The Harmony of the Darkness - l’erede e la maledizione

di jung_lia0812
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1 – giorni felici


La scritta “Benvenuti a Faithbridge” si faceva sempre più chiara e vicina su quel cartello al lato della carreggiata. Liam guidava tranquillo con Euphemia seduta sul sedile accanto al suo. Lei guardava fuori dal finestrino mentre muoveva la testa ed il piede seguendo il ritmo della musica alla radio. Aveva già fatto un viaggio in auto, quando Eleanore l’aveva accompagnata all’università da suo figlio. Eppure ammirava quelle strade come se le stesse vedendo per la prima volta. Non c’era nulla di particolare, erano solo case, aree coltivate o alberi che rapidamente le scorrevano davanti in successione.
Di tanto in tanto, Liam la guardava con la coda dell’occhio. Era contento di poterla vedere così spensierata e non costantemente concertata a studiare una strategia difensiva.
I primi giorni che Euphemia aveva trascorso nel suo tempo, non erano stati facilissimi. Capitava spesso che lei scattasse se qualcuno le si avvicinava alle spalle. Era più forte di lei, ma non riusciva a non restare in guardia, nonostante non vi fossero più pericoli ormai. O almeno così credevano.
Di colpo, qualcosa si scagliò sul cofano anteriore della loro auto e Liam perse il controllo finendo dritto in un albero al lato della carreggiata. Entrambi vennero spinti prima in avanti e poi all’indietro, finendo col colpire il poggiatesta del sediolino con forza. Per fortuna però nessuno dei due perse i sensi.
  «Stai bene?» domandò Liam ad Euphemia.
Lei annuì anche se ancora tramortita. «Che è successo?»
Liam non aveva una risposta. Non era riuscito a vedere cosa aveva colpito la loro auto, aveva solo visto una macchia e sentito un forte urto, prima di perdere il controllo dell’automobile.
Dal fumo che usciva dal cofano, si fece spazio una figura. La sua pelle era pallida ed i suoi canini piuttosto affilati. Non fu difficile per entrambi capire cosa fosse. Gli occhi del vampiro puntavano dritti ad Euphemia che aveva il collo leggermente ferito. La cintura di sicurezza l’aveva graffiata appena, eppure fu abbastanza per provocare la gola di quel vampiro. Si scagliò contro il parabrezza. Euphemia provò ad usare la sua luce ma, per quanto ci provasse, i suoi tentativi sembravano tutti fallire miseramente. Anche Liam stava cercando di trasformarsi ma nulla, non riuscì neanche a rendere le sue dita artigli.
Il vampiro si scagliò ancora, più e più volte, contro il parabrezza fino a mandarlo in frantumi. Afferrò la principessa. Liam non riuscì a liberarsi dalla cintura di sicurezza incastrata. Poté solo guardare mentre il vampiro dirigeva le sue fauci verso il collo di Euphemia.
Liam riaprì gli occhi. Non era più in auto. Era a letto, nel suo letto, nella casa che aveva affittato a pochi metri dall’università. Ed Euphemia era proprio accanto a lui, distesa su un fianco sotto le coperte. Era di spalle, ma quei suoi capelli erano inconfondibili.
Liam poté finalmente respirare. Era stato solo un sogno, un terribile incubo.
Cinse i fianchi di Euphemia e appoggiò la fronte sulla sua schiena.
  «Qualcosa non va?» domandò lei, chiaramente svegliata da quell’improvviso abbraccio.
Lui scosse la testa e la punta del suo naso solleticò la schiena di Euphemia. «Sto bene.» le disse.
Lei però non si tranquillizzò. Si rigirò per poterlo guardare negli occhi. «Dimmi la verità, hai avuto un incubo?»
Liam non era felice, di non riuscirle mai a nascondere nulla, ma allo stesso tempo era grato che lei non avesse perso la sua perspicacia.
  «Ho sognato un vampiro, che ci attaccava mentre tornavamo a Faithbridge. Ed io non sono riuscito a trasformarmi per salvarti.»
Euphemia lo accarezzò. «Sta tranquillo. Era soltanto un incubo. Probabilmente sei solo agitato perché sono mesi che non ci torni.»
  «Probabilmente hai ragione.»
  «Pensa solo che rivedrai i tuoi genitori e potrai passare con loro il tuo compleanno. Io il mio l’ho passato a girare case.» si lamentò lei. Durante la pausa autunnale, avevano dovuto cercare una appartamento per loro, dal momento che ovviamente non potevano restare nel dormitorio dell’università.
  «Hai avuto comunque una torta.»
Euphemia fece una smorfia. «Sì, beh devi ancora migliorare in cucina.» lo prese in giro, nel tentativo di distrarlo e farlo sentire meglio.
  «Come osi?» disse Liam, ovviamente scherzando. Per vendicarsi, le fece il solletico. Poi la abbracciò di nuovo. «Tu hai già parlato con tuo padre?» le chiese.
Euphemia annuì. Ogni luna nuova, e ogni luna piena, comunicava col Gran Maestro attraverso il portale. «Grazie alle medicine che Hyun-Shik gli sta dando, sembra che stia migliorando. Ma non è ancora in grado di occuparsi delle questioni di corte, perciò hanno istituito un consiglio di dieci uomini.» spiegò. «Sono tra i più colti uomini di tutta Faithbridge, quindi credo di poter stare tranquilla.»
  «Beh non dimenticare che c’è Alexander, non permetterà che il regno vada in rovina.»
Euphemia si lasciò scappare un sorriso. «Dal modo in cui lo hai detto, deduco che continua a non andarti molto a genio.» disse.
  «Non è che lui mi trovi poi così simpatico.» disse Liam alzando gli occhi al cielo.
  «È solo preoccupato per me, non ti detesta.»
Liam la strinse più forte. «Non ne sarei così sicuro.» sussurrò.
  «Pensa a riposare, che tra qualche ora dobbiamo metterci in viaggio.» gli fece notare Euphemia accoccolandosi fra le sue braccia.
Il sole infatti era già sorto da un po’ e loro avrebbero dovuto alzarsi presto. Ci sarebbero volute alcune ore per raggiungere Faithbridge dalla loro abitazione. Ore che Liam trascorse agitato. Guidava con gli occhi aperti, e non solo per fare attenzione alle altre auto. Continuava a pensare al suo incubo e a temere che potesse avverarsi.
Euphemia invece era tranquilla. Almeno così lei dava a vedere. In realtà era un po’ agitata al pensiero di passare del tempo a casa con i genitori di Liam. Non sapeva neanche come si trascorressero le feste natalizie, e in realtà neanche un compleanno. Nel suo tempo cose del genere non c’erano. O meglio avrebbero potuto esserci, se non avessero dovuto passare anni a combattere. Non si erano mai potuti concedere una vera pausa, per nessun tipo di festeggiamenti.
  «Non manca molto.» annunciò Liam, con gli occhi fissi sempre sulla strada.
  «Bene. E tu cerca di stare calmo, non c’è nulla che non vada.» ribadì lei.
Liam fece un bel respiro. «Lo so.» disse lui, nel tentativo di convincersene. Cercò di pensare ai giorni felici che lo aspettavano accanto alle persone che amava, sperando che nulla li avrebbe rovinati.

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