il disturbo di rivangare l’ovvio, cioè che era anche il punto in cui in quel momento - per come tirava la debole brezza estiva - erano sopravvento rispetto all’attendamento, ovvero il più al coperto possibile per il fiuto dei mezzi lupi. Né le serviva particolarmente la conferma degli altri due, anche se Ramo stava annuendo con concentrazione, e Uther guardandosi intorno distrattamente, il suo modo di concordare si poteva supporre, conoscendolo quel tanto.

Perciò lei si limitò ad avvicinarsi in modo da mostrare anche a loro le mappe cartacea e digitale, e continuò a ripassare i loro ragionamenti già fatti, e a proporne di nuovi e alternativi o ulteriori, in base a come sarebbe proceduta la loro esplorazione, per il dove e come fosse più opportuno piazzare tutto quello che sarebbe servito per il piano. Ramo fece del suo meglio per aiutare a rimpinguare i ragionamenti, anche se non aveva nessuna specifica tecnica da applicare riguardo all’approntamento di incendi controllati o altri artifici, e nondimeno aveva dalla sua che era lesto a imparare e ad ascoltare, e gli altri gli avevano fornito una qualche delucidazione in proposito. Uther partecipò più svogliatamente, ma sia Andrea che Ramo sembrarono sopportare abbastanza d’abitudine la sua apparente scarsa collaborazione, conoscendolo - soprattutto Ramo - abbastanza da fidarsi che al momento buono si sarebbe attivato. O almeno così speravano.

Finché qualcosa sembrò effettivamente attivare Uther, perché fece di colpo un gesto perentorio e scarsamente comprensibile con un braccio, ma si rese comprensibile comunque col suo sollevare altrettanto istantaneamente il fucile con l’altro braccio, puntandolo in una direzione in cui si girò di scatto. Andrea si irrigidì e zittì di netto, intrappolata a tradimento da una morsa di istintivo allarme, mentre Ramo impugnava e alzava la mazza da baseball e cercava di assumere una posizione pronta a tutto, rivolta verso dove Uther stava puntando il fucile.

«Oh che diav…!» La sagoma che stava uscendo dai cespugli ebbe un violento scatto praticamente all’indietro, e alzò una mano istintivamente come per pararsi. Si riprese comunque abbastanza in fretta da piazzare in faccia ad Uther uno sguardo decisamente perforante. «La vuoi piantare di puntare quel coso?!» sibilò Nickj.

Uther stava già abbassando il fucile, passando da una modalità pronta a tutto ad una decisamente più tranquilla come dal giorno alla notte. Ramo abbassò più lentamente la mazza da baseball con un enorme sospiro di sollievo, mentre anche Bree e Malk uscivano dalla boscaglia al seguito di Nickj.

«Forse ci servirebbe una specie di segnale per farci riconoscere… e, tipo, evitare di farci venire un infarto a vicenda.» notò Malk, guardando criticamente ancora il fucile, e sbattendo significativamente le palpebre.

«Sì, ed evitare magari di spararci tra di noi!» rincarò Bree, incrociando le braccia sul petto con aria offesa, prima di lanciare uno sguardo a Ramo in particolare. «E ancora di meno capisco perché tu continui a portarti dietro quella cosa.»

«Tipo deterrente comico, immagino…» sghignazzò appena Nickj.

«Oi, sentite…» iniziò a protestare debolmente Ramo.

«Quindi? Tutto… a posto?» chiese più urgentemente Andrea.

Bree le rivolse un sorrisone entusiasta e alzò il pollice «Campo pulito, sorella. Lindo lindo.»

Lei corrugò la fronte per un momento, ma Malk stava già offrendo in ulteriore delucidazione «Sembra che stiano effettivamente seguendo il piano originale. A giudicare da tracce e odori recenti sono andati tutti a fare il sopralluogo in città.»

Andrea e Ramo emisero profondi sospiri di sollievo.

«Quello che dicevo, appunto.» confermò Bree, sogghignando tutto contento. «Anzi, sembra proprio che non abbiano nemmeno lasciato qualcuno di guardia all’attendamento. Mai stato una cima, quel Badlands.»

«Non che ci siamo avvicinati così tanto da esserne certi.» precisò Malk.

«A dirla tutta, forse potremmo persino lasciare perdere la mia geniale idea delle trappole, e andare direttamente a distruggergli le tende eccetera, no?? Cioè, stavo pensando…» disse ancora Bree, animato da nuovo entusiasmo.

«Okay, basta con le idee “geniali”.» intervenne Nickj, e quando Bree le scoccò un’occhiata risentita, lei roteò gli occhi «Ovviamente non possiamo sperare che rinuncino solo per quello. Potrebbero anche rimanere radunati in un altro punto del bosco e cavarsela per un altro paio di giorni e notti e mantenere comunque il piano. Comunque, non abbiamo sicuramente tutta la notte. Cioè, non sappiamo con certezza quando torneranno dalla perlustrazione o quel che è, perciò dovremmo darci una mossa.» Nickj occhieggiò per un momento i tre umani da capo a piedi «Quindi, che cosa stiamo aspettando?»

«Me…» disse una voce che esalava quanto più corposamente immaginabile un umore davvero sotto le suole.

Si voltarono tutti a guardare Danny che li raggiungeva praticamente trascinandosi a testa bassa e spalle incurvate. O meglio, che fece per raggiungerli, e finì per fermarsi a diversi passi di distanza da loro, quando sembrò venirgli in mente qualcosa in particolare, o forse perché notò il modo in cui le facce degli altri tre mezzi lupi si stavano contorcendo nel loro storcere il naso.

Non che ci fosse bisogno di avere il fiuto di un mezzo lupo, al momento, per poter sentire Danny anche a diversi passi di distanza. O notare il modo in cui era imbrattato praticamente da capo a piedi di quello che sembrava un miscuglio di fanghiglia e svariato putridume forse solo esclusivamente vegetale.

Per un momento calò un netto silenzio. Poi, naturalmente, Bree lo ruppe scoppiando a ridere di cuore. «Uao. Hai fatto proprio un lavoro completo, eh? Cioè, sul serio, niente di personale, ma cerca di starmi lontano, d’accordo?»

«In realtà, manca un po’ un punto lì, sopra a…» iniziò a dire tranquillamente Uther, alzando pigramente un braccio per indicare. Ramo gli appoggiò con calma determinazione una mano sul braccio per farglielo abbassare subito, e Uther gli lanciò un’occhiata di sbieco scrollando le spalle. «Che c’è? Stavo solo cercando di essere utile…»

«Prima di tutto, non è stata proprio una tua idea?» stava replicando Danny, praticamente fulminando Bree con un’occhiataccia.

«Ah, già, è vero.» sembrò ricordarsi Bree, sorridendo ampiamente. «Sono davvero brillante quando mi ci metto, no?» Danny aprì la bocca per obbiettare, ma lui sembrò di colpo notare qualcosa su di lui. «Hey, ma ti ci sei buttato dentro vestito??»

Danny fece una smorfia terribile, e Malk intervenne in fretta «Mi sembra abbia senso, visto che…»

Bree lo guardò confuso, interrompendolo «Ma noi lo avevamo fatto nudi.»

«Non avevamo detto che avremmo saltato le parti di storia superflue?» praticamente gemette Ramo.

«A me non sembra superfluo, no? Visto che ora è una questione strategica, giusto?» sottolineò Bree, incrociando le braccia sul petto. 

Ramo esalò qualcosa di simile ad un «Oddio…» e si coprì la faccia con una mano.

«Ma lo eravamo. Vestiti.» Puntualizzò nettamente Malk, e quando Bree fece per replicare, gli lanciò un’occhiata decisa «È solo che eri troppo ubriaco per ricordartelo, tesoro.»

Bree corrugò la fronte. «Ah. Allora quell’altro doveva essere un sogno che ho fatto.»

Ramo gemette di nuovo, più flebilmente e praticamente senza speranze, ma Nickj notò più puntualmente «È ovvio che dobbiamo essere vestiti, altrimenti l’odore sui vestiti rimarrebbe scoperto dal camuffamento olfattorio.»

«Ohhh… giusto.» approvò Bree, annuendo. «Peccato.» aggiunse dopo un momento.

«Dobbiamo?» ripeté il plurale Malk, inarcando un sopracciglio.

Nickj gli rivolse le sue sopracciglia inarcate. «Anche questo mi sembra ovvio. Dovremmo camuffarci anche noi tre.»

Malk alzò gli occhi al cielo. «Lo temevo.»

«Quindi, anche noi dovremmo farlo con o senza i…?» iniziò a specificare Bree, come per essere sicuro di aver capito bene.

«Assolutamente con i vestiti.» sancì Malk, prendendolo gentilmente ma fermamente per un braccio e iniziando a sospingerlo oltre - e accuratamente a distanza di sicurezza da - Danny «Hum, dove hai trovato quella… roba che hai addosso?» si soffermò a chiedere.

Danny esalò un sospiro drammatico e indicò vagamente alle sue spalle col pollice. «Seguite l’odore, non potete sbagliare…»

«Hmmm. Giusto. Colpa mia ad averlo chiesto.» annuì Malk, proseguendo e sospingendo tranquillamente Bree con sé, il quale sembrava d’altro canto procedere con aspettativa.

Nickj sospirò e borbottò qualcosa di simile a un «Sapevo che me ne sarei pentita…» seguendoli.

«Scusate, ma se gli altri mezzi lupi sono tutti, uhm, impegnati nella loro perlustrazione, c’è davvero bisogno di…» Ramo esitò con una smorfia di scusa occhieggiando brevemente Danny «Ridursi così…?»

«Ah. In questo caso, Danny l’avrebbe fatto per niente.» scrollò le spalle Nickj.

Danny spalancò gli occhi e praticamente rabbrividì su se stesso. Ramo strinse le labbra come se volesse rimangiarsi le parole, e tirò una gomitatina nelle costole di Uther, il quale si stava evidentemente trattenendo dallo sghignazzare.

«Credo che…» offrì Andrea «Sia meglio essere prudenti, nel caso tornassero prima, e comunque…»

«Sì, tutto quello di cui abbiamo già discusso più che abbastanza.» la interruppe Nickj con uno schiocco di labbra tra l’annoiato e l’infastidito «Nemici mortali e via dicendo…» terminò vagamente, agitando una mano come a dissipare ulteriori discussioni, mentre riprendeva a camminare sulle tracce di Bree e Malk.

Andrea emise un breve verso soppesante a labbra chiuse, prima di tornare a rivolgersi agli altri. Li considerò per un momento uno per uno: Danny che si teneva a debita distanza di qualche passo da tutti loro e aveva un atteggiamento decisamente stizzito, Uther che si stava apparentemente impegnando a trattenersi dal sogghignare, e Ramo che lo sorvegliava di sbieco tenendo probabilmente in carica un’altra gomitata tra le costole.

Andrea roteò gli occhi. «Dovremmo… tornare a concentrarci sul piano, intanto?»

Dopotutto, c’era ancora molto altro da fare. Avevano solo una notte, se i mezzi lupi non tornavano prima dalla ricognizione, per individuare i punti adatti intorno all’attendamento, e piazzarvi le trappole e i vari marchingegni che servivano, dopo averli scaricati dal furgone a noleggio parcheggiato a distanza di sicurezza, presso il quale aspettava Mordecai.

«Sì, per favore.» esalò Danny.


***


«Quindi… com’era quella? Zombie?» disse distrattamente Nickj di punto in bianco, mentre, con una smorfia svogliata e stanca, pescava con una mano da un cestone del negozio pieno di occhialini da piscina e maschere da immersione, in una moltitudine di sgargianti colori di gomma.

«Cosa?» Andrea quasi sussultò. 

I suoi nervi erano come stati assottigliati fino alla loro nuda anima interna dalla mancanza di sonno e preoccupazione, e la sua mente continuava ogni tre per due a sprofondare in un infernale labirinto fatto di rivalutazioni critiche di come avevano piazzato le trappole e gli inneschi per l’incendio controllato tutt’attorno all’attendamento. Non aveva idea di quanto era riuscita a dormire, praticamente crollando non appena rimesso piede nell’appartamento, ma preferiva non sapere il numero esatto di ore, più che altro di insonnia forzata, attraverso le quali stava ormai scivolando come in una specie di caleidoscopico sogno allucinogeno ad occhi aperti, nel corso degli ultimi giorni e - suo malgrado - notti. Tutto quello che sapeva, era che Nickj l’aveva svegliata scuotendola tutto sommato piuttosto gentilmente, benché sommariamente, per una spalla. Lei aveva fatto giusto in tempo a constatare che praticamente tutti gli altri erano crollati nel sonno in vari punti dell’appartamento, tranne Danny che si stava facendo una doccia per togliersi di dosso tutto il marciume di bosco in cui si erano rotolati quella notte, e Uther che sembrava aspettare qualcosa, seduto sul davanzale della finestra, vestito e con le scarpe indosso e con la custodia a tracolla di una chitarra che in realtà nascondeva il fucile. Dopodiché Nickj le aveva praticamente porto uno dietro l’altro del caffè e delle brioche da asporto, perché sembrava che praticamente nessuno di loro avesse più nemmeno la forza di cucinare in quelle ore, e appena era riuscita a finire di buttarli giù si era trovata per strada con lei e Uther, diretti a quanto pareva ad un indirizzo che Yuta aveva scribacchiato su un foglietto e consegnato a Nickj, solo per trovarsi di fronte poi ad un negozio di svariati accessori da spiaggia e mare per turisti.

Andrea sbatté le palpebre, cercando di recuperare un altro po’ di lucidità, perlopiù invano, e riuscì a coordinarsi abbastanza da voltarsi a guardare Nickj, dimenticando per un momento il suo allucinato frugare tra accessori per raccogliere delle bandane, o delle fasce per capelli, o dei foulard o parasole. Davvero qualsiasi cosa che potesse servire, debitamente bagnata magari, per coprirsi le vie respiratorie nel bel mezzo del fumo di un incendio. Per un folle momento la sua - ormai evidentemente alterata - ragione le aveva suggerito che Nickj stesse parlando di zombie veri e propri entrati nel negozio come se nulla fosse. Si sentiva una zombie lei, al momento. E mentre Nickj la occhieggiava per un momento da capo a piedi, il suo cervello ormai strafatto di mancanza di sonno non trovò trovare di meglio da fare che cacciarsi giù per un’altra tana di coniglio, dritto in un tunnel fatto di febbrili dubbi a proposito del fatto che servissero maschere da gas vere e proprie piuttosto che stupide bandane, o che se proprio dovevano essere bandane forse dovevano sceglierle di colori non stupidamente sgargianti ma in tonalità stile militare, quindi più adatte a mimetizzarsi in ambiente boschivo, ma dopotutto il fumo probabilmente avrebbe oscurato la vista, quindi probabilmente era un’idea inutile, e tuttavia…

Nickj la guardava come se stesse soppesando qualcosa. «Quella storia assurda a cui accennavi prima. Beh, l’altro giorno, quello che era. Roba su degli zombie che Danny e voialtri avreste tipo sconfitto?» disse, come a sottolinearne l’assurdità.

Andrea sospirò appena e si sforzò di riprendere a valutare le bandane e tutto il resto mentre parlavano. «Beh, non erano veri e propri zombie.»

«Non mi dire…» commentò divertita Nickj, scegliendo con una smorfia un altro paio di occhialini da piscina a caso e aggiungendoli alla manciata di quelli che stava raccogliendo con l’altro braccio piegato contro il corpo.

«In realtà è una storia un po’ lunga, comunque… Aspetta un momento.» Andrea si ricordò di qualcosa e si guardò intorno «Dov’è finito Uther?»

Nickj scosse distrattamente una spalla, facendosi cadere una maschera da sub che non si preoccupò di raccogliere, e indicò in un punto senza nemmeno guardare. «Ha lasciato perdere e si è sepolto in quel bar.»

Andrea aggrottò la fronte e seguì con lo sguardo il punto indicato. Si trovò a guardare la strada, attraverso la vetrina del negozio in cui si trovavano. Dall’altra parte d’essa c’era in effetti un bar, e sopra ad un tavolino giaceva Uther, appoggiato con tutto il busto e la testa sopra alle braccia piegate, come se praticamente ci fosse svenuto sopra, con una bottiglia di birra ancora mezza piena davanti a lui.

La parte più - o forse meno - assurda, era che con quella custodia di chitarra appoggiata alla sedia di fianco a lui, il vestiario sommario e piuttosto trasandato, e i capelli che sembravano non vedere un taglio regolarmente eseguito da probabilmente anni se non da sempre, Uther poteva passare tranquillamente per il luogo comune di un artista che beve e passa le notti insonni e finisce per addormentarsi sul tavolo di un bar.

«Non si sarà… addormentato?» si chiese ad alta voce Andrea.

«Chissà. O svenuto, magari. Smette mai di bere?» Nickj scrollò di nuovo le spalle. «Beh, lo sveglieremo quando avremo finito questa sottospecie di maledetto shopping.» risolse con una smorfia.

Andrea la guardò per un momento. «Voi mezzi lupi avete… tipo bisogno di meno ore di sonno?»

Nickj la guardò, inarcando un sopracciglio. «Non dovresti saperlo, a quest’ora? Stai tipo insieme ad un mezzo lupo, no? Comunque, nah, niente del genere. È solo che abbiamo maggiore resistenza alla fatica fisica e mentale, credo.»

«Credi.» ripeté Andrea, sorpresa. «Ad ogni modo, non è che io e Danny ci passiamo il tempo a fare sfide a chi riesce a restare sveglio più a lungo senza impazzire…»

Nickj la guardò. «O, potresti semplicemente chiederlo.»

«Non è quello che sto facendo?» ribatté Andrea «E tutto quello che ho, a quanto pare, è un ‘credo’.»

Nickj sbuffò e scrollò le spalle. «Non è che io passo il tempo a cercare di vedere a che punto inizio ad impazzire a forza di non dormire, di solito.» ribatté, in un tono che, ora Andrea se ne rendeva conto, suonava effettivamente piuttosto esausto.

«Dovreste… dormire. Soprattutto voi cioè, credo. Prima di domani notte.» notò Andrea, con una certa apprensione.

Nickj le scoccò uno sguardo, inarcando un sopracciglio. La guardò da capo a piedi di nuovo, e sembrò infine per optare di lasciare perdere di dire qualcosa, e invece sospirò e tornò a pescare occhialini e maschere da immersione a caso dalla cesta del negozio. «Quando tutto questo sarà finito, lo farò eccome. Specialmente quando sarà finita questa parte del maledetto shopping. Ora, assecondami, e raccontami di questi zombie-ma-non-proprio, tienmi sveglia.»

Andre sorrise, stancamente ma sinceramente, e prese a raccontare, o cercare di farlo perlomeno. E Nickj a commentare puntualmente qualcosa di perlopiù ironico, anche solo a suon di sornacchi significativi, e a fare domande decisamente scettiche su diversi punti. Se non altro, scoprì Andrea, il doversi concentrare sul parlare le impediva di risprofondare con la mente in allucinanti tane di coniglio e labirinti infernali.

Erano così assorte, o ormai così fuori di sé per la stanchezza, che la prima cosa che segnalò effettivamente loro il ritorno di Uther sembrò essere la sua voce.

«Perché ci state mettendo così tanto?» chiese lui, inarcando un sopracciglio.

Nickj si voltò su se stessa e gli scagliò direttamente addosso una manciata di occhialini colorati alla rinfusa, oltre che una sentita imprecazione. Uther si appoggiò di riflesso una mano sulla pancia, dove l’aveva colpito particolarmente la parte più dura di uno degli occhialini (non avrebbe immaginato prima che degli occhialini lanciati addosso, o forse in particolare con la forza di una mezza lupa, potessero sentirsi tanto), e la guardò sinceramente confuso dalla reazione.

Una commessa si avvicinò con fare nervosamente preoccupato e chiese se per favore potevano evitare di lanciarsi addosso la merce, occhieggiando dall’uno all’altra come se stesse ponderando di chiamare la polizia. E prima che Nickj o Uther potessero dire qualcosa, Andrea si fece avanti e affermò con voce eccessivamente alta che prendevano quelle, grazie, porgendo la raccolta di bandane che aveva collezionato fino a quel momento.

Nickj lanciò un ultimo sguardo critico e optò per seguire Andrea. Uther sbatté un momento le palpebre, ancora confuso, quindi sospirò e raccolse da terra gli occhialini con cui era stato bersagliato, decidendo che dovevano essere quelli selezionati, dirigendosi a sua volta alle casse. Si consolò col pensiero che poteva andare peggio; avrebbe potuto dover andare a fare quella commissione con Kumals e/o Bree.

«Io le avrei semplicemente rubate.» commentò comunque Nickj tranquillamente mentre si trascinavano lungo la strada del ritorno, come tenendoci a chiarirlo. Sembrò per un momento una singolare combinazione di ribellione giovanile umana e di orgoglio del tipo ‘io posso permettermi questo e altro’ da mezzo lupo.

Uther emise un breve sornacchio scettico. «Troppe cose. E non abbastanza vestiti indosso, visto il caldo.» osservò, come se avesse delle precise opinioni pragmatiche da personale esperienza, riguardo al taccheggio.

«O, soprattutto, meglio evitare di avere a che fare con la polizia, visto quello che stiamo cercando di fare…» osservò Andrea, solo per chiedersi - mentre ancora lo diceva - perché mai stesse cercando di dire qualcosa di serio in quella conversazione.

«Ah. Sì, ci può stare.» commentò comunque Nickj, annuendo.

A nemmeno metà strada verso l’appartamento, si ritrovarono Danny che correva loro incontro.

Andrea si irrigidì, notandone l’espressione preoccupata e seria, almeno prima che li vedesse. «È successo qualcosa?» chiese subito.

Danny si fermò di fronte a loro e prese un respiro. «No. Stavo solo… se mi aveste aspettato, sarei venuto con voi.» disse, corrugando la fronte.

Nickj sembrò intuire perfettamente l’intento protettivo, e si limitò a sbuffare un sogghigno. «Perché, hai particolari doti nascoste riguardo la scelta di occhialini e bandane?»

Uther sembrava aver intuito altrettanto bene, e ancora meglio quanto l’intento protettivo fosse rivolto soprattutto verso Andrea. «Ho il fucile, abbiamo una mezza lupa…» indicò con un pollice verso Nickj scioltamente «Eravamo abbastanza ben equipaggiati.»

Danny gli lanciò un’occhiata dubbiosa.

Andrea sospirò. «Immagino che quelli all’attendamento staranno dormendo là, piuttosto che tornare a scorrazzare in città. Per riposarsi prima. Come dovremmo fare anche noi.»

Danny la guardò un momento e annuì, voltandosi per tornare insieme a loro verso l’appartamento. O a trascinarcisi abbastanza efficacemente da riuscire a raggiungere il prima possibile il momento in cui abbattersi in qualunque punto d’esso e, finalmente, dormire.



Soundtrack: You ain’t seen nothing yet (Bachman Turner Overdrive)


Note per la letturaattenzione, sto pubblicando in una sola volta (lo stesso giorno) una mezza dozzina di capitoli. Lo dico perché se siete in qualche modo iscritti al sistema del sito che vi segnala automaticamente l’aggiornamento di questa storia, se non sbaglio vi invia direttamente all’ultimo capitolo, il ché significa che quando si pubblicano più capitoli insieme se seguite il link del sistema automatico finite all’ultimo saltando dei capitoli. A questo proposito, siccome non aggiorno da un (bel) po’, e per chi non ricordasse il numero/titolo dell’ultimo capitolo che avevo pubblicato e che aveva (eventualmente) già letto: l’ultimo capitolo che avevo pubblicato era il n° 60 (61 con la numerazione automatica del sito perché conta come n° 1 il cap. 0) ‘Wrong legends’, e ora sto pubblicando in una volta sola i capitoli dal 61 al 66 (da ‘Tre mezzi lupi entrano in un bar’ a ‘Then humour me’). Abbiate pazienza, copio-incollo questa nota in tutti questi 6 capitoli per (presumo) vostra utilità.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4051014