Note:
queste
quattro brevi cosette sono state scritte per puro divertimento in una
serata di
scrittura veloce (quindici minuti a prompt), e davvero non hanno alcuna
pretesa, soprattutto se si tiene conto che le regole prevedevano di
proporre
prompt il più folli possibili (alcuni lo sono, altri sono
seri).
Non
c’è alcun riferimento alla
S3, giusto un mini easter egg se avete visto i primi dieci minuti del
primo
episodio, e quindi le ultime due finte-drabble vanno considerate dei
what if,
non seguendo il canone della nuova stagione.
I
brani possono essere letti come
slegati tra loro, anche se idealmente seguono un certo ordine
cronologico e
condividono per lo più il pov di JJ (vorrei anche capire il
perché, considerato
quanto io mi senta insicura con la sua caratterizzazione, ma finisco
sempre a
scrivere cose JJ!centric…). Idealmente il secondo
è ambientato durante il Kook
Year di Kie, mentre il terzo a Poguelandia.
Buona
lettura!
Tales from the
Cut
Si nasce soli e si
muore nel cuore di qualcun altro
Il giorno in cui
JJ lo capisce, hanno sì e no dieci anni
e stanno correndo nel cortile della scuola, le dita sporche di tempera
e i
piedi nudi nella sabbiolina.
Inciampa
rincorrendo John B – non è mai sato il suo
elemento, la terra, è nato per il mare, lui – e
nel cadere si tira dietro
Pope, che finisce lungo disteso e trascina con loro anche
John B,
aggrappandosi ai suoi pantaloncini per cercare di mantenere
l’equilibrio.
L’ombra
di Kie si staglia sopra di loro, le mani sui
fianchi e sul viso la solita smorfia esasperata e affettuosa, e
guardando quel
mucchio scomposto di gridolini e ginocchia sbucciate scoppia a
ridere.
«Siete
tre disastri».
«Ma se
non puoi fare a meno di noi!» ribatte pronto
John B, lanciandole una manciata di sabbia e afferrandola per una
caviglia; così
finisce anche lei in cima al mucchio, il gomito piantato nel fianco
di JJ e
un ginocchio in pancia a Pope.
È solo
un sussurro, ma JJ è certo di sentire il
suo nemmeno un pochino in risposta.
Il cuore gli si
allarga nel petto, come le onde quando
si gonfiano per il vento, e li stringe tutti in un abbraccio
soffocante.
Può essere
nato solo, JJ, ma ora che ha trovato i suoi
Pogues forse non finirà necessariamente anche così.
*
Il coccodrillo come
fa?
Pope ha
costretto tutto il gruppo a studiare insieme per
superare gli esami di fine semestre, e ha pure insistito per farlo sul
retro
del negozio di suo padre, sapendo come sarebbe finita se fossero stati
allo
Chateau.
La
verità è che l’unico che studia
è Pope, John B gli arranca
dietro a fatica, JJ si è distratto mezz’ora fa e
ora si sta arrotolando una
canna credendo anche di non essere visto, se lo fa tenendo le mani
sotto il
tavolo.
Ma Pope ha
deciso che devono passarlo tutti e tre, questo
fottutissimo esame, quindi tira una gomitata a John B, che alza
perplesso gli
occhi dal libro di scienze e guarda confuso il gesticolare poco
eloquente e
molto ansioso dell’amico, finché Pope scuote la
testa rassegnato e indica in
modo plateale JJ, troppo impegnato per accorgersi degli altri due.
Così
John B, sempre mezzo spaesato, sfoglia il libro che ha
davanti alla ricerca di qualche argomento con cui attirare
l’attenzione del
biondino.
«Che…
ehm, mi sono sempre chiesto, Pope, che verso fa il
coccodrillo?».
Pope lo guarda
con gli occhi spalancati, schiaffandosi una
manata in faccia. Che cazzo di domanda è?
«Io…
non ne ho idea, ti sembra che abbia mai visto un
coccodrillo?!».
«Lo so
io!» ribatte invece JJ, alzando gli occhi e
accendendosi la canna. «Una volta ho incontrato una mamma
alligatore».
«Questo
non è assolutamente vero».
«Ti
dico di sì, sanno tutti che fanno i loro nidi giù
a Goat
Island».
«E
dovremmo credere che sei sopravvissuto all’incontro
ravvicinato con un alligatore?».
«Te lo
giuro, amico, era grossa così e faceva tanti rantolii.
Tipo Big John quando russa».
«Vorresti
dire che mio padre sembra un coccodrillo?».
«Identico!»
conferma JJ, lanciandosi in una fedelissima
imitazione.
Il giorno in cui
un alligatore attacca John B, dopo che lo
spavento e l’adrenalina sono scemati lui e Pope sono
costretti a dare ragione a
JJ. Che fortunatamente non è presente, così
possono negare tutto, poi.
*
Hi, I’m Chandler, I make jokes when
I’m
uncomfortable
Il gioco lo ha
proposto John B, per questo JJ si convince di
essere ancora più stupido di quanto il mondo gli abbia
sempre ricordato, perché
il coglione che lo ha messo in questa situazione è il suo
migliore amico, il
che rende lui ancora più coglione.
Certo, la
domanda scomoda su Kie l’ha fatta Cleo, a cui
devono tutti la vita troppe volte per poterle dare alcuna colpa, senza
contare
che non poteva saperle, certe cose – può averle
intuite, ma non tutte. Non sa
di Luke, delle botte che si possono ancora contare sotto la pelle, non
sa delle
parole che sono andate ancora più a fondo e del suo talento
per sgusciare via
dall’abbraccio della gente, prima di rovinare ogni cosa
(perché tanto è certo
che lo farà, non gli serve capirci qualcosa di
probabilità per dirlo). Quindi,
insomma, non dà colpe a Cleo, che sicuramente ha tirato
fuori quella domanda
solo perché è la più sveglia di tutti,
lì in mezzo – non che ci voglia tanto,
tra lui e John B a rappresentare metà dei Pogues –
e ha capito, semplicemente.
Ma lui
è JJ, e ha una certa reputazione da mantenere, quindi
ha fatto qualche battuta cretina, ha riso e ha negato. Come sempre:
è quello
che ha imparato a fare meglio negli ultimi diciassette anni, quello che
lo ha
tenuto in vita nello schifo che è lo Sprofondo.
Però
non ha contato che tra i Pogues c’è anche Kie. E
Kie è
sveglia, è l’altra cosa che lo ha tenuto (li ha
tenuti) in vita tutti quegli
anni. A lei non basta un sono JJ, faccio battute quando sono
a disagio,
perché Kie sa anche tutto il resto, i perché e i
per come.
Si è
seduta vicino a lui sulla spiaggia, quella notte. Non ha
detto niente, ma JJ sa che ha intuito qualcosa, forse, e per ora tanto
gli
basta. Poi però Kie gli ha accarezzato i capelli e ha
sorriso. Ha
decisamente capito, ha realizzato allora JJ, e poi: ora
sono fottuto.
Quindi
l’ha baciata, perché fottuto per fottuto tanto
andava
rovinarsi del tutto.
«Ora
puoi confermare a John B che sono io il migliore
surfista e baciatore delle Outer Banks?».
«Coglione».
*
Ti regalo una patata
in un bicchiere per farla crescere
La domanda
fondamentale della vita, realizza JJ, è: cosa
regalare alla propria fidanzata per San Valentino?
Soprattutto
quando fino a ieri non hai mai avuto soldi per
comprare regali nemmeno a Natale, e suddetta fidanzata considera San
Valentino
una festa del consumismo e del capitalismo, fatta solo per indorare la
pillola
dell’estrema solitudine dell’uomo moderno
– e altre cose che finiscono in -ismo
e JJ ritiene troppo difficili.
La risposta,
purtroppo, pare non essere 42, Guida galattica
per autostoppisti (il film, ovviamente) mente.
John B,
autoproclamatosi esperto di relazioni, sostiene debba
faglielo comunque, perché anche se Sarah dice di non
volerne, e che non
serve una festa per ricordare che ci si ama, poi gliene fa
sempre uno.
Capisce anche lui come non ci si possa mica presentare a mani vuote, a
quel
punto.
E poi JJ crede
che ogni tanto un po’ di consumismo faccia
bene, così come ripeterle una volta in più che la
ama – e sì, non sono i regali
a fare la differenza, lo sa, solo, per una volta
che può, vorrebbe
poterne fare uno anche lui. Sa di normale e di intimità, di
casa. Tutte quelle
cose che non ha mai conosciuto da bambino.
Così
alla fine si presenta al loro appartamento con un
bicchiere in mano e un sorriso sfacciato – perché
anche come consegnarli, i
regali, è qualcosa che deve ancora imparare – e
Kie gli apre la porta
aggrottando entrambe le sopracciglia, con quello sguardo così
da Kie quando
lo guarda.
«C’è
dentro una patata» spiega JJ, con la stessa sicurezza
con cui è solito spiegare qualsiasi cosa riguardi la pesca.
«Così la fai
crescere in terrazzo e hai il tuo albero di patate a chilometro zero.
Super
ecologico, baby!».
«Le
patate non crescono sugli alberi, idiota».
«Buon
San Valentino anche a te, Carrera».
Altre note: spero
che questo secondo tentativo col fandom non si sia rivelato un totale
pasticcio. So di dirlo con ogni storia e personaggio che scrivo, ma
faccio una
fatica immensa a pensare a una trama, qualcosa su
di loro, eppure vorrei
solo scriverne a oltranza. Probabilmente non credo di averli ancora
analizzati/sviscerati a sufficienza per convincermi di poterci tentare
(che è
poi il grosso problema della mia vita, avendo solo visto la serie e non
avendo
mai letto nulla – perché non esiste ma
vabbé, dettagli – su di loro: senza una
base cartacea mi sembra sempre di non aver capito nulla). Cosa a cui si
aggiunge il non riuscire a scrivere trame sensate ma solo introspezioni
ridondanti da mesi, motivo per cui alla fine ho scelto di scartare la
quinta drabble
scritta e che si basava sull’introspezione di JJ (che
sorpresa!) durante un
particolare momento della 3x04. Detto questo, se volete leggere
qualcosa
scritto davvero bene su di loro e con un’introspezione
perfetta di JJ, leggete
le storie di Anonimadelirante
sul fandom.
Un grazie alle mie compagne di
follia per aver organizzato la serata drabble-prompt-folli.
Spero che la lettura vi abbia
strappato almeno un sorriso, grazie per il tempo dedicatole.
♥
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