In quello
stesso istante,da qualche parte nell'Hokkaido.
Stanchi,provati,sfiniti.
Ma vivi e vittoriosi. Sesshomaru,Toran Ezio Urtak e Koga,anche se
svenuto, uscirono vincitori da quello scontro,con la carcassa
sanguinante del Tengu appena ucciso dall'inuyokai,sporco del proprio
sangue,oltre di quello che aveva sottratto ai suoi sofferenti
guerrieri,che prima aveva reso immortali e poi li aveva privati della
vita per rendere se stesso più forte. Gli scheletri che
avevano
combattuto e respinto gli invasori,ora restavano li,in piedi,muti e
immobili testimoni della vittoria appena conseguita contro gli ainu
deviati al servizio della regina. Riprendevano aria ed energia,tutti
e quattro stremati per il duro scontro vinto da appena pochi minuti.
“Che
è
successo? Oh,la testa,rimbomba tutto.”,disse Koga passandosi
una
mano sul viso,mentre Urtak gli dava una rapida occhiata e con la
testa dello yoro tra le mani gli è la muoveva come un
mercante che
cerca dei difetti in un oggetto da acquistare.
“Che
stai
facendo Urtak?”,chiese Koga irritato per quel
trattamento,dalla
quale sfuggì con un piccolo strattone.
“Sei
apposto. Sei svenuto a causa dell'urlo di Marsatap,deve averti preso
in pieno anche con le barriere di pietra alzate,però mi
sembra
strano. Da quanto tempi stavi combattendo?”
“Da
almeno
un ora più o meno. C'erano altri yoro con me ma ho preferito
che non
rischiassero inutilmente le loro vite.”
“Capisco.
Mossa stupida,persino per te.”,disse Urtak
tranquillamente,senza
peli sulla lingua.
“Non
farmi
la predica cerbiatto. Ero in ricognizione con una piccola squadra dei
miei lupi più veloci ,quando ci siamo accorti di una grande
massa di
ainu che si spostavano in questa zona. Li abbiamo seguiti sulla
distanza credendo che non ci avessero visti,ma poi,in mezzo agli
alberi,quando credevamo di essere al sicuro,siamo stati attaccati da
un folto numero di quei dannati. Così ho dato l'ordine di
ritirarsi
e di informare il vostro clan di quello che stava accadendo mentre io
avanzavo a vedere cosa stava succedendo. Tra un uccisione e l'altra
mi sono ritrovato qui e poi è scoppiato il finimondo. Tutti
questi
scheletri che sono usciti dalla terra,dalle pietre,come se il suolo
li stesse facendo emergere dal basso.
“E
così
ti sei ritrovato nel mezzo di una battaglia.”
“Tra
tutti
gli invasori avevo notato la figura di un Tengu,l'unico fra molti di
quelli e ho capito che non era come tutti gli altri. Volevo
combatterlo,ma mi hanno sbarrato la strada. Il resto lo sapete
già.
E adesso lasciami.”
Koga si
staccò bruscamente dalle mani di Urtak e lo sciamano non
parve ne
offeso ne compiaciuto dal gesto. Gli bastava sapere che Koga stesse
bene e gli andò bene così. Tuttavia,mentre
recuperavano le
energie,Sesshomaru non poté smettere di pensare ai dubbi che
in quel
momento attirarono la sua attenzione. Koga era giunto fin li per una
semplice coincidenza? Gli sembrava strano,ma non era impossibile. Ma
allora Kagura? Perché aveva visto Kagura? Ma era morta, o
forse no?
Ma se non lo fosse stata perché era li, Nell'Hokkaido. E
quella
storia del primo re,una bella storia e per lo più su un
cane,ma non
sui cervi,in un luogo sacro ai cervi? E infine, perché
Otsune aveva
attaccato quel luogo isolato e lontano da tutto? C'erano troppe cose
che non capiva e che non coincidevano tra di loro...apparentemente.
Forse poteva trovare qualche risposta,li,in quel luogo misterioso,ma
per farlo doveva restare,osservare e sopratutto comprendere. Non
poteva andarsene e tornare indietro. Non ancora.
“Perché
ci hai condotto qui?”
Chiese
Sesshomaru all'improvviso. Tutti iniziarono ad osservarlo,in
silenzio.
“Perché
hai voluto che fossimo noi a difendere questo luogo? Noi,degli
stranieri,a prendere le difese di un tempio con la quale non
c'entriamo in alcun modo?...Cosa vuole Otsune da questo posto?
Urtak non
rispose e continuò a non parlare. Lo sciamano sapeva bene
che la
richiesta dell'inuyokai era giusta,ma continuò a non
parlare. Non
sembrava spaventato o timoroso,ma nonostante ciò,esitava nel
voler
dare una risposta. Ma la sua bocca si aprì e da essa
“E
giusto.
D'altronde non era mia intenzione nascondervi qualcosa né
approfittarmi delle vostre capacità. Ma...c'è una
cosa che vorrei
fosse chiara. Ciò che si trova qui e di vitale
importanza,che non
venga divulgato altrove. I segreti custoditi al suo interno sono
rivelati a pochi e quei pochi hanno l'obbligo di non rivelare
ciò
che si nasconde al suo interno. Sono stato chiaro?”,disse
Urtak
piatto ma autoritario.
“Quanta
la
fai lunga,si certo non diremo niente.”,disse Koga lamentoso a
quella richiesta.
“Lo
prenderò per un si. Sopratutto da te...lupo.”
Urtak diede
un altra occhiata a tutti i presenti,si girò verso la grande
statua
in rovina. Poi si piegò in avanti fin quasi a toccare il
terreno,appoggiò entrambe le mani,aprì la bocca e
quello che emise
fu il bramito più forte che mai orecchio straniero
udì in quelle
terre da molti secoli. Mentre il verso da cervo continuava lo
sciamano alzò lentamente la testa verso gli occhi della
statua,poi
al cielo ed infine di nuovo contro la terra. Il verso
risultò così
forte da far fischiare le orecchie a tutti i presenti,in particolar
modo a Koga e Sesshomaru,dall'udito finissimo. Ma per quanto forte
fosse il bramito nessuno dei presenti si sentì urtato o
infastidito
dal suono,poiché per quanto strano potesse essere,sopratutto
per
Ezio,il forte suono non andò tanto a rifarsi
sull'udito,quanto
piuttosto verso l'interno,come se si ampliasse all'esterno e
poi,entrasse dolcemente,ma di continuo,come le onde provocate da un
sasso gettato in mezzo ad una pozza d'acqua che si espandeva
lentamente,ma solo in secondo momento. Prima da fuori verso dentro e
poi,da dentro verso il fuori. Poi la terrà
tremò,la statua
tremò,leggermente,ma il tremito fu continuo e percettibile.
Poi,ai
piedi della grande statua la terrà si aprì
lentamente in due parti
uguali e pian piano si allargava,formando una stretta strada formata
da un lunga scalinata che scendeva fino alle profondità
della terra.
“Seguitemi.”
E Urtak fece
nuovamente da guida,scendendo per primo in quel misterioso paesaggio.
Koga lo seguì a ruota senza farsi troppe domande e nel
mentre Toran
Ezio e Sesshomaru si guardarono un attimo.
“Beh,non
so voi,ma io dico di seguirlo. Lo so la cosa sta prendendo una strana
piega,ma se voi preferite stare qui a godervi la compagnia di queste
vecchie ossa fate pure. Io scendo...e non crediate che la cosa non mi
preoccupi.”, Disse Ezio osservando gli ultimi due rimasti e
con
qualche dubbio sulla sua decisione decise di scendere anche lui.
“A
questo
punto conviene seguirli. Siamo giunti fin qua e a questo punto tanto
vale andare avanti.”,disse Toran guardando Sesshomaru con
aria
seria.
“E
esattamente quello che voglio fare. Voglio delle risposte e se
possibile,subito.”
Sesshomaru
fece per muovere il primo passo,ma una mano della pantera gli
afferrò
il polso,quasi a volerlo trattenere con forza.
“Lo
so,però...non esagerare. Non posso capire cosa stai passando
in
questo periodo o come ti senti in questo momento. Promettimi solo una
cosa. Non spingerti più in la di dove non riesci ad
arrivare. Non
voglio che tu ti faccia più male del dovuto.”
Toran lo
guardò con fare preoccupata e il guerriero poté
notare una patina
umida sugli occhi. Lo vedeva e riuscì ad interpretare il
significato
di quegli occhi così umidi. Paura e preoccupazione. Per lui.
“Vado
avanti io.”
E Toran fu
la penultima ad entrare nelle viscere della terra. Sesshomaru rimase
da solo e per prima volta si accorse dell'aspetto di quel luogo che
lo circondava. Antiche costruzioni in pietra ricalcavano strutture
ricavate dall'area,molte di essere risultavano danneggiate durante lo
scontro appena concluso,che davano sull'immensa area libera,ora,piena
di corpi freschi e antichi scheletri crepati o sbriciolati per colpa
dei colpi subiti. Ed ora,gli scheletri che l'avevano fatto passare
l'osservavano in silenzio. Altri scheletri,altri morti che lo
fissavano. Perché? Nessuna risposta poteva venire da quelle
bocche
prive di lingua e i loro sguardi,seppur assenti degli occhi,lo
fissavano,fermi,immobili,come statue. Non seppe darsi una risposta e
il loro interesse per lui lo turbavano abbastanza da spingerlo ad
usare l'altra spada,Tenseiga,ricavata da parte di Tessaiga ed
eredità
di suo padre a lungo rifiutata ed usarla su di loro. Eppure non
percepiva violenza da loro,ma non poteva dire che capisse quale fosse
la loro intenzione. Smise di fissarli,diede un ultima occhiata alla
statua e poi scese anche lui,incerto sul da farsi e dubbioso su
ciò
che avrebbe scoperto li sotto. Scendeva le scale poco alla volta e di
gradino in gradino si chiese quante altre cose stesse nascondendo
Urtak,non tanto agli altri,quanto piuttosto a lui. Non gli ci volle
molto per raggiungere gli altri,anche perché non andavano
poi così
di fretta e Toran,quando si accorse che Sesshomaru l'aveva raggiunta
si girò un attimo a guardarlo e a fargli un piccolo sorriso
anche se
lui non sapeva il motivo della cosa,forse per affetto e per
rassicurarlo sulle sue preoccupazioni. Non lo sapeva,preferiva non
indagare,anche per una questione di orgoglio personale. Scendevano
sempre più e man mano che scendevano,quando il buio avrebbe
dovuto
farsi più forte e la luce dissiparsi ecco che dai muri si
vedevano
dei cristalli,non tanto grossi,ma erano numerosi ed emettevano tutti
delle piccole luci verdi,che tutte insieme formavano una sorta di
illuminazione naturale,senza fuoco e senza la luce del sole,ma dalla
terra,solida e immobile. Poi infine giunsero alla fine della
scalinata e si trovarono di fronte ad un corridoio,lungo e stretto.
Da dove si trovavano erano ben visibile degli scheletri,ma questi
non erano sepolti,ma seduti a gambe incrociate,posti ad entrambi i
lati del lungo passaggio, dove erano situati all'interno di piccole
nicchie,con ancora indosso le loro pesanti pellicce e insieme ad esse
avevano con se anche monili,anelli ed altri accessori di vario
genere,ma niente armi.
“Questi
che vedete sono alcuni degli antenati più stimati della mia
tribù.
Quelli che avete incontrati di sopra sono guerrieri,posti a guardia
di questo luogo. Il tempio della gola del cervo dormiente
però,era
anche il luogo dove costoro,gli sciamani di grado più alto
della mia
gente sorvegliavano questo luogo sacro,come guardiani,per non
permettere a nessuno di entrare qui e niente di poter uscire. Ora
giacciono sepolti qui,affinché il loro potere,anche dopo la
morte,non andasse disperso.”,disse Urtak mentre continuavano
a
seguirlo.
“Disperso
in che senso?”, chiese Ezio curioso.
“Tutto
in
natura e ciclico. L'acqua che scende per mezzo della
pioggia,così da
formare i fiumi,per poi giungere al mare,solo per tornare in cielo
per mezzo dell'umidità e ricominciare il percorso. Oppure
l'erba,che
viene mangiata dagli animali che se ne nutrono,per poi essere
mangiati dagli animali che si nutrono di questi,che a loro volta
muoiono,così che coloro che si nutrono di carcasse possano
ripulire
il corpo della carne in eccesso mentre il resto viene assorbito dalla
terra,che a sua volta se ne nutre e così potrà
produrre nuova erba
e il ciclo di vita e morte possa ricominciare,affinché la
vita
giunga infine alla morte e la morte a sua volta,nutra altra vita. Il
potere che può essere manifestato da una creatura,sia esso
un dono
del mondo materiale o di quello spirituale compie comunque un ciclo.
Noi sciamani lo prendiamo in prestito da forze ancestrali ben
più
antiche,che noi invochiamo attraverso parole e gesti,ognuno specifico
per un entità alla quale richiedere assistenza. Posso
prendere in
prestito il potere di un elemento già presente attorno a
me...”
“Ma
non lo
puoi generare. Per questo non ti abbiamo ancora visto il fuoco
vero?”,disse Ezio giungendo ad una fulminea illuminazione.
“Precisamente.”
“Se
fosse
come dici tu allora quei kappa che ci hanno attaccato non dovrebbero
usare il fuoco,giusto?...”,chiese Toran confusa
sull'argomento, “E
poi i kappa non sono creature acquatiche?”.
“Il
tuo
dubbio e sensato. Sono gli sciamani al servizio di Otsune che
praticano la loro arte in maniera sbagliata, o
meglio...corrotta”
“Corrotta?”
“Si,come
ho già accennato il potere che gli sciamani viene preso in
prestito
dall'ambiente circostante e nel caso del fuoco esso dev'essere
disponibile vicino all'incantatore,come ad esempio un fuoco da campo
oppure una torcia. In rari casi si usa anche la lava o la cenere dei
vulcani,ma qualunque cosa possa essere molto caldo può andar
bene.
Ma Otsune,usa una pratica oscura e malvagia delle usanze originali
della nostra gente. Lei ha insegnato a non chiedere in prestito il
potere,ma a rubarlo,a sottrarlo con la forza. Impiega il potere degli
spiriti in natura per chiamare a se con la forza dei suoi sortilegi
poteri che normalmente non si possono trovare facilmente. Quel che
è
peggio e che lei,può anche usare gli spiriti della natura in
forma
di pura essenza. Così facendo può usare qualunque
elemento,anche il
solo spirito come mezzo di offesa o di difesa. Ma ciò
comporta un
prezzo. L'utilizzatore corrompe il potere,macchiandolo con la propria
blasfemia e ciò,può risultare dannoso,se non
addirittura letale.”
“Letale?
Aspetta un attimo,ricordo che l'ainu che mi ha attaccata aveva preso
fuoco improvvisamente e poi, quando il kappa e morto l'ultima rimasta
era una donna. Non aveva più la pelle e la sua carne era
bruciata.
Ma era ancora viva.”
“purtroppo
questa è uno degli effetti collaterali del potere corrotto.
Sottrarre il potere direttamente dal mondo permette di usufruire
della magia come meglio si crede,ma il modo in cui l'energia rubata
viene espressa cerca di tornare alla sua fonte d'origine,usando il
corpo del ladro come catalizzatore diretto e così facendo e
nel
processo cambia,sia nel corpo,che nella mente.”
“Io
non ci
ho capito niente.”,disse Koga senza peli sulla lingua.
“Storia
affascinante...”,parlò Sesshomaru con il suo
solito modo diretto e
ruvido,con un pizzico di ironia, “Ma questo non spiega
perché ci
hai portato fin qui, né tanto meno perché Otsune
ha voluto che
questo posto fosse attaccato.”
Attimo di
pausa,un momento per riflettere su cosa dire e come dirlo,mentre per
il sentiero sotterraneo,spuntavano altri scheletri spuntavano dalle
nicchie sui muri ed Ezio,ebbe la sensazione di trovarsi nuovamente a
casa,in Italia,quando giunto a Roma una dei suoi primi compiti nella
città eterna fu recuperare una lettera cifrata da mano
templare e
per farlo era passato nel sottosuolo della città,dove
risiedevano le
antiche catacombe di età imperiale e quella dove si trovava
adesso,seppur differente nella cultura,nella locazione geografica e
di quella realtà parallela a quella che conosceva poteva
sostenere,che lo scopo di base,ossia ospitare le ossa dei morti,in
una sorta di cimitero sotterraneo,non era poi così diverso.
Per
altri invece,come Toran e Koga,era solo un luogo di sepoltura legata
ad usanze e credenze molto differenti dalle loro. Ma per Sesshomaru
invece la cosa era più complicata. Ripensava alla scena
dipinta su
quel muro,dove era presente Iichin,la donna con l'ascia e tutta
quella serie di animali antropomorfi posti sotto di loro.
Perché mai
un luogo sacro ad un tribù di cervi raffigurava una scena
dove a
capo di tutti c'era un cane? Che significato poteva avere? Pensandoci
bene era anche presente una forma rettangolare sul muro,con dei
piccoli segni disegnati dentro la forma geometrica. Era la
tavoletta,l'aveva riconosciuta,anche se l'immagine sul muro era
rappresentata in maniera arcaica e rurale sapeva che quell'oggetto.
“Prima
quando siamo arrivati all'entrata del tempio,hai citato una fonte.
Cosa sarebbe di preciso?”
“La
fonte
è....più facile a vedere che da spiegare. Ma
posso dirti in maniera
semplicistica che tutto il potere degli shika che è stato
depositato
qui ha creato qualcosa di...particolare. A volte le forze create da
questo mondo prendono strade alquanto curiose. Ecco,manca poco al
prossimo punto.”
Passarono
pochi altri minuti a camminare in quel corridoio stretto e a tratti
inquietante,con il sentiero illuminato da quelle strane pietre che
sbucavano dalla pietra e i morti sepolti li sotto pareva di scendere
nell'oltretomba,sempre più in basso,sempre più
giù,fino a quando
la strada non si interruppe. Di fronte alla strada sbarrata si
trovarono un grosso macigno,con un grosso e largo incavo che taglia
la pietra perfettamente a metà. Su entrambe le parti erano
state
incisi segni e simboli incomprensibili a tutti,tranne a Urtak.
L'hanyou si portò entrambe le mani sulle corna e poi,con i
pollici,premette sulle punte,che scalfirono minimamente i
polpastrelli,li appoggiò a bordi della spaccatura e
lentamente ci
passò i polpastrelli bucati,mentre recitava una strana
litania in
ainu che non capirono e che anche al fine udito di Koga e
Sesshomaru,per quanto percettibile il suono,arrivava alle loro
orecchie come distorto,come una specie di pulsazione che colpisse in
maniera ritmica e profonda i loro timpani rendendo indistinguibile i
suoni pronunciati, da parole con un significato chiaro e conciso. Che
quel fastidio alle orecchie fosse una sorta di protezione da parte di
coloro che volessero entrare senza permesso? Non sapeva dirlo,non che
gli interessasse certo,ma non era bello da sentire. Non gli faceva
male,ma nemmeno gli procurava piacere. Poi la roccia si
aprì,con
entrambe le parti riassorbite dalla terra in direzioni
opposte,facendo intravedere lo spazio al suo interno.Una camera,una
gigantesca camera sotterranea i cui muri erano percorsi da vene di
cristalli luminescenti,tanto grandi ed estese che illuminavano l'area
sotterranea,tanto,che la penombra presente nel corridoio pieno di
scheletri in confronto pareva una notte priva di stelle. Grandi
statue di figure umanoidi con la testa di cervo era state scolpite
nella nuda roccia ognuna nella stessa identica posa,ritta ed
immobile,con le mani giunte al petto intente a reggere un globo. Le
statue a loro volta erano collegate,per mezzo di alcuni canali
scavati nel pavimento,ad un grande monolito rettangolare rovesciato
per terra che occupava una buona porzione della stanza ed era
circondato da vasi e piatti,ma anche da oggetti come
statuine,accessori di vario genere di cui molti erano oggetti
preziosi,come collane e anelli di giada. Il monolito a sua volta era
collegato infine da un altro canale,più grande di tutti gli
altri
che poi si divideva a sua volta in altri due canali più
piccoli che
giungevano fino al muro dall'altra parte della stanza,che poi
salivano contro la superficie fino a giungere a due grandi buchi
presenti alla stessa altezza e alla stessa distanza,circa due metri e
mezzo dal suolo e quattro metri l'uno dall'altro. L'ambiente in
se,per quanto avesse il suo fascino sembrava non giustificare la
lotta per il possesso di quel luogo e alcuni di loro come Koga e
Toran non parvero particolarmente impressionati da quello che videro.
“Tutto
qui? Una vecchia e polverosa stanza sottoterra con delle pietre
luccicanti è il segreto di questo posto?”,disse
Koga
sconcertato,aspettandosi qualcosa di più.
“Oh
Koga,la tua capacità di scrutare le cose più
ovvie a tutti è di
certo il tuo tratto più sorprendente. Non smetti mai di
stupirmi.”,disse Urtak con tono ironico, “Dovresti
imparare che
non tutto a questo mondo e ciò che sembra. Questa e la tomba
di
Kummarakuri, uno dei grandi capi della tribù degli shika ai
tempi di
Ichiin. E sepolto qui...insieme al più grande segreto della
nostra
tribù. Guardatevi pure attorno se lo volete.”
E Urtak si
incamminò all'interno della stanza. Koga,sentitosi
rimproverato come
un bambino dalle parole dello sciamano fece per isolarsi dagli
altri,cercando di non ascoltare il suo istinto da lupo di non
azzannare lo shika hanyou direttamente alla gola,anche
perché sapeva
cos'era in grado fare e li,sottoterra,si sentiva un po' in trappola.
Anche Ezio si guardò attorno e con il giovane yoro che non
sembrava
un maestro di filosofia e i due giovani con la quale collaborava
ormai da un mese tendevano a isolarsi per conto proprio decise anche
lui di starsene in conto proprio,perdendo tempo ad ammirare la
struttura per il mistero che la circondava e anche per sincera
curiosità. Toran e Sesshomaru invece fecero coppia e passo
dopo
passo si guardavano attorno,lei interessata,lui guardingo. Ricordava
ancora quando un mese prima era entrato nelle rovine della
confraternita e ricordava a menadito tutto quello che era
successo...e quello che aveva provato. Ricordava ancora l'impressione
che quel luogo gli gettava addosso: ansia,timore e una sgradevole
consapevolezza che la sua ignoranza lo faceva sentire ancora
più
sperduto. Ricordava ancora quando aveva visto quella statua,quella
dannata scultura così assomigliante a lui,così
enigmatica,raffigurante un personaggio simile a lui nell'aspetto,ma
completamente diverso per atteggiamento e appartenuto ad un epoca
così lontana dalla sua che a stento avrebbe potuto dire che
i due
avrebbe potuto avere un qualche tipo di connessione.
Già,connessione,
Ezio aveva usato quella parola per indicare il legame che c'era tra
lui e l'oggetto che Ezio inizialmente si portava dietro. Negli ultimi
tempi le visioni e i sogni continuavano,a volte temendo anche che
tornasse a quel momento,quando aveva aggredito Toran. Non era
più
accaduto e per quanto sperasse di mantenere il controllo temeva che
potesse accadere ancora e la prossima volta temeva che non avrebbe
potuto far nulla per tornare in se. Decise di distrarsi da quei
pensieri oscuri e tornò con la mente al presente. Osservava
le
statue scolpite nella roccia e osservò con attenzione alla
sfere che
tenevano gli uomini cervo rappresentati nella pietra.
“Cosa
sono
quelle sfere che tengono all'altezza del petto?”,chiese
Sesshomaru
cercando un argomento con la quale non pensare ai suoi problemi
personali.
“Anime.”
“Anime?”
“Si,quelle
sfere sono anime. Sono rappresentate come sfere in quanto un anima
non possiede una forma specifica vera e propria fin tanto che resta
all'interno del corpo.”,rispose Urtak a diversi metri
dall'inuyokai.
“Vuoi
dire
che le sfere che tengono in mano è la loro anima?”
“Si
è
no,la posa delle statue può essere interpretata in due modi.
La
prima è che essi stiano donando la loro anima a questo
luogo,in
offerta,affinché il tesoro del tempio della gola del cervo
dormiente
posso crescere nel tempo ed essere usato in caso di estremo bisogno.
La seconda invece e che essi stiano prelevando dal tesoro la fonte
del potere necessario da essere utilizzata dalla nostra gente quando
siamo attaccati da un nemico oppure quando una calamità si
abbatte
sulle nostre terre e un potente sciamano deve accumulare il potere di
un anima così che possa accrescere il proprio e usarlo per
portare
sostegno e beneficio al nostro popolo. Il significato è
ambivalente
ed entrambe le interpretazioni sono corrette.”
“Quindi
questo tempio è in realtà un magazzino e gli
scheletri che abbiamo
incontrato prima sono custodi del potere che vi è nascosto
qui
dentro. Ma chi è questo grande capo che hai citato prima?
Hai detto
che era un grande capo hai tempi di Ichiin.”
Sesshomaru
si spostò dalle statue e cambiando soggetto del suo
interesse fece
alcuni passi in direzione del monolito al centro della stanza.
Osservava la grande pietra e notava che oltre alle numerose offerte
di vasi e accessori per il corpo non c'era niente di scritto sulla
pietra. Nessun segno di incisione,disegni o altre figure artistiche
di vario genere. Era stata lasciata intatta,come se non avessero
voluto lasciare niente a memoria di chi fosse l'uomo sepolto li.
Eppure vi era una gigantesca statua all'infuri del sepolcro e gli
oggetti lasciati come offerte funerarie dovevano pur avere uno
scopo,anche li c'era qualcosa che non quadrava,qualcosa di fuori
posto. Ma non capiva cosa.
“L'ho
detto si,o meglio, è quello che mi è stato detto
prima che io lo
dicessi a voi. Tempo addietro,quando ancora l'Hokkaido non era una
terra unita e il primo umano non era ancora giunto in queste terre.
La tribù degli shika stava passando un momento di grande
crisi: i
lupi si stavano espandendo a vista d'occhio senza reclamare alcun
territorio,ma solo divorando e riproducendosi senza controllo. Molte
altre popolazioni di yokai erano impegnate con le loro guerre,oppure
dovevano affrontare problemi interni alla loro tribù. In un
caso o
nell'altro ciò permise agli yoro di estendersi al massimo
della loro
potenza. Erano forti,astuti,in grado di approfittare di ogni momento
opportuno,ma anche loro non se la passavano tanto meglio,anzi,furono
loro stessi la causa del loro male. Per buona parte della loro storia
gli yoro hanno affrontato lotte intestine alla loro specie
così
caotiche che in confronto agli altri yokai si sono dimostrati la
popolazione più caotica e imprevedibile,tanto che con tutte
le
guerre che si facevano tra di loro era raro che uno yoro arrivasse
alla vecchiaia e da capo potesse insegnare alle future generazioni
il modo di conservarsi. Parevano inarrestabili. Ma poi,come un segno
dal cielo,o dal mare in questo caso,lo stesso Daru,padre di tutti gli
yokai mandò un singolo individuo,un inuyokai,a sconfiggere
un orda
di lupi. La notizia si espanse in fretta,tanto veloce quanto il vento
che soffia in una tempesta. I cani,la più piccola e la
più fragile
delle tribù,vincere? Era come se cielo e terra si fossero
capovolti
e nulla avesse più senso. E fu qui,che il capo di allora dei
cervi,Kummarakuri, decise di andare a parlare con il capo della
piccola tribù di cani che aveva sconfitto l'orda dei lupi.
Gli ci
vollero alcune lune per giungere al cospetto del loro capo,una
donna,possente e dotata di una grande forza fisica.
Kummarakuri,accompagnato da un seguito di fedeli sottoposti,chiese di
parlare con il capo tribù,convinto che fosse lei ad averli
sconfitti
da sola,ma lei gli disse che doveva riferirsi ad un altro inuyokai e
lei chiamò a se Ichiin. Quando lo videro non si aspettavano
un
cane,sopratutto un maschio,più basso dei suoi coetanei. Il
capotribù
degli shika gli chiese chi fosse è lui disse solo che era un
viaggiatore,guardando le sue vesti esotiche e il suo pugnale dalla
lama metallica,ai quei tempi non conoscevano la lavorazione dei
metalli,gli chiesero da dove venisse e lui rispose da un terra
lontana. Non contento delle vaghe risposte dello straniero
Kummarakuri gli chiese cosa ci facesse in quelle terre e lui disse
qualcosa che ancora oggi confonde i più saggi che ricordano
ancora
questa storia.”
Urtak fece
una breve pausa,mentre guardava anche lui il grande monolito nella
stanza,mentre lo sfiorava con una mano,quasi accarezzandolo,attento a
non urtare le offerte funebri lasciate nel sepolcro. Poi
guardò
Sesshomaru con uno sguardo che mostrava una punta di
inquietudine,come un preoccupazione profonda,come volersi a liberare
di qualcosa che gli attanagliava lo stomaco.
“Disse
che
cercava la soluzione per impedire una disgrazia. Da quel giorno il
popolo degli inu trovò un alleato nel popolo degli shika. Il
resto
parla solo di come le altre tribù si unirono per muovere
guerra
all'orda dei lupi e di come Ichiin finì per divenire il
primo re
nell'intera storia degli yokai. Il resto è storia come si
suol
dire.”
“
Dunque e
per questo che ci hai portato qui. Non ci hai chiesto aiuto
perché
la tua gente non può entrare in questo tempio e non l'hai
fatto
perché non potevi chiedere aiuto ad altri del luogo,lo hai
fatto
perché volevi che degli stranieri fossero qui.”
Sesshomaru
fece qualche passo più avanti verso lo sciamano mentre
quest'ultimo
restava vicino al monolito,tenendo la mano a contatto con la nuda
pietra. Il guerriero aveva in volto la determinata espressione di chi
vuole ottenere una risposta solo per confermare i propri
dubbi,ottenuti dopo attenti ragionamenti.
“Poco
prima che ti incontrassi Koga mi disse che mi aspettavi e che sapevi
del mio arrivo perché il vento te l'aveva detto. L'hai vista
anche
tu vero? La donna nel vento. Sai di chi parlo. Oh sbaglio?”
Tutti si
misero ad ascoltare attentamente quella discussione tanto ricca di
misteri. Toran Koga ed Ezio parevano confusi sul significato delle
parole che l'inuyokai aveva appena pronunciato. Urtak buttò
fuori un
piccole getto d'aria dalle narici e per un breve istante chiuse gli
occhi. Sesshomaru aveva colpito nel segno e Urtak sapeva che sarebbe
stata solo questione di tempo prima che i dubbi venissero a galla,ma
non si sarebbe mai aspettato così presto. Aveva sottovaluto
la sete
di curiosità del fiero cane. Doveva dargliene atto,sapeva
cogliere i
particolari come pochi altri sapevano fare. Staccò la mano
dal
monolito e lentamente la lascio pendere vicino al fianco.
“E
accaduto un mese fa. Stavo aiutando Koga e
la sua tribù a cercare una nuova casa,qui nell''hokkaido.
Una
sera,durante la nostra marcia percepisco nel vento una
presenza,diversa dagli altri spiriti che percepisco quotidianamente.
Appare una donna,fatta di sola aria,non sapevo cosa volesse
né tanto
meno stava cercando di entrare in contatto con me,ma in qualche modo
deve aver capito che potevo comunicare con lei,anche se non mi pare
di averne fatto un mistero. Comunque,mi dice che sa chi sono e sa
cosa sto cercando di fare,io in cambio gli chiedo chi è mi
disse che
un tempo si chiamava Kagura.”
A quel nome
Sesshomaru sentì un tonfo al cuore e per un attimo smise di
battere.
Dal suo sguardo era evidente che la cosa lo avesse colpito e non
poco.
“Cosa?...”,disse
Koga preso ancora di sorpresa dell'inuyokai,
“Perché non me l'hai
detto?”
Urtak lo
guardò confuso,come se non capisse il significato di quel
nervosismo.
“Perché
avrei dovuto? La cosa riguardava me e non te.”
“Tu
non
hai idea di chi fosse quella donna cerbiatto è prima ancora
che tu
dica qualcosa sappi che la cosa mi riguarda molto da vicino.”
“Se
per
questo riguarda anche me. Forse non lo sai ma Naraku e morto,quindi
non c'è ragione che tu c'è l'abbia con quella
donna. Non è più un
pericolo ormai.”,disse Sesshomaru cercando di apparire calmo
alla
notizia appena ricevuta,calma che per fortuna o per abitudine
caratteriale era riuscito ad simulare.
Per
Ezio,Toran e Urtak la discussione la discussione pareva avere del
senso,ma non sapendo ne di chi né di cosa stessero parlando
nello
specifico preferirono non intervenire per chiedere spiegazioni,anche
se a Toran il fatto che fosse spuntata una donna a conoscenza del suo
fresco amante faceva fatica a digerirla e più tardi,appena
avrebbe
potuto avrebbe voluto qualche chiarimento a riguardo.
“Va
avanti,cosa voleva da te?” chiese brusco Sesshomaru
rivolgendo
all'hanyou.
“Parlando
in quel modo capì che non era più tra i vivi e
all'inizio credetti
che avesse bisogno di aiuto passare dall'altra parte,non sarebbe
stata la prima volta che uno spirito necessita di una mano per
trascendere all'altro mondo,ma a quanto pare non era così.
Voleva
avvisarmi su di un pericolo che stava incombendo da sud. L'arrivo di
un potente yokai che veniva da sud,riconoscibile da una croce
vermiglia sulla fronte.”
“Come
faceva a sapere dell'esistenza di Akira?”
“Gli
chiesi di chi stava parlando,ma lei mi disse che non conosceva il suo
nome,mi disse solo che un tempo,prima che la sua vita finisse,lo
incontrò mentre collaborava in segreto con un
ragno.”
In quel
momento per Sesshomaru gli parve che il mondo gli crollasse sotto i
piedi. Akira aveva piantato le sue losche radici ben più in
profondità nella sua vita più quanto lui stesso
credeva. Sapeva che
Akira e suo padre si conoscevano tanto da potersi definire amici,ma
adesso,sapere che Akira e Naraku fossero stati collaboratori,se non
addirittura alleati,questo aveva dell'inimmaginabile. La mente
iniziava a viaggiare per loschi sentieri del pensiero e
l'immaginazione a prendere il volo,come un uccello rapace che si
libra rapido alla ricerca della prossima preda. E se tutto quello che
fosse successo fino ad allora non fosse stato altro che un percorso
attentamente preparato per farlo giungere fino all'incontro con
l'odiato maestro? Il tentativo di impossessarsi di Tessaiga e
l'obbiettivo di uccidere Inuyasha,il suo incontro con Naraku,con Rin
e tutto il resto della storia in realtà,non fosse stato
altro che
una macchinazione ben congegnata,studiata e calcolata fin nel minimo
dettaglio? Non poteva crederci,non voleva. Lui,forte,ambizioso e
orgoglioso com'era non poteva sopportare di essere in realtà
una
marionetta nelle mani del marionettista. Priva di fila,priva di
comandi,ma pur sempre una marionetta,mossa e gestita da un abile
ingannatore. Il fuoco della rabbia iniziava a divampare e la
scintilla scatenata da quella che era divenuta una paranoia ora gli
impediva di ragionare con lucidità. Voleva andarsene,voleva
uscire,urlare al cielo,al vento e alle nuvole il nome di
Kagura,chiamarla a se e farsi dare delle spiegazioni. Una mano,un
tocco improvviso,una mano che ne stringeva un altra. Il ritorno alla
realtà. Toran,li accanto a lui,lo aveva raccolto per
tempo,prima che
crollasse di nuovo e potesse fare qualcosa di cui non andare fiero.
La tenebra dentro di lui,lo stava chiamando. Fortuna che la pantera
fosse una tentazione più dolce dell'ombra che giaceva nel
suo io più
profondo.
“Tutto
bene Sesshomaru? Sembri un po' pallido.”,chiese lei
preoccupata.
Tornò
in se
e rispose come avrebbe fatto di solito.
“Sto
bene.
Lo scontro mi ha debilitato più di quanto immaginavo. Appena
finito
qui mi toccherà risposare.”
Mentì,non
sapeva dire se ci fosse cascata o no,ma lei lo guardò negli
occhi e
sorrise senza dire niente.
“Io
personalmente mi sono perso. Voi sicuramente sapete molte
più cose
di me riguardo a tutto questo. Ma francamente,tra scheletri,gente
parzialmente immortale,corvi umanoidi,magia,poteri, donne fatte di
vento e templari che stringono patti con ragni io non ci capisco
più
niente. Se qualcuno vuole darmi una spiegazione,ne sarei molto
grato.”,disse Ezio con le braccia incrociate intento a
cercare un
filo connettore tra tutte le cose sentite fino ad allora,che
l'avevano portato a non capire più niente di quello che
stavano
parlando.
“Lascia
perdere,niente di buono fintanto che c'entrano Naraku e Kagura. Quei
due dannati.”,disse Koga rivolto più a se stesso
che a tutti gli
altri. L'assassino vide che lo yoro era perso nei suoi
pensieri,intuendo che ci fosse qualcosa di personale riguardo a quei
due nomi. In quel momento rinunciò a chiedere altro sulla
questione.
“Va
bene...mi fido di chi né sa più di me.”
Da parte sua
Sesshomaru,tornato lucido e conscio della profonda rabbia che stava
per pervaderlo tentò di fare spazio tra i nuovi pensieri su
Akira e
Naraku come alleati.
“Perché
mai una sconosciuta,avrebbe dovuto dirti certe cose?”,chiese
Sesshomaru dubbioso sull'accaduto.
“Fu
quello
che gli chiesi anche io. Mi disse che sapeva chi ero perché
nel
vento le notizie viaggiano in fretta e sapeva che il mio viaggio
verso sud per incontrare gli yoro comandati da Koga non era il solo
motivo per spingermi così' fuori dalle terre degli
ainu.”
“E
che
cosa cercavi?”
“Risposte.”
“Risposte?
Riguardo a cosa?”
“A
cosa? A
tutto questo...”
E Urtak a
quel punto allargò le braccia e guardandosi attorno,come a
indicare
con tutto il suo essere la stanza nella quale si trovavano.
“Tu
non
hai idea,anzi,voi,yokai della antica terra chiamata un tempo
Yamato,non avete idea di quanto tutti noi abbiamo perso sulla nostra
storia. Il primo re qui nell'hokkaido e conosciuto come una leggenda
dei tempi antichi,ma per la vostra memoria è come se non
fosse mai
esistito. Ho trovato pochi riferimenti all'antico mondo che ci siamo
lasciati indietro e quel poco che ho trovato mi ha dato ben poche
informazioni. Chi era questo grande Inuyokai degli albori,che con un
pugnale,una tavoletta è una manciata di nomadi ha combattuto
una
grande guerra è né uscito come il primo re della
nostra storia,che
per altro è anche la vostra.”
Urtak
passò
da espressione tranquilla ad una più accesa,più
emotiva e carica di
sentimento. Una scintilla si poteva notare nello sguardo dello
sciamano che ora pareva essendo un fuoco molto acceso.
“Chi
era
questo straniero?Perché e giunto qui? Da dove veniva?Che
cosa
cercava? Non abbiamo risposte a queste domande. Come vi ho
già detto questo cane è ricordato come una
leggenda. Sappiamo delle
alleanze,delle battaglie e sappiamo persino della sua ascesa al
comando di tutte le tribù che incontrò. Ma e come
dicevi tu
Sesshomaru...e una bella storia...ma pur sempre una storia,ma non la
nostra storia. Non uella che dovremmo conoscere veramente.”
“Che
stai
cercando di dire,ché tutto quello che mi hai detto su Ichiin
e
falso?”
“No,sto
dicendo che tutto quello che ti ho detto è una solo una
parte molto
piccola di quello che gli ainu dovrebbero conoscere. I miei sospetti
e che qualcuno abbia voluto oscurare la storia del primo re per
quanto gli fosse possibile,oppure,qualcosa ha impedito che la sua
storia fosse conosciuta solo in parte. Ma le mie sono solo
supposizioni ovvio e senza avere un collegamento diretto con lui,temo
che sarà difficile,se non impossibile risalire anche a un
solo
frammento di verità.”
“Beh,a
proposito di verità...”,disse Ezio mentre si
infilava una mano
dentro la veste, “Forse di magia non ci capisco niente. Ma se
parliamo di artefatti del passato,allora credo di avere quello che fa
al caso nostro.”
Afferrò
il
contenuto che teneva nascosto sotto i bianchi indumenti della
confraternita e delicatamente e quando lo estrasse lo mise di fronte
allo sciamano e quest'ultimo rimase paralizzato dallo stupore per
quello che stava osservando in quel momento. Una tavoletta di
pietra,con dei strani segni incisi sopra. Ora Urtak ne aveva la
conferma,la verità sulla storia di Ichiin, non era solo una
leggenda. Era una verità che meritava di essere riscoperta.
Ciao a
tutti,vorrei ringraziare tutti coloro che seguono ancora questa
storia,che hanno letto,che leggono e,sperando in bene,anche quelli
che la scopriranno in futuro. Personalmente non credevo che a
qualcuno potesse ancora interessare e mi fa piacere che c'è
ancora
chi mi segue dopo tanto tempo. Vorrei fare un ringraziamento speciale
a Bankotsu e Fenris,recensori affezionatissimi,i cui commenti mi fa
sempre piacere leggere,con parole di apprezzamento,che mi aiutano a
crescere e migliorare. Grazie a tutti a quelli che credono in questa
storia,più che allo scrittore XD. Un abbraccio a tutti,Dioni.
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