Piccola dedica.
Dedico questa
fic al mio amore, Cower, che mi supporta sempre e comunque, qualsiasi
cosa io scriva -è un sasunaru come me *_*-. Che ascolta
sempre tutto quello che scrivo e che è il mio critico
preferito e peggiore, il più sincero soprattutto per
aggiustare l'OOC. Che mi ha prestato
i pantaloncini della Ecko che cito in questa fic e che mi ama
nonostante tutto, nonostante la dolcezza che mi chiede io la metta
nelle fic. Ti amo.
Altra dedica a sabaku no temari. Noi non ci conosciamo benissimo, quasi
per niente, ma apprezzo moltissimo il tuo modo di scrivere e volevo
solo ringraziarti per avermi ispirato, visto che ho preso in prestito
questa coppia dalla tua fic Over
and Over. Un bacione.
Autore: Nana° (nanaosaki93 su efp)
Titolo: Bambino.
Personaggi e eventuali pairing:
Kiba Inuzuka, Kankuro, Akamaru. KankuroxKiba
Generi: Generale, Sentimentale.
Avvertimenti: AU (ovviamente xD),
Shounen Ai, One Shot.
NdA: l’idea iniziale era
quella di una ShikaKiba ma avendo questa coppia in testa ho deciso di
provare ^__^ spero di aver caratterizzato abbastanza bene Kankuro visto
che era la prima volta che lo usavo (in assoluto, non l’avevo
mai neanche usato come personaggio secondario) mentre credo che Kiba
sia abbastanza IC. È uno dei personaggi che preferisco usare
in assoluto come narratore. Mi piace particolarmente la parte che fa
Akamaru *-* Credo di essere stata lievemente banale nella trama ma ho
scritto il tutto in meno di dieci ore xD e nonostante tutto ne sono
abbastanza soddisfatta. Beh speriamo bene...
Incrocio le dita e buone lettura.
Bambino.
Continuava a
camminare avanti e indietro per tutta la stanza da letto.
I piedi
scalzi e le mani sudate.
Si guardava
attorno convulsamente, fissando per pochi secondi ogni oggetto presente
nella camera.
Osservò
distrattamente l’orologio appeso sopra la sua testa, ma non
poté non notare l’orario.
Passò
il palmo delle mani sul pantaloncino blu del pigiama e cercò
di deglutire.
Non
c’era niente, niente da fare.
Akamaru
passò tra le sue gambe, strofinando la testa contro il
polpaccio.
- No,
piccolo, non mi puoi aiutare... Non stavolta.
Guaì
un lamento e si allontanò con la coda tra le gambe verso la
coperta arrotolata nell’angolo.
Il ragazzo
aveva seguito ogni suo passo e si rattristò nel vederlo
sistemarsi con la testa rivolta verso la parete.
Ecco! Ora
anche il suo cane si offendeva.
Recuperò
il cellulare caduto -o meglio lanciato di proposito-
dall’altra parte del letto.
La schermata
era scura e pregò un santo qualsiasi affinché si
accendesse e non fosse rotto definitivamente. Non ne poteva chiedere un
altro ai suoi e poi quello gli piaceva particolarmente.
Premette il
pulsante rosso più volte, con insistenza, e dopo un paio di
tentativi s’illuminò rivelando la solita schermata
rossa della Vodafone che lo salutava.
Sospirò
e ringraziò il santo di cui prima.
Senza
lasciarlo riposare neanche un attimo andò veloce ai messaggi
ricevuti e rilesse, per la centesima volta, l’ultimo
messaggio che aveva ricevuto.
«Non
fare il bambino e vieni alla solita scalinata alle sette. K.»
-
“Non fare il bambino”... Mzè. -
ripeté cercando di imitare la voce dell’amico. O
qualsiasi cosa fosse in quel momento l’altro.
Tecnicamente
lui era un bambino, se si mettevano a confronto i suoi sedici anni
all’età spaventosa di Kankuro.
Lui aveva
sei anni di più. Quasi un adulto, se non avesse avuto quel
carattere da eterno adolescente.
Ma tra amici
non ci si faceva paranoie sull’età. E lui lo aveva
conosciuto qualche mese prima tramite la sorella Temari che da poco
stava col Nara.
Era un tipo
fico, grande abbastanza da comprare da bere e da fumare. Aveva la
macchina e ascoltava la sua stessa musica.
Non aveva
né la voglia né la testa per ripensare a cosa era
successo o a com’erano arrivati a quel punto. Sapeva solo che
non si poteva tornare indietro, ormai.
E adesso
lui, effettivamente, stava facendo il bambino. Non voleva andare a
quella specie di appuntamento perché aveva una fottuta
paura. Non che lo avrebbe mai ammesso, ma sapeva che sotto sotto temeva
quella situazione o, peggio ancora, quella sarebbe potuta diventare.
Non poteva
non ammettere che qualcosa era scattato tra di loro.
Fin da
subito aveva notato quel feeling pazzesco con lui. Starci insieme era
automatico, istintivo. Si parlava di tutto, si stava insieme facilmente
e... Dannazione neanche se ne era reso conto di quello che stava
succedendo!
Le giornate
passate insieme erano sempre di più.
I giri in
macchina più lunghi e più silenziosi, se non si
teneva conto della musica hard rock a palla.
Ogni scusa
era buona per passare di casa e stare, come dire, vicini.
Aveva sempre
fatto schifo in tema di sentimenti.
Soprattutto
perché richiedevano troppe riflessioni arrotola cervello. E
l’Inuzuka, lo sapevano tutti, non era solito pensare
più di tanto alle sue azioni. Agiva e basta.
Ecco
perché in quel frangente sentiva la testa scoppiare,
martellare contro il cranio... aveva chiaramente pensato troppo.
Fissò
Akamaru, ancora steso sulla sua coperta rossa preferita e decise che
era decisamente troppo per lui. Avrebbe fatto come al solito.
Rischiando
di fare l’idiota, certo.
Senza nessun
discorso pronto, ovvio.
Ma sarebbe
stato se stesso fino in fondo. Anche davanti alla sua prima cotta
omosessuale.
Quando
finalmente pensò quella parola gli vennero i brividi ma
cercò di ignorarli e di pensare a quelli che aveva sentito
due sere prima, nella macchina del Sabaku.
Chiuse gli
occhi e si rilassò, finalmente.
- I
pantaloncini della Ecko. Devo trovare assolutamente quei pantaloncini...
Akamaru si
alzò scattante e gli corse incontro felice che il suo
padrone fosse finalmente tornato in se.
Abbaiò
un paio volte, contento, e frugò tra la massa di vestiti
sparsi per la camera per poi uscirne con i pantaloncini blu sul naso.
- Un genio!
Tu, amico mio, sei un autentico genio! – disse prendendolo in
braccio e baciandogli il muso.
Si
lasciò coccolare e coccolò un po’ il
cagnolino prima di guardare l’orologio e rendersi conto che
il tempo era incredibilmente volato. Erano già le sette meno
un quarto e voleva provare a rendersi almeno presentabile.
Si
spogliò a tempo di record e infilò i suoi
pantaloncini preferiti, troppo stilosi con quelle macchie di colore sui
lati, e aprì l’armadio per prendere la felpa verde
militare.
La persona
riflessa nello specchio vicino l’armadio lo fissava ansioso.
Aveva
davvero quell’espressione ebete sulla faccia?
Non andava
mica al patibolo.
Doveva
assolutamente riprendersi e con una mano cercò di sistemarsi
i capelli ribelli.
Corse in
bagno in cerca di una spazzola o qualcosa del genere ma sentiva
chiaramente i secondi che passavano. Era come se un orologio rompi
scatole fosse entrato nella sua testa e ticchettasse imperterrito.
Prese la
solita matita rossa cercando di ignorarlo e ripassò i
triangoli sulle guancie.
Si sentiva
presentabile.
- Scarpe!
– gridò all’improvviso facendo sbavare
lievemente il suo lavoro, ricordandosi che era ancora scalzo solo in
quel momento.
Il cagnolino
bianco arrivò scodinzolando poco dopo, con in bocca una
delle due DC verdi e nere che aveva intenzione di mettere. La
lasciò sotto la porta e lo guardò con una strana
espressione orgogliosa.
- Ma che
bravo cagnolino... – disse accarezzandogli la testa e
ricevendo una leccata prima che Akamaru tornasse trotterellando nella
loro stanza.
Adesso il
Kiba nello specchio aveva un’espressione più
tranquilla, quasi emozionata.
Fece
schioccare il collo e si annuì.
Infilò
le calze ancora bagnaticcie appese sullo stendi-panni fuori dalla
finestra e la scarpa. Percorse saltellando su di un piede fino alla
camera e trovò Akamaru concentrato sull’altra
scarpa finita chissà come su una mensola insieme ai suoi
manga.
La prese e
la infilò.
Era pronto.
Più o meno.
L’orologio
sulla parete e nella sua testa lo stavano avvisando che era tardi
–già le sette e cinque- e che doveva assolutamente
andare.
Prese il
cellulare e corse verso la porta. Mentre stava vagando alla ricerca
delle chiavi, quasi inciampò nel batuffolo bianco che si era
ritrovato tra le gambe.
- Non puoi
venire – disse al cane che lo guardava implorante.
–Tra un po’ arriva Hana e ti porta lei a fare il
giro. Mi dispiace ma devo andare solo... Grazie per il sostegno morale
amico.
Gli sorrise
e finalmente trovò le chiavi in un cassetto della credenza.
Uscì
e diede una doppia mandata.
***
Le scalinate
del messaggio erano poco lontane da casa sua.
Quando era
arrivato, aveva solo dieci minuti di ritardo ma dopo quasi
mezz’ora che era lì aveva deciso di andare via.
Stava
lentamente ricadendo nella tentazione dei pensieri da ragazzina
innamorata e si era stancato di quella situazione.
Quello era
il destino, il karma o qualsiasi altra cosa che governasse
l’universo a decidere per lui.
Kankuro non
era venuto e si sentiva quasi deluso.
Chi era il
bambino adesso, eh?
Forse ancora
lui, che ci aveva creduto ed era rimasto fregato.
A quel punto
avrebbe potuto portare anche Akamaru, almeno non si sarebbe annoiato.
Ma era inconsciamente sicuro che dopo quella conversazione, lui... Beh
pensava che non sarebbe tornato a casa sua. Non per il momento almeno.
Che cretino.
Si sorrise
amaramente e si alzò dai soliti scalini scuotendo la polvere
da dietro i pantaloni.
Sospirò
pesantemente non più così deciso ad andare via,
con ancora una piccola speranza.
Prese il
cellulare dalla tasca.
Nessun
messaggio. Nessuno squillo. Niente di niente.
Ringhiò
contro quel piccolo concentrato di tecnologia e lo rificcò
in una delle tasche fin troppo profonde.
Si
girò e tornò verso la strada di casa.
Guardava
indietro ogni tanto, contro sua ogni logica.Sbirciava in ogni macchina
che passò nei cinque minuti che trascorsero per arrivare
sino a casa. Nessuna era la piccola Punto nera sporca da fare schifo di
Kankuro.
Da lontano
guardava il portone di casa sua e iniziò a cercare le chiavi.
In una
macchina lì vicino, qualcuno ascoltava una delle loro
canzoni preferite.
Quasi soft
rispetto a quelle che ascoltavano di solito ma parlando della musica
italiana si erano ritrovati d’accordo anche su quello.
Ligabue era
un musicista eccezionale e la sua canzone migliore era di certo
“Il giorno dei giorni”. Subito dopo per Kiba veniva
“Non è tempo per noi” mentre il Sabaku
continuava ad insistere con la classica “Certe
Notti”.
Avevano
quasi litigato da quanto erano convinti.
Forse tra
loro non avrebbe mai funzionato proprio per quello. Erano troppo simili
e testardi.
Sei arrivata apposta
Come ci frega
l’amore...
Dà degli
appuntamenti
Poi viene quando gli
pare.
Il volume si alzò
proprio quando quella frase si conficcava parola per parola nel suo
cervello.
Stava decisamente avendo
atteggiamenti da ragazzina visto che anche una canzone del genere gli
faceva venire in mente Lui. Sbuffò al pensiero e trovato il
mazzo di chiavi fece per inserire la giusta nella serratura.
Gli caddero dalle mani quando
sentì quella voce che lo chiamava.
Ma non era il momento di fare
l’idiota quindi si girò per affrontare Kankuro una
volta per tutte.
La macchina era parcheggiata in
doppia fila davanti a lui e ne usciva la canzone che aveva sentito
prima.
Lui, con i capelli più
scombinati del solito e quegli occhi stranamente seri lo guardava dal
posto di guida sporgendosi verso l’altro finestrino.
- Kiba, senti...
- Oh no, non ho nessuna intenzione
di ascoltarti. Che sarà successo? Il traffico intenso
scommetto. Oppure no, ti si è bucata una gomma? Due?
- Ho portato Akamaru al veterinario
più vicino.
Spalancò gli occhi,
tutto ad un tratto interessato a quello che gli diceva.
- A-Akamaru? Che centra il mio cane?
- Sali in macchina te lo racconto
mentre andiamo...
Con il fiato terribilmente corto e
un magone troppo grosso nella gola arrivò in un salto alla
portiera già aperta e la chiuse fin troppo forte.
- Scusa...
–sussurrò subito dopo.
- Fa niente. Comunque ero da queste
parti perché non eri alle scale e pensavo di venire a
prenderti di casa, ecco perché ero lì. Quando ho
visto tua sorella in lacrime che usciva con il cane in mano ho pensato
di darle una mano.
Guardavano la strada, ognuno troppo
preso dai propri pensieri.
Non c’era traffico e Kiba
sapeva che il loro veterinario, nonostante fosse il più
vicino della città, era ancora molto distante.
Avrebbe dovuto riempire quei
silenzi.
Doveva dire qualcosa.
- Io ero lì,
all’appuntamento.
Il Sabaku si girò verso
di lui per pochi secondi con un mezzo sorriso sul volto.
- Mi dispiace che mi hai aspettato
invano.
- Ma no, sono contento che hai
aiutato Hana.
- Potevo farti uno squillo...
- Già.
Eppure non aveva voglia di parlare.
Non di quello e soprattutto non in
quel momento.
Aveva in mente solo
l’espressione implorante di Akamaru prima che uscisse di
casa. Tutto l’aiuto che gli aveva dato quel giorno, che gli
aveva sempre dato.
Si sentiva malissimo al solo
pensiero che gli fosse successo qualcosa.
- Sta bene, non ti angosciare.
- Vi hanno detto cosa ha?
- Non ho capito bene, ma a quanto
pare quella piccola palla di pelo si è slogato una zampa
saltando da qualche parte. Non è grave, davvero.
L’angoscia si stava
iniziando a sciogliere più informazioni riceveva.
Non era grave. Poteva tornare a
respirare più o meno normalmente ma dalla bocca gli
uscì soltanto un profondo sospiro.
- Oh, non fare così.
Sai, questa giornata me la sarei aspettata del tutto diversa. Pensavo
di chiarire con te, di metterci insieme e poi finire il tutto in
bellezza a casa mia. Non per forza in quest’ordine
però.
Rise della sua pseudo battuta
mentre Kiba sentiva le guancie imporporarsi.
Si girò
dall’altra parte fissando il marciapiede al lato della
strada, non stava di certo arrossendo, solo non voleva capisse che
effettivamente, aveva pensato la stessa cosa anche lui.
Riconobbe la strada e non ebbe
tempo di rispondere che Kankuro trovò un parcheggio a pochi
passi dal veterinario.
Si precipitò fuori dalla
piccola Punto giusto in tempo per vedere sua sorella uscire con il suo
cane in braccio.
Non gli era mai sembrato
così piccolo e indifeso.
Gli corse in contro e quel musetto
bianco lo riconobbe subito.
Abbaiò piano e
scodinzolò felice, come se non fosse successo niente.
Alle sue spalle sentiva
l’altro ragazzo che lo raggiungeva a passo pensante.
Si girò e gli sorrise.
- Vi accompagno a casa?
***
Erano sulle scale, tutti e due
stavolta.
Il più grande appoggiato
alla parete guardava sorridente il bambino che seduto, giocava con il
cane dal quale non voleva più staccarsi.
- Che ne dici Inuzuka? Adesso
parliamo si o no?
Alzò gli occhi e lo
fissò serio, prendendo Akamaru e mettendolo dentro la felpa
larga.
Si rizzò in piedi da uno
scalino più alto per guardarlo bene in viso.
- Certo. Parla pure.
- L’altro giorno in
macchina, ecco...
- Mi hai baciato e mi è
piaciuto.
- Già, anche a me.
Non potevano fare i seri troppo a
lungo.
Kankuro, dopo l’iniziale
imbarazzo, si avvicinava a ogni parola e lo guardava malizioso.
- Quindi?
- Quindi ci possiamo provare, ma la
fine in bellezza di cui parlavi prima, beh te la puoi scordare...
- Lo sapevo che eri un bambino.
- ...per ora.
Ormai il punto di non ritorno era
superato.
Non potevano e non volevano tornare
indietro.
L’unico tra di loro era
Akamaru che abbaiava non troppo contento di sentirsi schiacciato dai
loro corpi.
Lo mise giù,
appoggiandolo delicatamente, e quando si rialzò in piedi
posò le sue labbra su quelle umide e incredibilmente
favolose del suo nuovo ragazzo.
Fine.
Questo è il giudizio della giudicia _S_t_a_r_
Grammatica 9 punti
Originalità 6
punti
IC dei personaggi 5
punti
Attinenza alla traccia 5
punti
Parere personale 6 punti
Tot. 31
Giudizio personale:
È stata
estremamente dolce.
A parte qualche piccolo
errorino, cit. [...]cranio... aveva[...] ci andava la maiuscola, ma
visto che nelle altre occasioni c'era, l'ho considerato come una
dimenticanza.
Cit.
[...]Sospirò e ringraziò il santo di cui prima.
Scusa, ma non ho capito questa frase... Magari sono pazza io, ma non ne
ho capito il senso.
Comunque, ti dicevo:
tralasciando dei miseri errorini di poco conto, è stata la
fic più tenera che abbia letto per questo contest.
Non preoccuparti, non
sei affatto caduta nell'OOC. Kankuro è un tipo abbastanza
particolare, ma dato che la storia è più
incentrata su Kiba, non si può dire che Kankuro sia
"sbagliato".
Molto carina!
Non disperarti per
l'ultimo posto, sei sempre sopra i 30 punti xD (e hai vinto uno dei due
premi)
Il premio
dolciosità è senz'altro tuo!
E anche a questo contest sono arrivata ultima xD la sto prendendo con
filosofia soprattutto perché sono contenta che la fic venga
apprezzata lo stesso. Ho rivinto il premio dolcezza e quindi mi sono
resa conto di una cosa.. Posso anche fare schifo come scrivo ma almeno
so essere dolce.
Ne sono soddisfatta ^^
Baci e aspetto i vostri commenti per farmi sapere che ne pensate.
Nana.
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