le concubine dello spazio (2)

di GirlDestroyer1988
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Mad Racer ora-dopo aver raggiunto il lago di Pendigo a Bickenhill-accompagnava la Mitchison di nuovo al centro di Birmingham con il donnone liofilizzato come una DollyMaker ToyMaxc impacciata negli esigui sedili anteriori della di Mad Racer Bentley Kendall-con il suo sorrisetto da Konata Izumi voleva sapere cosa avesse combinato di divertente la sua larger than Life Natacha Petrovna Balalaïka (Monica Ward) con il capoccione con i capelli stropicciati dal tettuccio foderato di velcro più consono a un taxi {e pensare che guida pure una gigantessa metallica dalla sua testa: dopotutto però se ci riusciva [Gaskon] a bordo del suo tigrato centauro}. Tutta storta a metà tra Tetris e Battle Gears la Mitchison ritrovò nelle sue memorie qualche storia di guerra saffica e piccante,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ah, il bello di essere come me Juno la Zennlaniana è mantenere questo faccino nonché queste badaboom tutt* lucid* come una scultura di Da Ponte e poter dire di aver fatto e visto quasi tutto. Non ricordo granché bene i miei inizi sul fronte. Sicuramente mi ricordo il saltellante treno di pensieri ogni volta che mi flettevo, un castigo inutile e un diversivo all’aggressività buoni solo a creare infiniti berserker e Bullgors, tipo Picchiarello (Elisabetta Cesone) che manda i nipoti nell’esercito ma ha modo di pentirsene e Il papero rosso di Giulio Chierchini, ma un ottima palestra meditativa, meglio della “sukhasana” di Shoko Asahara con 14 morti sulla coscienza e quel gran bel mastodontico pezzo di radical chic di Gordon Sumner, uno che precipiterebbe per rifiuto suicida dall’Everest piuttosto che disseccarsi per fame, sete, freddo e spoliazioni nel monastero di Rongbuk. Sudare sudavo, ma sgorgheresti ioni anche nel più immobile cazzeggio, e lì eri sola con le tue difficoltà, i tuoi limiti, come con tutta la ginnastica, la fatica, l’intensificare di muscoli, il concertino di goki delle bollicine d’aria nelle bucherellate interstiziali delle mie vertebre cervicali e schienali, temprandoti anche appunto in quella testa che tendenzialmente non sembrerebbe affaticarsi nemmeno un pò, hai voglia a raccontare come Antonio Rubino in Una guerra del 3000 lo scontro tra blemmi acefali discendenti di sportivi, atleti e culturisti e Twonkies discendenti di intellettuali si risolva nell’alleanza dei loro sovrani che, quando uno casca addosso all’altro tornano a comprendere che grossi muscoli e un cervello impegnatissimo insieme lavorano con un impennata di qualità del 1000%. Mi è servito questo pencolare il mio nobile recipiente di materia grigia come nel gioco Bing Bang Boing Ideal sui fin troppo concreti campi di battaglia? Con umiltà mi metto a paragone di Sun Tzu e Yamamoto Tsunetomo, pensosi condottieri. Nel mio mondo dobbiamo vedercela con un deserto non solo battuto dal Sole più dell’umido continentale della regione dove nacqui con una predisposizione animale e vegetale a inghiottire acqua o a berne pochissima-non a caso nel deserto con tutta l’arsura solare i rettili e gli insetti sono assai più diffusi dei climi più freddi dove tutti e due entrano in diapausa fiaccati i primi dalla presenza di ombre molto più massiccia, dal momento che non tutti sono endodermi in inverno l’oscurità è molto più durevole trasformandoli tutti in statue-con come proprio schermo ignude squame senza svuotamento d’acqua ionizzata da parte di noi che abbiamo come “agganci” nel parentado l’Inostrancevia e l’Estemmenosuchus e esoscheletri come armature di robot senza metabolismo che possa agonizzarli nei luoghi più ardentemente aridi e/o algidi dell’universo, da Deckman 50 nel 21esimo capitolo di Alita l’angelo della battaglia così indefesso nell’attraversare desertiche terre guaste che costerebbero tanto anche alla figlioccia cyborg maestra del Panzerkunst di Daisuke Ido e il pinguino robot gigante che tira palle di neve stazza  [Pulder Chuck] ai caprioli di Panico al villaggio di Stephane Aubier ma “caldo” vieppiù per le tensioni religiose che ne attraversano i popoli abitanti. Guerre di religione che noi, in virtù della politica del grosso bastone abbiamo l’onere di tenere oltre il punto d’ebollizione più serio, con tutta la diplomazia, la posta pneumatica di serpenti e piccioni a egida delle intelligence dei fronti coinvolti, come mercurio o tigre azzurra del delta del Gange in improvvisa e incontrollabile centuplicazione e l’ancora più demotivante burocrazia militare, Steven Grant contro Henry Gyrich e il suo superpotere del cavillo (beato lui che non aveva allo sportello Bruce Banner). Prima che cominciasse questa mia più grande impresa era una di queste bizze che avevo da mettere a posto. Aaminah, una di queste Ömer Fahrettin Türkkan eccitò il tavolo delle trattative, ma come un delfino addormentato non le prestavo che solo il 50% delle mie attenzioni. Pensavo alla storia che mi ha cresciuta, al tassello mancante che l’aveva caratterizzata per così tanto tempo, come un mondo dove uomini alati sono solo messaggeri divini (la cestista del Libro di Zaccaria, Harvey Birdman), esperimenti genetici (Il vendicatore alato di Franco Bignotti, Maximum ride la scuola è finita di James Patterson, Mew Mina) e uomini tecnologizzati (Tecna, Voltura) e nel presente dello studioso tutti o almeno fin troppi individui hanno sinuose ali pronte solo al decollo: i maschi.

Si parla di me, di che figurini sono quelli come me! Ursula Mitchison ridacchiò Le risposte che  mi dettero prevedibilmente con il passare del tempo si rivelarono benevolenti fandonie o almeno nella maggioranza delle volte che qualcuno me le diede e me le insegnò. Da britannico a scuola avrai studiato l’esaltazione del mondo antico greco-romano e il regresso che apportò il Medioevo dopo il 476, ma poi riflettesti con mezzi educativi tuoi (E a dodici anni ero quasi morto

Ero in ospedale non mangiavo più niente

E poi pulivo i bagni, i vetri e i pavimenti

Per sei sette anni seicento metri quadri

Tadana tadadana

Tanananana Tananana

E il mio capo il mio capo mi ha salvato

Li ci sono giochi se vuoi puoi giocare il padre è solo un uomo

E gli uomini son tanti scegli il migliore seguilo e impara Francesco Tricarico-Io sono Francesco-Io sono Francesco) che la fine di quel modello cosmogonico indiano i cui elefanti erano milioni di schiavi sostituiti da uomini liberi sotto un feudatario conscio di questo passaggio evangelico: Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici (Giovanni 15 9 17). Imparasti il doppio standard dell’esaltazione nonché minimizzazione della conquista nordamericana a opera vostra con seguente indipendenza anagrafata 1775 e la demonizzazione di quella sudamericana compiuta dagli spagnoli, poi ti venne il rovello così tanto che imparasti che il numero di sacrifici umani dissanguati alle falde dell’Aconcagua non era minimamente stato imbrogliato dai conquistadores, Brevissima relatio de excidio novarum Indiarum a cura di Las Casas, che invalida la “spietatezza” dei conquistadores mentre ben altro che contemporanea fu la denuncia della distruzione dei pellerossa. Studiasti come senza Spallanzani e Mantegazza figli dell’oscurantista e castrante Roma di Mameli non avresti avuto i Darwin e Huxley della più libera e emancipatamente laica Inghilterra. E sui militi della Schwebebahn di Pillnitzer Landstraße e della Genbaku Domu di Aioidori Avenue sulla giustezza delle guerre sia davvero proprie del tuo paese (Arthur Harris con i suoi timbri il 12/02/1945) che sottoscritte (James Chadwick a Alamogordo il 16/07/1945). E’ esattamente quello che è successo a me. Ma non a tutti questo piace. C’è chi su queste benevolenti fandonie alla fonte o lungo una delle numerose balze ci ha costruito molto, troppo, e ovviamente non può e non vuole che glielo lo si porti via, glielo si sbricioli, glielo solamente discuta. Io ho trovato delle valorose che come avevano coraggio di scommettere, di scostare il velo di Maya, ma a me come a altre dettero della svalvolata. E a un certo tot un pò per vacillo un pò per ironica difesa delle proprie idee abbiamo cominciato a credere alla nostra poca sanità mentale anche noi temerarie. Ma voi esistete, esistete bene, e potremmo aiutarvi e aiutare noi stesse, non soltanto con questa storia dello sperma. Perché io sinceramente a farmi le domande con i miei di neuroni in spalla non ho cominciato a avere nostalgia dei peni, ma dell’amore e del calore

 

Aaminah si presentava alla e sulla isola di Martinica con uno charme da mille e una notte nella sera di Natale (Aladdin stravince a Natale Franco Montini), ma come i bollettini di guerra del generale Johnston c’era assai di peggio dietro, dentro una gerla oppressivamente griffata dalla guerra con i suoi stemmi, le sue patacche dei dipartimenti, i suoi gradi e gagliardetti, il sangue e la delusione di padri che avranno 53 anni per sempre. Nessuna si fece domande, mentre le sue antenne le domande se le facevano, dov’era la Mitchison, dov’erano questi maschi per cui poltrire al tavolo delle trattative.  Questi americani che cagano il loro enterobatterio della globalizzazione in faccia al mondo….scoppiano per disequilibri di pressione tra un McDonald’s il cui foraggio eccessivo porta alla diarrea così come gli strapazzi della limitrofa palestra Virgin Active, solo un odiosa mandria come la loro riesce a avere Robert Franzese e Sylvester Stallone, Baggianate...! Americani invadenti! Sempre in ritardo in tutte le guerre...! Troppo denaro, troppo sesso... e troppo culo! (Ettore Conti)….solo loro potevano fare questa minchiata e poi accapigliarsi per essa con il credente fervore che noi sì che sappiam molto meglio indirizzare nell’obbedienza alle fatwa del Corano! Allah li fa e poi li accoppia, ma così li fa ammazzare gli uni contro gli altri! Vedremo come mi riceverà, se arriverà a capire che sono Tajolmolouk Ahmadi e non Barbara Eden! Samuel McArmy in accappatoio sornione assisteva a Panther Woman lanciata a 34 km/h all’inseguimento di un tir d’armi trafugate, tra cui più ghiotte dei missili, modello Tomahawk sicuramente con un BOOM notevole ma comunque non in grado di nebulizzare una città. La cacciatrice in cui il gigione James Stewart dava un tantino troppo di fiducia e le ladre sull’autostrada diventavano pericolosamente limitrofe alla città, un braccio di ferro procrastinante nel concludersi per  l’obbiettivo centrale di PW di catturare l’autocarro in fuga con il suo rampino, dalla guaina senz’altro a prova di proiettile ma che le ladre potevano tranquillamente lacerare, spaccare nelle sue grinfie o persino-come massima schandefreude-segarsi e menomarsi il prezioso mezzo pur di lasciarla a bocca asciutta. Doveva trovare un modo per agganciarglielo senza che glielo guastassero, mentre pur scocciata la sua meraviglia a quattro ruote veniva da essa lasciata venir martoriata da irose raffiche di proiettili, persino sul carrarmato antiforatura degli pneumatici (va bene che solo l’eruzione di La Peleé minaccerebbe la mobilità della sua auto, ma che due palle sti popcorn di piombo che non ti fanno concludere un ragionamento uno!). A Route de Balata Aaminah e le sue, fregandosene del tatto diplomatico come e anche più di Arma letale 2 di Richard Donner intervenne contro un camion troppo imbizzarrito per essere il terzo album di Finardi (Da Salerno a Milano con un carico di frutta sotto il sole bisogna fare in fretta
c’è un carro guida e Mario è su in cuccetta
su per l’Italia che scotta, verso un mercato che li aspetta
E in Emilia sull’altra corsia c’è una orchestra di liscio che torna da Pavia
la cantante dorme appoggiata al clarinettista
e sogna il suo lavoro “Signori tutti in pista”
da una festa all’altra sempre in pista

E diesel è il ritmo della vita
è la giusta propulsione per la nuova situazione
e diesel è il ritmo delle cose, è la nuova propulsione
della nuova situazione, giusta propulsione per la nuova situazione Eugenio Finardi-Diesel-Diesel). Ehi voi! Fermate quel dinosauro che fate vedovi troppi caselli di troppe transenne! Un pò deludentemente fu Aaminah, semplice Barbara Kean a fermare quel plotone e non la legittimamente incaricata Selina Kyle. Ma ambedue le pantere, la giaguaro nicaraguense insaccata di kevlar grassetto e la leopardo con il velo sulla boccuccia da Miss X (Patricia Kay) di Abou Ben Boogie di James Culhane e la divisa di Danny Webb di Boogie Woogie Bugle Boy of Company B di Ben Hardaway si stimarono a vicenda Grazie vento di Bagdad. Come ti chiami? Aaminah, vengo da dove è venuta quell’altra Ursula Mitchison? Sì era lei colei che la punta della mia lingua aveva perso nelle sue tasche. Ursula? Siamo colleghe alle Nazioni Unite. Bel costume! Panther Woman accontentò Coca, rimasta un pò sacrificata nei sedili posteriori, e con un guinzaglio la fece volare per ulteriore sorpresa dell’extraterrestre L’avete ottenuta con l’ingegneria genetica? Altrimenti? Su questa Terra non conosco molte bambine come lei! Lamarck era un mezzo coglione, De Duve ragionevolmente disse che Dio non inganna con fossili di plastica (Sottile è il Signore, ma non malevolo Albert Einstein). Tra 30 milioni di anni l’uomo potrebbe essere diventata un altra specie ritiene Giuseppe D’Amore.

Ah poi c’è Ettore Tibaldi!| Quello è un folle. Crede che nel futuro avremo acari dentro i computer. Oggi siamo in quello che per lui è un remoto futuro e no, nessun ragnetto nel mio arsenale elettronico. La sperimentazione genetica è troppo discussa e applicata al punto che non riesco a credere che Lei non ne sappia niente. Questa accanto a me è Coca, e tutti possono vedere che è una pantera con le ali. Persino il mio di DNA ha accettato ritocchini e interventi esterni. Non oserei dire che mi ha morso una pantera radioattiva, ma le mie orecchie hanno i padiglioni acuminati, i miei occhi un taglio troppo orizzontale e delle pupille che sembrano la bocca del padre di Leela (Michele Gammino), unghie con cui non puoi tecnicamente usare le tronchesine e velocità, agilità e forza nettamente maggiori di una donna come un altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunque la Mitchison è andata in Inghilterra. Non vorrà decollare per lidi gallesi immediatamente! Dovrebbe riposarsi, quest’isola è semplicemente paradisiaca! Ah carissima Panther Woman, mi hai davvero letto nel pensiero! Ci sono troppe palme e spiagge per voler già incamminarsi puntaccapo all’aeroporto! Vedrò qual’è l’hotel più papabile nei paraggi Ma quale hotel e hotel! Panther Woman ha molto di meglio! Una Mansion come nemmeno Charing Cross Road ne ha mai viste! Alle pendici di una delle nostre più iconiche montagne, proiettanteti in un panorama che nemmeno dalla monorotaia dell’Italia in Miniatura si riuscirebbe a pascere!

 

Samuel McArmy’s Mansion. L’ultimo maschio sulla Terra, il Robert Clarke di Beyond the time barrier era immerso-acciuga nella pizza servita a quelle Femforce-in una indolente accondiscendenza di un mondo impazzito raccolta e zuzzurellante in una pallina da golf. Uno sport con la nomea di decaffeinato, di tranquillo, di praticamente anestetico in realtà poteva incattivire come il calcio in cui ci si massacra di pedate e il rugby in cui ci si massacra, dice Marco Pastonesi, come in un orgia, vedasi Kitty caddy di Sid Marcus. Un eventualità di male su cui McArmy proprio non voleva soffermarsi, non con la chance di fare Frank Sinatra con tutte quelle sventole munite di mazze. Un colpo delicato come l’apertura di un tubo di Smarties e il bello della pallina in buca, molto il coniglio e dov’è che spara il turacciolo di champagne sulla cover di Giugno 1954 di Playboy, la miglior rivista della storia secondo Ray Bradbury. McArmy però non era accerchiato da conigli, bensì tigri, e non ne era assolutamente dispiaciuto. A domare felini selvaggi ottieni più appagamenti adrenalinici che a fare il conigliocultore Buca. Ora tocca a voi bambole. Ah sta tornando Panther Woman. Con un altra pollastrella. Con chi ho l’onore di condividere un Martini? Aaminah, shalom Dalle notti d’Oriente. Da buona Bettina Dorfman la Barbie Shererazade mi mancava. Shalom a te Aaminah! Ah cara questo è Samuel. Il golf è uno dei suoi hobby. Vuoi fare qualche stoccata? Ma quello non era il biliardo? C’è pure lui Sembrava Shangri-La. Il caminetto di mattoni grigi, il maxischermo al plasma, il biliardo in tutta la sua verde vallata impreziosita del bouquet di palle numerate nel corimbo del loro triangolo, le stecche con il cubetto di cera blu per renderne la punta più temperata. Ovviamente in cucina ogni cosa era apparecchiata perché questi Martini venissero serviti, come piacevolmente doveva essere fatto [Da un indagine condotta su riviste femminili del periodo (1963-1964), sull’ Enciclopedia della donna, opera in 28 volumi edita dai fratelli Fabbri editore (altro boom correlato in quegli anni è quello della diffusione massiccia in ogni famiglia di enciclopedie rateizzate per i figli che vanno a scuola, come dimostra la pubblicità Idee chiare realizzata per il dizionario enciclopedico Sansoni) e dalla visione della pubblicità dei Pagot si possono osservare la ricchezza e l’abbondanza di rubriche che consigliano alla padrona di casa accorta e à la page di avere in dispensa per gli ospiti cioccolatini Mon Cherì, acqua tonica, chinotto e Coca Cola. Le bevande analcoliche, seppur con timidezza, aumentano di consumo costantemente Roberto della Torre]. Nemmeno fossimo Basilio il pollo architetto spilucchiamo una casa immaginaria, una di quelle utopie domestiche di Syd Mead a cui la magione di McArmy condivideva l’anno di nascita ipotetico, il 1984, e il look ’n’ feel: il Sole rendeva inesplosa l’illuminazione al neon i cui emettitori, come colonie di pulcinella di mare si facevano vedere sui muri a altezze variabili, dai battiscopa dei kakapo al soffitto spaziale della gallina robogalattica di Tom of T*H*U*M*B. Il pavimento era una barretta di cioccolato all’aroma di sasso di fiume i cui più importanti sommeliers erano un massiccio divano grosso e nero come [Great Mazinger] arruolato a placcare nei neozelandesi All Blacks e un tavolo trasparente su un pinnacolo color sabbia depurata al centro esatto di un tappeto di protuberanze grigio. Una specie di scatolone turchino reggeva come l’Edmontonia dei Dino Riders un televisore piatto e efebico come un calice d’aperitivo pure egli sparato di un nero senza concessione di obiezioni, domande o solo osservazioni empiriche. La sfumatura di grigio causata dalla rifrazione della luce dipendentemente dall’angolo della sua promanazione s’inveiva come una severa sfida: prendetemi esattamente come sono e guai a fiatare. La cucina era una lumaca di pietra il cui piede ligneo conteneva posate, piatti, bicchieri, tovaglie e fazzoletti. Sopra di essa incombeva un enorme faro. Forno a combustione e a microonde, frigorifero con freezer, lavastoviglie e piano cottura a induzione termica facevano il girotondo per tutta la capienza di quel tinello. Il tavolo di prima, quel ripiano invisibile da Napo orso capo (Franco Latini) con un pulsante nel suo pinnacolo d’appoggio cresceva d’altezza in modo che tutto risultasse più comodo per i commensali. Sedie-pieghevoli per furbizia-uscivano vicinissimo alla cucina, imbobinate e attendenti in un cassettone a trazione per apparecchiare con ridottissime ridondanze esecutive. Lo scatolone è un armadio che ha mangiato un giradischi di lucente grigio xilitolo disposto a sputarlo qualora qualcuno volesse far sentire un pò di musica. La Web Woman (Linda Gary) l’aveva comprato appena ieri e nonostante l’idea di dischi in vinile sembrasse desueta e anacronistica, la potente onda della nostalgia sul loro ritorno l’aveva avuta vinta. Il biliardo era separato da questa specie di plastico cubista, di Bididibobidibu di Maurizio Cattelan sintetizzato nei manichini di Casorati e nelle marionette di scoiattoli di Conkers’ bad fur day della Rareware da un muro come gli altri dell’intera casa pieni di silicone e calcestruzzo come immangiabili toast di pietra e polimero plastico, immuni a terremoti e baccani oltre le soglie che reggono per i loro stipiti. Tutto quanto, osservato come erbivori pellegrini manducanti l’erba che come un gigante di pelliccia verde dalla pelle esplosagli via dalla carne all’impatto col terreno copre il corpo vulcanico pure egli morto e morto in modo selvaggiamente scomposto rimandava a Frank Lloyd Wright e alla sua austeramente palindroma Fallingwater House; tra le più solite alzate d’ingegno della modernità e come sbrodoli ovunque i suoi capricci e i suoi cul-de-sac tematici causati dalla scarsissima durata della sua attenzione imbarazzando e seriamente terrorizzando ciò che è ben più antico, quel reparto balsa & legname del Leroy Merlin opposto alla tomba di Antenore di Padova, Lucky Moment di Leporano opposta al museo-atelier Tadolini, la chiassosa gelateria Pinguino Blu di Via Alighieri e il McDonald’s di Via del Borgo opposti a La Vineria di Via X Giornate, raccolto, beneducato e aristocratico. Certamente il suo anonimo architetto era stato formica previdente perché nonostante facesse l’occhiolino a certe mode architettoniche impaludate in una specifica epoca come vongoloni al fondale di un bayou contemplava un futuro che sarebbe potuto essere inverosimilmente diverso. Più una capsula del tempo che una casa, il cui ripieno era stato completato assieme all’interramento nel Natale 1949 con la scadenza da riesumarla e riaprirla Dopo un secolo e in un mondo migliore, cominciando un fantastico viaggio immobile che raggiunge l’acme sognato 70 anni prima sul caranto della Venezia subacquea dal quale l’ordigno mnemonico era stato fatto affondare a prova stagna da infiltrazioni d’acqua con una città bernoccoluta di grattacieli la cui luce delle tettoie fende il grissino di nebbia e smog appena sottostante con sottostante più ancora il miraggio dei kanji giapponesi al neon, bernoccoli nati e cresciuti rispettando gli edifici più antichi come mostra rispetto per il passato la Cancroregina di McArmy in quella notte pomeridiana nella quale un sarcofago di giocattoli, un Pasqualone, una gerla di Babbo Natale viene riesumato raccontando quanto ingenui erano gli antenati di quei cyborg di Marco Bolognesi e Hideo Kojima (Ma come si divertivano, ingiunge Asimov). Qualcosa con cui divertirsi quegli adulti malinconici, compostamente sbronzi a causa dei Martini e dei Sex on the Beach, rattristati sebbene con un sorriso per ogni stagione guardando quelle palle e quelle aste pungolarsi, rincorrersi, picchiarsi, imbucarsi, venire sistemati quando il gioco vogliamo che finisca ce l’avevano, ma facevano gli orsi nel rivelarne la presenza, l’esistenza immobile e scissa da noi come da un muro di cellophane. Quello che istorierebbe una cameretta anni 80, oggetto di un ordinamento dell’universo garantito dall’Ikea, severamente sbandierante scaffaloni Billy dalle guance elastiche come Kirby, scrivanie Micke con eserciti di cassetti, sedie Alefjall, letti Hauga con corredi Mojlighet, tappeti Stadsdel sul pavimento più ambiziosa delle enciclopedie Treccani (Fidarsi è bene Treccani è meglio!) E dei dizionari Zanichelli (Laboravi fidenter) e del loro precursore, la “Bibbia laica” (cit.Piergiorgio Odifreddi) Encyclopedié di Diderot nello sbattere l’inesauribile universo in una gattabuia cartacea tutt’altro che infallibile e eterna, se quel primo tomo ventipartito subisce aggiornamenti ininterrotti da ormai 4 secoli, ma la pubblicità è la pubblicità e un cosmo sul comò così come proprio un comò di legno solido e magari anche un pò di metallo torna sempre utile. Panther Woman, in tutto e per tutto una femmina felina già dagli occhi di quel giallo a metà tra la buccia di un frutto avariato, un bottone e una conchiglia quasi mongoloidi con una pupilla divisa-Daddy daddy di Maurizio Cattelan-in una vasca newyorchese marrone e un Pinocchio nero stretchato in lungo come la testa parlante di Mario in Super Mario 64 fatta passare per Green light corridor di Bruce Nauman chiuse quella porta indecisa già di suo, andando a posare il suo meraviglioso culo da Monica Rambeau su quel Bastiano scrutando l’extraterrestre mediorientale che faceva la gattina-molto più di lei, con la gimmick da Gatta Nera onoraria-con McArmy, con labbra immobili e sguardo da cinefila, senza alcun coinvolgimento emotivo. Sapeva di essere la concubina di un harem e che nel cuore dell’uomo oltre la vetrata panoramica a doppia anta poteva entrarci qualsiasi donna, senza che lei fosse speciale. Lei non è quella “speciale” come non lo è quella baldanzosa estranea. Dormire con un altra donna-conscia come solo può esserlo Irene Adler della sua bisessualità-l’eccita senza neanche troppo imbarazzo. La (teorica) mediorientale fa la sirena con due madreperle che nemmeno Octopasis la regina dei Dugons da quanto sono grosse, macigni delle catapulte delle navi assedianti Siracusa pronti a essere lanciati titubava sul trampolino della piscina presto godendo della compagnia della pantera Il nostro McArmy fa scena vero? Non sono interessata se me lo chiedi. Sono lesbica. E sono sulla Terra non per sfizio. Ho dei conti in sospeso e la mia debitrice è sulla Terra. É venuta qui in mezzo a voi ma da lì in poi ho completamente perso le sue tracce. Brancolo nel buio come una piccola Julie Power in una Manhattan che nonostante sia velocissima e possa circondari da un tuorlo di realtà priva di gravità mi fa sentire disarmata e cerco-ispirata dai manifesti-Wasp, la grande eroina che solca i cieli. Questa nobile Pixie intende forse aiutarmi? Com’è che si chiama questa scimmia sulla tua gobba? Ursula Ursula l’ho conosciuta. Aveva assistito a una mia lotta contro la Himmler, un pezzo d’animale appena fresca dall’ aver svaligiato una banca. Poi ha conosciuto noi, quelle ragazze, quelle a cui adesso appartieni Io non appartengo a nessuno Era una metafora. Se ne è andata in Inghilterra, poi il nulla. So solo che è sì in Inghilterra ma precisamente a Birmingham. Non so più cos’altro dirti E a me, grazie di tutto, non serve sapere altro. Non partirò subito, ho già detto che rimarrò qui in vacanza anche perché non mi perderei questa location così meravigliosamente esotica per me. Mi basterà una settimana

Una settimana d’ordinaria follia. A metà di quella settimana, un Mercoledì, Aaminah attuò il suo diversivo. Aspettò la notte perché lei e le sue donne, come un branco di volpi appostato tra gli alberi e le colline concentrato su un pollaio accerchiasse il carcere della Himmler. Il cartellino da Indovina chi? Della Himmler era stato memorizzato da un satellite precedentemente messo strategicamente dietro la scia dell’astronave della Aaminah quando s’accingeva a atterrare sulla Terra immediatamente messosi a fare il Grimmy (Oliviero Dinelli) surfante sulla scia puzzolente di un cassonetto aperto stavolta cercando qualcosa che aveva un odore assai superiore. O avrebbe avuto, perché in un carcere d’abbastanza sicurezza come quello non ti regalava campioncini di profumo nel bagno, assieme a altre frivolezze delle quali una donna poteva vivere non sopravvivere, linea scuola Invictac dei Ratz di Hunt Emerson. Capelli rossicci….trecce alla Pippi Calzelunghe…oh, le piacciono i tatuaggi. Diwani al-jali! L’aiuteremo a mettersi al sicuro dalla legge facendola diventare un opera d’arte!

Per la Himmler il piano di Aaminah era quello di rendere i suoi tatuaggi esseri viventi o oggetti tridimensionali che la prigioniera poteva evocare. Un idea meravigliosa, ma soltanto un idea. Comunque, prima evadeva poi avremmo pensato alle idee in quantità. Nell’acquedotto della città vennero rilasciati dei piretoplasti, parameci alieni visibili che si nutrono di calore. Vennero mandati a uscire dai rubinetti delle prigioniere interne alla prigione finendo momentaneamente in ipotermia. I parameci tornarono-aiutati da un “fischietto” chimico/ormonale-con numerose cellule epidermiche raccolte preterintenzionalmente, inserite poi in delle orche meccaniche lunghe e voluminose come custodie di un contrabbasso, contenenti un intera santa Barbara. Un convertiplano attese la Himmler unitasi alla relativa evasione di massa e con un concisissimo convincimento la fecero volar via con loro. Ho visto le pubblicità. Adesso cos’è che mi offrite veramente? Sei tatuata? Tutta la schiena. Cazzo v’importa? Noi crediamo che i tuoi tatuaggi siano più di ciò che appaiono. Lavoriamo per un esercito affiliato a quello della Mitchison, se non la conosci è l’importante amica di Panther Woman conosciuta da Panther Woman giunta sulla Terra poco dopo il tuo arresto Il nome di PW fece ringhiare la Himmler dovendo spingere Aaminah a svicolare il suo gioco Noi non sosteniamo né l’una né l’altra. Siamo invece consce che la Mitchison e Panther Woman sono delle vendute. Con loro tornerebbero al potere quei maiali dei maschi. Ma se tutte le donne del mondo fossero come te dotate di terribili tatuaggi in grado di assumere vita loro e colpirli….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come il pubescente Johann Schmidt quando Erwin Rommel gli offrì l’ingresso e l’iscrizione onoraria alla Hitlerjugend quell’odiosa piro piro occidentale

Divenne più attenta di quanto fosse mai potuta essere. Se solo avesse saputo anticipatamente da Aaminah che tanta entusiastica operosità non avrebbe potuto avere esito fattuale! Ma Aaminah non deve mantenere nessuna promessa messa in gioco da canto suo. Himmler deve solo essere un diversivo per Panther Woman e per tutta Martinica. Sì, ma il diversivo dev’essere convintissimo. E se….e se i nuovi tatuaggi della Himmler funzionassero alla stregua dell’Holosseum SEGA con la realtà aumentata? Con la scienza dell’elettromagnetismo un uomo poteva volare. Ecco quindi Light Lass. Una volta che la Himmler potè denudarsi sotto gli occhi di Aaminah e le donne del suo entourage con calma e senza aeromobili sballottanti emerse il problema che il grosso dei tatuaggi della Himmler era sull’inaccessibile schiena. Ma una volta che dal lato B si tornò al lato A fu quel lato A che si palesò come una sfruttabilissima terra vergine. Ora servivano le tempere e i pennini più adatti a quella scriteriata Artemisia Gentileschi. Una vernice cutanea che uno scanner AR sapesse leggere anzi vedere come le cards di Ben 10 sull’omonimo gioco per Hyperscan. Altro vicolo cieco. O vicolo miope, perché bastò impostare gli Scan epidermici in questo modo: premendo un touchscreen simile a una pepita d’ambra il tatuaggio là sotto sarebbe stato scannerizzato e reso dalla stessa pepita d’ambra in un ologramma come quello di Virulina (Jennifer Darling). Adesso bisognava solo scegliere quali tatuaggi. Conoscendo la Himmler per la schiena-altresì martoriata da qualche grezzo Domenico Purificato o Peggy Guggenheim-già c’erano una Madonna nera dalle ali di machete assisa su una montagna di teschi cazzuta, minacciosa e da pregare non diventi mai anche solo un miraggio tridimensionale da R2D2. Il resto del suo corpo aveva già la nomea di periferia quasi autostradale sotto angioma di graffiti osceni e rabbiosi, bastava avvolgerla di apparecchiature elettroniche che vitalizzassero quegli scarabocchi xerigrafati con lo sperma e lo sputo.

 

La Mitchison crede che quel plasma sigillato e pressurizzato a scarsissimo tasso batterico sia latte. Ma sa che berlo è una pessima idea, e il latte va bevuto da un bicchiere, magari con del Nesquik per insaporirlo. Duvurine condivideva il suo stesso accidioso palleggiare i bulbi oculari su quelle immobili provette bianche come un contemplatore della Cloaca di Wim Delvoye della superiore strusciando il piede sinistro come una deejay che oscilla una mano sui piatti del mangiadischi impaziente di fare qualcos’altro. Occhieggiando le altre marinaie coinvolte in quel parco acquatico dello Staffordshire in libera uscita la francese-stranamente non prona a bisticci con la perfida Albione-trovò ordunque il coraggio per dirle che cosa loro intendevano fare Mi ci ero fermata per caso, ansiosa di appurarne le condizioni di giacenza. Non vedo perchè non cambiarci anche noi e tener loro compagnia. E poi ricominceremo a esplorare questo pianeta sconfinato da cui abbiamo mosso i primi passi che ci hanno portato a lassù, a quel mondo in bottiglia che mi sembra disinganni quest’altro, il cui vetro è impalpabile aria. Non esci mai dalla gabbia della realtà, La realtà è quella cosa che anche se chiudi gli occhi non smette d’esistere Philip k Dick

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ho un luogo sopra tutti dove andare. Credo pertanto che la mia curiosità si sazierà senza problemi La Juapenos era in topless, aveva tette talmente grosse da ridicolizzare quelle cantate da Max Pezzali e Ivan Graziani, la Rugunga faceva la scosciata Jasmine (Manuela Cenciarelli) con un volatile anfibio, la seducente Musumeci, emula ibrida tra le Stacy Ferguson di Nine di Robert Marshall, Rinko Kikuchi di Babel di Alejandro Inarritu e Anne Kimbell di Monster from the Ocean floor di Wyott Ordung anche lei a tette enormi libere da pezzi superiori irretiva come neppure Jessica Lovebol in Sapore di sale di Leo Ortolani, Von Brauchnauser le dava ragione non riuscendo a contenere i suoi di seni incollati al suo monokini dal look stile Tania di Yu Gi Oh GX in osservanza al suo retaggio vichingo lontana dall’acqua a tenere compagnia alla Rugunga valutandola come una mezza scema, Dnurmilova e la Saronagari spaccavano pinhatas di cocomeri, la Grorbery controllava l’acqua della piscina fosse pulitissima causa un episodiaccio dove addirittura trovò delle feci a mollo dov’era andata, Hypnotia avulsa dal suo costume da impronta digitale s’atteggiava da Principessa Morbucks in Shore thing di Abby Denson, Idra riusciva a fare il record di apnea facendo respirare i suoi capelli al posto suo, Supermegamilf era una comitiva di bagnanti a metà tra Le bagnanti di Paul Cezanne e Mahabaharata l’inganno divino di Sanjay Patel. La loro leader, il loro unico vero cervello, la loro sola regina era conscia dello stato di sonderità nei loro confronti. Che avevano fatto senza di lei? Lei aveva lasciato loro una settimana senza lei. I paciosi villaggi inglesi, immutati dai tempi di quelli di La spada di King Arthur non avevano mai visto donne del genere, e mai avrebbero finito di ringraziarle per buone azioni compiute là per là. Hypnotia aveva ipnotizzato ladri di polli in una specie di turn face di Maggie Mont cosplayer di Seducella ( la classica criminale zoccola che non può mancare in un cartone animato per bambini. Fa molto soffrire le sue vittime, solamente uomini, perché, dopo averli sedotti, li rapisce, li fa spogliare, li lega al letto e, dopo essersi spogliata, non gliela da https://nonciclopedia.org/wiki/Le_Superchicche#Nemici). Una sciocchezza, ma i ladri di bestiame non piacciono a nessuno. Idra divenne la badante di una contadina solitaria dalla pelle identica al grasso humus della campagna inglese facendole rimpiangere di avere capelli più inerti del peduncolo craniale di Majinbu (Riccardo Rovatti). Humonga, gagliarda Leela nella sua versione di Cornwood ma con due occhi sembrava stranamente elegante in piscina, ma le sue occhiatacce da bulla inclinavano la Mitchison con simpatia a non farglielo presente. Lei aveva dato una mano con del lavoro agricolo pratico. Supermegamilf era stata nella più urbana Manchester. Il Britannia Sachas Hotel era lussuosamente adatto per delle così sfarzose Jodie Lengh, in una città dove pur con tutto il riposo offribile i loro poteri finivano con lo stagnare. Ma come presto scopre Power Girl o Moon Maid una città ha innumerevoli occasioni per usarli. Entrate in un pub, il Pixel Bar di Thomas Street, dentro cui già al bancone delle sbronze Brain Queen col suo testone a a palla da pallanuoto catturò e appropriò le attenzioni delle avventrici e dei (pochi) avventori come una pallina a ventose tutti i colori +1, ma quel suo cervellone sexy come quello di Lois Griffin (Antonella Rinaldi) alla pari delle sue altre due palle da volley non faceva solo bella scena, e i cabinati che battezzavano la birreria se ne sarebbero presto accorti. Assieme a chi c’era venuto per farsi un boccalone di Manchester Bitter e una partita all’ultima £ a Dragon Ball Z della Konami. Chiedendo con un certo disappunto del barista solo della Sprite in lattina con cannuccia andò a un cabinato Wacky Races Banpresto poggiando il suo drink (Non ho chiesto alcolici perché quelli ti spappolano il cervello!) Nel posacenere stranamente vuoto scegliendo Penelope Pitstop per ovvia stessa sessualità della giocatrice (Anna Pasanisi). La partita che osò contro il computer dall’altra parte del volante divenne un piccolo show. Tra un rumoroso sorso di seltzer e un rutto a labbra chiuse come il sifone di un mantice per buona educazione la testona tagliava traguardi sul suo bolide dalle labbra a vomere di bulldozer come enzimi il DNA dentro la cellula durante una meiosi. Stava accumulando lingue vomitate di bigliettini concentrandosene appena dopo con aria perplessa, come una paleontologa davanti a un fossile senza né capo né coda e certamente non aiutata dall’irrevocabile estinzione dell’animale che l’affliggeva con indovinelli da sfinge tebana (What if my bones were in a museum,
Where aliens paid good money to see ’em?
And suppose that they’d put me together all wrong,
Sticking bones on to bones where they didn’t belong!

Imagine phalanges, pelvis, and spine
Welded to mandibles that once had been mine!
With each misassemblage, the error compounded,
The aliens would draw back in terror, astounded!

Their textbooks would show me in grim illustration,
The most hideous thing ever seen in creation!
The museum would commission a model in plaster
Of ME, to be called, “Evolution’s Disaster”!

And paleontologists there would debate
Dozens of theories to help postulate
How man survived for those thousands of years
With teeth-covered arms growing out of his ears!
Bill Watterson) Se se lo sta domandando Soyen Chen quelli sono buoni. Più ne accumuli ai giochi più potresti avere un premio grosso. E lì ne hai fatti una montagna. Prova a andare a vedere che ti rifilano sempre con quel menefreghismo da mente superiore andò al bancone dei premi. Quando le affibbiarono il più mastodontico dei premi che quella-fondamentalmente-sala giochi poteva dare a qualcuno e Brain Queen uscì pagando la sua Sprite si trovò a fare la conoscenza di una elemosinante alla fermata bus di Turner Street a cui cedette il premio. Un regalo per i suoi figli, visto che un cartellino come quello segnaposto dei ristoranti specificava avere figli che chiedevano elemosine anche per loro stessi. Sarah Siegel invece puntò in alto, il Grosvenor Casino di George Street dentro cui entrò con il suo miglior spacco a sirena. Il gioco d’azzardo è pericoloso, soprattutto se non sei mai stata prima in una bisca e sembri mia nonna al bingo. Vi si stava esponendo con troppa nonchalance anche a livello d’esibizione di curve, dal momento che in materia di stupri e palpate non ci si poteva fidare più nemmeno delle donne (Marocchino racconta stuprato da tre donne Pierpaolo Cervone), ma era tutto tranquillo. Le sue fiches andavano e venivano dai loro gruzzoli con cautela e alla roulette accumulava zelante e avveduta formica una piccola fortuna. Sempre sottovalutando la peccaminosità di quell’ammasso di lusso abbandonò il garrente tavolo verde con meno danaro di quanto avrebbe potuto conquistare continuando quelle mani da Bianca Javin di Operazione casinò d’oro di Charles Bail con la stessa nonchalance di un gruppo di ragazzine dei Peanuts alla fine dell’allenamento di baseball tra sé e sé in realtà pensando malissimo di quel raduno di avvoltoi e tafani e di come lo stato inglese permettesse legalmente di prosciugarsi la vita come un negligente Alberico Biadene e un indifferente Francesco Sensidoni innanzi a una Longarone ridotta a macerie e acqua sporca dal collasso della diga del lago Vajont. Per l’ovvia ragione che così incassa miliardi lui, da bel leviatano che proprio un inglese come questa Mamchester, Hobbes, diceva essere la nostra monarchia democratica e parlamentare. Ehi cosa sono queste grida? Da una zona densa di slot machines un avventrice urla scandalizzata. La Siegel l’interroga e scopre una rapina appena compiutasi. Due ladri, con il trucco del malato immaginario hanno dissanguato uno degli apparecchi come il mostro alieno affrontato da Dexter (Federica Valenti) sul Robo Dexo 3000. Al malcapitato hanno sganciato la leva suscitandogli il suo ultimo conato di £. Avete visto che tipi erano? Facce? Corpi? Vestiti? Si sente rispondere che i ladri erano benvestiti, la mente un possibile miliardario il braccio potenzialmente la sua guardia del corpo. Si mise un cotton floc imbibito di impronte digitali nelle tette a microonde e come Sally Yumeno (Laura Boccanera) stupì dicendo quasi di sapere chi fosse il colpevole senza sé e senza ma Davvero signora? Chi è? Sono una detective ma ancora non ho cavato un vero ragno dal buco. Mi servirebbe il vostro gentile aiuto di nascosto in bagno si denudò i seni d’acciaio e da essi srotolò una cordicella di carta facendola assomigliare e sentire come l’action figure di Rita Malone di McDonald’s con una serie di piccole scritture ingrandite dai suoi occhiali con i dati salienti. Era un pò un imbrogliona pensò sghignazzando, ma era dalla parte giusta, stava dando un aiuto contro il crimine, General Jumbo che fa felice una bambina con un Babbo Natale meccanico volante controllato con il suo bracciale-telecomando

 

I dati lasciavano ipotizzare che il ladro fosse anche un gran Bell’uomo, ispanico ma senza sguaiate camice aperte sulla pelliccia di hutia cubano AKA petto con mezza tonnellata d’oro incatenato attorno al collo da muflone ma un nobile tra i primi usciti tra gli aurachi civilizzati dagli spagnoli da oltre l’Atlantico con come scagnozzo un altro latinos non particolarmente mastodontico ma a cui venivano lasciate le parti con i pugni, comunque avendo dimostrato con quello scasso di essere bravo anche con i lavori più raffinati e cerebrali. Le impronte digitali vennero stampate e date alla polizia per un controllo incrociato con le altre di altri manigoldi o civili chiuse nella banca dati di Lloyd Street. Di fatto ci pensò la polizia a identificare gli uomini, cosa a cui la Siegel era già arrivata chiusa tra rotoli di carta igienica e pisciatoi placcati d’oro, con l’aiuto di due tettone che funzionano come avanzatissimi forni a microonde. Sugli schermi dei computer i soggetti mostratele la convinsero con fermezza d’aver fatto le analisi giuste. La poliziotta degli identikit equivocò la sua palpata di seni (capaci di spacciarsi come-enormi-seni di pelle e sangue con un mimetismo camaleontico) come autogratificazione da Tina Armstrong di DOA Dead Or Alive, senza che nessuno venisse a sapere del suo segreto. Sempre approfittando con furbizia del momento regalò all’agente un anellino delle patatine abbastanza affascinante pur nel suo non essere bigiotteria, in realtà una cimice. Seguendo le volanti quatta quatta sulla sua Toyota 4runner si nascose dietro il covo. Messasi una tuta aderente che le lasciava i seni (adesso che possono esibire la loro lucida natura d’ordigni d’acciaio) si preparò a “convincere” i malviventi alla resa come aiuto extra alle forze dell’ordine in agguato. Facciamo le cose in piccolo Con raggi il più possibile poco intensi, da morsi comburenti di Gigimon (Alessio Cigliano) li rovinò tutti i meccanismi interni più importanti dell’auto con cui si erano dati alla fuga. Adesso era solo questione di saper attendere. Orecchie come quelle di Della Robinson e Julie Guicciardi la Siegel esplorò solo sonoramente i movimenti dei Bonanza Bros per non cantare vittoria invano. Divennero di quelli che-qualche bang bang a parte-se la diedero a gambe…..dritto dove c’era lei. Fermi amore Cazzo ci fa quella zoccola lì? Sai com’è, le tipe di Canal Street sono in recessione. Vogliono provare l’asporto. Tu quanti sacchi sei? La Siegel bombardò la loro auto (su cui sarebbero dovuti essere dentro già da tantissimo per gli standard di due fuggiaschi anche se la Siegel aveva già mandato a monte la sua utilità) con un raggio che la sciolse. Terrorizzati, gli uomini si arresero muti come il metallo adesso pappa rovente. Più in alto nella perfida Albione, a 295 chilometri a Nord di Manchester, a Glasgow, i pini attorno al buio castello di Crookston stormivano con silente aggressività. L’elettricità deputata a rischiarare in queste notti scozzesi senza fondo spalmata per Lyoncross Road non fa un lavoro molto convinto. Una nera Jaguar XJS a metano o idroelettrico (courtesy off Inversnaid Falls) s’avvicinava al maniero di Crookston. Chi crederebbe mai contenesse una strega? O almeno una fanatica aspirante tale? Lo si poteva arguire ancora meno da com’era vestita. Aveva abiti alla moda pesanti e resi anonimi dalla massificazione intercontinentale di Bershka (sei la solita idealista. Non capisci che in tutto il mondo, ormai, i bambini sono abituati agli stessi giocattoli perché sono le stesse grandi industrie che li fabbricano. I bambini credono di scegliere... e scelgono tutti la stessa cosa... quella che i fabbricanti hanno già scelto per loro Gianni Rodari-Trattato della Befana parte seconda il sacco-Novelle fatte a macchina) e più nuda di elementi magici di uno spettacolo di Luca Levi osservato dalla prospettiva di un insegnante di Hoghwarts. Quella sembrava Hoghwarts, ma una pessima imitazione, e la ragazza intenta a andarci dentro non era per niente Hermione Granger già a cominciare dalla (trattenuta dal freddo) prepotenza del vestiario. Bussò e venne fatta entrare. Si svolgeva una serata a tema e si era preparata, ma coprendosi fino a far scomparire trucco e parrucca per non gelare nei -15° della Glasgow notturna in agguato là fuori. Era una strega in lingerie aussi glamour. Quel ballo delle debuttanti avrebbe imbarazzato l’aristocratica Minerva McGranitt peggio delle cazzate dei Grifondoro, dopotutto pure Stan Picchetto avrebbe riconosciuto che erano babbane, babbane con un abilità a fingere la propria affiliazione magica (o almeno mezzosangue) davvero fallimentare ancorché arrogante. Che c’entrava poi la stregoneria con il pizzo sexy? Da fuggirsene nei boschi come Hagrid, o lasciarsi baciare da un Mangiamorte. Dominina guidava il ballo del ceppo fatto da Maximillian Aldorfer sebbene non nascondesse una certa ansia da prestazione. Molto più della novellina su cui ci eravamo precedentemente concentrati. Anche l’ultima arrivata, apparentemente la più timida si mondò dei suoi pesanti Timberlandc e Wranglertm mostrando i suoi enormi seni-come quelli delle altre finte streghe-avviluppati assieme ai suoi altrettanto enormemente prorompenti glutei in una nera, fitta, sottile ragnatela da Flying Garden di Thomas Saraceno brandizzata Victoria’s Secretc, estraendo da uno zaino di Rapunzel un cappello a punta dalla tesa a hula hoop, un sombrero a aria compressa, il perfetto cappello da strega. Sono replicanti, sono tutti identici, guardali

Stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere

Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano

Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno

Spendono, spandono e sono quel che hanno

Sono intorno a me, ma non parlano con me

Sono come me, ma si sentono meglio

Sono intorno a me, ma non parlano con me

Sono come me, ma si sentono meglio

E come le supposte abitano in blisters full-optional

Con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland

Vivon col timore di poter sembrare poveri

Quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano

Poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono

Parton dal pratino e vanno fino in cielo

Han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo (Frankie Hi Nrg-Quelli che benpensano-La morte dei miracoli). Chissà se quella schiera di Paladino, I testimoni, ci fu qualcuna che percepì che Dominina dei poteri ce li aveva veramente. Nulla di magico, ma qualcosa che quelle bambole, quelle versioni sexy dei demonietti di Non aprite quel cancello non potevano REALMENTE avere. Almeno le scope erano già lì, donde evitare che gironzolassero per Glasgow come tante Vampirella in incognito scambiate per netturbine, courtesy off the anynomous Gilberto Severini. Ma oggettivamente erano legno pesante, a cui l’esistenza aveva coartato possedessero l’invisibile scintilla di magia che le avrebbe rese vere aeromobili. Solo quercia e saggina. O materiali più moderni, sintetici, ma ugualmente buoni solo a cadere sbilanciati in avanti. La musica era morbida e sessualmente calda. Le sex appeal de la policière me fait mouiller devant, derrière

Le sex appeal de la policière

Je lui demande ma direction, la policière est super canon

Elle m'amène jusqu'à sa maison et là j'enlève mon pantalon

Policière aux cheveux bouclés dans son uniforme super moulé

Rend mes tétons tout pointés, je prends mon pied, je prends mon pied

Elle m'attache avec ses menottes, la policière se déculotte

La policière a du chagrin et moi j'enlève mes escarpins

Sex appeal, sex appeal

Le sex appeal de la policière me fait mouiller devant, derrière

Le sex appeal de la policière

La réconforte la policière, elle a une bouche hyper sexy

Comme c'est bon d's'envoyer en l'air, la policière n'a plus de soucis

Mes escarpins, mon pantalon

Sa p'tite culotte, ses mocassins

Un grain d'beauté, une tâche de vin

Des p'tites dentelles, une salle de bain

Excitation, introduction

Une étincelle à profusion

Porte-jarretelles et gros nichons

Soutien-gorge, collant nylon

Mes escarpins, mon pantalon

Sa p'tite culotte, ses mocassins

Un grain d'beauté, une tâche de vin

Des p'tites dentelles, une salle de bain

Excitation, introduction

Une étincelle à profusion

Porte-jarretelles et gros nichons

Soutien-gorge, collant nylon

Soutien-gorge, collant nylon (Sexy Sushi-Sex appeal-Caca). Erano tutte là in ricevimento in una stanza che faceva pensare a una presa multipla vista dal di dentro. Tante, troppe stanze, tutte descrivibili come intestini di stoffa sordidamente colorata affetti da enterite regionale, aperte sulla grande stanza in lento svuotamento di streghe con lente tempistiche da piano inclinato, o Tango di Zbigniew Rybczyński, Più che un tango, un bolero: un crescendo di persone (decine!), reciprocamente ignare, in una piccola stanza, ciascuna con il proprio percorso che non si incrocia mai con quello degli altri. Assolutamente eccellente per l'incredibile orchestrazione dei movimenti, che porta lo spettatore a una sorta di incantato stordimento. Ma l'idea è bella anche per lo strano senso di disagio che comunica: quello di essere semplici passanti negli spazi che solchiamo quotidianamente e nei quali possiamo "scontrarci" con i fantasmi di altre presenze (Ferruccio Giromini). Ognuna cercava ognuna per dare fuoco alle vicendevoli membra in un attrito forsennato, quello di grotteschi bergamotti con alle spalle bottiglie di Alta Langa che con sempre più violenti saliscendi far esplodere in un geyser di succo d’agrume verde, anidride carbonica e uva bubbiese, mentre quegli enormi Blavingad del colore delle collane d’alabastro dei loro seni venivano parimenti titillati con le carezze dei loro capezzoli da fulminare il mezzo metro di sistema nervoso che intercorreva tra le due zone erogene

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come il pomello elettrificato di Tata Matilda di Kirk Jones garantendo un esplosione remota di quel Jo Brindo incrociato a Betta Strombetta nella casetta innevata di ovetti Kinder nascosta tra quelle cosce commerciali griffate Iper & Sigma. Per non parlare di come baci e labbra frizionandosi innalzassero a Selene urla di gioioso piacere dal ritmo e pentagramma loro peculiare e esclusivo, come un etichetta discografica delle risme delle RCA Bluebird, la Homestead Records, la Arista Records, la Sugar Hill Records, apripista di generi come jazz, indie rock, pop e rap. La magia sessuale come rivolta uggiolante contro il patriarcato. Una magia che Dominina non aveva avvezzità ma che lasciò la contaminasse come una sommelier alle prese con un vino di marca ignota e mai precedentemente sentita, ma che veleno o petrolio certamente non era. Una magia che, fatte accomodare le sue papille, non la sconfinferò quanto sconfinferò le altre, addirittura estasiandole come miracolate….o possedute. Again, this book is not so bad if you only take the space-opera out of it: but Signet [l’editore] appears to think that the space-opera is what makes it worth having: title, cover design and blurbs all support this idea.

What I am afraid of is that Signet might be right. This kind of ignorant nonsense ought to be well adapted to the existing mental set of a reader to whom “space,” “planets,” “galaxies,” are all words without any specific meaning, conveying nothing but a vague feeling of “out there.” If so—if there is a vast untapped audience of unsophisticated (and uneducated) science fiction readers just waiting to be fed—then we may expect to see an immediate mushroom-growth of Vernons… out of whom, in another twenty years, a little coterie of polished science fiction writers will evolve, to sit and wonder why their stuff doesn’t sell.

What a nightmare! Thank heaven I don’t believe it for a moment! (Damon Knight). C’era stata la saga di Harry Potter e come fosse stata l’ultima grande fiaba moderna, accendendo l’immaginazione con maghi, streghe e incantesimi. E fu in questo frangente che si vide quanto i Babbani lo fossero: ogni nuovo fantasy veniva impietosamente omologato a quello della Rowling, fioccavano le imitazioni, financo le scimmiottature, tutta Hoghwarts divenne un megaparco a Orlando Florida. Che Dominina trovò chiuso quanto il terrorismo di Sirius Black fece capire che si era giocato con l’Incendio. E sempre dopo l’esaltazione segue l’oltraggio. Tra le colossali attrazioni addormentate come dinosauri incatenati in un circo, Hagrid’s magical creature motorbike adventure, Flight of the griffin, Hoghwarts Express’ Hogsmeade station fan invasate, XXXbloodyrists666XXX facevano sesso scatenato nella convinzione che qualcuno sarebbe andato su tutte le furie per questo. Ci sono due errori uguali ed opposti nei quali la nostra razza può cadere a riguardo dei diavoli. Uno è non credere alla loro esistenza. L'altro è crederci, e nutrire un eccessivo e insano interesse in essi. Loro stessi sono ugualmente compiaciuti da ambedue gli errori e salutano un materialista o un mago con lo stesso piacere (Clive Staples Lewis). Ma appunto chi c’era da pungolare? Da aizzare fino allo scatenamento come le piante della famiglia Johnson che crescono fiorite e rigogliose più papà Johnson (Donato Sbodio)? Come Jackson Day contro Bruce Banner? Dov’erano questi Voldemort sessisti? Dov’era la magia? Dove il sovrannaturale? Le scope erano legno che faceva un onomatopea se lanciato, perché cadeva. Perché quelle non erano scope magiche, non erano uscite da Diagon Alley. E quelle non erano streghe. Solo troie. Figlie di quell’altrettanto orribile donnaccia di Leda, la cui figlia distrusse Troia. E lei, Dominina, l’incolpevole Ecuba avrebbe fatto sentire a quella sciacquetta l’ira funesta di Egesipile, Egialea, Euridice e Penelope. Il focus dell’ingresso a quella Cozza Pelosa

La Neville Longbottom rivelatasi una Romilda Vane incrociata a Ebony Darkness Dementia Raven si fece portare con l’indebolito polso sinistro in una delle ultime camere, mostrandosi molto più che un impacciata Jun di Maka Maka love & Communication di Torajiro Kishi ma una pantera che sapeva come usare le mani. Durante quella Beltane in mezzo a tante serve della Dea c’era Lena Horne di Due cuori in cielo di Joseph Schrank, che durante quell’edonistica vendemmia reggina in Lamborghini, quell’edonistico Capodanno, quell’edonistico upgrade del Bar Sport di Via Bonacini a livelli Moulin Rouge, quell’edonistica performance artistica di Maria Backhaus artigliò come una dolce carenatrice la testa della femmina che le si stava concedendo e disinteressandosi dell’orgasmo in imminente eruzione dove tutte e quattro le gambe s’incrociavano s’impegnò a leggerle la mente. A far entrare la Lotus Exige del suo cervello nell’autostrada del suo sistema nervoso. Perché hai accettato tutto questo? Perché ho sentito di avere la Magia dentro. Quale magia? Ve ne sono molte, e troppe votate e deputate alla malvagità No, sento che la magia che c’è in me è positiva. E’ la magia delle mestruazioni

Dominina roteò gli occhi mentre i suoi contratti muscoli digitali si prendevano una pausa, un pò all’insegna del caffè un pò all’insegna delle deliberazioni dei giurati Il sangue espulso dalla vagina? Fammi ricordare che cos’è la magia di sangue….è una magia bassa, viscerale….come tutte le cose che orbitano attorno all’inguine e alle viscere propensa al vizio e al male. E’ altresì una magia di vita, ma tu ne stai facendo scempio. Sono venuta qui per liberare chi vuol essere liberato da questi inganni, da queste falsità che chiamano e si fanno chiamare “magie” ma sono solo fanfaluche. Prima che tu me lo chieda, nessuno ci ha mai DAVVERO perseguitate per questa cosa della magia. Finirei l’anno prossimo parlandotene ma no, questo tuo è un giocare col fuoco. Sono una maga esperta nonostante sembri tua coetanea, una Rosemary Woodhouse che conosce i demoni molto più di quanto le piacerebbe. Quando il popolo fu rientrato nell’accampamento, gli anziani d’Israele si chiesero: «Perché ci ha sconfitti oggi il Signore di fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l’arca dell’alleanza del Signore a Silo, perché venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici». 4Il popolo mandò subito alcuni uomini a Silo, a prelevare l’arca dell’alleanza del Signore degli eserciti, che siede sui cherubini: c’erano con l’arca dell’alleanza di Dio i due figli di Eli, Ofni e Fineès. 5Non appena l’arca dell’alleanza del Signore giunse all’accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra. 6Anche i Filistei udirono l’eco di quell’urlo e dissero: «Che significa quest’urlo così forte nell’accampamento degli Ebrei?». Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo l’arca del Signore. 7I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: «È venuto Dio nell’accampamento!», ed esclamavano: «Guai a noi, perché non è stato così né ieri né prima. 8Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l’Egitto nel deserto. 9Siate forti e siate uomini, o Filistei, altrimenti sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate uomini, dunque, e combattete!». 10Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e ciascuno fuggì alla sua tenda. La strage fu molto grande: dalla parte d’Israele caddero trentamila fanti. 11In più l’arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Ofni e Fineès, morirono|Allora i cuori dei Noldor s’infuocarono e i loro capitani volevano assalire gli avversari sulla piana; ma Fingon si dichiarò contrario. E disse State attenti all’astuzia di Morgoth signori! La sua forza è sempre maggiore di quel che sembra e i suoi piani diversi da quelli che appaiono (J R R Tolkien) Ascolta Colei che è scesa agli Inferi e ha visto con i suoi occhi le più nobili e benintenzionate streghe, maghe e naturaliste essere divorate e stuprate da malvagi tormenti di demoni che ci hanno turlupinate per nostra rovina e loro gaudio. Abbandona la villa, facendolo assieme a me se così ti sembra giusto Quando tutto finì, quando del party non rimasero che cartacce e bottiglie atterrate come cadaveri di fucilati di una rivoluzione su Glasgow il freddo era esploso in un odiosa pioggia, una raffica di lame di quasi ghiaccio. Il parco acquatico della Mitchison era chiuso in una cupola dal clima controllato. Le due baccanti-una pentita una disincantata e che con quel suo disincanto salvava quelle come la pentita-scomparvero mentre la notte diventava nevosa. Circuito di Aintree, Liverpool. I'm lookin' for a girl I can fuck in my hummer truck

Apple bottom jeans and a big ol butt

Some girls they act retarded

Some girls are 'bout it 'bout it

I want a bitch that sit at the crib with no panties on

Knows that she can, but she won't say no

Now look at this lady all in front of me, sexy as can be

Tonight I want a slut, would you be mine?

Heard you was freaky from a friend of mine

Now I'ma hope you don't get mad at me

But I told nate you was a freak

He said he wants a slut, hope you don't mind

I told him how you like it from behind (Eminem feat Nate Dogg-Shake that ass-Curtain calls the hits). Uomini e donne…insieme per un miracolo lungo milioni di anni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se solo l’avessimo capito prima…..Remo Nuvolari! Te lo ricordi di essere un campione automobilistico e non di pallanuoto? Esci da quella jacuzzi! Remo Nuvolari, un ligure selvatico come i liguri selvatici che un tempo ergevano palafitte bagnate dal Tiepido le cui tracce archeologiche sono state dissotterrate e messe in mostra al museo archeologico etnologico di Modena a Maranello asciugò meticolosamente i grondanti capelli marroni quasi neri e il resto di quel fisico irrobustitosi combattendo contro il vento della velocità con lo stesso bodybuilding di Pietro Partesotti e Franco Farnè con quel tempismo delle sorprese più incredibili. Il suo svelamento, il suo sbocciare dell’albicocco di cui un suo stelo teneva in bocca mentre la sua armatura incedeva con un rumore simile a quello di un secchio di ferro pieno di sassi depositato a terra e poi ripreso in mano era stato sofferto, ma Remo Nuvolari era Remo Nuvolari e come samurai faentino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indossatura della sua yoroi non poteva spazientirsi di un singolo secondo. E che fosse chiaro che il Nuvolari non era Otto Leprotto (Otto Leprotto che pigro che sei/Corri come un fulmine ma non ti alzi mai) e non aveva perso tempo prima di decidersi sulla sua yoroi. Allenamento estenuante, trattamento del suo corpo come fosse la sua auto, la Spirit of Borgo San Andrea, una Freccia Tricolore su ruote da mettere dentro una camera del vento. Come Argo il re dei cani di Itaca la folla era paziente e fedele nonostante quel formalismo esasperato da far impazzire Paolo Villaggio in Banzai di Carlo Vanzina, mettendosi su quella specie di trono che era il sedile della Spirit of Borgo San Andrea. Disfattosi dell’albicocco messosi in bocca a metà tra una menpo e una museruola scrutò la vastità dell’autodromo di Liverpool in una notte di fari capaci di spegnere le galassie. Con un rombo come quello di uno schiacciasassi allo stato brado la sua visuale sinistra andò risultando ingolfata da una statua di giaguaro amerindia chiamata, consequenzialmente, Tezcatlipoca da cui uscì assidendo sopra esso una pitecia dalla faccia bianca con muscoli come sculture di Arnaldo Pomodoro e molta meno eleganza nel far capire che esisteva Inginocchiatevi davanti a Gomburza! Ehi tu pisellino modenese! Ho visto al Sainsbury di questa città barrette di cioccolato identiche alla tua cagata di cacatua là in fondo! TI SPUTERO’ FUORI DA LA’ E FARO’ PASSARE I MIEI PNEUMATICI SOPRA DI TE! Dentro il suo abitacolo Remo sbuffò come un cavallo. Se solo quell’ammasso di muscoli incapace d’accorgersi del freddo dicembrino di Liverpool si fosse accorto del reattore jet scappucciato all’infuori della sua Spirit of Borgo San Andrea. Il suo oggetto di lazzo raggiungeva quasi all’accensione Mach 1, quella montagna a malapena alzerà gli pneumatici dal rettangolo dentro il quale le auto dovevano sostare in modo da riempire il numero esatto di partecipanti. Da parte sua Gomburza squadrava l’autodromo cercando nuovi pagliacci per sé stesso. Nella stessa oscurità da cui quel Pharao della Sfinge dei Cavalieri delle Stelle Malefiche del Cielo era uscito rimbalzavano le enormi tette di un incrocio tra la regina del Celebrità di Luca de Crescenzo per gli 883 e Haruka Garcia (Sayaka Ohara) di una ragazza completamente nuda, preoccupatasi di provvedere a quella sua nudità solo con un ventaglio nero come il resto del mondo fuori dal circuito. Che poi lei se ne fregava della nudità con tutti quegli sbuffi di vapore a 126° resi possibili per metà dalle onde del Mare d’Irlanda intercettate da turbine talassomotrici, da altre turbine impegnate a bere le Aysgarth Falls e a farsi cullare dai venti ghiacciati sulle campagne di Burscough. Su un tavolo c’era il casco con occhialoni incorporati, movibili a piacimento con delle sorta di chiusure lampo. Quell’arnese rosa calò sulla sua testolina da Tamara le Boinque (Daniela Nobili) e sussurrando qualche francesismo l’aria si plastificò con un piccolo spacco a cuore ❤️ sulle tette rendendola una statuetta uscita da una stampante 3d tutta rosa. Calamitando quante più molestie sessuali l’intero autodromo le scoccasse come il set da guardone di Hawkgirl di Rainbow Archer la pilota, Hinba Hachi si incamminò alla zuccherosa montagna d’acciaio con 4 reattori a sassofono che tutti insieme di concerto la spingevano a Mach 8….davvero come per la Spirit of Borgo San Andrea molto più veloce di quell’Argentinosaurus con millanterie da Gigantosaurus o Patagopteryx. Quando quella motorizzata lottatrice di sumo di nome Deadbone Erotica con i suoi alettoni da [Up Machine] mollò un sedizioso scappellotto alla Tezcatlipoca. Il Piccolo Bisonte (Daniele Raffaelli) sedutovi dentro Gomburza ne prese nota. Dopotutto era anche impossibile ignorare la Hachi; una Mobicom di Sage (Eleonora Reti) decorata con i disegni più espliciti di Vaughn Bode con due cuori di Polly Pocket sugli alettoni. A sporgere innanzi come il vomere di una locomotiva o di uno spazzaneve il muso di una Lamborghini Urraco bianca mentre un rigonfiamento simile alla struttura dell’auto progettata da Homer Simpson in Oh fratello dove sei? E tornata in The Simpson Road Rage ancora non sembrava alludere a qualche scopo cogente. La guidatrice era assisa dentro il trono di Sailor Galaxia (Caterina Rochira) e entro vi era pressoché crocefissa. Ottima cosa, visto che così impedita dal mondo esterno non sapeva che Gomburza si stava prendendo gioco di lei. Lei, regale come Amaterasu, guardava l’indistinto raduno di pupazzi Papalla di Armando Testa all’orizzonte, sulla linea dell’azimut come le boe di Il nuotatore (va troppo spesso a Heidelberg) consistente poi nelle luci sfuocate. L’ultima a arrivare fu Atsumer guidata da Hela. In quella gara a cui era stata ammessa come Sonoshee McLaren (Yu Aoi) con il suo Crab Sonoshee era la meno pindarica tutto considerato. Il suo semplice Transformer non voleva pavoneggiarsi: se il circuito in sé assai elastico che partiva da Liverpool e raggiungeva Bristol per 218 km in totale che avrebbero richiesto alla massima velocità (massima velocità di quella che era in uso essere un auto normale ovvio) 3 ore e 14 minuti l’avesse problematizzata all’uopo allora avrebbe dato spettacolo con le sorprese del suo bolide, ma aveva visto già ben 3 gagà pronti, impazienti di fare spettacolo inutile («Ehi !», gridò uno dei ragazzi. «Guarda quel bastone nel fango! Chissà come ha fatto a capitare qui», e tirò fuori il Razzo dal fosso.
«Bastone nel “fango”?», si disse il Razzo. «Impossibile! Bastone “di rango”, avrà voluto dire. E’ certamente un bel complimento; è probabile che mi abbia scambiato per uno degli alti dignitari di Corte»
«Mettiamolo sul fuoco!», propose l’altro ragazzo. «Farà bollire meglio la pentola». Così essi ammucchiarono le fascine, in cima posero il Razzo e appiccarono il fuoco.

«Ma è magnifico!», esultò il Razzo. «Mi vogliono accendere di giorno, di modo che tutti possano vedermi».
«Facciamoci un bel pisolino ora», dissero i ragazzi, «e quando ci sveglieremo la pentola bollirà sicuramente», e si distesero sull’erba, e chiusero gli occhi.  Il Razzo era molto bagnato, sicché ci volle un bel po’ prima che si accendesse. Infine, il fuoco lo investì.

«Adesso parto!», gridò, irrigidito e teso. So che andrò più in alto delle stelle, più in alto della luna e del sole. Andrò così in alto che…».  «Fizz, fizz, fizz», e si lanciò con impeto nell’aria.  «Che delizia!››, trillò. «Andrò avanti così per sempre! Che successo, il mio!».

Ma nessuno lo vide.

Allora cominciò a provare una curiosa sensazione: una specie di formicolio per tutto il corpo. «Sto per esplodere!». gridò. «Incendierò il mondo intero, e farò un tale fracasso che non si parlerà d’altro per un anno».
Ed esplose davvero. Bang! Bang! Bang! Fece la polvere da sparo. Fu una realtà incontestabile.
Ma nessuno lo udì, neppure i due ragazzi, sprofondati beatamente nel sonno.  Alla fine, ciò che rimase di lui fu solo il bastone, che cadde sul dorso di un’Oca tutta immersa nel piacere di una passeggiata lungo il fosso Oscar Wilde-Il razzo straordinario-Il razzo straordinario e altri racconti) e se ne distaccava con cordiale ribrezzo. Un drone aerostatico reminiscente il Varikykiun dei Gorenger penzolante un trapezio cercò un angolo di algido cielo Liverpudlian in cui rimanere considerato il carattere da carro viareggino dei bolidi, soprattutto il Tezcatlipoca e la Femalertress della Hachi. Un cannone montato su rotaie si fece vicino alle “auto” sulla sinistra girando con sofferenti rumori rugginosi mirando al palloncino. Era il segnale. Un acrobata riuscì a raggiungere il pendolante bastoncino mentre già il riverbero dello scoppio del cannone moriva infastidito dai motori come gareggianti tenori. La Spirit of Borgo San Andrea tremava per lo scatto come una masturbazione demente, nemmeno i fan schiumanti avrebbero voluto essere nei panni di Remo il cui corpo sentiva essere un set di padelle impilato nelle mani di qualcuno che corra, il Tezcatlipoca provava a far proprio quanto più terreno possibile come uno sfintere anale che s’addolora per dilatare i suoi tessuti in modo che una supposta riesca a sciogliersi dentro il corpo ammalato, la Femalertress dava sudato fondo a tutte le sue risorse da Joseph Pujol per far suo un metro di terreno che il Tezcatlipoca non aveva e non avrebbe mai avuto, in mezzo a un assordante mare di fiamme bianche come la Luna in mezzo al quale la Atsumer perseverava nell’abbassamento del profilo, ciononostante filando pure più stabilmente della Spirit of Borgo San Andrea. Il ponte sottomarino nella baia del Mersey obbligava tutti loro a far momentaneamente avvicinare al traguardo la Spirit of Borgo San Andrea, altro vantaggio oltre a quello dato dall’avere il jet più potente. A nessuno però questo fatto importava; almeno Remo, Gomburza e Hinba erano competizione pura, levrieri al cinodromo a cui bastava solo quel coniglio in fuga in alto sul guardrail. EHI TU NON MI TAGLIERAI LA STRADA! Già Liverpool stretta in un sonno come quello a cui assistevano i protagonisti di Superconductive brain parataxis di Shintaro Kago tentennò le sue finestre, persino spezzandole come un [Kaseki Juu] colpito dalla [God Voice] di [Reideen], distruggendo pure le auto comuni rimaste parcheggiate sulla via della gara, l’incedere mastodontico del Tezcatlipoca piallò tutta Jericho Lane mentre ogni sforzo del gigante mirava a quel surclassamento irrealizzabile, nonostante si stesse considerevolmente avvicinando. La Spirit of Borgo San Andrea scansò accelerando in avanti le eburnee fiamme del dio giaguaro Jimmy Kelly di Fat boy swim di Catherine Forde lasciando che solo l’alettone caudale venisse colpito. Si comportava come un essere vivente a momenti e giunse nel tunnel poco prima dell’avversario. La Femalertress era troppo immensa già per le strade di Liverpool-fronteggiate comunque cercando di farsi magra il più possibile piegando quelle poco promettenti alucce a cuore simili ai rostri della Aston Martin DB5 di James Bond-con ulteriore piallatura da far vergognare la Bluespot, presto però venendo minacciata dalla statura dell’ingresso del tunnel. Male per lei, giacché il suo “trono” la conteneva e basta ma per guidare doveva affidarsi a una camera a circuito chiuso nell’occhio sinistro del faccione da donna-tigre da cui la Lamborghini usciva come la doppia fauce dello xenomorfo di Uranos rischiando di strapparla via assieme alla donna robotica grossa come una Megalania che si stava davanti al trono esibendo in una pole dance protetta da un bozzolo blindato che sembrava progettato da Buckminster Fuller, pari oggetto di preoccupazione per la Hachi. Tutto era tenuto insieme con potenti magneti a energia solare e poi atomica, e la Hachi voleva che tutto continuasse a rimanere bello coeso. Aggredì gli edifici che facevano angolo con Riverside Drive e atterrò sulla superficie del tunnel come la Emilie Rotter (Federica de Bortoli) della Collina immergendosi per proseguire in quell’imbottigliamento del mare d’Irlanda. Il sottopassaggio non era diverso da un voluminoso cavalcavia come l’Ogurakosen Bridge. La Spirit of Borgo San Andrea vi si adagiava sull’asfalto in risalita come Alessandro Onofri contro le onde dell’Adriatico mentre il Tezcatlipoca boccheggiava come un capibara cimentatosi nel guado del Rio delle Amazzoni. Da fuori lo smidollato tubo di materiali laterizi aveva non pochi dossi. Preoccupata dalla Atsumer alle calcagna e dalla Spirit of Borgo San Andrea che stava per uscire come una pallottola dalla baionetta con il ben più ingombrante bolo della Tezcatlipoca di cui non voleva incappare nell’ira del permaloso conducente abbonato Premium delle palestre Virgin delle filiali carioche. L’odiosissima manovra da Baragon dovette ripeterla innalzandola a farsi una strada sua sola sui tetti di Riverwood Road confidando nell’edilizia britannica e sulla solidità dei tetti degli edifici. Quell’altra ha svoltato in Old Hall Road, se vuole vincere le conviene puntare verso Caldbeck Road con incrocio con Spital Road. Ho saltato su Forwood Road! Non ne posso più di questo vandalismo. Ora cercherò di tagliare la strada a quel Garfield La Femalertress si schiantò in Mainwaring Road mirando verso Oteley Avenue e curvando lungo Bradmoor Road dando gas fino al ruscello di Dibbinsdale sacrificando però delle vecchie case ma facendosi prendere dai rimorsi divenendo più Sakura Sayonji (Annarosa Garatti) che le scorritrici del pianeta Supergrass. Atsumer quando vide quelle case innocenti sventrate inchiodò con Hela persuasesi la misura fosse colma. Con la propria auto trasformata si avvicinò per vedere quanto fossero seri i danni, la legna spezzata e le viscere di mobili buttate verso Sud la cui colpevole-trasferita con poltrone girevoli dal trono all’abitacolo del muso di quello che non era un auto Lamborghini ma un convertiplano

 

 

 

Vieppiù con Henkei in una popputa donna robot gigante Sono costernata. Mi ero distratta per colpa di quei due cialtroni che ormai se ne staranno a Wrexham demolendola come versioni beone dei Robin Williams e Michael Gambon di Toys giocattoli di Barry Levinson. Per quanto ci è possibile aggiustiamo il casino che purtroppo ho causato….e pensare che a casa mia sono così ordinata! Tutto okay. Non l’hai fatto apposta, sento che non l’avresti mai fatto. E’ stata un autentica fortuna che le famiglie che le abitavano si erano fatte piccine piccine schiacciandosi ai lati. E la gara? Così la perderemo Che si schiantino. Se perdessero casa loro come si sentirebbero secondo te? E se fossimo noi a perdere casa? Falciata in due durante NASCAR? E se poi questi così impazienti corridori non ti considerassero di striscio? Addirittura insultandoti povera vittima? Io non sono come loro. Non so se ti è successo di studiarlo nei libri di storia, ma hai mai sentito parlare dello Stadio Heysel? La più grande tragedia della storia del calcio. Uno tsunami di 123 persone in un inferno di molotov, lacrimogeni, ruzzoloni mortali (con +600 ingiuriati), botte, calpestii da parte di facinorosi e loro vittime opponenti una resistenza inutile, per poco tutto lo stadio non crollò! L’intera città belga venne messa a ferro e fuoco. E avvenne anche a Torino. Una corsa automobilistica può essere ancora più distruttiva. Un auto può diventare un arma. E le nostre…aderiscono MOOOOLTO al discorso. E poi la buona pubblicità aiuta Entrambe arrivarono domattina stanche e ultimissime. Ciononostante, quando raccontarono cosa le aveva fatte procrastinare la contrarietà della folla sbocciò libera da crampi e scoliosi in una festante congratulazione. Forse quelle due donne erano state lente come bradipi, ma coraggiose come leonesse e fedeli come cagne.

Un campione di Formula Uno come babysitter? Remo Nuvolari si presentò dalla piccola, solitaria Kate Jones con il suo miglior look da Rebecca (Amandine Rajau) della Shag Shag con un innocenza disarmante. Speriamo che ne valga la pena cercò di convincersi mentre entrava in uno degli appartamenti di Glasgow più fuori posto. La tipa arrivata praticamente quando si stavano scolorando gli scacchi del traguardo gli aveva offerto quel lavoretto, con quella maternità da Sailor Neptune (Alessandra Karpoff) a cui lui, latino Tuxedo Mask (Marco Balzarotti) con quegli atteggiamenti da pomicione degni di Sleepy John Estes Mad Bull (Akio Otsuka) non sentiva di poter dinegare, anzi sfoggiando un pò di fascino italiano da Casanova verso colei che dopotutto aveva vinto un premio più sfarzoso del suo (e inondandosi con la novella Shizuru Fujimura vestita di aria fritta rosa di spumante). La bambina che la co-vincitrice aveva a lui chiesto di aiutare con i compiti sembrava molto prodiga, come se la matematica fosse Arturo Albrito e lei Riccardo Belluta

 

Quindi non dovette convincerla troppo. Cominciò presto a annoiarsi e, quando la vide cimentarsi  con una disequazione che cominciava con x e 2x2 l’abbandonò con un passo felpato che per un fulmine di guerra come lui gli prudeva come non gli appartenesse. Da Fabio Enzo a Pierpaolo Bianchi. Entrò nella camera della piccina. Phantom Lady & Doll Man, Power Pack, Sirens of Gotham, Occhi di gatto….sognava di essere un eroina. Come nei suoi fumetti.

Quella roba doveva rimanere nei fumetti. Assolutamente. Luce che taglia come vetro. Vetro che nulla può infrangere. Lo testimoniano quegli uomini, quei rifiuti che erano stati lasciati esistere, pieni di lame tra mobili annientati come ghiaccio in un Cubra Libre di sangue. Sesso, violenza, quelle dominatrici nude di latex dove c’è chi domina e chi è dominato, leccando fiche mentre Reign of blood degli Slayers orgasma con loro. Mi sento calda…Lo diventerai ancora di più se ucciderai per me Ursula. Mi concederò a te. Usa il tuo potere per farla fuori. Chi oserebbe opporti a te? La Himmler si sgranchì le vertebre più attaccate al teschio interrogando quell’oracolo. Lussuriosa com’era non si fece scrupoli, ma era stata presa abbastanza alla sprovvista perché potesse accettare incondizionatamente. Certo che lo farò, ma cos’hai per me? La “araba” si stava già denudando, avvantaggiandosi di quel deserto in cui, come Sgombero su piazza d’Italia di Giorgio de Chirico erano sole. Pelle come oro usurato e opacizzato, come quello del gong del logo della Rank Organisation, gradi militari gialli su divisa blu, seno enorme e ingolosente….con quei seni enormi e ingolosenti spinti in avanti con già tutto il pezzo di sopra slacciato e sbottonato dalle mani tra i capelli facendo leva con i gomiti assomigliava alla Beautiful Black Girl dell’Immigrants la Dolce Vita di Gabor Csupo

 

 

 

Usando i suoi tatuaggi come stimolanti siglò il suo patto. Ma adesso la Mitchison doveva essere trovata, affinché quella sigla contrattuale non ammontasse a una nullità più giuridicamente tale di quelle di Marco Destro. E una nemica in comune lo sapeva.

Atmosfere horror all’inizio di questa storia-esordirebbe descrittivamente Carlo Lucarelli-da romanzo di Stephen King, da Shining, o uno dei Piccoli Brividi di R L Stine, Weekend d’orrore sulla neve. Il vulcano dalla gola senza più vomito da vomitare faticava a coprirsi di neve nonostante già dall’acqua del mare anche i tropici si stessero rendendo più algidi, con ancora una coppa di compatta e cocciuta canicola a far crescere banane selvagge e rendere la sabbia delle spiagge un tormento per i piedi disarmati. E c’erano le zanzare, odiose già solo per il ronzio delle loro spedizioni dilapidanti. La vicinanza sudamericana inoltre portava e presupponeva le cimici assassine con punture molto più penose e la febbre di Chagas come conseguenza. Nessuna paura nella casa di McArmy comunque; droni inondavano gassosamente le stanze dei pesticidi più corrosivi da sciogliere gli insetti a caccia come gittate di plasma solare, o lo (Zambot Moon Attack), domattina lasciando zanzare contorte e cimici assassine ugualmente devitalizzate con le zampe che si appoggiano all’aria. Ma nella notte era in agguato per cotanta magione qualcosa contro cui quei DDT erano acqua di colonia. Subito però la novella Echidna dovette soggiacere all’Argo e i suoi ungulati che sanno e vedono tutto come le mucche di Drag-A-long Droopy di Tex Avery. Nessun problema: tante belle lame in quegli occhi senza cornee stile Babil Junior (Luca Ward) contro i robot Santos! Scosse elettriche incarnate in costrutti digitali, in essi tutto il vantaggio di una bomba intelligente rispetto a una lanciata da un bombardiere. La casa divenne un rattristante cimitero di morti dentro come ebrei di Auschwitz, con l’anta che rappresentò uno sforzo risibile. Anche i congegni facenti parte inamovibilmente della casa è come se giacessero morti, in realtà fanno il branco di opossum le cui pulci inviano messaggi segreti da vero 27/04/1945 al baby monitor di quel galante e forse altezzoso Greg Brady che figli non ne aveva. Cos’è questo rumore? Emergenza? Panterina mia, siamo nei guai. Io vedo di che si tratta; tu sai cosa fare Coca aveva visto tutto, dopo un volo di ricognizione invisibile nella notte dov’è tutto nero. McArmy venne immediatamente aggredito dalla Himmler non appena uscì dalla camera da letto. La sua unica speranza-prima a letto con lui-stava ripercorrendo i passi dell’infiltrata prima che potesse assaggiare il potere dei tatuaggi dell’avversaria. Abbandonata la prima preda questa-McArmy-corse a una botola in un altro soggiorno identico, come il susseguirsi e avvicendarsi di ambienti artificiosi di una mobiliera, diramando con l’aiuto di quei tutelanti fantasmi che vivevano nelle intercapedini della grande villa un messaggio d’aiuto. Un grande uccello, come quello dipinto da Jean Michel Folon per pubblicizzare il metano italiano musicato da Michel Colomb arrivò dalla Mitchison Lo sapevo che questa vacanza sarebbe stata un disastro. Che qualcosa si sarebbe tamponato. Per fortuna che ho voluto imitare Vampirella. Qui sull’Inghilterra c’è una notte che nemmeno Fred Buscaglione. Siete tutte sveglie? Non v’interesserebbe prendervi l’autografo di Stan Picchetto? Cos’è che sta succedendo? S.O.S da Martinica. In merito comunque non so a cosa. Non disteremmo molto…tutto l’Atlantico e in parte un pò di Pacifico. Che razza di amici che ci siamo dovute fare. Comunque credo che dovremmo farcela. Anche se le vere Superchicche in trappola siamo in realtà noi

Coca giaceva morta. La Himmler sembrava avesse sfogato tutta la sua volontà vendicativa e dava segni di noia per quella casa che sentiva già di aver conquistato. Panther Woman sbrindellata, sanguinante e pienamente conscia di aver perso la sua compagna di vita raggiunse McArmy intento a unire Vaclav Borovika di Una tranquilla settimana di casalinghitudine di Jan Svankmajer a Tomoaki Hamatsu concluse la notte con lui, come topi sul pavimento incomodo come le visceri di un rettile gigante in inverno; abbastanza calde, ma che avrebbero potuto esserlo di più. Le montagne e il vulcano erano al mattino segretamente spiate da Aaminah. Nella casa, Troia già depredata della propria felina Andromaca piccoli droni cercavano di non esporre il cadavere a ancora più ludibrio di quanto quella Ismene già non stesse ricevendo da quelle Craveniane colline che hanno gli occhi, occhi ossessionati dal guardare per scherno. Altri, che camminavano sotto le ali flaccide di morte di quanto di Coca era ancora lì come gommose arcate dell’edochiano Sensoji per soddisfare la sfiducia dei due padroni di casa. La Himmler poteva aver fatto tutto da sola, oppure (e non era da escludere) qualcuno aveva pianificato tutto assieme a lei. Delle rose del deserto, novelle Jasmine (Manuela Cenciarelli) in cosplay di Chel (Ilaria Stagni)

Spiavano le rocce con uno specchio. All’avvicinarsi di un quel bidone di un bambino di Tim Burton unito a un bambino ostrica malinconicamente morto fedele nei movimenti all’ET evocato dal traduttore Orengo ( figure struggenti, disegnate con grafite e parole in neogotico, piccoli E.T. spaesati e fiabeschi che emanano ad ogni parola, ad ogni gesto un alone di meraviglioso, di incantesimo, subito frustrato dagli adulti, genitori, medici o "normali" che siano) lo colpirono con una pallottola ancora più decisiva nel cancellarne l’infanzia dell’abbandono dove il mare non può vedere il sole di Ancoretto. Il rumore più secco di una frustata di plastica e elettronica esplose da una singola pistolettata si mosse ben prima e ben più in anticipo delle parole della soldatessa con quel cuore da Clitemnestra o Nell Van Dort (Lorenza Biella). Contemporaneamente il suo ultimo messaggio, la sua bottiglia messaggera giunse nella casa assediata. Sono in agguato tra le rocce. Pantera? La “Pantera” dormiva. Tramite touchscreen McArmy cercò nel catalogo droni con assetto da guerra. Anche le assalitrici aspettavano che scendessero in campo; fidarsi è bene ma diffidare è meglio. Finalmente McArmy trovò piccoli carri armati che promettevano la stessa forza d’urto dell’altrettanto piccolo Tetsuo (Alessandro Quarta). Gran parte della tana della Pantera era sotterranea; tutto sommato non avrebbero perso granché. I ricognitori si allontanarono e lealmente non subirono fuoco; cosa ci avrebbero guadagnato? In compenso i piccoli Panzer bramavano per una (in)salubre sparatoria. Come in Toys giocattoli di Barry Levinson giocattoli contro umani con lo spareggio a favore però delle emuli di Joan Cusack, armate allo stesso modo. Fuochi d’artificio che comunque permettevano di prendere tempo. Nel frattempo la Mitchison era stata anch’essa messa a parte della tragica fine di quella alata sorella del Clint dei Mechacon di Hannonji (Renato Turi), decidendo per una vendetta contro (Dogma) rimbombante per l’intera zona 9999 quanto lo fu quella di (Daigo Otaki): far uscire dalla sua [New God Phoenix] la sua colossale [Condor Attacker] con la propria popputa Mannakka (Naoko Koda). Una limousine può essere molto intimidatoria se chi la guida ha potere e non è preso bene. E la Mitchison era più alterata di Britney Britney (Cinzia Massironi) quando confrontò Mr Bickles (Gianni Gaude) nei panni della Principessa di Platino. Essere fuori di sé, ma con stile, charme e ironia ficcante. Imponente come quando incasinò il puntiglioso traffico di Birmingham con la “conducente” nonché preziosa diva da trasportare Daijonna abbastanza grande da far dondolare le sue gambe giù dal Selfridges Building sembrò essere un Fato maledetto meschinamente infierente sulla casa dei McArmy e il resto delle sue Tigrotte come i terremoti sulla Terra dove è appena avvenuta la terza guerra mondiale causata dal dissidio tra i supercomputer nel Libro del Futuro della Fenice Tezukiana (Quanta polvere c'è

Dentro casa è tutto un velo

 

La cucina guarda che cos'è

Quanti piatti sporchi da lavare

E mia madre sempre qui

Che ripete: "Non lasciarti andare"

 

E la gente intorno a me

Come un gufo vuole guardare

Ma di strano cosa c'è?

Questa casa ha visto amore

Oggi vede un uomo che muore Lucio Battisti-Vendo casa-Le avventure di Lucio Battisti & Mogol). Pneumatici combinati a cingoli la agitavano come il terremoto, l’eruzione vulcanica definitiva che doveva abbatterla, nonostante l’irruzione della Himmler non avesse realmente toccato l’integrità strutturale. Certo, quella lotta tra Felicia Hardy e Calypso Ezili aveva sbeccato, graffiato e lacerato l’immacolato intonaco da casa dei sogni di un film natalizio (o le sterili stamberghe dove non succede mai niente e Natale è un giorno come un altro di Phil Brotherton per Nightmare before Christmas di….Henry Selick), e molti mobili meritavano un monumento ai caduti, ma il soffitto non era caduto. Già una cosa più ottima delle altre. McArmy uscì dalla botola ricordandosi solo in quel momento che un terremoto è più intenso se si sta sottoterra e ripercorse quello ziqqurat di Uxmal molto meno deciso della mummia che Leone (Oreste Baldini) ha redento vedendo l’arrivo della diva, dell’inesauribile Afrodite

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capace di snidare tutte le pantegane dal frastagliato panorama. McArmy si prosciugò nella contemplazione della titana cadendo in ginocchio. La pregò. Da doversi sentire come Shiniki (Francesca Guadagno) che invoca il Mostro Guerriero dove finirà imprigionato potendo anche uscirne ucciso più che come Miyuki (Francesca Guadagno) che invoca il [Grendizer] a letto con la febbre. L’uomo come la bambina che avrebbe avuto 25 anni nel 2000 non era il più presentabile. Ciononostante la manona di freddo metallo penetrò ognuna delle sue dita-lunghe come fasci di legna-nella terra ancora soffice con l’erba e la rugiada e contemplò il tremante McArmy con l’inconsapevolezza delle prime volte in cui vedi qualcosa o qualcuno, aprendosi selvaggiamente un varco in quell’inebetimento addolorato con l’inesperta nonchalance di una ragazzina Puoi dirmi tutto McArmy fece con un tono di una dolcezza che da una gigantessa come quella nessuno mai avrebbe potuto aspettarsi. Deumanizzato al punto di mangiare erba come i protagonisti di La scomparsa delle vitamine di Antonio Rubino McArmy assunse una posizione che lo riducesse e ingiuriasse meno ai livelli di una capra, sferzando la Mitchison con come il volto rosseggiasse e tumefacesse di dolore e lacrime, pure con l’acconciatura disfatta di un Carlo Righetti a tu per tu con la carboneria più popolana Salvaci solo quello sapeva dire. Un altra mano si chiuse su di lui; i proiettili lo volevano, ma la gigantessa, la Laura amica umana di Puffetta si ritrasse con lui dentro uno scrigno attaccato alle sue braccia; prezioso e invulnerabile. La Mitchison valutò quanto vantaggio aveva ancora. Effimero. La Himmler stava dormendo quando la Daijonna apparve. La Aaminah la fece dormire ancora; anche lei-abbassando la cerniera della tenda dove dormivano-s’arrabattò su cosa fare adesso. Ecco la preda. Bene, cosa aspettava ancora? Diede l’ordine di suscitare dal profondo delle coste ancora selvagge della Martinica la Asmodeus. Grossa, lussuriosa e viziatissima. In parte vipera tra le più assolutamente velenose. In parte giaguaro amerindio. In parte tarantola o ragno dal veleno più mortale e dalla tela più viscosa. In parte cimice assassina madre cannibale e dispensatrice di febbre e debolezza freddolosa. Come Xochiquetzal e Frigg ha una corona dorata e cornuta. Come Kalì ha quattro braccia. 3 ruote a triangolo la fanno incedere a falcata di camion fuori dal mare. Artigli di una vedova nera si sganciavano come stecche di una guepiere quando a indossarla è la Elastigirl di Mugen, assieme a ali da farfalla, di una specie datasi all’ematofagia. Con la spada sguainata la Mitchison si preparò alla battaglia tra dee. La nemica-ancora imponderabile-ebbe la dignità di ergersi, pur come demone iniquo (Put a man in Sarah’s place, let him know that in case he were to love a girl a spirit of hell would come and murder his loved one -- it might well be possible that he would choose the demoniacal part, that he would shut himself up within himself and say in the way a demoniacal nature talks in secret, "Many thanks, I am no friend of courteous and prolix phrases, I do not absolutely need the pleasure of love, I can become a Blue Beard, finding my delight in seeing maidens perish during the night of their nuptials Soren Kierkegaard) su quel suo rammollito addome tanto da mollusco, da gasteropode, che da rettile anapside, addirittura da umanissimo fallo, anche con una certa compiaciuta schiscidosità, ogni braccio all’unisono della coppia tanto più in alto quanto più in basso, con quella capacità di contemporaneità che riescono a avere solo gli invertebrati dalle zampe in numero più molteplice. Come le dee che accorpava nel suo mecha design da Hideaki Anno lo sguardo del volto che usciva, come l’indigesto rigurgito di un fiero pasto tanto da Ugolino della Gherardesca che da George Abbott dalla bocca del serpente con una mascherina a pince-nez era duro, ostile, smanioso e incapace di considerare la dignità di un altra creatura pluricellulare meno divina di lei, solo quanto le è dovuto come olocausto. Il mecha della Mitchison poteva variare quel faccino da [Commander Zenoia] molto poco, se non era completamente immobile, Colosso Molla l’Osso solo con un movimento a Pac-Man in su e in giù di quella bocca sterile e fredda come una dentiera o quella romana e castigamatti di Virgilio Grammatico, con gli occhi comunque immobili, senza né palpebre né lacrime, in un confronto che ammontava a quello di due pedine di regina degli scacchi di Minerva McGonagall, intenso ma senza emozioni CHI SEI? SEI STATA TU A ATTACCARE I MCARMY? La Mitchison non si sentiva minimamente atta per quella situazione. La cosa uscita neotestamentariamente dal mare emanava lo stesso repellente e incomprensibile erotismo che Tatsumi Saiga (Diego Baldoin) ravvisa nel club (anch’esso dedicato a un demone) di Suitengou (Ivo de Palma). Inoltre il cervello della Mitchison-concentrato fino all’emicrania sull’avversaria e le sue mosse-s’inclinava come i binari di un ottovolante verso l’idea che quella fosse Aaminah. Ma poteva essere altrimenti, cagna che abbaia alle volte poi non morde. Ma nemmeno di quello c’è certezza. Ci sono quelli che strepitano innocui come Johnny Bravo (Sergio di Stefano) intrappolato nel costume di Smarmie il dinosauro alla Christian Chandler, i freddi furibondi come Eric Harris, le più abbondanti vie di mezzo alla John Wojtowicz. Verso cosa Ursula stava precipitando poteva essere la terza scelta. Sì e che te ne importa? Nanea non conosce pietà né accondiscende i Suoi nemici. Sono sesso, seno gigante, saziante e seducente, vagina che gode, che accoglie il fallo, che semina lussuria. Sono la vipera della morte dagli algidi fianchi e il bacio che scioglie le viscere. Sono la vedova nera che ti invischia con la propria bava e ti corrode estaticamente con le zanne della fellatio che regalerà solo a te. Sono la bellissima fata succhiasangue, la falena dall’emblema a teschio. Sono Xochiquetzal, Teti, Anansi, la perdizione delle dee dell’amore pagane. Il vostro Dio è solo una menzogna (Non esistono atei solo idolatri Fedor Dostojevski) mentre io sono vera, più vera di lui. Un Dio geloso, permaloso, che ti manda a massacrare chi non è lui e non crede in lui, visto dopotutto che è a lui che fa capo la teocrazia stessa. E tu vorresti fartene sua servitrice? L’addome da serpente (ma con dettagli che combinavano la rosea compattezza da stampo di spaghetti Play-Doh dell’ajolote, la viscosità dell’oloturia, dell’onicoforo e dell’intestino di mare) bloccò l’avversaria con quella spada là protesa a 60° cingendole le braccia e ingrandendole il seno ancora più della sua stazza gigantesca da donna robot misurata sugli Oceano di Pietro Bracci che incombe sulla fontana di Trevi e il Mosè di Andrea Vacca che s’innalza come antropomorfo grattacielo di marmo nel cortile dell’arcivescovato di Pisa. Provò-con quell’unico laccio a farle fare Andromeda suppliziata-a mollare un fendente da cui Asmodeus si distolse lasciandola libera. Spero che tu ci tenga alla tua così generosa coda, che al momento sembra tu abbia solo quella. A proposito; com’è che fai a camminare? Ho le ruote. E so ben tutelarmi la coda che non è come per i serpenti l’unica cosa che ho. Ho ANCHE quattro braccia. Per quattro delle mie armi: quattro spade, una per Roma, una per Gerusalemme, una per Machu Pichu, una per Parigi! Da una saracinesca sotto le tette le quattro mani-dopo che vi ci si tuffarono dentro come Chan chi-Leung contro Fan Siu-Wong-estrassero un gladio tetrarca (quello usato e vantato da Flavio Oreste nell’assedio di Pavia), una scimitarra ayyubida (quella usata e vantata da Saladino nell’assedio di Gerusalemme), una macahuitl messicana (quella usata e vantata da Cuauhtémoc nell’assedio di Tenocthiclan), la schiavona al fodero di Voltaire come di Robenspierre. Così inasprita ricordava Maldoror facente Dio bestemmia a sé stesso tra i fumi dell’oppio e la corrosione dell’assenzio di un abbaiare a teste di Ortro di Ducasse e Carducci. Minacciando nella sua ingorda oloturia che con 3 ruote a Binah, Hokhmah e Tiferet si avvoltolava oppressivamente i tentacoli di autostrade che come stelle marine sfondano e oltraggiano le città-ostriche di Guareschi e Lassetter e in quel rovescio del progresso di cui fecero ammonimento Berthold Brecht in Vita di Galileo (Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coll’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità può scavarsi un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universale) e Philip k Dick in Vulcano 3 (Le leggi di Lisbona del 1993 hanno detronizzato Dio). Servire demoni offriva-elargizione da far ammonire Laocoonte-una libertà selvaggia, di grana enorme ma di cortissima estensione. Se tu compari in una nuvola di zolfo davanti al tuo protetto e gli offri fama, gloria, potere, denaro, sesso e quant’altro in cambio della sua anima questi ti sputerà in un occhio. Queste comparsate vecchio stile fanno molta scena ma effetti pochi.

Se invece gli fornisci prima potere e denaro e sesso, o meglio: qualcosa a cui tiene veramente, anche – ugh – schifosamente buono, e poi minacci di toglierglielo…

Vedi, l’affare di Giobbe è andato male perchè il demone preposto ha avuto troppa fretta. Avrebbe dovuto spingere il tizio – capa tosta – non a un "o tutto o niente", ma a piccoli compromessi. Avrebbe vinto a mani basse (Antonio Benvenuti). E l’assurdo è che l’illuminismo genera l’irrazionalismo, il positivismo genera il misticismo, i beffeggiatori dell’eucaristia non compirebbero mai il sacrilegio alla ouija. Le condizioni della Mitchison erano state celeri nell’angustiare le compagne rimaste sulla nave. Come insegna il Popeye di Cop is top di Izzy Sparber fare gli aiutanti impiccioni ha molte chances d’essere utile alla fine. E chi dissentirebbe? Una diavoletta con una garrotta al posto di fianchi e gambe e quattro braccia con una spada per relative mano era un casus belli in grado di smuovere all’assenso chiunque. La Mitchison s’accorse presto delle sue affiancatrici e là per là non accettò la loro iniziativa E’ un ordine! Tornate indietro! Posso cavarmela da sola! Ripensiamoci un attimo. [Reideen] contro l’ugualmente multibrachiata [Kaseki Juu] Shiva era riuscito a farcela da solo…una buona tattica era girare troppo in fretta perché i fendenti nemici riuscissero a atterrare. Come provare a raccogliere un mazzo di chiavi incastrato nella frusta di un frullatore. Ursula sentì tanti tintinnii, quello delle quattro armi che cozzavano contro la sua. Ma nessun affondo riusciva. Il massimo fu lacerarli la schiena con un taglio simile a una frustata. Dando però una culata sulle spine da vipera cespugliata. Tanto valeva allora scoppiarsi completamente i glutei sparando i Missili Perforanti che tagliarono la dea serpente in due, in perfetto stile Medardo. Anche senza il resto di quel corpo da sirenamurena

 

Il mecha nemico era di una combattività che dispiaceva la Mitchison. Un dispiacere da Angel sanctuary di Kaori Yuki. Una bellezza infernale che però così com’era non poteva essere ammessa. Forse potevano esporla a Torino accanto al Moloch di Luigi Borgnetto, ricordandosi in ogni caso a cosa serviva nel Cabiria di Giovanni Pastrone. Nella Città Nuova, che i Romani chiamavano Cartagine, come nelle città madri della Fenicia, il dio che mandava avanti tutto portava il nome di Moloch, che era forse la stessa cosa di quell’altra divinità che conosciamo come Baal, il Signore. I Romani all’inizio non sapevano come chiamarlo o cosa farne di lui; dovettero andare indietro al più grossolano mito di origine greca o romana e paragonarlo a Saturno che divora i suoi figli.
Ma gli adoratori di Moloch non erano grossolani o primitivi. Erano membri di una civiltà matura e raffinata, abbondante in raffinatezze e lussi; erano probabilmente molto più civilizzati dei romani. E Moloch non era un mito; o in ogni caso il suo pasto non era un mito. Quelle persone altamente civilizzate si riunivano per invocare le benedizioni celesti sul loro impero gettando centinaia dei loro bambini in una grossa fornace. Possiamo solo comprendere la combinazione immaginando un gran numero di commercianti di Manchester con cappelli a cilindro con baffoni e basette che vanno in chiesa ogni domenica alle undici a vedere un bambino arrostito vivo. (…)

Perché gli uomini si trastullano con questa strana idea che cosa è sordido deve sempre rovesciare ciò che è magnanimo; che ci sia qualche oscura connessione tra cervello e brutalità, o che non importa se un uomo è ottuso purché sia anche spregevole? Perché pensano vagamente che tutta la cavalleria sia sentimento e tutto il sentimento debolezza? Lo fanno perché sono, come tutti gli uomini, ispirati primariamente dalla religione (Gilbert Keith Chesterton). Da un toro bipede con ali da sparviero a una vipera che, risalita la nodosa sagola adagiava la parte (dis)umana di lei partendo dagli ampi, larghi e polposi glutei, da cui partono cunei le cui punte sono occhi che quando si aprono lanciano raggi ipnotici a ritmo di twerk. Salendo pedissequamente si finiva bloccati dai roploplos, dalle mammelle giganti, grandi come gli occhi del Moloch di un altro film, Intolerance di David Griffith a cura di Walter Hall, i cui capezzoli appendono a sé nappe a catena che si sclerotizzano in minacciose palle di cannone esplose di cocci di bottiglia. Spalle possenti anch’esse tutte una lama, un arpione, un alabarda. Quattro braccia si sollevavano con le mani rapite in una danza muta. Il collo sinuoso e ligneo reggeva 3 teste (in realtà quattro), con corna sulla sinistra e destra. Teste di romana, araba, amerindia, vichinga. Ognuna incoronata, ognuna dalle labbra tumefatte, gli occhi incatramati di rimmel, gli zigomi convessi di un vaso. E’ nuda, se non per le cattive nappe a catena e arma dell’Angus Scrimm di Fantasmi di Don Coscarelli e una cintura da Joyce Grable con un ennesimo occhio che ne presiede lo snodo delle braccia tentacolari che ne perennemente accarezzano le reni sinuose, da regina dei violini. Sorge da un altare approssimativo, invidiando forse il trono dell’altro demone. Quella era un Idea, era nuovamente la Cartagine del Moloch, la cui enorme fornace può avvizzire nella carbonaia, può fare la fine che avrebbe potuto fare  quella sua forma mugghiante e inutilmente incatenata ai polsi costruita per 46 piedi di cartongesso da Luigi Borgnetto in modo che Dante Testa potesse adorarlo ancora in Via Montebello 20 durante i bombardamenti del 1941 se Maria Prolo non fosse intervenuta velocemente premendo su Matteo Bonino per difendere in caso di rottura degli argini bellici il patrimonio filmico della città, vivendo fin dal 1914 (quando la città precipitava come Umberto Mozzato durante una battaglia navale oltretutto sostenuta da navi d’artiglierà troppo leggera verso un altra guerra appresso a un altro sindaco, Teofilo Rossi) l’intera evoluzione della città guardandola con i suoi occhi minacciosi. Vedendo (o apprendendo con l’aiuto di Eugenio Testa, Achille Majeroni, Gualtiero de Angelis, Jack Palance e John Malkovitch) le evoluzioni in successione fuori dal museo del cinema dove sono tenute ben strette le sue auree (come è aureo lui) catene, riconoscendo meglio di noi quanti suoi cultori rivolti a ogni nuova incarnazione di Lui sono andati e venuti. Citate qualunque movimento, qualunque rivoluzione, qualunque scusa per diventare tutti uguali l’umanità o più semplicemente i torinesi abbiano avuto dal 1914 e dietro c’è Moloch. Anche in questa versione così oscenamente prosperosa. Il cui bazooka si antepose a quello della nemica mezza californiana, mezza edimburghese figlia dell’Occidente la cui jihad è la libertà. Una nemica alla faccia delle convinzioni di alleati e sabotatori con seri dubbi che però voleva la lasciassero in pace per affrontarli come Dea comanda Ti lascio perdere carogna. Adesso la guerra diventa quella che piace a me: quella le cui armi è il cervello. E l’anima. Voi! Mie soldatesse! Mi potete sentire? Una gragnola di sì le cadde addosso da ogni lato facendola sentire a ognuno di essi il Felix (Francesco Pezzulli) in Space time twister trasformato lui che voleva solo salire in metropolitana, ma le crebbe il cuore dalla gioia Andate e proteggete la villa. Questo meeting ha bisogno di un areopago pulito, illuminato decentemente (non chiedo altro) e con caffè e acqua minerale per tutti McArmy ebbe a ripensare quella pletora di donne attorno a lui come il mare attornia un isola. Era passato dall’euforia di un Glenn Quagmire (Enrico de Troia), all’angoscia sensazione di punizione del Davis Bertram di Le amazzoni di Poul Anderson, a una rassegnazione anche lieta, da Agnello Rimbalzello di Bud Luckey, anche perché c’era molta umanità in quelle che lo circondavano. Beato tra le donne? Se la beatitudine è una pacca sulla spalla, un aiuto che ti arriva e un aiuto che dai, per piccolo che sia, può darsi. Ognuna combatteva con quella Dote che la matriarca Ardais aveva dato loro: poteri mentali che ammalavano solo con le pulsazioni dei neuroni di un cervello sviluppatissimo, un tocco di Medusa come uno di quelli di Richard Burton ma con ardire simpatico, da Polly (Lara Parmiani), possenti mecha, tutte le declinazioni fantastiche e guerriere del concetto di Donna. Dall’alto di una leader, di una Zola del Wakanda che aveva già fatto tantissimo. Delle donne non possono combattere i dinosauri di Killmonger così come sono; serve una versione femminile del Red Ronin. E loro c’è l’avevano. Però arrivò la Himmler. Con un ostaggio. Una delle bambine delle favelas, qualcosa che nessuna civiltà illuminata aveva saputo combattere. Non l’aveva fatto la Roma pagana e pertanto tollerante e tollerante perché pagana [Quanto agli antichi pagani, la loro tolleranza verso la «novità» del cristianesimo è documentata dalle persecuzioni dei "divi" pagani come Nerone, Tito, Vespasiano e Diocleziano. E in epoca recente dai milioni di vittime del paganesimo di Hitler e da quelli (che forse lui ha rimosso come "ex") del paganesimo comunista. C"è il legittimo sospetto che Augias abbia bisogno di un"iniezione di tolleranza intellettuale Giorgio Liverani] con Sant’Agnese, non l’aveva fatto il Brasile degli sterminati amerindi (Veniva scelta una giovanissima ragazza schiava, sui dodici o tredici anni. Vestita con gli ornamenti e gli attributi di Chicoinecoall riceveva nel tempio della dea l'omaggio di tutto il popolo e le offerte di pannocchie di mais, di fiori, di legumi e di frutta. All'improvviso la musica cessava e un sacerdote in gran fretta le tagliava la testa. Il corpo veniva immediatamente scuoiato Jacques Soustelle), non l’aveva fatto la Francia illuminista (Cittadini della Repubblica, non c’è più una Vandea. Essa è morta sotto le nostre sciabole della libertà, con le sue donne e bambini. L’ho seppellita nei boschi e nelle paludi di Savenay. Seguendo i vostri ordini, io ho schiacciato i suoi bambini sotto gli zoccoli dei miei cavalli, e massacrato le sue donne… che non faranno ora nascere altri briganti. Non c’è un singolo prigioniero che può criticare le mie azioni – li ho sterminati tutti… FranÇois Westermann), non l’aveva fatto il positivismo ("Assassinio?" gemette Howards. "Perchè parla di assassinio? Noi due siamo vivi, e due di loro sono morti…per quanto tempo sarebbero vissuti? Al massimo un secolo, e poi, in ogni modo, quei bambini sarebbero finiti nello stesso posto. Morti. Quindi, costa due vite dare a due persone due milioni di vite. Non capisce? la vita è in vantaggio un milione a uno! (…) Non farlo, quello sì sarebbe assassinio, assassinare se stessi, gettarsi nel cerchio nero (…) Norman Spinrad), perché quel futuro continuava il passato? Ecco la punizione per gli affamati di utopie. Herbert George Wells inventava la macchina del tempo e raggiungeva un millennio di anni nel futuro scoprendo un umanità involuta dalla tecnica di cui una metà ancora più sciagurata strisciava nelle viscere della Terra consumando in pasto i vecchi padroni ridotti a prede troppo facili (Great hands they have, enormous brains…. Their whole muscular system, their legs, their abdomens, are shriveled to nothing, a dangling, degraded pendant to their mind). Il mondo era diventato paradiso femminile, sensuale e accogliente, ma….là si stagliava un assassina senza scrupoli. Ehi Pantera Rosa? Qui c’è una vincitrice di quel concorso Kinder & Ferrero del 1988! Accudita da solerti Totoro alla donna felina nera come sigarette Sobranie all’inizio non sentì, e la Himmler esigette che qualcuno affrontasse quel gioco da tavolo MB di Casper della villa di PW per recapitare l’ultimatum. Una soldatessa stranamente coscienziosa si portò dietro una bandiera bianca sperando riuscisse a passare senza che un sistema immunitario troppo forte la uccidesse prima. I droni lasciarono che passasse. McArmy la ascoltò. La Santa Giustina di Donatello sua favorita dell’harem doveva ancora riposare, e Himmler nonostante tutto volle aspettare. La Mitchison nel frattempo volle essere edotta anche lei Che sta succedendo? Vogliono ancora Panther Woman. Con le altre. O uccideranno la bambina. Che detta così sembra Ronald Harris arruolato dal National Lampoon, ma fin da bambina ebbi poco senso dell’umorismo evidentemente, perché scrissi una letterina all’ASPCA. La persona chiave è una vecchia spina nelle chiappe della pantera. E con un culo sodo come quello delle dominicane se ne sarà pure dimenticata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naomi non reagì a quella battuta da Will Smith arrapato (Y'all don't understand

I never seen so many Dominican women with cinnamon tans

Mira, this is the plan

Take a walk on the beach, draw a heart in the sand

Gimme your hand

Damn, you look sexy

Let's go to my yacht, in the West Keys

 

 

 

 

Ride my jet skis, loungin' in the palm trees

'Cause you gotta have cheese for the summerhouse piece on South Beach

Water so clear, you can see to the bottom Will Smith-Miami-Big Willie style) ma rimase nella sua imprigionante testa metallica. Camminò il più vicino possibile alla villa sul punto di crollare rimanendo paesaggio, oggetto di scena, stile  idolo di Kirk Petruccelli di Lara Croft Tomb Raider di Simon West neutrale….almeno fino a che Ian Glein non le infonda la vita. Panther Woman da sola stava lottando contro sé stessa per almeno apparire davanti alla nemica. La domanda di tutte era se rimanere imbambolate assistendo a uno scontro pressoché impari, tra una donna che poteva farsi leggere i tatuaggi da bigiotterie elettroniche rendendoli solidi e una donna molto atletica, abile nelle arti marziali e che corre in piano fino ai 150 m in corsa ma che a parte un aderente costume da pantera non ha nient’altro. Un gangster in fuga sulla sua auto non ha alcuna superiorità se giunto al covo e messosi davanti allo specchio del bagno per radersi domattina si vedrà la mano con la lama insaponata stritolata da quella di Dean Adler/Mirror Man prima che lo stesso gli piova un cazzotto in testa, se non che Adler approfitti dei vetri del parabrezza quando il delinquente è ancora saettante sulla strada per catturarlo. Un altro che rubi un carro armato dove dentro non c’è niente di vetroso e riflettente paradossalmente basta che dia di culo alla strada affinché Alfred Johnson/General Jumbo piloti un elicottero giocattolo il cui ronzio sfugge al cannoniere da cui si paracadutano dei soldatini capaci nonostante le dimensioni imbambolate di girare via i bulloni lasciando a una katiuscia di bruciare il sedere di carne del carrista indifferente a un bambino grasso in piedi dove il suo lucertolone è già passato. Se come ultimo iperbolico esempio l’Emilio Largo di 007 Thunderball operazione tuono in mare aperto sul suo Disco Volante si baloccasse che tutti i suoi schermi di vetro non strettamente necessari (abbruttirsi non è una cosa di cui ha paura; si pagherà un barbiere di lusso quando il Patto Atlantico si sarà prostrato alla Spectre, giacché Blofeld gli ha già garantito tutto l’oro del mondo come ricompensa) e certissimo che un bambino con la pancia da maiale non si può trovare in mare aperto Walter Nebicher praticamente gli affonda il panfilo con il suo Automan. E come porca di quella Eva ha fatto a raggiungerlo? Basta mettere una microspia nel quartier generale della CIA, hackerare un satellite appartenente al SSI e il gioco è fatto. E il ridanciano supereroe virtuale se la cava alla grande contro gli uomini di Largo e con un ultima beffa da Arlecchino tuffa il Largo in mare facendolo arrendere esasperato. Ma la bambina è ancora in pericolo. Un ideuzza sovvenne alla Mold, tra le escluse dai giochi. Preso da parte uno dei droni della villa, stabilì insieme a lei quella che venne chiamata Operazione Nino il Pinguino: uno dei Keypers, Keyboard il pinguino con in pancia il pulcino Kazoo con un becco modificato per trivellare il terreno spuntò dietro la gabbia dove la piccola ostaggio era segregata e il figlioletto senza che nessuno lo vedesse scardinò il lucchetto. Panther Woman era sotto il cielo adesso. Ma era troppo diversa da ogni sua altra apparizione. Era come fosse diventata adulta da minima bambina, una belligerante Melmo Watari a un occhio più paziente sempre lei ma in un esoscheletro da battaglia con lame tornanti di 180° e un look da Bastet di Ramses the Golden Paraoh perfetto contraltare del look da Morrigan arrivato anziché dalle acque del Nilo da quelle dello Hvergelmir della Himmler Pensavo in prigione si mangiasse il minimo. Invece hai messo su chili amica no, le donne non sapevano fare battute salaci. La storia è piena di eroi maschili dal sarcasmo sempre riuscitissimo: James Bond, Lupin III°, Haran Banjo. Solo le Spice Girls ci andavano vicine, ma in Viva Forever erano loro le cattive. Comunque, era vero che la Himmler sembrava ancora più prorompente, con seni e glutei ancora più grandi e compatti, non panna spray sopra un banana split che s’attorciglia straboccando dal piatto, ma un pallone aerostatico in 4 camere, le HiHi Puffy Amy&Yumi della parata di Macy’s del 2005. Alla nemica non era sfuggito cosa le aveva arrotondato le curve: quell’esoscheletro da Chojiku Romanesque Samy – Missing 99 di Hidemi Kubo. Che Panther Woman aveva preventivamente duplicato per sè. Zoomando su tutte e due, la Mitchison sgranò gli occhi. Aveva anche l’asso nella manica la gattina! Penso che darle questo epiteto la possa offendere E darle della Miss Tette&Culo?

Touchè. A forza di essere una Gioviana in un mondo di aerostati viventi che fluttuano tra ammoniaca non riconosci più cos’hai davanti. Come il pesce che non riesce a credere di essere dentro l’oceano. Ma non aveva mai detto di avere un armatura tecnologica per l’espansione delle capacità fisiche. Forse deve trattarsi di un arma segreta Vero, ci siamo fatte così tanto prendere in contropiede da questa sorpresa che non ci abbiamo pensato. Resta però il problema di cui discutevamo prima: noi che facciamo? Mentre la discussione colpevolmente assomigliava a quelle perpetuate dai teologi bizantini mentre la loro città cadeva sotto le scimitarre istambuliote le lame della Panther e della Himmler scintillavano per le scintille reali della pantera e virtuali-perfettamente ricostruite con una cura per i dettagli degna di Battle arena toshinden 2-dei tatuaggi scannerizzati della Himmler. La promessa che tutto quell’appiccicare pelle inchiostrata nell’epidermide a macchinari laser non l’avrebbe danneggiata (https://www.testo-unico-sicurezza.com/rischio-fotocopiatrici-stampanti-toner.html) non abbandonava mai i pensieri di una Himmler che investiva tutta la propria concentrazione nemmeno lei e Panther Woman fossero state Camula (Dania Cericola) contro Alexis Rhodes (Renata Bertolas), ma in caso di vittoria avrebbe fatto una chiamata all’MBDF. Era una lotta impari contro due Janine Reynaud e Gabrielle Lafari armate di minacciosi coltelli a serramanico. Le loro lame tutto sommato erano più corte e come diceva Clint Eastwood in Per un pugno di $ di Sergio Leone la lotta avrebbe dovuto subito avere la vittoria impari di Panther Woman, ma era pericolosissimo sottovalutare le cose piccole. I microfobi sovente appaiono come dei seri pazzi, ma se le pandemie insegnano qualcosa è che qualcosa di piccolo può essere schiacciato, ma è altresì ovunque. Come [Conbattler V] contro il  [Dorei Juu] Demon. Le due nemiche, a momenti abbastanza sfarfallanti perché risultasse chiaro essere sofisticatissimi ologrammi, correvano, schivavano, lottavano per essere più veloci nei loro riflessi di un avversaria che aveva iniettato dentro il DNA di un felino, a momenti capace di superare in corsa un proiettile

 

Come personaggi di un videogioco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I danni che accusavano dimostravano di essere avvenuti con un aumentare del “nevischio”, mentre Panther Woman con il naso tagliato a metà da una coltellata molto potente e spintasi a fondo si sentiva ferita in modo molto più concreto e carnale. Le agili Venere in pelliccia (ma stivali e guanti neri lunghi fino alle rughe del gomito del tutto nude) dopotutto erano luce. Una luce che però come quella delle saette era capace d’uccidere con tutta la concreta durezza di una spada d’acciaio. Lo scontro non sembrava mutasse di minuto in minuto che si svolgeva: le tre donne avevano tutte nessuna esclusa facoltà straordinarie-veri e propri superpoteri-che rendevano lo scontro non un confliggere vicendevole di diversità una delle quali o più di una delle quali doveva uscirne alterata, come fuoco contro acqua dove tanto l’acqua poteva perdere la sua acquosità diventando vapore quanto il fuoco poteva spegnersi

Ma a conti fatti due incendi che mandano le loro vicendevoli fiamme a sbattere le une contro le  altre ottenendo solo un labirinto di stesso, altissimo calore dove chi o cosa si trovava al suo interno bruciava allo stesso modo, fino alla cenere, indifferentemente

La bambina piccola con quel suo [Peliguin] cavalcato da Itadakiman (Mayumi Tanaka) nel frattempo fuggendo aveva raggiunto Voie comunale de Rodate gettandosene sull’asfalto incurante dei mezzi in corsa. Anche se in larghissima parte gli pneumatici e la loro morsa erano scivolati nel passato delle cose le auto e gli automezzi con tecnologia hovercraft potevano ancora dare vita a omicidi stradali. Un autobus fermatosi lì venne arrembato dalla piccola spaventata e attaccata al suo pinguino made by Tonka come un astronauta ramingo a un rottame o meteora. C’era abbastanza folla da pigiarla in un cuscinetto di polpacci e uomini pochi e donne molte riconoscibili solo dai loro variopinti calzini Victoria’s Secretc, da versione femminile di Topo Gigio e la guerra del missile di Kon Ichikawa interpretata da Mimì la cricetina (Anna Bonel) con un palloncino pubblicitario Dolfinc

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sapeva quale fosse la destinazione. Ma non ne aveva alcun problema. Era però terrorizzata oltre la possibilità di pensare lucidamente. Le passeggere unite a passeggeri in virtù delle politiche di equità di McArmy ogni tot abbassavano lo sguardo sulla Puffetta ma senza emozioni. Lei, comunque, stringeva quella misera mano da marziano di Charles Gemora al tubo attaccato alle porte che si aprono saltandoti addosso appannandosi la vista più e più con quelle lacrime neorealiste, da Tina Apicella di Bellissima di Luchino Visconti. Un urto, una turbolenza terrestre le rovesciò le lacrime da videoinstallazione di Giuseppe Baresi dal calice dell’occhio spingendosi il pinguino con la tuba contro la pancia come a volerselo tatuare, da essere Eleguro (Gigi Angelillo) che non contento di essere metà marsupiale metà pachiderma vuole fondersi con Toucanguin, anche perché non voleva perderne l’aiuto. L’autobus e il suo equipaggio avevano preso una strada estranea alla battaglia svoltasi in quella zona selvaggia dell’isola, e nessuno sospettò più che un autista sbadato. Ma un buon conducente di corriera deve saper decifrare quelle spinte, a metà tra un tarlo che comunica con i suoi simili, Junius Kellogg che comunichi in morse e Irma Gonzales che sbatta le tette contro la gabbia (Voulez vous lutter avec moi Çe soire?), come un antropologo vestibolare. Colei con il volante in mano, metà Anna Campori metà Sakio Waitazuki (Cristina Boraschi) non aspettò un altro di quei rimbombi, di quelle turbolenze che l’esempio per ella da non prendere, Shirley Patterson di Prigionieri dell’Antartide di Virgil Vogel sottostimò come vento freddo per guardare in uno dei furbi orecchi da Newton (Francesco Bulckaen) e notare un carro armato vero e proprio, un modello da Operazione Dekel con cuscinetto gravitomagnetico che lo rendeva un gigantesco e pressoché silenzioso killer, un Temnodontosaurus capace persino di sopraffare un Palaeocarcharias, che nel caso il nome non vi dica nulla su chi era questo poco raccomandabile norimbergense era uno squalo (ma c’è sempre qualcuno più forte di te: il Liopleurodon lo sa bene), la cui lunga canna è un cannone laser che gli fa tuonare dal suo tappo da giocattolo rappresentato nella sua istanza da un grosso glande di cristallo che lo rende affetto da fimosi accompagnato ai lati (come nel pene quadripartito dell’echidna) da più comuni batterie missilistiche. Ha un parabufali di quelli notevole e a un certo punto alcune granate 40 mm aprirono la strada al cannone dentro l’autobus praticamente mettendo sullo spiedo il mezzo inseguito, mentre il parabufali lo sollevava come un muratore che innalzi una carriola. Di granate 40 mm se si ferisce di granate 40 mm si perirà: Atsumer assieme a Shererazade avevano mangiato qualche foglia. Anzi, erano state Bessie la mucca che nel brucare il cespuglio aveva anche mangiato la coccinella che attentava al maneggio di afidi di Ant Man. Atsumer pur vantando un ferro più corto era più agile e come saltava lei lungo le pareti rocciose dentro i quali l’autostrada si schiacciava come un fiume che scava la sabbia che nemmeno Penny di Go Go Hypergrind (e parliamo di una gatta cartoon immune pertanto alla fisica ordinaria), avendo in tamburo anche delle T12 Cloudmaker capaci, a suon di vibrazioni, di crepare il metallo del tank nemico come fosse un uovo di Pasqua che con un pugno si frantuma, o in due spicchi perfettamente scollati o in una rovinosa (ma deliziosa) pioggia di schegge frantumate. Per attaccare una Atsumer la cui ultima pallottola era in realtà MVP - Soccer Trophy becomes radar rover! Della Mattel contenente Shererazade il cannone tappato come una cerbottana ingorda l’autobus venne sculacciato con una urumi riuscendo a fuggire, mentre il suo precedente carceriere sparava a vuoto, contro sassolini friabili, una sottospecie di giallo fulmine concentrato come limonata in una cannuccia. Come un fulmine che s’abbatta su dell’asfalto la genio entrò dentro quel bestione confuso e troppo ciccione per arrabbiarsi per bene. L’autobus messo nelle stesse condizioni del Tardino (Sergio Giovannucci) di Il paese dei ranocchi di Antonio Rubino quando il serpente gli mangia la coda da girino quando giunse in città. Qualcuno diede un occhio a quello strano, piccolo sgonfiamento così inciampando al traguardo dove il mezzo concludeva carlinga e livrea, mentre nell’inconscio sali e scendi altri lo ignorarono, come per abitudine ignori l’angioma di graffiti su un treno o una metropolitana, eccezion fatta quando sono veri e propri dipinti artisticamente abbellenti e voluti

Ignorando anche una scarmigliata e spaurita bambina, con un pinguino in frac e tuba in braccio come un caccia militare del (Kongistar Gundan), subito corsa a scomparire tra stretti denti di chiave dei muri d’edifici che con i loro fianchi e pance squadrati obbligano la strada a disegnare un mix tra l’Orinoco e il Jamming del luna park dell’Idroscalo di Segrate, nel bitume di conchiglie e rifiuti a dorso di marrone sabbia fangosa come fragole su una cheesecake che si sviluppa nelle e tra le diastole dei guardaroba balneari, in cui pullula la meiofauna. Una meiofauna a questo giro fatta non da crostacei o nematodi, ma avvenenti quanto infide puttane, drogati di tutti i sessi avvolti in futon con i loro (troppo numerosi per avere alibi) averi, a riposo dopo l’overdose o sebbene in volata colti mentre intingono le narici nel cucchiaio arroventato, bevono il proprio sakè, iniettano il loro latte, cappuccino e Campari fuori dalle loro siringhe che con essi si colorano di bianco, marrone e rosso creando una bandiera di una nazione di cui solo loro sono gli oriundi nei muscoli di braccia e gambe impiccati dal laccio emostatico come (pessimi e non obiettori) medici di loro stessi, si fanno crescere tette e pettorali nell’orgasmo del risucchio del loro cannone che brilla di rosso come il naso della renna Rudolph, in gara reciproca per arrivare alla gigante bianca, allo scoppio della sigaretta o dei loro costati, tutti rigorosamente le prime in piedi i secondi buttati come materassi, su muri e terreni corrosi e instabili, per non dire di quanto olezzassero e macerassero di sporcizia e sudiciume. Tra le meretrici c’era stato l’avvento della robotica, delle tecnologie genetiche per creare una razza di donne mutanti nelle quali braccia extra, combinazioni con animali e pelli colorate come quelle delle C.U.T.I.E Mattel erano state tutto il tutto che poteva essere dato, onde evitare per nulla avvenenti (e neanche “attrezzate”) Regul di I mondi del sole morente di Carolyn Cherryh, mentre la nuova (e devastantemente pericolosa) droga chiamava in causa addirittura il cielo in cima delle nostre teste. The sky was yellow, and the Sun was blue cantavano I Grateful Dead nella loro Scarlet Begonias da From the Mars hotel. E magari le nuvole sono rosse, l’acqua che piovono verde, verde anche il colore delle saette. Ed erano saette la loro nuova droga. Droghe elettroniche, videogiochi per sballarsi, LSD schiacciate e infornata da loschi Gentilia Melli in cartucce da Playstation Portable e dischi da Philips CD 370 in realtà coinvolgevano troppo. Il motivo per cui un altra droga, i porno, sono solo riprese di atti sessuali, e sono questo da sempre. Se ci metti una storia da raccontare, nessuno si masturberà più. E se non ti masturbi pensi, ti emozioni, sogni, scegli tu la tua strada. E chi comanda questo mondo è il Sergej TrifunoviÇ di A Serbian film di Srdan SpasojeviÇ, con il suo malinteso senso dell’arte, in realtà la ferrea e malevola volontà di far vegetare la Serbia nel limbo del peggiore porno, mentre già la vicina Ungheria ha dato i natali a Gabor Csupo, produttore dei Simpson e dei Rugrats. I drogati poi non vogliono i Gorf o i Berzerk che gironzolano nel loro cervello quando non vogliono starsene in botta. Cioè quando urinano, cagano e fanno sesso con chi chiede di farlo astemio. Non vogliono distrazioni. Vogliono solo la botta. Videogames e cartoni animati, guidati da Roger Rabbit (Marco Mete) e Lana (Antonella Baldini), chiedono di entrare e vivere le loro storie, di avere emozioni condivise

 

 

 

 

 

Quelli che Tolkien chiama Disertori in quelle terre diventano prigionieri, il cui reato è il non riconoscere che realtà e fantasia sono facce della stessa medaglia

 

Neanche nelle Terre Incantate puoi fuggire dalla realtà e i suoi problemi, e solo i più babbei e inesperti ci cadono, e l’intensità delle loro fughe li prosciuga. Fino alla morte per overdose, più repentina e lugubre, come la marcescenza di una balenottera sul litorale. Quelli per essere ancora in vita-o come la piccolina si guardò bene dall’accertare-o essere già morti erano drogati svegli e esperti. Che da altri drogati svegli e esperti ricevettero il Cappello, nome colloquiale di un casco con antenna che attirava l’elettricità atmosferica sul tuo cervello, irradiando il fulmine per neuroni e umore cefalorachidiano, assoni e corpo di Nissl, garantendo un inebriante beatitudine da elettroshock giù dalla troposfera. La bambina, gettandosi a palla, come un echidna, da echidna mettendosi il proprio pinguino minore blu nel marsupio assistette a uno di questi fulmini pippati, schizzata a terra dalla sua luce accecante e dalla cannonata che in nemmeno 30 cm quadri cadde sferzando terra e aria in un pesce palla che risucchia aria dall’ano, gonfia le membra irte di aculei e soffia espellendo la stessa aria. Un uomo indefinibile si era accasciato con maggiore gusto e compostezza al muro di mattoni rossastri, scoloriti dalla tenebra e dall’antichità dell’edificio di cui erano uno dei fianchi cicatrizzati con gli occhi invisibili e incavati, come se la azzimata carne del suo volto fosse stata graffiata all’indietro dal mostro invisibile di Capitan Sinbad di Byron Haskin perso in contemplazione di un cielo che chissà come solo su quel corridoio, quella biancastra banda di colla rilegatrice tra le pagine di quel libro architettonico nella biblioteca della metropoli era notturno, nero, grigio di un grigio acre come piombo per denti fresco di posa e di conoscenza della sua lingua, su cui già fulmini bianchi agitano pigramente il loro miliardo di liquide zampe. Dev’essere così immerso nel nero mare del proprio peyote da essere come i tacchini che bevono la pioggia fino a morire affogati, o immobili Giovanni Davoli e Totò in Capriccio all’italiana di Dino de Laurentis che un cielo così spoglio, spento, devitalizzato lo affascina. Come stesse conoscendo la pioggia, il temporale, l’acquazzone e il lampo soltanto in quel momento, Ciaula scopre la Luna di Luigi Pirandello. Oppure è Darrell Standing di Il vagabondo delle stelle di Jack London, pronto per tornare a quegli astri da cui è venuto o su cui è già stato (E quindi c'è lo stress

Regna solo confusione

Però ho letto sul giornale

Che se sei bravo ti faranno un clone

Dove si va?

Se si va

Dove si va?

Se si va

Adesso starò zitto

La musica è finita

Tutto quello che non ho detto

Lo dirò in un'altra vita Alex Britti-Da piccolo-It.Pop|Varcherò i confini della terra

Verso immensità...

Sopra le astronavi

Verso le stazioni interstellari

Viaggerò…Franco Battiato-Anafase-Fetus). Ogni pace interpretativa dura però pochissimo perché la tanto (in)attesa (da lui) scarica arriva. L’uomo se ne fa ballare come la spastica Ginevra di Marco in Il ballo del potere di Franco Battiato dal suo Gommalacca spaventandola ancora di più. Sembrava il Peter Gabriel di Sledgehammer da So rianimato dallo Harutoshi Ogata di Perfect Blue di Satoshi Kon. La sua overdose elettroaerea sembrava propagarsi come l’onda d’urto di una meteora, sebbene solo guardando davanti a sè. Il resto del vicolo lo ignorava, checchè la lucentissima siringa storta di un giallo trasparente e feroce che gli iniettava esperimenti di Andrew Crosse dentro il cervello (“era che nascevano da ovuli depositati da insetti galleggianti nell'atmosfera e schiusi per azione elettrica. Tuttavia, non potevo immaginare che un ovulo potesse emettere filamenti, o che questi filamenti potessero diventare setole, e inoltre non potevo rilevare, a un esame più attento, i resti di una conchiglia) e il suono esplosivo che gli sventrava i timpani estatico Daisuke Yayoi (Shinichi Watanabe) prima che finisca tutto in niente. L’uomo ha il cervello imploso che gli cola annerito e sanguinante dalle orecchie. La bambina ne contempla il cadavere retrocedendo fino a inciampare in dei gradini color carta non ancora cagliata (o copia di La Stampa) in cima ai quali c’è accostata con la leggerezza di una piuma una rude porta metallica dalla cui feritoia Norman McLaren proietta il suo verdeggiante Spook sport, risalendoli con movimenti da regressione evolutiva a creatura rettile, stringendo il suo Giuseppe Ramundo a sé mentre deve carpinare con soltanto un braccio, come le soldatesse in trincea che perennemente rischiavano di comprimere i loro bimbi sotto il peso di loro stesse mentre a ogni decimetro arato nel fango che spalma le schiene dei loro pargoli assieme alle maniche delle loro divise e la livrea dei loro Carcano calibro 7 sempre in pugno, speranzose che la bontà del loro latte li distragga dal rumore delle bombe che esplodono

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardata dall’esterno, la piccolina sembrava una delle bambine ignude di Houses of the Holy dei Led Zeppelin dentro Inbreeding the anthropophagi dei Deeds of Flesh. Prima appose le sue manine da reginetta taumaturga al misero spessore della porta da cui nasce l’aulente luce da lampada di McFaddin per aprirla con le sue forze, poi la colpì a pugni. La proprietaria, una specie di Tura Satana vestita come una parodia della Fata Turchina a onere di Nicola Formichetti apparve dalla luce verde allungando una delle sue grinfie stringendole i piccoli polsi con un innaturale pinza fatta con indice e medio, dalle lunghe unghie blu notte, traendo da quella sciccosa Nintendo Ultra Hand abbastanza forza per portarsela dentro, Opus sempre con lei mentalmente disposta come Linus quando Snoopy lo trascina con sé mordendogli la simbiotica coperta

Sei un ghiacciolo piccola mia. Come ti chiami? Isabela Senora. Sì fuori fa davvero troppo freddo Cos’è quel giocattolo? Puoi farmelo vedere, non te lo ruberò La dama studiò il pinguino e poi lo riconsegnò alla legittima Liv Arnesen Non ti preoccuperò chiedendoti da dove vieni o che ci fai nel bugigattolo. Qui puoi rimanere e vivere tranquilla. Ti darò da mangiare, poi ti presenterò alle altre La massaggiatrice vampira era in topless, liberati i suoi Hoverla dei Carpazi ucraini immersi nei propri ghiacciai con l’LP di Devil without a cause di Kid Rock che avanzava solco dopo solco dall’alba sintetica sussurrata su eterei assoli di chitarra di Bawitdaba alla svaccata, quasi reggae e rap di Black chick White guy, gli scarponi dal tacco a spada ancora allacciati e filosofeggianti Abramo e Giampaolo Barosso indecisi su chi debba essere più in alto di chi sul bianco divano, mentre le unghie color melanzana ondeggiano minacciosamente vicine al parquet. I lunghi capelli cinerini sono fiume di liquirizia a cascata da dov’è che occhieggiano quegli avvoltoi di cuscini. Due latine dal seno grosso e dalla pelle come cioccolata esibivano-ministre dell’aviazione del Reich Charlotte Hellmich-i loro 4 Zeppellin mentre dive facevano cadere i loro bronzei dreadlocks sul volto, intingendoli nel rossetto delle labbra. L’asiatica lambiva anche le sue labbra intinte di (finto) cinabro con le sue supertette mentre meditava poggiata sulla testa a gambe e braccia aperte come un candelabro umano. La loro regina le chiamò per metterle in posizione, come i giocattoli di Emily Ho trovato questa bambina alla nostra porta. Anzi; ha bussato, voleva entrare.





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