The Harmony of the Darkness - l’erede e la maledizione

di jung_lia0812
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Il sole era da poco tramontato. Non era esattamente il momento migliore per avventurarsi in città, specialmente per addentrarsi fra gli alberi del parco. Con il buio Faithbridge diventava ancora più spaventosa e pericolosa.
Ma Liam doveva farlo. Aveva bisogno della luce della luna. Era l’unico modo, l’ultima speranza che aveva per salvare lei e la città in cui era cresciuto.
Lentamente – continuando perennemente e nervosamente a guardarsi intorno – Liam raggiunse il centro del parco, dove c’era uno splendido gazebo circolare in marmo. Per quanto ne sapeva, era un luogo sacro, forse l’unico, dove sarebbe stato finalmente al sicuro in tutto quel verde.
Appena intravide il gazebo, si affrettò a raggiungerlo. Salì velocemente quei tre gradini che lo separavano dal prato, e, quando fu al centro della piccola costruzione, poté finalmente tirare un respiro di sollievo. Ma non c’era tempo per rilassarsi. Si tolse lo zaino dalle spalle e lo aprì. Tirò fuori un libro. Era consumato e molto antico. La sua copertina in cuoio era completamente rovinata ed a stento riusciva a vederne le delicate e sottili incisioni in oro che lo decoravano.
Sfogliò rapidamente quelle sue pagine ingiallite e ricoperte di macchie, fino a trovare quella che stava cercando.
  «Spero solo che funzioni.», espirò prima di iniziare a leggere quella formula che assomigliava ad uno strambo indovinello.
Pronunciò quelle parole scritte sulla carta, per lui totalmente incomprensibili.
Non accadde assolutamente nulla.
Liam si guardò intorno, ma neanche una foglia si mosse. «Forse non l’ho pronunciato correttamente… » si disse.
Lo lesse ancora una volta. Poi una terza, ma niente, di nuovo.
Stava per arrendersi quando il vento iniziò a soffiare, prima fra gli alberi che circondavano il gazebo e poi sul suo viso.
La frase che aveva pronunciato iniziò ad echeggiare e a ripetersi più e più volte sovrapponendosi, una parola dopo l’altra. Non sembrava neanche più la sua voce, non sembrava neanche più una frase di senso compiuto.
La leggera brezza si fece più forte, soffiando sempre più prepotentemente. Le foglie iniziarono a staccarsi dagli alberi e con loro anche qualche ramo più sottile. Ma nessuno di essi sembrava andare verso Liam, forse anche quello era il potere di quel luogo sacro.
Il libro iniziò a tremare fra le mani di Liam. Lui cercò con tutte le sue forze di non lasciarlo andare, o il vento lo avrebbe portato via. Ma alla fine mollò la presa. Il libro però si limitò a cadere ai suoi piedi. Non si chiuse, rimase aperto alla stessa esatta pagina che lui aveva scelto pochi minuti prima.
Con la mano Liam si spostò i sui bruni capelli dal viso. Ma fu inutile, il vento continuava a scompigliarli e a coprirgli la visuale.
Riuscì a malapena ad intravedere che le parole del misterioso enigma si stavano staccando dalle pagine del libro.
Quei vecchi fogli ingialliti, e dai bordi rovinati, si fecero sempre più bianchi. Sembrava quasi che il libro stesse ritornando al suo stato originale, ma in realtà era a causa di quel bagliore. L’immensa e calda luce che il libro stesso stava sprigionando.
Il raggio luminoso squarciò il cielo notturno. Aveva raggiunto persino le nuvole. La luce era visibile alle spalle della grigia coltre di nubi, come quella dei lampi in un giorno tempestoso.
Ci siamo, pensò quando la luce si fece più forte, tanto forte da costringerlo a voltarsi.
Quando di colpo tutto finì, lui però era ancora lì nel parco, nel gazebo. «Ma che… ? Perché sono ancora qui?»
Si girò in direzione del libro, ma si trovò faccia a faccia con la suola di uno stivale, completamente ricoperta di fanghiglia. Istintivamente, Liam fece un passo indietro ed inciampò nei gradini. Si ritrovò col sedere dolorante sul prato. Il ragazzo si rialzò strofinandosi, nella speranza di attenuare il dolore. «Che male… » sussurrò. Quando sollevò lo sguardo, si trovò davanti una giovane dalla folta ed ondulata chioma rossa. Aveva visto tante persone dai capelli rossi, ma mai di un colore così fiammante e luminoso. I vestiti che lei indossava li aveva ammirati solo nei libri, o nei film. Erano abiti di un tempo lontano, molto lontano dal suo.
La ragazza, infatti, indossava una tunica di un colore marrone chiaro, che le arrivava fino a metà della coscia e fuoriusciva dal corpetto in cuoio, allacciato al centro da un sottile cordino incrociato, dello stesso materiale. In vita portava una cintura, sempre in cuoio, alla quale era agganciata quello che sembrava essere il fodero di una spada, che però era vuoto. Fasce di cuoio erano allacciate sui suoi avambracci. I pantaloni erano abbastanza aderenti ed anch’essi allacciati lateralmente da un cordoncino sottile.
L’espressione della giovane era confusa, quasi quanto quella di Liam. Non era così che credeva sarebbe andata.
La ragazza finalmente parlò. «Voi chi sareste? Perché mi avete richiamata qui?» domandò, ma Liam era ancora troppo sorpreso per risponderle. «Potete almeno indicarmi la strada per il castello?»
  «Ehm… io non… », Liam era concentrato a pensare che scusa avrebbe usato per spiegare al suo maestro il suo fallimento.
  «Se non avete nulla da dire, per quale ragione mi avete chiamata?»
  «Veramente… non sarebbe dovuta andare così. Deve esserci un errore. Avrei dovuto raggiungere io la Faithbridge del passato.»
  «Del passato?», la ragazza dai capelli color fuoco lo scrutò. Posò lo sguardo prima sulla t-shirt di Liam e poi sui suoi jeans, un materiale a lei ovviamente sconosciuto. «Oh, questo deve essere il futuro… capisco. Quindi non posso tornare semplicemente al castello, immagino. Ditemi allora in cosa posso aiutarvi, così potrete rimandarmi in fretta da dove sono venuta.»
I piani erano ormai andati in fumo. Liam non sapeva che fare. Non aveva messo in conto un tale imprevisto.
  «Mi dispiace… ero io che dovevo raggiungere il vostro tempo.» ripeté.
  «Sì, questo lo avete già detto. Ma qual è la ragione?»
Liam cercò di ricomporsi e tornare a pensare lucidamente. «Dovevo raggiungervi per aiutare il vostro re.»
  «Aiutare il re? È di questo che si tratta?»
Liam stava per vuotare il sacco e raccontarle tutto, ma ricordò dove si trovassero, e che non era il caso di restarci ancora. A quell’ora la città non era sicura. Doveva raggiungere il suo maestro se voleva che tutto tornasse come prima.
Prima dei pipistrelli.
  «Adesso non c’è tempo per spiegare. Qui non siamo al sicuro.», Liam prese il libro e lo ripose frettolosamente nel suo zaino. «Venite con me.», afferrò la ragazza per il polso e la trascinò via di lì.
Dovevano raggiungere rapidamente la biblioteca, lì sarebbero stati al sicuro. Il Gran Maestro li avrebbe aiutati ed avrebbe posto rimedio a quell’incantesimo andato male.




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